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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 89

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 24 June 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 89
    ASSALTO A BEDLAM: VALERIA JACQUEMONDE E LA SUA MALEDIZIONE

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

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    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate. Dopo diverse peripezie, gli amici di Goldrake si sono riuniti a bordo del Drago Spaziale, pronti a dare l’ultimo assalto a Darkhold. Goldrake si trova a faccia a faccia con l’Oscuro in persona, davanti alla Torre della Solitudine a Darkhold. Intanto, anche Venusia è a Darkhold: insieme con le Amazzoni e Kosaka Shigure, potente maestra di spada, ha raggiunto Bedlam, il luogo dove il sacerdote Sukeli sacrificherà Rex tra poco. Laggiù devono scontrarsi coi Lupi Neri e la loro Elite, gli Artigli Neri, comandati da Sanosuke Sagara, antico avversario di Shigure. Sonja Tomoe, una delle Amazzoni, è la prima a cadere insieme a molte sue compagne…

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    Mentre Jocasta e le altre si allontanano in fretta da lì, all’improvviso compaiono dietro di loro delle catene che le avvolgono tutte, anche Venusia: non riescono neanche ad estrarre le armi. Le catene sembrano vive: le stringono così forte che sentono anche le ossa scricchiolare. Da dietro di loro, compare una donna che regge con le mani le estremità delle catene serpentifere: è vestita di nero e col volto scoperto: è una degli Artigli Neri, l’Elite dei Lupi. Ha i capelli neri e ricci, non molto lunghi; i suoi occhi sono intelligenti e crudeli. La sua bocca, sottile e beffarda, esclama soddisfatta:
    “Ma pensavate davvero di sopravvivere, voi, qui a Bedlam? Io sono Jenna dalle mille catene: le loro spire vi faranno letteralmente a pezzi, e in modo molto doloroso. Vi sentiranno gridare fino all’esterno delle mura!” conclude ridendo.
    Le donne gemono sotto la presa incredibile delle catene, mentre le diatrymas non riescono ad avanzare: sono bloccate anche loro. Ma una delle amazzoni, Valeria Jacquemonde, non prova nemmeno ad afferrare la sua spada: respira con regolarità, muovendosi in modo sinuoso e controllato. Ignorando il dolore della stretta delle catene, in poco tempo riesce a sgusciare via dalla loro presa, sotto lo sguardo stupito di Jenna, e, saltando via dalla diatryma, estrae la spada prima ancora di toccare terra. In un colpo, spezza tutte le catene, liberando le compagne.
    “Andate via tutte, subito! Non perdete tempo!” grida Valeria.
    “Va…va bene” balbetta Jocasta, ancora sotto shock. Venusia vorrebbe rispondere, vorrebbe dire a Valeria di venire via con loro, ma le manca letteralmente il fiato per parlare. Respira l’aria dolorosamente a pieni polmoni, tossendo, mentre Jocasta le afferra le redini e corre via portandola con sé. Valeria e Jenna restano sole l’una di fronte all’altra. Se qualcuno le osservasse, noterebbe una notevole somiglianza tra di loro, a parte il colore dei capelli ricci: neri quelli di Jenna, rossi quelli di Valeria.
    “Non pensavo che fossi proprio tu la Valeria che era entrata nelle Amazzoni…” commenta Jenna con un sorriso freddo, facendo girare una catena con la mano.
    “E nemmeno io sapevo che eri diventata uno degli Artigli Neri…sorella mia!”

