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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 85

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 20 June 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 85
    IL PIANO DI MARIA FLEED
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

    119ok
    Immagine trovata qui


    RIASSUNTO:Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate.
    Actarus, insieme coi suoi amici (Mazinga Z e molti altri), parte con Goldrake per affrontare i Generali dell’Oscurità e prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Ora, gli amici di Goldrake si sono riuniti a bordo del Drago Spaziale, pronti a dare l’ultimo assalto a Darkhold. Maria sta illustrando loro le ultime direttive prima dell’assalto finale. Shizuri, la Regina delle Nevi loro alleata, è caduta a Darkhold sotto i colpi di Jezabel. Goldrake non solo è riuscito a sconfiggere il potente Master, ma ne ha anche assorbito l’energia ed ora si trova a faccia a faccia con l’Oscuro in persona, davanti alla Torre della Solitudine a Darkhold. Intanto, anche Venusia è a Darkhold: insieme con le Amazzoni e Kosaka Shigure, potente maestra di spada, sta assalendo Bedlam, il luogo dove il sacerdote Sukeli sacrificherà Rex tra poche ore. Laggiù devono scontrarsi coi Lupi Neri e la loro Elite, gli Artigli Neri, comandati da Sanosuke Sagara, antico avversario di Shigure…


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    Nella sala riunioni del Drago Spaziale, tutti i piloti ascoltano in silenzio e con attenzione le parole di Maria che, davanti ad uno schermo tridimensionale e con un’asta in mano, illustra le azioni da fare per sconfiggere definitivamente l’Oscuro.
    “Non potrò ripeterlo una seconda volta: ormai, tra poco arriveremo a Darkhold e allora non ci sarà più tempo per le parole. Quindi, ascoltatemi: per capire bene quello che dobbiamo fare, devo parlarvi un momento del potere della Famiglia Reale di Fleed, alla quale apparteniamo io, Actarus, Rex e anche l’Oscuro, Davan Shakari. Questo è un potere antico, concessoci da un Essere misterioso che possiamo chiamare Fenice: ma poteva essere usato per il bene o per il male. Alla fine, il re di Fleed di allora (parlo di circa mille anni fa), per sicurezza, sigillò questo potere mettendo, sopra sette torri, sette sigilli, rappresentati da sette cristalli di colore diverso: proprio i cristalli che avete voi in mano. Ma il figlio del re, Davan, il futuro Oscuro, diventato re a sua volta, spezzò i sigilli usando la magia proibita e togliendo i cristalli dalle torri. Dopo una guerra civile su Fleed, in cui Davan si scontrò con suo fratello Kail, lui dovette fuggire sul pianeta-castello Darkhold, costruito da lui, dove, attraverso la magia, trasferì anche le sette torri. La più alta delle sette divenne la sua dimora: la Torre della Solitudine, dove una volta c’era il cristallo nero, l’unico che non abbiamo. Actarus…Duke è andato a Darkhold non solo per aprirci la strada, ma anche per prendere il cristallo nero, che è in mano all’Oscuro in persona. Ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Guardate bene qua!”
    Sullo schermo compaiono le torri di Darkhold, e sono indicate le Sette Torri antiche, disposte in zone diverse del pianeta. Maria continua:
    “Il vostro obiettivo è nello stesso tempo molto semplice e molto difficile. Dovrete rimettere i cristalli al loro posto, ciascuno sopra la propria torre. Solo in questo modo, il potere dell’Oscuro svanirà. Mazinga Z e Afrodite A: a voi il cristallo verde, che vi indicherà la strada. Lo stesso per il Grande Mazinga e Venus Alfa: a voi il cristallo blu. Jeeg Robot e Miwa: a voi il cristallo bianco. Squadra Getter: a voi il cristallo viola. Haran Banjo e compagni del Daitarn 3: a voi il cristallo d’argento. Boss e compagni: a voi il cristallo rosso.”
    Boss, sulla sedia, si sente insicuro: stavolta è davvero una grossa responsabilità. Suda freddo ed è tentato di mollare. Lisa Vold, la ragazza lupo, in piedi accanto a lui, lo osserva di sottecchi, come se capisse quello che sta pensando. Maria continua:
    “Ma questa missione è impossibile da fare per voi soli, per quanto siate coraggiosi e forti. A Darkhold esistono centinaia di “Colonne di fuoco”: sono delle fucine eterne dove vengono prodotti in continuazione, minuto dopo minuto, incessantemente, mostri e robot guerrieri di combattimento. Sono un numero pressoché inesauribile, e vi saranno tutti addosso non appena raggiungerete la cima della torre. Non vi sarà possibile custodire il cristallo e tenere testa in continuazione a quest’orda. Per questo, sono necessari gli altri piloti. Non basterà nemmeno fare un ‘muro’ solo di difesa: ce ne vorranno due, ciascuno composto da quattro robot. Il ‘muro esterno’ sarà un quadrato, costituito da: il Gaiking di Sanshiro, il Trider di Watta, il Combattler 5 e il Vultus 5. Il ‘muro interno’, o ‘quadrato interno’, sarà necessario quando cadrà quello esterno: non potrete reggere per molto tempo, ragazzi. Quando non ce la farete più, ritiratevi. Non voglio eroismi e morti nobili. Dobbiamo sopravvivere tutti, chiaro? Bene, il ‘muro, o quadrato, interno’ sarà composto dai quattro Astrorobot: Terremoto Stellare, Sfondamento Galattico, Turbine Solare e Tempesta Spaziale. La vostra energia Y ci sarà molto utile per resistere a lungo. Nemmeno questo basterà per sconfiggerli, ma potrà darci un po’ di tempo. Bisogna sperare che Actarus ce la faccia a prendere il cristallo nero e a metterlo sopra la Torre della Solitudine prima che sacrifichino Rex. Se Actarus non ce la fa, è finita. Io e Alcor, con la Trivella Spaziale e il Goldrake 2, resteremo ad alta quota e vi indicheremo i movimenti del nemico e gli spostamenti da fare. Ci sono domande?”

