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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 83

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 17 June 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 83 -
    ARRIVA IL DRAGO SPAZIALE!
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

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    RIASSUNTO:Potete leggere il riassunto in vignette (fino alla puntata 79) a questo link. Però, se volete leggerlo qui, ecco tutta la storia finora.
    Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake per affrontare i Generali dell’Oscurità e prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, Venusia si è alleata con le Amazzoni ed ora è a Darkhold per salvare suo figlio: insieme con le amazzoni, si prepara ad assalire Bedlam, il luogo dove sacrificheranno Rex. Gli altri amici di Goldrake (Mazinga Z, il Grande Mazinga e molti altri) si sono riuniti dentro il Drago Spaziale, pronti a dare l’ultimo assalto a Darkhold. Da ricordare inoltre che Shizuri, la regina di ghiaccio diventata loro alleata, sta combattendo all’ultimo sangue contro Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, sul pianeta Stige. In questo momento, Goldrake sta per affrontare il Terzo Guardiano: Master, il robot dell’Oscuro, un Goldrake gigantesco di colore nero e dotato di vita propria…


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    Il Drago Spaziale attraversa la Zona d’Ombra ad una velocità impensabile, nonostante la sua mole gigantesca. All’interno della centrale di comando, il Dottor Daimonji osserva i dati che gli ha appena passato Midori, l’unica donna dell’equipaggio, deputata al programma guida ed analisi dell’ambiente circostante. Dopo un attimo di silenzio, Daimonji si rivolge al dottor Procton:
    “Professore, suo figlio Actarus è passato di qui non molto tempo fa, e ha sostenuto una battaglia. Le tracce sull’asteroide che abbiamo attraversato sono chiare. Deve avere affrontato uno dei Tre Guardiani, il primo, credo.”
    “Bene. Lo stiamo raggiungendo, quindi!” Procton si sente sollevato, ma si chiede in che condizioni rivedrà suo figlio. I cenni che gli aveva fatto Maria sui sigilli sbloccati di Goldrake lo preoccupano molto. In passato aveva studiato a lungo quel robot, e, nonostante la sua tecnologia aliena, aveva capito diverse cose su Goldrake. Actarus una volta gli aveva parlato dei sigilli, che, una volta tolti, potevano rendere Goldrake più forte.
    “Ma allora, perché non li togli?” gli aveva chiesto allora “Potresti battere Vega assai più facilmente, così!”
    “Non oso, padre. Non solo perché rischierei la vita: se fosse solo questo, lo farei. Non so che conseguenze accadrebbero su Goldrake. Potrebbe diventare una furia incontrollabile. O potrebbe esplodere in modo devastante. Il mio padre di Fleed mi aveva raccomandato di non farlo mai. Mai, in nessun caso.”
    Procton si mette la mano sul mento, pensieroso. Ci sono così tante cose che non sappiamo su Goldrake…
    La venuta improvvisa di Maria interrompe i pensieri del professore.
    “Dottor Daimonji” dice lei con tono deciso, tenendo in mano alcuni fogli “Quanto tempo manca per arrivare a Darkhold? Le sette stelle saranno allineate tra cinque ore, e il bambino sarà sacrificato. Dobbiamo fare in fretta!”
    “Tra mezz’ora al massimo saremo arrivati, miss MariaGrace. Non deve preoccuparsi di questo.”
