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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 84

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 18 June 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 84 -
    GOLDRAKE CONTRO MASTER: DUELLO FINALE!
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

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    Questa proposta del personaggio di Master l'ho trovata qui


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake per affrontare i Generali dell’Oscurità e prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, Venusia si è alleata con le Amazzoni ed ora è a Darkhold per salvare suo figlio: insieme con le amazzoni, si prepara ad assalire Bedlam, il luogo dove sacrificheranno Rex. Gli altri amici di Goldrake (Mazinga Z, il Grande Mazinga e molti altri) si sono riuniti dentro il Drago Spaziale, pronti a dare l’ultimo assalto a Darkhold. Da ricordare inoltre che Shizuri, la regina di ghiaccio diventata loro alleata, sta combattendo all’ultimo sangue contro Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, sul pianeta Stige. In questo momento, Goldrake sta per affrontare il Terzo Guardiano: Master, il robot dell’Oscuro, un Goldrake gigantesco di colore nero e dotato di vita propria, mentre, nello stesso tempo, Garuda, uno dei Sei generali, attacca l’Oscuro in persona…

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    Maria si guarda attorno, in silenzio. Attorno a lei, sono seduti al tavolo circolare una grande quantità di piloti di robot, molti dei quali a lei sconosciuti. Si sente osservata con curiosità: lei aveva chiesto al Professor Daimonji, l’ammiraglio pilota del Drago Spaziale, di riunire i piloti dei robot nella sala riunioni al più presto, ed ora tutti si chiedono il perché di questa riunione, proprio poco tempo prima che si arrivi a Darkhold. Hanno dovuto interrompere gli ultimi preparativi dei robot e sono ansiosi di sapere il perché.
    Anche Lisa Vold, la ragazza lupo, in piedi accanto a Boss (odia stare seduta), la guarda in silenzio. Ma il suo pensiero è rivolto soprattutto a Tetsuya e Jun, che in quel momento, anche se sono vicini, evitano di guardarsi. La sua bugia ha funzionato anche troppo bene, ma non si sente soddisfatta. Non è così che voleva conquistare Tetsuya.
    “Vi ringrazio di essere venuti qui” inizia Maria, tenendo in mano alcuni fogli e aprendo uno schermo tridimensionale dietro di lei. “Tra qualche istante, lo schermo sarà pronto. Vorrei approfittarne per fare l’appello dei piloti: è necessario, perché possa spiegare bene le cose a ciascuno. Dunque…” osservando un attimo il foglio, inizia:
    “Alcor, del Goldrake 2”
    “Presente!”
    “Koji Kabuto e Sayaka Yumi: Mazinga Z e Afrodite A”
    “Presenti!”
    “Tetsuya e Jun: Grande Mazinga e Venus Alfa”
    “Presenti!” rispondono seccamente, guardando tutti e due in direzioni opposte.
    “Hiroshi e Miwa: Jeeg Robot”
    “Presenti!”
    “Ryo, Hayato, Musashi, Michiru: Squadra Getter”
    “Presenti!”
    “Haran Banjo, Beauty, Reika, Garrison, Toppi: Daitarn 3”
    “Presenti!”
    “Boss, Nuke, Mucha, Lisa: Boss Robot”
    “Presenti!”
    “Sanshiro Tsuwabuki, pilota del Gaiking, il robot del Drago Spaziale”
    “Presente!” risponde un ragazzo con ciuffo e basette folti, dall’aspetto sportivo. Maria aveva sentito parlare tempo fa di un asso del baseball con lo stesso nome. Chissà se è lui.
    “Watta Takeo, pilota del Trider G7”
    “Presente!” dice con entusiasmo una voce giovanile. Maria lo osserva sorpresa: è un ragazzo poco più grande di Mizar.
    “Ehm…tu sei Watta? Non sei un po’ troppo giovane?”
    “Bè, sì…” risponde lui, sorridendo un po’ imbarazzato, una mano dietro la nuca: ha uno sguardo semplice e sincero. “Me lo dicono tutti. Ma me la cavo bene: cerco, insomma, di tenere alto il prestigio della compagnia di mio padre…”
    Gli aiutanti del giovane pilota (Ikue e gli altri) annuiscono: sanno che Watta, anche se è un normale ragazzino, ha un coraggio e una tenacia straordinari.
    Senza rispondere e nascondendo la sua perplessità, Maria continua:
    “Yanosh, Yshida, Yilli, Yinta: piloti degli Astrorobot”
    Quattro voci rispondono all’unisono: “Presenti!”
    Hanno tutti i nomi che iniziano con Y? Poi quel Yanosh somiglia quasi a mio fratello…pensa Maria, ancora più perplessa.
    “Michel, Carl, Ivan, Gepi, Sonja: piloti del Vultus 5”
    “Presenti!”
    “Roy, Furio, Gonghi, Jolly, Maggie: piloti del Combattler 5”
    “Presenti!”
    Maria è ancora più confusa. I piloti del Combattler e del Vultus sembrano le stesse persone con età diversa!!!
    Il bip del video interrompe i pensieri di sconcerto di Maria. La ragazza cerca subito di recuperare il filo del discorso: non c’è un attimo da perdere.
    “Dunque…come ho detto, abbiamo poco tempo! Ascoltatemi bene: ora vi dirò cosa dovrete fare, una volta arrivati a Darkhold, se vogliamo battere l’Oscuro una volta per tutte! I sei cristalli che abbiamo sono fondamentali…”
    Maria allunga l’asta, iniziando a descrivere le immagini che compaiono sul video, cercando di non pensare assolutamente a suo fratello: un pensiero che è diventato più acuto, dopo aver visto Yanosh degli Astrorobot. E’ essenziale non distrarsi adesso, pensa. Ed è un bene, perché è meglio che Maria non sappia cosa sta passando Actarus.