    Boss esita. Stavolta si tratta di affrontare non dico un esercito, ma centinaia di eserciti di robot giganti e mostri vari. Il Borot non riuscirebbe mai a reggere un’impresa simile. Osserva i volti di Nuke e Mucha: sono pallidi e non hanno neanche il coraggio di dire qualcosa. Sanno che stavolta la pelle la rischiano proprio. Tra l’altro, il corvo è scappato: le foto che doveva fare di Boss Robot per impressionare Jun erano venute tutte male e adesso è nascosto chissà dove per non prenderle. In questo momento, però, il corvo è l’ultima delle preoccupazioni di Boss: anzi, vorrebbe nascondersi anche lui.
    Stavolta il Borot è meglio che si ritiri…pensa rassegnato, alzando una mano per parlare. Ma quella mano viene fermata a mezz’aria da una presa di ferro. Alzando gli occhi, incrocia sorpreso quelli severi e indignati di Lisa.
    “No, Boss. Devi comportarti da verdadero hombre.” sussurra lei con voce dura “Tu hai sconfitto mi general Feral, ed ora sei a capo dei lupi. Se tu ti dovessi ritirare, questa sarebbe una vergogna, non solo per Feral, ma anche per tutta la mia stirpe dei lobos. La codardia da noi è punita con la morte. Se alzi la mano per ritirarti, sarà l’ultima cosa che fai.”
    “Lisa...” balbetta lui. Non l’ha mai vista così minacciosa: fa quasi paura.
    “Abbiamo cominciato insieme, Boss. Finiremo insieme.”
    Nuke e Mucha annuiscono con un cenno della testa. Boss è sorpreso.
    “Ma…non avete paura?” sussurra loro.
    “Certo, Boss, ma non possiamo ritirarci proprio adesso. E’ in gioco la vita di tutti!” risponde Nuke.
    “Non avrei più il coraggio di guardarmi in faccia, se ci ritirassimo adesso!” afferma Mucha.
    “Ma il Borot non riuscirà…noi da soli non…”
    Una mano si mette tra Boss e gli altri.
    “Io sono con voi, muchacos. Andiamo insieme per lo spettacolo finale!” dice Lisa con un sorriso. Nuke e Mucha appoggiano le loro mani sopra quella di lei. Boss ormai ha capito: mette anche lui la sua grossa mano sopra tutti.
    “Volevi dire qualcosa, Boss?” chiede Maria.
    “No, dovevamo solo discutere della nostra strategia. Tutto OK. Il Borot ne farà marmellata di tutti quanti e li metterà in vasetti!”
    “Bene. Se non c’è altro, potete andare. Arriveremo a Darkhold tra dieci minuti.”
    Mentre tutti se ne vanno, Lisa per un attimo osserva Tetsuya e Jun.
    E’ la mia occasione per conquistare Tetsuya: fargli vedere quanto valgo in combattimento, pensa soddisfatta.
    I due – Tetsuya e Jun – si allontanano senza dire una parola tra di loro. Lisa sente una certa insoddisfazione che le sale dentro.
    “Boss, io vi raggiungo tra poco. Andate!”
    Prima della partenza, Lisa deve assolutamente parlare con una persona. Forse per l’ultima volta.

