Il blog di Joe7

  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 90

    Tags
    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 25 June 2016
     
    0 Comments   161 Views
    .
    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 90 -
    ASSALTO ALL'OSCURO: RESISTENZA DISPERATA

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

    127c


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate. Dopo diverse peripezie, gli amici di Goldrake si sono riuniti a bordo del Drago Spaziale, pronti a dare l’ultimo assalto a Darkhold. Goldrake si trova faccia a faccia con l’Oscuro in persona, davanti alla Torre della Solitudine a Darkhold. Intanto, anche Venusia è a Darkhold: insieme con le Amazzoni e Kosaka Shigure, potente maestra di spada, ha raggiunto Bedlam, il luogo dove il sacerdote Sukeli sacrificherà Rex tra poco. Laggiù devono scontrarsi coi Lupi Neri e la loro Elite, gli Artigli Neri, comandati da Sanosuke Sagara, antico avversario di Shigure. Diverse Amazzoni sono cadute: Sonja e Valeria soprattutto, insieme a molte altre loro compagne. Intanto le sette stelle si stanno allineando sempre di più…

    -------------------------------------------------------------------------------------------------

    Le sette stelle, quasi allineate, iniziano a diventare sempre più luminose nel firmamento. Diverse popolazioni, diversi pianeti, diverse galassie osservano questo strano fenomeno con crescente preoccupazione. Una cosa così anomala non era mai accaduta prima: lo splendore delle stelle, infatti, è tale da attraversare persino le barriere del tempo.
    Per esempio, in un lontano futuro, Yuki, a bordo dell’astronave pirata Alkadia, osserva preoccupata questo fenomeno sui quadranti principali. Si volta, ansiosa, verso la figura alta e slanciata del capitano, che la osserva in piedi in mezzo alla grande sala comandi, a braccia conserte. I suoi folti capelli bruni gli coprono parzialmente l’occhio destro, nascondendo quasi la benda che porta. Ma l’altro occhio è vigile e fermo: mostra uno sguardo gentile, ma nello stesso tempo duro come l’acciaio. La cicatrice sul volto, il vestito nero, il suo ampio mantello e soprattutto il teschio con le ossa incrociate che porta sul petto lo identificano subito come un pirata. Curiosamente, al posto del tipico pappagallo, ha sulla spalla un uccello un po’ buffo: magro, alto e con un lungo becco.
    “Allora?” chiede lui con un tono secco di voce.
    “E’…è incredibile, capitano. Sono stelle che non dovrebbero neanche esistere. Non riesco a capire. I quadranti sono impazziti: dicono tutti che “non è misurabile”… registrano la presenza di un buco nero, o ombra nera, che potrebbe avvolgere tutto l’universo! Sembra roba da fantascienza!”
    “Sono stelle di un diverso continuum spaziotemporale” spiega un piccoletto un po’ grassottello, con addosso un paio di grossi occhiali, attaccando con estrema attenzione un pezzetto del suo prezioso modellino. E’ Yattaran, il comandante in seconda dell’Alkadia.
    “Sapresti tradurre per noi poveri profani?” chiede il Dottor Zero, versandosi una fiaschetta di ottimo sakè nel bicchiere.
    “La pianti di bere, dottore!” lo rimprovera la vecchia Masusan, la cuoca di bordo, guardandolo storto “Il suo maledetto gatto mi ha fregato di nuovo il sakè dalla cucina, eh? Ma appena lo becco lo faccio allo spiedo!”
    “Non puoi accusare senza prove concrete” risponde il dottore con notevole faccia tosta. Per sicurezza, cambia subito argomento, rivolgendosi a Yattaran: “Allora?”
    “Sono stelle di un lontano passato, capitano” spiega quest’ultimo “Sono così luminose che la loro luce ha attraversato persino il tempo”
    “Ma è assurdo!” sbotta impetuoso il giovane Tadashi.
    “I misteri dell’universo sono molti, e non è possibile comprendere tutto…” lo corregge una donna dalla pelle bianca e dai capelli lunghi e blu, vestita con solo una tunica viola, in piedi accanto al capitano. E’ l’aliena Meeme: Tadashi l’ascolta con un misto di rispetto e diffidenza: le sue parole sagge stonano con il suo aspetto così diverso, senza labbra e con grandi occhi gialli privi di pupilla. Ma la sincerità dell’aliena è senza discussione: tutti sanno che lei darebbe la vita per Harlock. Voltandosi verso il capitano, la donna chiede:
    “Cosa facciamo, Harlock?”
    Dopo un attimo di silenzio, in cui chiude l’occhio, riflettendo, il capitano lo riapre e dice:
    “Se quelle stelle sono di un altro tempo, non ha senso pensarci. Il nostro obiettivo è respingere Mazone. La Regina Raflesia sta riunendo la sua flotta nella nebulosa Testa di Cavallo: l’Alkadia deve andare lì. Mantieni la rotta, Yuki.”
    “Sì, capitano.”
    “Sei sicuro di quello che fai, Harlock?” chiede Meeme “Se quelle stelle sono un pericolo per l’universo, sono una minaccia più grande delle Mazoniane”
    “Senza dubbio” conferma Harlock “ma noi non siamo chiamati ad affrontarle. Sento che altri stanno combattendo laggiù al nostro posto, e confido nella loro vittoria. Motori a tutta forza, Yuki: direzione verso la Nebulosa Testa di Cavallo!”
    “Sissignore”
    I motori dell’Alkadia rombano, trasportando l’astronave ad alta velocità verso il suo destino, mentre la battaglia contro le Sette Stelle, a Darkhold, si fa sempre più aspra: mancano solo quindici minuti all’allineamento.