    Le gemelle Valeria e Jenna Jacquemonde erano la più grande attrazione del circo Harlequin: a quei tempi, avevano entrambe i capelli neri. Valeria era esperta nel fuggire ad ogni tipo di trappola, mentre Jenna era acrobata e lanciatrice di coltelli. Erano state abbandonate dai genitori perché era considerata una disgrazia avere figli gemelli. Dopo essere state vagabonde per diverso tempo, furono accolte ed addestrate da Narumi, il proprietario del circo Harlequin, che faceva la spola da un pianeta all’altro, mietendo successi. Ma le due gemelle avevano un carattere troppo diverso. Valeria era gentile ed altruista, mentre Jenna invece era arrivista ed amorale: tanto che, alla fine, il circo le era diventato stretto, e un giorno, di punto in bianco, se ne andò, provocando indirettamente l’inizio della fine del circo. Infatti, Jenna era la principale attrazione, visto che i suoi numeri diventavano sempre più spettacolari. Non tornò mai più, e il circo alla fine chiuse i battenti.
    Valeria sposò Narumi, e dopo un anno nacque un figlio, Rin, ed andarono a vivere nel villaggio di Eden. Fu il periodo più felice della sua vita. Poi accadde qualcosa di terribile e misterioso: Valeria sapeva solo che fu trovata nello squallido borgo di Langtry, in una regione senza nome, molto più a ovest di dove viveva. Vagava sotto shock per le strade, con l’aria sconvolta ed affranta, i vestiti laceri e macchiati di sangue, tenendo stretto in braccio un bimbo morto: era suo figlio Rin. I suoi capelli erano diventati rossi, e nessuno seppe mai cos’era successo. Recuperò a fatica la sua sanità mentale, e, dopo aver seppellito suo figlio, trovò lavoro come sguattera presso il ritrovo “Jersey Lilly”: non tornò mai più al villaggio di Eden. Ormai era vuota dentro, quasi un relitto umano.
    Quando, un giorno, mentre serviva ai tavoli, fu afferrata da un uomo gigantesco, Stone, detto Pietra, cercò di resistere alla presa, ma fu inutile, mentre gli amici di Stone ridevano e il barista restava indifferente alla scena. All’improvviso, una mano si posò sulla spalla di Stone, stringendola con durezza, e una voce minacciosa disse:
    “Levati dai piedi, bidone di spazzatura. Devo parlare con lei”
    Lui, sorpreso, si voltò: nessuno osava contraddire l’uomo più forte della regione. Osservò una donna dai capelli lunghi e neri, rivestita da un’armatura brillante di color ebano. “Ma tu chi sei? Fila via o ti rompo la faccia!”
    La donna sollevò Stone da terra con la massima facilità, e, mentre cadeva, lo afferrò con entrambe le mani: con un colpo secco di ginocchio gli spezzò la schiena, uccidendolo all’istante.
    “Il mio nome è Jezabel. E non amo essere contraddetta. Ma credo che tu l’abbia capito” rispose, lasciando cadere a terra il cadavere spezzato dell’uomo con un tonfo sordo. Gli amici di Stone rimasero ammutoliti. Lui era una specie di Hulk in quanto a stazza, ma quella donna l’aveva spaccato in due come fosse un fuscello. Jezabel si voltò verso di loro.
    “Per caso, mentre il vostro amico aggrediva questa ragazza, voi ridevate?”