    La gigantesca mano di Master, stringendo forte la testa di Goldrake, ne fa sbattere la faccia con violenza a terra, mentre Actarus cerca disperatamente di restare cosciente. L’impatto rimbomba nella sua mente e nel suo corpo: tutto quello che accade al robot, ora accade anche a lui.
    Devo liberarmi…DEVO LIBERARMI! pensa, stringendo i denti e cercando di ignorare il dolore. Il sangue scende dalla fronte, e per un attimo gli bagna un occhio, accecandolo. Lo asciuga col dorso della mano, insistendo nello stesso tempo sui comandi. Incredibilmente, Goldrake riesce a muoversi anche in quella posizione, cercando di far leva e spingendo sul terreno con le mani. Ma Master spinge ancora più a fondo la testa di Goldrake, facendola sprofondare ulteriormente nel terreno roccioso.

    Non ti dovrei sottovalutare, mi hai detto? Credo invece di sopravvalutarti, re di Fleed!

    Master solleva Goldrake con una mano sola, tenendolo sempre per la testa.

    Cosa dirai adesso? Che i tuoi amici ti daranno la forza e vincerai? Dirai sciocchezze simili?

    Il robot viene scagliato con violenza contro un muro di roccia: l’impatto alla schiena di Goldrake si ripercuote su Actarus, mentre il sangue sulla fronte si è fermato. Non è un gran vantaggio guarire subito, se vieni colpito violentemente in continuazione.
    Actarus è pallido e sotto i suoi occhi sono comparse delle occhiaie. I capelli sono scarmigliati e appiccicosi per il sudore. Respira affannosamente, quasi rantolando: la vista è un po’ annebbiata. Se si vedesse allo specchio, non si riconoscerebbe quasi.
    Devo finire questo scontro in fretta…il mio corpo non ce la fa più a reggere! Se continua così, quel mostro mi ammazzerà, non importa quanto guarisca!
    “Tuono spaziale!”
    Le corna del robot si illuminano, caricandosi di energia. Master ne viene investito in pieno, ma non ne risente particolarmente. Però, per un attimo, si ferma: era quello che Actarus voleva.
    Se non avessi tolto i sigilli, il tuono spaziale di una volta non l’avrebbe nemmeno fermato. Ora è il momento! Devo farcela!
    “Doppio maglio perforante alla massima velocità!”
    Il punto debole di Goldrake è proprio sotto il collo. Un punto che può essere colpito solo dal gren: per questo è sempre stato un punto protetto. Master è come Goldrake: DEVE avere anche lui quel punto debole!
    I doppi magli perforanti partono veloci come fulmini: ma, davanti agli occhi stupefatti di Actarus, Master li afferra al volo con le mani, e, serrando con forza le dita, inizia a stritolarli. Incredulo, Actarus vede entrambi i magli che si incrinano e si spaccano sotto la spaventosa presa del gigante.
    No…le mani di Goldrake…LE MIE MANI!
    Actarus grida in agonia, sconvolto dal dolore: sente i suoi polsi scricchiolare e le ossa rompersi. Osserva sconvolto le mani immobili e inerti: non può più usarle. Forse guariranno in fretta anche loro, ma faranno in tempo? Intanto, il dolore è insopportabile, e Duke Fleed cerca di non muoversi, per non aumentarlo. Di toccare i comandi in questo momento non se ne parla affatto. E Master si sta avvicinando.
    Sta arrivando…per finirmi. E non ho più forze. Venusia…Rex…

    Tu sei solo, Duke Fleed. Nessuno ti può aiutare. Questa è la verità. Dì addio alla tua testa, discendente di Kail.

