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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 87

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 22 June 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 87
    SONJA TOMOE: CHI VUOLE COMBATTERE CONTRO DI ME PER L'ULTIMA BATTAGLIA?

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

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    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici (Mazinga Z e molti altri), parte con Goldrake per affrontare i Generali dell’Oscurità e prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Ora, gli amici di Goldrake si sono riuniti a bordo del Drago Spaziale, pronti a dare l’ultimo assalto a Darkhold. Goldrake si trova a faccia a faccia con l’Oscuro in persona, davanti alla Torre della Solitudine a Darkhold. Intanto, anche Venusia è a Darkhold: insieme con le Amazzoni e Kosaka Shigure, potente maestra di spada, ha raggiunto Bedlam, il luogo dove il sacerdote Sukeli sacrificherà Rex tra poco. Laggiù devono scontrarsi coi Lupi Neri e la loro Elite, gli Artigli Neri, comandati da Sanosuke Sagara, antico avversario di Shigure.
    Una delle Amazzoni, Sonja Tomoe, insieme alle altre, combatte contro i Lupi Neri, permettendo a Venusia e a poche altre di allontanarsi e raggiungere l’altare dei sacrifici…


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    Il lontano pianeta Jor, dove Sonja Tomoe era nata, era comandato da dinastie nobili, spesso in guerra tra di loro: e, tra tutte, la più potente e rispettata, come pure la più antica, era il casato guerriero della dinastia Tomoe di Kiso. Ogni maschio della famiglia era educato all’arte del combattimento della spada sin da quando era svezzato, e le storie di condottieri e spadaccini eroici della famiglia Tomoe potrebbero riempire decine di libri. Ma tutto ha una fine, e la decadenza venne anche per una così potente famiglia. Dopo continui conflitti, la famiglia Tomoe fu ridotta a solo tre elementi: il padre, il generale Kanetoo, anziano ma ancora abile nell’arte della spada e fiero di sé, e i suoi due figli: Kumaou, il figlio maggiore, e Sonja dai capelli biondi. La madre morì poco dopo la nascita di Sonja, e il padre si occupò personalmente dell’educazione di entrambi. Sembrava che ci fosse ancora un futuro per la famiglia Tomoe: non solo Kumaou era un valido combattente e condottiero, ma anche sua sorella Sonja avrebbe potuto continuare la storia della famiglia, con nuovi eredi. Ma avvenne la disgrazia: Sonja ebbe una grave malattia, dalla quale alla fine si riprese. Ma non avrebbe mai più potuto generare figli. Questo fu un grande dispiacere per il vecchio padre, ma fu soprattutto una tragedia per Sonja: non contava più nulla ormai per la famiglia Tomoe. Era solo un ramo secco. Visse giorni di disperazione, fino a quando si decise: quel giorno suo fratello era tornato alla villa di casa Tomoe, e, quando fu solo, Sonja lo affrontò apertamente:
    “Fratello, ti prego di ascoltarmi. Devo farti una richiesta importante”
    “Cosa vorresti da me?”
    Lei si inchinò faccia a terra e gli chiese:
    “Insegnami l’arte della spada.”
    Kumaou rimase senza parole. Forse la disgrazia della sorella l’aveva fatta impazzire.
    “Ma…Sonja…l’arte della spada è riservata solo agli uomini, lo sai bene!”
    “Ti prego, fratello!” Kumaou si accorse che stava piangendo. “In questo modo, almeno potrò riscattarmi e onorare la famiglia Tomoe!”
    Lui rimase perplesso. Kanetoo, il padre, non avrebbe mai accettato una cosa simile. Ma vedeva che sua sorella era davvero disperata. Le aveva sempre voluto bene, non poteva dirle di no. Alla fine, cedette.
    “Va bene” disse, senza convinzione “Ma dovremo farlo in segreto. Vieni alla palestra domattina all’alba: cominceremo lì”
    “Ti ringrazio, fratello!” Il sorriso di Sonja era raggiante.
    Nei giorni successivi, Kumaou comprese quanto era forte la determinazione della sorella: credeva che si sarebbe stancata dopo pochi giorni, invece stava apprendendo l’arte della spada con una rapidità inconsueta. Quando lui era assente, Sonja si allenava di nascosto nei boschi, e, quando lui tornava, gli allenamenti segreti diventavano sempre più impegnativi e seri: e Kumaou rimase sbalordito dalle sue capacità. La forza fisica che le mancava era compensata da una flessuosità di movimento e precisione di mira che a volte rendeva difficile persino per lui tenerle testa. Alla fine, si decise ad insegnarle anche le tecniche segrete di combattimento della famiglia Tomoe: ma non si poteva tenere nascosta a lungo una cosa simile. Il padre alla fine scoprì tutto e si infuriò. Sonja cercò di giustificarsi, ma suo padre non volle sentire ragioni:
    “L’arte della spada è una tecnica di morte! Le donne sono chiamate a portare la vita! Hai fatto una cosa proibita!”
    “Ma, padre…” rispose lei, spaventata “l’ho fatto per la gloria della famiglia Tomoe! Anche una donna, in caso di necessità, ha il dovere di difendersi, lo sai…”
    “E’ vero. Ma questo non c’entra. Hai imparato delle tecniche di morte, non di difesa! Sei espulsa da questa casa, Sonja!”
    Il padre la mandò lontano, in una casa isolata ai confini della terra di Kiso: non la esiliò solo per le insistenze del fratello. Kumaou evitò la punizione, perché c’era bisogno di lui. Infatti, il nemico stava assediando sempre di più la loro terra di Kiso, e dovette tornare in battaglia molte volte. Ma ogni battaglia fu più dura delle precedenti: il nemico aveva forze troppo grandi. Ormai per la famiglia Tomoe era giunta la fine: si sarebbe giocata tutto nella battaglia della pianura di Ilbars. Anche il padre partecipò alla battaglia col figlio.
    “Mi dispiace non aver potuto salutare Sonja, padre, almeno un’ultima volta. Siete ancora adirato con lei?” disse Kumaou.
    Il generale Kanetoo sembrava più vecchio e stanco del solito. Rispose con voce roca:
    “No, Kumaou. Non lo sono mai stato, per la verità. Ho voluto comportarmi così perché lei potesse vivere una vita normale, e perché non piangesse troppo la nostra morte. Un padre cattivo si rimpiange meno”
    “Capisco…ma non credo che lei ci rimpiangerà meno, padre”
    “Comunque, l’ho messa al confine apposta. Potrà fuggire più facilmente: ho già dato disposizioni ai servi”
    “Possiamo ancora vincere, padre!”
    “Il futuro è nelle mani di Dio. Noi facciamo la nostra parte.”