    Intanto, Alcor si rivolge a Maria:
    “Questa storia della Fenice non l’avevo mai sentita”
    “Bè, pensavo che fosse una leggenda, per questo non te ne avevo mai parlato. Tra l’altro, tutte le donne della casa reale, io compresa, hanno “Phenicia” come titolo onorario…non ci avevo mai fatto caso, a dire il vero.”
    Poi la ragazza aggiunge, con aria canzonatoria:
    “Intanto, hai finito di nasconderti ora da tua sorella Ayane?”
    “Taci, per carità, non me ne parlare!” sbotta lui, esasperato. “Persino ai confini dell’universo mi rintraccia, quella. Andiamo sui nostri veicoli, piuttosto! Maria?”
    Lei è entrata in trance all’improvviso, osservando qualcosa che nessuno vede. E’ questione di pochi attimi, ma la ragazza diventa bianca per lo spavento e grida rannicchiandosi a terra tremando.
    Alcor le si inginocchia accanto, stringendola.
    “Che ti è successo?” chiede allarmato.
    “Ho visto…” dice con voce rotta “ho visto Duke trafitto da una falce…e c’era la figura della morte sopra di lui! Quanto sangue…quanto sangue!”
    Maria scoppia a piangere, coprendosi la faccia con le mani. Alcor resta senza parole. Cosa diavolo sta succedendo ad Actarus?

    Dentro l’enorme spiazzo di fronte alla Torre della Solitudine, Goldrake sta in piedi davanti all’Oscuro in persona. Il loro scontro finale, dopo tanto tempo, è arrivato. Attorno a loro, l’aria crepita di energia: Goldrake è al massimo della sua forza, ma Actarus non sa nulla sulla potenza effettiva dell’Oscuro. Mentre il robot-samurai alza un dito minaccioso verso il suo avversario, Duke inizia a parlare:
    “Davan Shakari, restituiscimi mio figlio e cessa tutta questa violenza. O pagherai care le tue malvagità. Ascoltami, almeno per rispetto del nostro stesso sangue!”
    “Il nostro sangue, Duke Fleed?” risponde l’Oscuro, immobile, in piedi a braccia conserte davanti a lui. La sua voce sembra venire dall’oltretomba, priva di ogni cenno di umanità. Il suo volto tenebroso e gli occhi bianchi che brillano lo fanno sembrare più uno spettro nero che un uomo. “Sei in errore. Tra di noi non c’è nulla. Io ho cambiato nome, come voi avete cambiato il mio. Una volta ero Davan Shakari, ora sono l’Oscuro. Una volta voi eravate la famiglia Shakari, ora siete la famiglia Fleed. Non c’è nulla tra di noi, mio discendente.”
    “Però mi hai chiamato ‘discendente’…”
    “Esatto. Di una discendenza sbagliata. Quella del mio maledetto fratello Kail. Una discendenza che deve sparire dalla faccia dell’universo. Tu, tuo figlio, tua sorella, tutti quanti sono legati a te. Lo sterminio deve essere totale. Nessuno di voi sopravviverà. Nessuno.”
    Goldrake estrae la sua alabarda e la serra tra le mani.
    “Vedo che è inutile parlare. Non hai rinnegato solo il tuo nome: hai rifiutato persino la tua umanità.”
    Actarus attacca, gridando:
    “GOLDRAKE, AVANTI!”
    Il robot-samurai corre veloce verso l’Oscuro, che non si muove. “Si vede che non hai capito chi è che hai di fronte” commenta, mentre davanti ad Actarus sembra diventare più grande. Quando Goldrake si avvicina a lui, ha le dimensioni di una montagna e afferra Goldrake con una gigantesca mano: il robot-samurai è come un piccolo pupazzo, in mezzo all’enorme palmo della mano dell’Oscuro. Actarus non crede ai suoi occhi.
    “Non è possibile...questa è un’illusione!” balbetta.
    “No. Volevo solo mostrarti la differenza che c’è tra te e me. Solo perché hai assunto il potere di Master, credi di essermi pari? Se questa è un’illusione, allora in questo momento non stai cadendo, giusto?”
    Così dicendo, l’Oscuro capovolge la mano e Goldrake cade da un’altezza vertiginosa. Con un comando mentale ad Atlas, la navicella, Goldrake atterra sul disco volante che gli permette di tornare a terra senza danni. E, una volta che il piede di Goldrake tocca di nuovo il suolo, vede dietro di sé l’Oscuro, tornato alle dimensioni del robot.
    “Conosci il gioco degli scacchi, Duke Fleed?” dice all’improvviso.
    “Eh?”
    “In questo gioco, si sacrificano delle pedine per arrivare allo scacco matto. In questo momento, Duke Fleed, è scacco matto per te. Hai perso, su tutta la linea. I generali dell’oscurità che avete sconfitto erano delle pedine sacrificabili, che posso rimpiazzare quando voglio, con chi voglio. Avete i sei cristalli, ma senza il settimo non potete vincere. E quello ce l’ho io, dentro il mio stesso corpo. Per averlo, devi sconfiggermi. E non puoi battermi senza quello. E’ scacco matto, Duke Fleed. Tra poco arriveranno i tuoi amici per mettere i cristalli sulle torri: tu starai qui, a vederli morire uno dopo l’altro. Inoltre, tua moglie Venusia sta combattendo a Bedlam per salvare tuo figlio. Tu resterai qui a vederli morire, tutti e due. Per questo non ti uccido subito. Devi soffrire, e morire per ultimo.”
    “Taci, demonio!” grida Actarus, attaccandolo con rabbia: ma l’alabarda taglia il vuoto, dove prima c’era l’Oscuro. In un attimo, lui si è messo dietro Goldrake, colpendo duramente, col dorso del pugno, sulla nuca del robot: l’impatto è così violento che Goldrake viene sbattuto a terra a grande distanza. Actarus è stordito per l’urto. E’ vero che ogni colpo inferto a Goldrake ora è sentito anche da lui, ma questo sembra diverso.
    Santo cielo…pensa, cercando di riprendersi…neanche Master colpiva così forte!
    “Dimenticavo di dirti che, a differenza che con Master, le ferite che ti infliggerò non guariranno, Duke Fleed. Morirai lentamente e dolorosamente.” Il volto dell’Oscuro assume un aspetto più inquietante, quasi satanico: sugli occhi compaiono delle pupille nere e sottili, simili a quelle di un gatto, e sul suo volto compare una bocca dentata, simile alle fauci di una belva, storta in un ghigno terribile.