    “Ah…no, noi non c’entriamo…facevamo così per…per fare…è tutta colpa di Stone…noi non c’entriamo” dissero tremando.
    “Non preoccupatevi” rispose lei dolcemente, con un sorriso che contraddiceva la durezza del suo sguardo “Non amo sporcarmi nella spazzatura. Io non vi farò nulla”
    Gli altri tirarono un sospiro di sollievo. Poi Jezabel disse alle due amazzoni che erano con lei: “Sonja, Lara.”
    “Sissignora.”
    “Uccideteli. Anche il barman”
    “Sissignora.”
    Jezabel si sedette ad un tavolo, indifferente alle urla e suppliche delle vittime, e chiamò a sé Valeria.
    “Cosa…cosa vuole da me?” chiese lei, spaventata.
    “Ti stavo cercando da tempo. Entra nelle mie Amazzoni. Hai stoffa.”
    “Io? E perché?”
    Jezabel rimase sorpresa “Non ti ricordi cos’hai fatto ad Eden?”
    “No…davvero. Nemmeno sapevo di venire da lì. Cos’ho fatto?”
    “Tu e tuo marito eravate andati a vivere in un posto troppo pericoloso: gli Yemli facevano razzie spesso, da quelle parti”
    “Yemli?”
    “Un gruppo di predoni del deserto che attacca i paesi abitati. Avevano aggredito anche il villaggio di Eden e la tua casa, ucciso tuo marito e tuo figlio. In quel momento, il tuo sangue felino si svegliò”
    “Il…mio sangue felino?”
    “Sì. Tu sei una ibrida: figlia di un umano e di una donna-tigre. Le tue capacità esplosero nell’attacco degli Yemli. Hai fatto un capolavoro, Valeria: oltre agli Yemli, hai massacrato tutto il villaggio. Sei stata davvero una furia incontrollabile”
    “Io…io ho fatto questo? Non...non è possibile…” disse lei, impallidita. Ma si accorse che Jezabel aveva detto la verità: all’improvviso, si ricordò tutto. Il sangue, le grida, il massacro…alla fine, era tornata umana e quasi impazzita, allontanandosi dal villaggio di morti, tenendo il figlio ucciso in braccio e raggiungendo, chissà come, il lontano villaggio di Langtry.
    “Forse saresti ritornata felina, sotto l’attacco di quel bestione di poco fa. Chissà, forse ho salvato la vita a tutti quelli del villaggio di Langtry…” commentò Jezabel, bevendo un sorso di vino.
    Valeria rimase senza parole. Cosa poteva fare? Aveva una doppia personalità, avrebbe potuto uccidere ancora…l’unica cosa da fare era seguire questa donna misteriosa, che sembrava sapere tutto. Jezabel la affidò a Sonja Tomoe, che divenne la sua insegnante ed amica: era una guerriera professionista, e le insegnò l’arte della spada. Valeria imparò così bene che lei e Sonja erano chiamate “le due lame”. Inoltre, le sue esperienze passate al circo la resero un elemento molto abile per entrare di soppiatto nelle città da conquistare o nei fortini da espugnare. Riuscì sempre a controllare il suo lato felino: anche quando entrava nello stato di berserk, non si differenziava molto da quello delle altre amazzoni. Forse non c’entrava solo l’addestramento di Sonja, ma anche il blocco psicologico che lei si era creata dopo la tremenda esperienza di Eden. Curiosamente, la spada che Shigure le aveva dato si chiamava Dharma, che è un nome dato di solito alle tigri.