    Ma Kumaou aveva ragione: Sonja infatti, anche se era lontana, seguiva con apprensione ogni momento della guerra, e, quando capì che lo scontro finale sarebbe stato a Ilbars, prese la spada e l’armatura e fuggì, decisa a combattere con suo padre e suo fratello: Devo far vedere loro che sono degna della famiglia Tomoe! pensava.
    Ma arrivò troppo tardi. La battaglia era già finita, e i cadaveri, sotto la pioggia, riempivano tutta la pianura. I corvi volteggiavano come avvoltoi sopra di loro, beccheggiando ogni tanto le loro carni. Sotto un cielo cupo e nuvoloso, Sonja trovò il corpo martoriato del fratello, accanto a quello straziato del padre. Sonja si accasciò su di loro, piangendo: le sue lacrime si confondevano con le gocce della pioggia. Ora cosa avrebbe potuto fare? Cosa avrebbe potuto dimostrare? Anche se avesse comandato una rivolta, e avesse riconquistato la terra di Kiso, non avrebbe mai potuto dare una discendenza alla sua famiglia. La dinastia Tomoe era finita, e per sempre. Pianse a lungo davanti ai cadaveri dei suoi.
    Da allora, andò vagando da una terra all’altra, da un pianeta all’altro, come mercenaria: le sue abilità di spadaccina erano molto apprezzate, e alla fine entrò a far parte delle Amazzoni di Jezabel, sotto Jocasta, sempre cercando in qualche modo di riscattare la sua vergogna, dando onore alla famiglia Tomoe con le sue abilità di combattimento, che cercava di raffinare sempre di più, fino a diventare una delle migliori amazzoni in assoluto. Rifiutò sempre la carica di capitano, perché non se ne sentiva degna: il complesso di inferiorità per la sua sterilità la tormentò sempre. Forse fu questo il motivo inconscio che la portò alla fine a difendere Venusia e suo figlio a Bedlam: ed ora la battaglia sta volgendo al termine.