    Jezabel atterra sulla superficie di Darkhold. La vittoria su Shizuri non le ha provocato gioia. Sacrificandosi, la sua nemica ha distrutto anche la sua spada. Inoltre, ha la fastidiosa sensazione che, nonostante le apparenze, abbia vinto la regina delle nevi. Scaccia con forza questi pensieri: era una traditrice ed è morta. Punto.
    Incamminandosi verso la sede centrale delle Amazzoni, avverte che c’è qualcosa che non va. Non c’è movimento. Tutto è silenzioso, troppo silenzioso: e lì c’erano le prigioniere della Terza Divisione, con quella misteriosa Hikaru.
    Cos’è successo?
    Correndo all’interno, non solo nota l’assenza della guardia, ma vede tutte le amazzoni della sede centrale a terra, senza tracce di sangue. Inginocchiandosi verso una di loro, si accorge che non è morta: è stata colpita da qualcosa che l’ha fatta svenire.
    Tutte quante ridotte così? Chi può essere stato? si chiede stupita.
    “Jezabel, mia signora...” dice una voce indebolita dietro di lei. Voltandosi, riconosce Limandria, la guardiana. Barcolla, appoggiandosi al muro: si vede che si è appena ripresa. Jezabel la sorregge e chiede, ansiosa:
    “Limandria! Cos’è successo?”
    “Shigure…è stata Shigure!”
    “La maestra di spada?” esclama incredula “Cosa ci fa qui a Darkhold? E’ impazzita? Cosa voleva?”
    “Non lo so…non l’avevo neanche vista colpirmi…mai visto nessuno così veloce…ma ero ancora un po’ cosciente e avevo capito…mia signora, Shigure era venuta qui per liberare le prigioniere!”
    “Jocasta e le altre? Anche quella Hikaru?”
    “Sì…e...c’è un’altra cosa…Shigure non la chiamava Hikaru…”
    “Come la chiamava?” grida Jezabel, stringendole le spalle.
    “Venusia…la chiamava Venusia!”
    Jezabel ammutolisce, serrando i denti per la rabbia.
    Venusia. Quella Hikaru era Venusia! Era davvero lei! Quella che mi ha sfregiato era davanti a me!! DAVANTI A ME!!! E non l’ho riconosciuta!
    “Non stringa così forte…mi sta facendo male…” sussurra Limandria, con una smorfia di dolore.
    L’altra molla la presa, dicendo: “Hai fatto un buon lavoro. Riposati, ora ci penso io. Sai dove possono essere andati?”
    “Parlavano di Bedlam…”
    Ah. Adesso capisco. Che pazzia. Vogliono andare a liberare il marmocchio.
    “Ho capito. Resta qui e pensa alle altre.” Jezabel si allontana, furibonda.
    Solo un incantesimo di Sukeli può avermi impedito di riconoscere Venusia. Quel bastardo la pagherà cara per avermi presa in giro! E tu, Venusia…ti farò di peggio! Diventerai una leggenda qui a Darkhold, credimi!
    Lungo la strada, tutti la osservano spaventati e si fanno immediatamente da parte per non morire. E’ raro che Jezabel percorra di persona le vie di Darkhold da sola. La donna si dirige decisa a Bedlam, dove la battaglia infuria da tempo.