    “Bene: per favore, dottore, convochi nella Sala Riunioni tutti i piloti. Devo dare a loro le ultime disposizioni per quando saranno a Darkhold. Ogni secondo conta.”
    “Intende i piloti che erano partiti con lei? O gli altri che sono venuti con noi sul Drago Spaziale?”
    “Ho detto tutti” ripete categoricamente la ragazza, voltandosi bruscamente e dirigendosi verso la Sala Riunioni.
    “Non ho mai visto Maria cosi” commenta Procton “E’ davvero preoccupata”
    “Direi ansiosa di agire, credo” dice una voce dietro Procton. Voltandosi, il dottore vede Yatsuhashi Ayane, la ricca finanziatrice del Drago Spaziale e di tutti i robot presenti. Procton è sempre imbarazzato alla sua presenza: uomo all’antica, non sa bene come comportarsi con una donna manager. Mentre Ayane digita su un cellulare, lei aggiunge: “Qui abbiamo la più alta concentrazione di robot giganti che la storia ricordi. Mazinga Z, il Grande Mazinga, Jeeg Robot, Getter, Boss (vabbè, anche lui) e Daitarn 3, che avete chiamato voi, professore. Poi il Gaiking, il Trider G7, gli Astrorobot, il Combattler e il Vultus, che ho chiamato io”
    “Vuole andare davvero sul sicuro in questa storia, Miss Ayane…” risponde lo scienziato.
    “Non esiste fallimento nella famiglia Yatsuhashi, professore. E’ il nostro motto.” Il telefonino alla fine risponde, e sul video compare il volto di un uomo dai capelli biondi, vestito da una corazza con un leone stilizzato sul petto. Il mantello blu che porta indica il suo grado di comando.
    “Pronto? Capitano Maltholm, mi ricevete?” chiede Ayane.
    A bordo dell’astronave ammiraglia Quaiza, lontana anni luce di distanza, l’uomo risponde a disagio.
    “Forte e chiaro, miss Ayane. Sua maestà Shizuri mi ha detto di aver passato il comando a lei. Ma sua maestà dov’è? Sta bene?” chiede, preoccupato.
    “Sta combattendo contro Jezabel. Per ora non possiamo aiutarla: l’obiettivo primario è raggiungere Darkhold. Si ricordi che questo è l’ultimo ordine che le ha dato Shizuri prima che mi passasse il comando. L’astronave e la flotta sono pronte?”
    “Le riparazioni sono quasi finite, comunque siamo già in viaggio. Contiamo di raggiungervi tra un paio d’ore al massimo”
    “Bene. Tenetevi pronti: noi vi apriremo la strada. Passo e chiudo”
    Ayane toglie il contatto e si volta verso Procton. Lo scienziato ha un’espressione perplessa.
    “Qualcosa non va, professore?”
    “Non sapevo che Shizuri le avesse dato il comando della sua flotta. E’ una sorpresa, miss Ayane.”
    “E’ stata una decisione sua. Mi aveva chiamato e mi aveva affidato l’incarico di guidare la sua flotta. Inoltre, aveva affidato la sua aiutante, quel piccolo folletto che chiamava Mini-Shizuri, a Zananza. E, addirittura, il suo regno di Niffelheim alla sua ancella e assistente Hildico. E’ un brutto segno.”
    “In che senso?”
    “Ha lasciato tutto quello che aveva ad altri. Non capisce, professore? Chi fa queste cose è una persona che sa di dover morire!”
    “Come?” Procton è stupefatto.
    “Ma c’è qualcosa di più. L’ho visto negli occhi di Shizuri” commenta Ayane, osservando lo spazio sul video della plancia comandi.
    “Cosa?”
    “Quella donna non solo sa che rischia di morire. Secondo me, lei vuole morire.”
    “E perché dovrebbe voler…?”
    “Non lo so. Non sono capace di leggere i pensieri delle persone. Ma riconosco le loro intenzioni osservandole. Non so perché lo vuole, ma sento che è così.”