    L’alabarda di Master ruota vorticosamente, fino a diventare impossibile da vedere: è diventata come un’enorme, terribile lama rotante. Inizia a scendere direttamente verso il collo di Goldrake.

    In un altro posto, in un altro mondo, un duello ugualmente spietato sta per concludersi. La regina Shizuri è una combattente coraggiosa, ma non è una spadaccina esperta come Jezabel: i suoi poteri di ghiaccio finora hanno permesso di superare il gap che c’è tra di loro, ma, minuto dopo minuto, la maggior potenza e abilità di Jezabel inizia a prevalere. La sua avversaria se ne rende conto, e sorride malignamente. Shizuri arretra, cercando di prendere tempo. Combattono a mezz’aria, evitandosi a vicenda i colpi e parando le loro spade in continuazione: Yimir, la spada di ghiaccio di Shizuri, per quanto resistente, comincia a cedere davanti a Rubashiri - sete di sangue, la spada di Jezabel.
    Un fendente velocissimo. Shizuri lo evita di un soffio, ma l’armatura è tagliata dal semplice spostamento d’aria, e del sangue ne esce fuori. La regina delle nevi ha diverse ferite, mentre Jezabel ha solo graffi di poco conto.
    “Stai per morire, lo sai?” dice Jezabel sogghignando.
    “Non cantare vittoria troppo presto, o sanguinaria!” risponde con affanno Shizuri. Sente che le manca il fiato, ma non vuole cedere. Se non combattesse con tutte le sue forze, sua figlia Aleta non sarebbe certo fiera di lei, quando la rivedrà nell’altro mondo. E nemmeno suo marito Stakar.
    “Yanten! Ruggito dei lupi delle nevi!” grida con forza: Shizuri si illumina e i suoi occhi diventano bianchi, mentre delle correnti fredde a forma di lupo escono dal corpo della regina di ghiaccio, assalendo Jezabel. Ma i lupi delle nevi, gli stessi che avevano abbattuto il gigantesco Big Shooter di Miwa, sono inefficaci contro di lei.
    “Se ricorri a questo, sei alla fine, donna di neve. Non hai capito dove siamo?”
    Per un attimo, Shizuri si guarda intorno e resta sorpresa. Non sono più sul pianeta Stige. Sono su Darkhold! Jezabel, durante la battaglia, ha usato il teletrasporto per portarci qui tutte e due…ma perchè?
    In quel momento, la spada Rubashiri trapassa il fianco di Shizuri, e dalla ferita esce copioso il sangue. La regina di ghiaccio afferra sconvolta la lama, proprio sopra la sua ferita. La spada Yimir si sfalda: Shizuri non ha più la forza di mantenerla. Osserva sconvolta il sangue che scorre lungo la gamba.
    “Mai distrarsi in un combattimento” dice soddisfatta Jezabel “Sei in gamba, ma non sai combattere. Addio, Shizuri!”
    La regina di ghiaccio sorride, sorprendendo Jezabel.
    “No…” dice con un filo di voce “tu…hai fatto…quello che volevo!”
    Serrando con più forza la presa sulla lama di Jezabel, esclama:
    Dim Mak. Tocco di morte!”
    E’ la tecnica più potente di Shizuri. Contro Jezabel non funziona: ma non si può dire lo stesso della sua spada. Jezabel osserva sorpresa la sua arma irrigidirsi, diventare di ghiaccio e spezzarsi.
    “Non…non è possibile! La mia Rubashiri…”
    “E’ il mio ultimo regalo per te, o sanguinaria. Io sono finita, ma porterò la tua spada con me!”
    E, dicendo questo, Shizuri inizia a cadere, allontanandosi davanti agli occhi stupiti di Jezabel.
    Stakar…Aleta…ho combattuto bene, vero? pensa, mentre il suo corpo, che non ha più la forza di rimanere a mezz’aria, cade verso il duro terreno di pietra di Darkhold. Nonostante sappia che sta morendo, chiude gli occhi e sorride.
    Jezabel rimane da sola a mezz’aria, osservando in basso e tenendo aperta la mano che poco fa afferrava la sua spada. Non pensava che Shizuri fosse capace di tanto. Per la prima volta nella sua vita, non sa che cosa dire.