    Infatti, subito dopo che Kosaka Shigure, la maestra di spada, ha fatto a pezzi il gigantesco portone di Bedlam, i Lupi Neri, la setta di assassini professionisti guidata da Sukeli, hanno assalito in massa le Amazzoni di Jocasta. Le loro vesti scure e le loro armi da lancio li rendono assai simili ai ninja giapponesi dell’antichità. La loro specialità è attaccare nell’ombra: è la prima volta che combattono in massa. Tra l’altro, è anche la prima volta che qualcuno osa attaccare la roccaforte di Bedlam.
    In testa alla colonna d’attacco delle Amazzoni, ci sono tre donne: Jocasta, la comandante, Kosaka Shigure e Venusia, accompagnata dalla piccola elfa nera Ney. Sono tutti a cavallo delle loro diatrymas e galoppano fendendo la marea tenebrosa dei difensori, colpendo con le spade: solo Venusia la usa come difesa. Jocasta si fa strada usando la spada con la sua furia berserk, come pure le altre amazzoni, ma non c’è confronto con Kosaka Shigure: la sua spada fende l’aria, colpendo gli avversari come un’onda e aprendo dei vuoti paurosi tra le file. I due sono la testa di ponte che permette il passaggio delle Amazzoni. Ma diverse combattenti sono cadute anche loro sotto i colpi dei Lupi Neri, e il sangue sta bagnando le strade. Le grida e i rumori di scontri sono sconvolgenti per Venusia, che non si era mai trovata prima di persona in una guerra all’arma bianca: l’abitacolo del Delfino Spaziale era assai più tranquillo e pulito. Qui, l’odore acre del sangue e la polvere sollevata dalle diatrymas, insieme alle scene terribili dei colpi di spada e armi da taglio, la fanno impallidire. L’elfa Ney, invece, è indifferente a questo: ha visto scene simili da anni e non ne è più turbata. Continua solo ad indicare a Venusia e alle altre la strada giusta per arrivare all’altare del sacrificio di Rex: gli elfi trovano sempre per istinto il punto dove andare.
    “Da questa parte, Venusia!” dice ogni tanto, correggendo le direzioni dell’armata delle Amazzoni.
    Le strade diventano più strette: il labirinto di Bedlam è difficile da percorrere per un’intera armata di amazzoni, attaccate da ogni parte. Questo fa rallentare per forza l’andatura. Una donna si dirige verso Jocasta, il capitano: lei la riconosce subito.
    “Sonja? Che c’è?”
    “Stiamo perdendo tempo, capitano! Lasci a me il controllo della divisione! Voi andate avanti! Andrete più spediti!”
    Jocasta è perplessa. Sonja è forse la migliore in assoluto, tra quelle della sua divisione: una vera guerriera nata. E non parla mai a vanvera: conosce le tattiche di guerra, e sa anche che ha ragione. Non c’è tempo per discutere. Le passa lo stendardo del comando e le dice:
    “Va bene. Conto su di te!”
    “Sonja…” dice preoccupata Valeria Jacquemonde, la sua migliore amica “io resto con te!”
    “No, Val. Tu devi proteggere Venusia. Stai col capitano”
    “Ma…”
    “Non preoccuparti. Ci rivedremo. Un giorno. E tireremo ancora insieme con l’arco. Vai!”
    Jocasta esclama: “Venusia, Caledonia, Isparana, Valeria. Voi quattro con me. Avanti!”
    Shigure è già davanti a tutti e apre loro la strada. Sonja li vede un attimo allontanarsi: Valeria si volta un’ultima volta, poi si allontana anche lei. Tenendo in mano lo stendardo, inizia a dirigere le operazioni:
    “Seconda compagnia, terza compagnia, a destra! Voialtri, seguitemi!”
    Estraendo la spada, esclama:
    “Di qua non passeranno!”

    (85 - Continua qui)


    Edited by joe 7 - 21/6/2016, 14:44
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