    Mentre sul pianeta Stige le due guerriere, una bianca come il ghiaccio e l’altra nera come l’ossidiana, Shizuri e Jezabel, incrociano le loro spade, facendole scintillare e attaccandosi a vicenda con fredda e calcolata ferocia, Ayane troverebbe la risposta nei pensieri ossessivi della regina di ghiaccio. I suoi occhi infatti non fissano veramente Jezabel, la sua spietata avversaria, ma un’altra persona. Una persona che è stata il suo tormento per anni.
    Aleta, figlia mia. Aleta. Non dovevi morire così giovane! Sei morta mentre ero in catene, prigioniera. Aleta, perché sei morta? Non ho potuto salvarti! So che non potrò reggere la furia di Jezabel a lungo. Ma ne sono quasi contenta. Aleta, finalmente ti rivedrò!
    Rubashiri, la spada di Jezabel, e Yimir, la spada di ghiaccio di Shizuri, si fronteggiano in continuazione, senza che una delle due combattenti ceda, mentre il cielo stesso viene turbato da questo scontro tra l’immensa onda di ghiaccio di Shizuri e il fuoco ardente di Jezabel che sprigionano dalle loro aure di spirito guerriero. I boschi e l’ambiente circostante muoiono sotto la violenza del loro scontro e nessuno, uomo o animale, osa avvicinarsi davanti alla luce accecante che circonda le due combattenti. Ma per quanto possa essere impressionante il loro scontro, Goldrake ne sta affrontando uno ancora maggiore.

    Proprio davanti al pianeta di Darkhold, con un cielo di fuoco che indica la barriera da attraversare per arrivare laggiù, il gigantesco asteroide è il muto spettatore della battaglia che si svolge in mezzo alle pietre rocciose. Goldrake, con in mano l’alabarda, si scontra violentemente con quella del suo avversario. L’impatto è assordante, e Actarus si sente tremare in tutte le sue ossa: non era mai successo prima. L’abitacolo di Goldrake è protetto da ogni contraccolpo, anche a livello sonico. Eppure Actarus si sente come se avesse subìto su di sé in persona quel colpo.

    Tutto qui?

    Master, il gigantesco avversario, ha appena parlato: la sua voce tonante ha un cenno di delusione. Con un colpo più violento, fa muovere l’alabarda ancora più forte: Goldrake non riesce a reggere l’impatto e viene colpito in pieno petto. Actarus grida: una ferita ampia si è appena aperta sul torace. Il robot-samurai viene sollevato da terra come fosse una bambola di pezza e rimane per un lungo istante a mezz’aria, prima di cadere rovinosamente. Nello stesso tempo, appena Goldrake tocca terra con la testa, Actarus sente un colpo terribile al cranio. Come se non ci fosse stato il casco.
    Cosa…mi sta succedendo? pensa, cercando disperatamente di riprendere il controllo dei comandi, semistordito. Goldrake si rialza goffamente, cercando di ritornare in piedi. Un calcio improvviso, scagliato con forza, lo fa sollevare di nuovo. Master lo osserva cadere di nuovo con fredda crudeltà: i suoi occhi rossi brillano in mezzo alla sua gigantesca massa nera, incredibilmente simile a quella di Goldrake. La sua bocca fiammeggiante si apre di nuovo, mostrando le sue fauci e parlando ancora con voce di tuono:

    Sei ben inferiore al guerriero che mi aspettavo. Stai soffrendo, Duke Fleed: si vede molto bene. E non solo per causa mia.