    A Bedlam, in mezzo alla battaglia, per un attimo, Shigure, la maestra di spada, si ferma, avvertendo una variazione nel suo animo.
    Incredibile…Rubashiri, una delle dodici spade…è morta! pensa stupita.
    Anche Sanosuke Sagara, comandante dei Lupi Neri, lo avverte. Ma resta indifferente a questo. Sta aspettando Shigure: il loro scontro finirà nel sangue.

    L’alabarda di Master colpisce duramente la roccia, al posto del collo di Goldrake. Il gigante resta stupito per un attimo: Goldrake è semplicemente scomparso davanti ai suoi occhi. Si volta, osservando il robot proprio dietro di lui, ancora privo delle mani. Goldrake attacca subito coi raggi ottici e il raggio pettorale insieme, alla massima potenza. Master è costretto a coprirsi il volto per un attimo. Ma non può fare a meno di chiedersi come aveva fatto il suo nemico a scappare. L’aveva in pugno!
    Anche Actarus è sorpreso. Non poteva agire sui comandi coi polsi rotti, voleva solo fuggire da lì: e subito, all’istante, il robot gli aveva obbedito. Actarus comincia a capire: ormai la simbiosi tra lui e il robot è tale che può comandarlo col pensiero. E i polsi stanno cominciando a guarire, insieme alle mani di Goldrake, che stanno ritornando nella loro sede. Non tutto è perduto, pensa Actarus, ma devo agire in fretta. Quel mostro è una forza inarrestabile, e il tempo sta volando. Tra poco sacrificheranno mio figlio. Devo finire questo scontro subito! Devo colpire Master nel suo punto debole! Presto!
    E Goldrake attacca senza tregua: ora che Actarus comprende che può comandarlo anche col pensiero, oltre che coi comandi, il robot agisce veloce come il lampo, evitando i colpi di Master e cercando in tutti i modi di centrare il punto sotto il collo. Velocissimi pugni rotanti, assalti con alabarda, raggi ottici e pettorali, tuono spaziale, missili perforanti: nulla è lasciato intentato. Ma Master non solo resiste, evitando di farsi colpire su quel punto: attacca con furia, riuscendo a volte a ferire Goldrake, con forti contraccolpi su Duke Fleed. Ma Actarus non cede.

    E’ inutile, discendente di Kail. Il gren che ho io è rinforzato: per questo ti ho potuto stritolare le mani. Non hai speranze con me.

    “Ti ho già detto” replica Duke “che io vincerò, non importa se tu ci creda o meno!”
    Goldrake salta sull’astronave Atlas, che Actarus aveva chiamato in precedenza, e da lì salta subito addosso a Master, con l’alabarda in mano. Il gigante si difende piazzando la sua alabarda in posizione orizzontale: ma era quello che Actarus voleva. Sotto il peso di Goldrake, aumentato dalla sua caduta, e sotto la lama della sua alabarda, l’asta di Master, per quanto resistente, si spezza.
    “SI’!” grida Actarus, febbricitante e soddisfatto. Ora sa cosa fare.
    Goldrake divide in due la sua alabarda e parte all’attacco di Master, che lo blocca con i due pezzi della sua alabarda. Il gigante è confuso: non comprende cos’ha in mente il suo nemico. Le due alabarde divise a metà si fronteggiano, e la mole di Master sembra prevalere: ma Goldrake agisce con una mossa rapida a sorpresa. Quella che Actarus aveva immaginato.
    Goldrake, infatti, muove all’estrema destra un braccio e all’estrema sinistra l’altro, portando con sé non solo le sue metà alabarde, ma anche quelle di Master. E, insieme ad esse, pure le braccia del gigante. Per un attimo, il petto di Master è scoperto, perchè le sue braccia sono state estese a croce. E’ solo un attimo, ma più che sufficiente: Goldrake capovolge le sue metà alabarde, mostrando le loro estremità appuntite, e le pianta nel petto di Master, affondandole nel punto debole del robot. Il gigante, sconvolto, si accorge di non potersi più muovere e cade in ginocchio col fragore di una montagna. Goldrake ha vinto.
    Ponendosi dietro a Master, il robot serra con forza il suo braccio destro attorno al collo del gigante.

    Cosa…stai facendo?