    Le Amazzoni cadono ad una ad una, insieme con molti Lupi Neri: alla fine, rimane solo Sonja. Un colpo definitivo provoca la morte di Selm, la sua diatryma: Sonja però cade in piedi, e respinge da sola la nuova ondata. Le sue ferite sono numerose, ma superficiali. Ormai il numero dei morti si accumula sotto di lei, e pochi adesso osano avvicinarsi. Grazie a quest’attimo di respiro, Sonja si toglie l’armatura e la cintura: ha bisogno della massima libertà di movimento, per colpire meglio. Inoltre, per rispettare fino in fondo le regole del combattimento, pianta a terra lo stendardo delle amazzoni e si presenta, mettendo avanti la sua spada e dicendo ad alta voce:
    “Ascoltatemi tutti. Sono la figlia del generale Kanetoo di Kiso. Mi chiamo Sonja Tomoe. Chi vuole combattere con me per l’ultima battaglia?”
    Solo in quel momento, Sonja si accorge che stava piovendo da diverso tempo, come quella volta ad Ilbars. I Lupi Neri non osano fare un passo verso di lei, né lanciarle contro un pugnale o altro: sanno benissimo che sarebbe inutile. Dopo un momento di incertezza, all’improvviso, in mezzo alle loro file, compare un uomo vestito anche lui di nero, ma col volto scoperto e molto più alto degli altri. Il suo volto è privo di capelli, e ha un fisico asciutto e robusto. Gli occhi sono privi di sopracciglia e hanno uno sguardo crudele. Gli stessi Lupi Neri ne sono intimoriti. Sonja capisce che quel gigante è diverso dagli altri. Deve essere uno di quelli dell’Elite dei Lupi Neri.
    “Tu…sei uno degli Artigli Neri?” chiede Sonja.
    L’altro estrae la spada e risponde:
    “Esattamente. Sono Krisaore della Lancia.”
    La sua spada rotea, diventando all’improvviso una lancia sotto gli occhi stupiti dell’amazzone.
    “Questa è la mia spada Gemini: può trasformarsi in lancia o spada, a mio piacere. E’ una delle Dodici Spade, esattamente come la tua”
    I due avversari si fronteggiano l’un l’altro, fermi nella loro posizione: ora nessuno osa parlare. Per un attimo, a Bedlam cala il silenzio, interrotto solo dalla caduta delle gocce di pioggia.
    Poi entrambi scattano, come ad un ordine invisibile. Sonja usa la sua tecnica più potente: il Colpo del drago ruggente, mentre Krisaore si muove così rapidamente che la sua lancia quasi scompare dalla vista di lei.
    Dopo essersi fronteggiati, Sonja sente le gambe deboli: crolla in ginocchio, quasi senza accorgersene, mentre sul suo petto compaiono delle ferite varie che sanguinano, fino a formare qualcosa simile ad un teschio. Tremante, si tocca le ferite, osservando il suo sangue sulle mani, e balbetta:
    “Co...cos’è questo?”
    “E’ il mio colpo, amazzone. Il Marchio di Caino. Lo uso sempre due volte, per il mio avversario: la prima per ferire, la seconda per uccidere. Sei stata pazza ad affrontare un Artiglio Nero. Addio”
    Sonja in quell’attimo ricorda quello che le aveva detto suo fratello Kumaou:
    “Il Colpo del drago ruggente è la tecnica segreta della nostra famiglia, sorella. Ma non è la più potente: ce n’è un’altra, che però tu non dovrai usare mai. E’ il Colpo del Drago culminante”
    “E’ così potente?”
    “Per darti un’idea, posso dirti che nemmeno Shigure, la nota maestra di spada, potrebbe fronteggiarlo”
    “Perché non posso usarla, Kumaou?”
    “Perché è talmente potente – ti fa incanalare la tua stessa energia vitale – che porta alla morte non solo dell’avversario, ma anche di chi la usa. Osserva bene: ricorda però che non dovrai usarla mai. Sarebbe la morte per te”
    Se Krisaore dovesse vincere, pensa in un attimo Sonja, bloccherebbe Venusia e gli altri tanto da non permettere a loro di arrivare in tempo per fermare il sacrificio. Mi spiace, Kumaou, ma devo farlo!
    Inaspettatamente, l’amazzone si rialza, e, nonostante le sue ferite, sembra tornata in pieno vigore: un’aura simile a quella di un drago la avvolge. Krisaore è sorpreso, e attacca per primo: vuole colpirla subito col Marchio di Caino prima che lei possa agire. Ma Sonja vibra un terribile affondo con la Dragonfang, che diventa come un fuoco che fende, brucia e distrugge: la lancia Gemini si frantuma in mille pezzi e Krisaore finisce letteralmente tagliato in due, insieme alla torre dietro di lui, che esplode dividendosi in due parti. I Lupi Neri arretrano, spaventati, cercando di evitare i detriti fumanti che cadono ovunque.
    Sonja ora è esaurita: barcolla e sente del sangue scenderle da un angolo della bocca. E’ finita.
    Padre…madre…Kumaou, fratello mio…torno da voi…alla fine…
    L’amazzone cade a terra sotto la pioggia, mentre Dragonfang le rimane in mano. Per diversi minuti nessuno dei Lupi Neri osa avvicinarsi a lei: non hanno capito che è morta.

    Mentre Venusia e le altre continuano il galoppo, in coda, Valeria Jacquemonde, l'amazzone, sente un dolore al petto e capisce. Non rivedrà mai più la sua amica. Comincia a vederci meno bene per le lacrime.

    (87 - Continua qui)


    Edited by joe 7 - 23/6/2016, 14:32
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