    Actarus riesce a far rialzare di nuovo Goldrake: il robot però deve sostenersi appoggiandosi sull’alabarda, quasi fosse un bastone.
    Quello che accade al robot, accade anche su di me. Come mai? si chiede Duke Fleed. All’improvviso, gli viene in mente quello che gli aveva detto Shiva, il Secondo Guardiano: “I sigilli, re di Fleed. Li hai tolti, rimessi, poi tolti ancora, in procedure così irregolari che non hai pensato alle conseguenze. Il tuo robot è sì potenziato, ma nello stesso tempo il tuo corpo adesso è entrato in totale simbiosi con lui. Colpire Goldrake adesso significa colpire te.”
    Ora si ricorda: Shiva aveva danneggiato Goldrake in quello scontro, e lui ne aveva risentito. Durante il viaggio per venire qui, aveva innestato i processi di riparazione di Goldrake, ma, sorpreso, si era accorto che non servivano. Goldrake si era autoriparato da solo. E le sue ferite erano scomparse. Anche adesso, vede che la ferita sul petto si sta rimarginando, come pure il colpo sulla testa. Ma sono esperienze terribili: ricevere delle ferite mortali, o quasi, in continuazione può far impazzire chiunque dal dolore, non importa se poi guarisci. Ora, il suo corpo e quello di Goldrake sono diventati un tutt’uno. Dovrò evitare assolutamente di farmi colpire, pensa. Inoltre, c’è qualcosa che non guarisce… Actarus osserva preoccupato la cicatrice rossa sul braccio destro. La sua vecchia cicatrice di un tempo, che doveva essere scomparsa da tempo. Se è comparsa, e non se ne va, significa che sto raggiungendo il limite…il mio corpo sta cedendo.
    Un rombo lo scuote all’improvviso: il maglio perforante di Master lo sta per colpire in pieno. Riesce a pararlo con l’alabarda, ma l’impatto è così forte che l’arma si spezza in due e Goldrake viene colpito in pieno. Impossibile immaginare lo strazio di Duke Fleed. Per il dolore, si accascia sui comandi, mentre le ferite ricominciano di nuovo a rimarginarsi.

    Pensi di essere a teatro? Qui si sta combattendo, re di Fleed. Non sono ammesse distrazioni.

    Il tuono spaziale crepita sulle corna di Master: è così forte che Actarus ne viene accecato. Più che un tuono, è una cascata di energia cosmica: Goldrake ne viene investito in pieno. Actarus non si è mai sentito così straziato sin nell’intimo: ogni parte del suo corpo grida di dolore. Master ha le stesse armi di Goldrake, ma potenziate quasi all’infinito.