    “C’è un errore in quello che tu mi hai detto, Master” dice con fredda calma Duke Fleed “Hai detto di essere l’originale, e Goldrake la copia. Significa che non sai come stanno le cose. Il creatore di Goldrake, quello vero, era Kail, il fratello dell’Ombra, non lui. Kail creò e progettò Goldrake. Fu Davan, l’Ombra, a trasformarlo in un gigantesco essere nero e distruttivo: tu, Master, sei veramente la copia di me. E sei solo un’emanazione dell’Ombra: non hai una coscienza propria, L’ho capito combattendo con te.”
    Mentre parla, un’aura luminosa avvolge i due avversari.

    Cosa succede? Cos’hai intenzione di fare?

    “Quello che non riuscirei a fare con nessun nemico. Ma tu sei fatto di base come me, quindi posso farlo. Mi prendo la tua energia, Master.”

    COSA?

    “Dovrò affrontare il tuo padrone adesso, e sono esaurito. Tu, volente o nolente, mi darai la tua forza. Non hai scelta.”

    NO! Non te lo permetterò! Non posso muovermi, discendente di Kail, ma posso fare l’ultima azione. Posso scatenare l’autodistruzione!

    Appena detto questo, l’asteroide dove sono entrambi esplode in un mare di fuoco, visibile come una stella da lontano.

    Pochi istanti prima, un’altra furiosa lotta sta per concludersi. Garuda ha assalito l’Oscuro con tutto il suo potere della Fenice, chiamando anche Kametari-fuoco divorante, la sua spada. Hanno combattuto in diversi piani e dimensioni della realtà, e Garuda ha scatenato tutta la sua energia cosmica. Ma la cosa impressionante è che, in tutto questo sforzo, l’Oscuro non ha reagito minimamente. Kametari non poteva fargli nulla. Le fiamme, l’energia cosmica, tutta un’intera potenza distruttiva tale da annientare interi continenti si è riversata contro di lui: ma per tutto il tempo, l’Oscuro è rimasto inerte, a braccia conserte, come se stesse solo osservando pazientemente uno spettacolo.
    Alla fine, in un attimo, si è mosso: Garuda non ha potuto nemmeno vederlo e si trova all’improvviso con una ferita enorme al petto. Cade pesantemente a terra, senza nemmeno capire cosa gli è successo. Capisce di essere già morto, in pratica, ma non comprende come sia possibile.
    “Mi…hai battuto con un colpo solo? Ho…ho usato la Fenice stessa contro di te! Sei…un demonio! Nessuno...nessuno può fare una cosa simile!”
    Con la massima tranquillità, l’Oscuro afferra un lembo del suo mantello, sollevandolo con aria regale e risponde:
    “Il potere della Fenice? Credevi di battermi proprio con quello? Garuda, la Fenice è il potere di base della famiglia reale. Non lo sapevi? Il fatto che il mio discendente Duke Fleed abbia due ali stilizzate sul petto non ti ha fatto sospettare nulla?”
    “Cosa?” La voce di Garuda è così debole che quasi non si sente.
    “Esatto. La tua strada per assumere il potere, Garuda, io l’avevo già percorsa da tempo. Il tuo era lo stadio iniziale della Fenice. Il mio, lo stadio finale e definitivo. Non c’è confronto tra te e me.”
    Garuda non riesce più a muoversi: il suo corpo è disteso a terra, come una bambola spezzata. Il sangue sta uscendo sempre di più da lui, mentre si sente mortalmente stanco. La vita lo sta lasciando. L’ultima immagine che gli appare nelle mente è quella un’elfa dai capelli biondi, che una volta danzava davanti al fuoco con leggiadria, seguendo le note delle arpe e dei cimbali. Il sorriso felice di lei lo fa star male. Più ancora della ferita mortale che porta. Lo fa persino piangere.
    Myrain… pensa. Poi tutto è buio.

    Davan Shakari, l’Oscuro, osserva silenzioso il cadavere di Garuda davanti a sé. Poi sente un rombo in alto, sopra di lui, ed alza la testa. Un meteorite fiammeggiante sta scendendo dall’alto, lasciando una scia di fuoco al suo passaggio: alla fine, si schianta a poca distanza dall’Oscuro. Poi, una mano di metallo esce dal cratere fumante lasciato dal meteorite.
    Goldrake, per la prima volta, compare davanti agli occhi dell’Oscuro. Conserva ancora i suoi colori originari, non è cambiato nella sua struttura, ma è riuscito ad assumere a sé il potere di Master. I suoi occhi brillano, ansiosi di combattere.
    “DAVAN SHAKARI” grida Duke Fleed con voce terribile “SONO QUI!”

    (84 - Continua qui)



    Edited by joe 7 - 20/6/2016, 15:41
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