    “E’ un po’ che non ci vediamo, sorella” dice Jenna, interrompendo i ricordi di Valeria e continuando a roteare la catena “Vedo che sei abile come sempre a sfuggire alle trappole”
    “Jenna…tra tutte le persone che dovevo affrontare, proprio tu…ci hai mandati in rovina, abbandonando il circo!”
    “Quella è storia vecchia, non dirmi che sei stata lì tutti questi anni a piangerci su! Credo piuttosto che tu ti sia data da fare…ho visto che hai cambiato il colore dei capelli. Non credo che tu sia stata dal parrucchiere…il tuo lato felino si è svegliato, vero?” punzecchia lei.
    “Tu…sapevi di questo?” chiede Valeria.
    “Ovvio. Sin dall’inizio. Ho controllato ed affinato il mio lato felino in tutti questi anni. Non c’è stato bisogno di uno shock per farmelo svegliare: ho sempre sentito di averlo”
    “Tu…” Valeria si copre la faccia con una mano, sconcertata “eri mia sorella e non me l’avevi mai detto!”
    “Avrei dovuto? I legami di sangue non significano niente per me. Seguo solo il mio istinto, e obbedisco a chi è più forte di me, come il mio comandante Sagara. Per questo, ora ti ucciderò”
    “Jenna, aspetta!” grida Valeria, alzando la mano. Ma è troppo tardi: decine e decine di catene, come serpenti velocissimi, la circondano colpendola in più parti: le sue vesti finiscono a brandelli e crolla a terra piena di ferite.
    “Questo è il ‘Colpo dei cento fiori di loto’, sorella mia” dice Jenna, afferrando le catene che le ritornano indietro come se fossero vive “Provoca cento ferite e la morte per chi le riceve. Posso incanalare la mia energia felina in queste catene, facendole muovere con grande velocità. Spero che tu abbia apprezzato: la uso di rado”
    Osserva il cadavere di Valeria a terra, con la faccia contro il pavimento e i capelli sparsi. Sospira.
    “Bè, adesso pensiamo agli altri” dice, voltandosi “Buon riposo eterno, sorellina”
    Appena fa un passo, però, sente un ringhio sordo. Guardando dietro di sé, vede, stupita, che Valeria si sta alzando in modo innaturale, a quattro zampe, quasi come fosse un gatto. I suoi occhi hanno l’iride appuntita dei felini. Attorno a lei, un’aura minacciosa la circonda, mentre fissa con un terribile ed assente sorriso l’avversaria. E’ ritornata ad essere la belva che era ai tempi di Eden.
    “Impossibile…non puoi essere ancora viva! Colpo dei cento…
    Non finisce la frase in tempo. Valeria, o quello che è diventata, si muove più veloce del lampo con la sua spada e non taglia semplicemente le catene: le riduce subito tutte in minuscoli pezzettini che cadono a terra, mentre la veste stessa di Jenna finisce a pezzi. Valeria si ferma, mettendosi a quattro zampe davanti a lei, leccando la lama della spada. Ogni umanità in lei è completamente scomparsa.
    Ma…cosa significa? si chiede Jenna, estraendo la sua spada E’ diventata una tigre, anche nella mente…devo agire in fretta!
    Scattando subito in avanti, con un salto innalza la sua spada Amra (che significa “leone”: è una delle Dodici Spade) e, con un grido, la fa abbassare con un fragore di tuono, facendo esplodere le rocce della strada. E’ il Colpo dell’artiglio del leone, la tecnica più potente di Jenna. Atterrando, osserva il risultato, aspettando che la polvere si diradi: ma quello che vede la lascia a bocca aperta. Valeria non si è fatta nulla, anzi con un balzo le è già addosso: Jenna si difende, ma la spada Amra finisce in mille pezzi. La violenza dell’impatto la fa cadere a terra, e Valeria punta la sua lama sulla gola di Jenna. Pensa di essere finita, ma, inaspettatamente, vede che la parte umana di Valeria ha preso alla fine il sopravvento.
    “Jenna…” dice lei, con la voce di una persona uscita dal trance “Meno male che mi sono ripresa. Stavo per ucciderti…”
    “Ma come sei gentile, sorella. Io invece ti ho già uccisa!” risponde Jenna da sotto con un sorriso maligno. Alle spalle di Valeria, infatti, spunta da sottoterra una catena velocissima che le perfora il petto, provocandole una ferita mortale. Mentre cade a terra, Jenna si alza, soddisfatta di vedere finalmente l’odiata sorella a terra.
    “E’ il ‘Colpo di coda dello scorpione’. Non avresti dovuto risparmiarmi, sorella. Ti ho sempre detestata: Narumi aveva occhi solo per te. La gentile, buona Valeria del circo, che puliva tutto e faceva bene i suoi lavori, mentre io ero la cattiva Jenna che non capiva gli altri” dice con odio.
    Valeria sente sempre di più la vita che le sfugge via. Ma deve parlare, anche se non ce la fa più:
    “Jenna…noi…siamo sorelle gemelle…siamo ibridi…”
    “E allora?”
    “Se io muoio…muori anche tu. E’ la maledizione delle ibridi gemelle…”
    “Che sciocchezza. Qui la morta sei tu…” ma si interrompe all’improvviso. Sente un dolore al petto, nello stesso punto in cui è stata colpita sua sorella. Tossisce e si accorge che sta sputando sangue: inoltre, vede che Valeria non si muove più. Terrorizzata, esclama: “No…non è possibile! Non posso…morire…così…”
    Jenna cade a terra, guardando il cielo con aria sconvolta, e muore con quell’espressione fissa in volto. Le due sorelle giacciono immobili l’una di fronte all’altra: come avevano iniziato insieme la loro vita, così insieme l’hanno conclusa.

    Dopo lunghi istanti, Valeria sente qualcuno avvicinarsi a lei: apre gli occhi e vede un bambino che lo chiama.
    “Mamma, stai dormendo?”
    “Rin? Sei tu?” esclama sorpresa, rivedendo suo figlio.
    ”Sì, mamma” dice lui, porgendole la mano “Andiamo, papà ci sta aspettando!”
    Lei gli prende la mano e si lascia portare lontano: a Darkhold, il volto immobile di Valeria sembra quasi sorridere.

    (89 - Continua qui)


    Edited by joe 7 - 25/6/2016, 13:50
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