    Su Darkhold, davanti alla gigantesca Torre della Solitudine, si trova un enorme spiazzo, quasi sterminato, in mezzo al quale una persona resta in piedi a braccia conserte, guardando in alto. E’ ricoperta da un’armatura e tutto il suo corpo è in ombra, a parte gli occhi bianchi. L’Oscuro sta osservando lo scontro di Goldrake che sta avvenendo in cielo, sopra di lui.
    Riuscirai a battere Master, mio discendente? Riuscirai ad arrivare sin qui?
    Una voce lo chiama all’improvviso. Stava aspettando quella chiamata. Voltandosi, osserva la proiezione tridimensionale di Sukeli, lo stregone, che lo saluta con ossequio. L’Oscuro lo interrompe bruscamente, alzando la mano e dicendo:
    “Basta così, Sukeli. So che a Bedlam sta scoppiando una rivolta. Le Amazzoni si sono ribellate e stanno attaccando il tuo esercito, i Lupi Neri. E nonostante questo, mi stai dicendo di non intervenire. Spiegati!”
    “Non c’è problema. I Lupi Neri sapranno gestire la situazione. Temo che Jezabel non sappia più governare il suo esercito di Amazzoni. Te l’avevo detto diverse volte di non affidarti a lei: è una persona troppo emotiva. Sanguinaria sì, ma troppo passionale” risponde lo stregone, congiungendo le mani e assumendo un’aria falsamente afflitta.
    “Non stiamo parlando di Jezabel” risponde seccato l’Oscuro “Stiamo parlando di te. Cosa sta succedendo a Bedlam?”
    “Quello che volevo. Venusia sta arrivando, come previsto. Basta solo aspettare una manciata di ore, e sarà tutto finito. La nuova creazione è questione di momenti ormai, mio sovrano”
    “Mi basta sapere che il sacrificio avverrà. Rex sarà sacrificato?”
    “Su questo non c’è dubbio, mio sovrano”
    “Mi basta. Gestisci la cosa come meglio credi, allora”
    “Sì, maestà” risponde Sukeli, mentre il suo ologramma scompare.
    Finalmente, pensa l’Oscuro con soddisfazione. Finalmente, tutto quello che desideravo si avverrà. Una nuova creazione. Sì. Tutta ricostruita e plasmata come voglio. L’intero universo nelle mie mani, la vita e la morte di tutti nelle mie mani. Riavrò Clorinda, e pure mio figlio Shiva, che non sarà cieco nel mio nuovo universo. Scomparirà la morte, ogni malattia, ogni dolore. La vittoria finale è ormai vicina…eh?
    All’improvviso, un rumore di tumulti e scontri si fa più forte. La sua guardia personale di robot giganti, disposta ai confini della piazza, ampia chilometri, ondeggia e oscilla, come se fosse sottoposta ad un urto tremendo. Grida, esplosioni, pezzi di metallo che volano. Uno di loro esclama all’Oscuro, chiamandolo col suo vero nome:
    “Mio signore Davan, ritirati, presto! E’ troppo potente, non riusciamo neanche a rallentarlo…”
    La frase termina con un urlo, mentre il robot esplode sotto il colpo dell’avversario, che l’Ombra riconosce subito, stupito.
    “Garuda? Sei impazzito? Uno dei miei Generali contro di me?”
    L’altro, sorridendo con aria di sfida, è circondato da un alone di luce fiammeggiante che assomiglia ad un uccello con le ali aperte. Non ha più l’armatura di un tempo, ma il suo aspetto minaccioso non è cambiato,
    “Ti saluto, Oscuro. Sono qui per ucciderti. Tieni lontano da me questi idioti, se non vuoi perdere altri uomini”
    “Lasciatelo venire e non intervenite”
    “Sentito?” dice sogghignando, rivolto ad uno di loro, al quale aveva afferrato saldamente il cranio di metallo. Serrando di più la mano, fa esplodere la testa del robot. “Levatevi di mezzo, moscerini! Lo dice anche il vostro capo!”
    Gli altri indietreggiano, impauriti, lasciandolo passare. Garuda attraversa lo spiazzo, coi capelli neri scarmigliati che ondeggiano e uno sguardo quasi folle. L’Oscuro riconosce la figura a forma di aquila ad ali spiegate che circonda il suo avversario.
    “Hai ottenuto il potere della Fenice, vedo. E pensi che questo basti per sconfiggermi? Il Grande Mazinga ti ha battuto, Garuda!”
    “L’avevo sottovalutato. E non avevo ancora il pieno dominio del potere della Fenice. Due errori che non farò con te, Oscuro. A costo della mia vita, nel nome di Myrain, ti ucciderò!”
    “Myrain? L’elfa che era con te? E vuoi affrontarmi rischiando la vita solo per una donna morta?”
    “TACI!” grida, scagliandosi con furia contro l’Oscuro. L’impatto riempie tutto il visibile di un bianco fiammeggiante, insieme ad un rombo che per un attimo fa interrompere gli scontri a Bedlam.

    Anche Master si ferma un momento, avvertendo quello che sta succedendo.

    Il mio signore è sotto attacco. Devo intervenire. Non sei stato un degno avversario, re di Fleed. Addio.

    Alzando il braccio, scaglia dalle dita della mano cinque raggi, equivalenti ai tre disintegratori paralleli di Goldrake, ma con una potenza cento volte superiore. Ma il tuono spaziale di Goldrake interrompe il loro corso. Per la prima volta, Master è sorpreso.
    Actarus, nonostante il corpo dolorante e piagato, si toglie il casco: visto il suo caso particolare, ormai è inutile tenerlo, non dà nessuna protezione. Per un attimo ha una smorfia di sofferenza: una fitta è stata particolarmente forte. Ma regge lo stesso al dolore.
    “Master, non sottovalutare Goldrake.”
    Tossisce con forza, sputando sangue. Ma subito dopo riprende.
    “Io e Goldrake non abbiamo ancora iniziato a combattere. Che tu ci creda o meno, vincerò!”
    Venusia, Rex, aspettatemi. Arriverò! pensa Actarus, serrando i denti e mandando Goldrake all’attacco.

    (83 - Continua qui)


    Edited by joe 7 - 18/6/2016, 14:17
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