    Boss Robot e Lisa Vold, inaspettatamente, sono stati i primi a raggiungere la prima delle sette torri e a collocare laggiù il cristallo, ed ora combattono senza risparmiarsi per difendere la postazione.
    Mazinga Z ed Afrodite A hanno fatto lo stesso, ed ora combattono all’unisono sul vertice della loro torre. Essendo veterani di numerose battaglie, non hanno neanche bisogno di parlarsi tra loro nelle azioni combinate, e il loro combattimento è così coordinato da sembrare quasi una danza.
    Dovrebbe essere così anche per il Grande Mazinga e Venus Alfa: ma il rapporto tra Tetsuya e Jun è stato incrinato da una sottile sfiducia, dovuta alla bugia di Lisa. La ragazza lupo non è riuscita a rimediare in modo efficace al danno: nonostante questo, la loro difesa è così serrata che l’orda di robot nemici non riesce ad avvicinarsi più di tanto a loro.
    Jeeg Robot, apparentemente, è solo: ma il prezioso aiuto del Big Shooter gli permette di cambiare velocemente le sue armi, mentre le altre vengono ricaricate a mano a mano che tornano sull’astronave di Miwa. I colpi di bazooka, di trivella, di lame letali e raggi protonici fanno strage tra le file dei nemici, quasi come falce implacabile in mezzo al grano.
    La Squadra Getter, con l’ausilio di Michiru a bordo dell’Astronave Comando, combatte con triplice vigore, essendo tre in uno: il Getter 1 di Ryo, il Getter 2 di Hayato e il Getter 3, o Getter Poseidon, di Musashi. L’orda nemica è sconcertata nel trovarsi davanti un avversario che cambia forma e stile di combattimento in continuazione. Inoltre, la famosa furia della squadra Getter, con la quale aveva respinto un tempo l’Impero dei Dinosauri, trasforma il triplice robot in un nemico spaventoso.
    Per ultimo, sulla sesta torre, si trova il famoso Daitarn 3 di Haran Banjo, dotato di un arsenale impressionante di armi, ben superiore a quello dei suoi compagni, mentre l’Attacco Solare annienta decine di nemici in un colpo solo. Inoltre, Garrison, Reika, Beauty e Toppi utilizzano le armi secondarie del gigantesco robot, rendendo la sua postazione praticamente inespugnabile.
    Ma la loro resistenza sarebbe inutile senza gli altri robot di sostegno, disposti attorno a loro e formando due anelli concentrici, che contrastano il grosso dell’orda, che esce in continuazione dalle gigantesche fucine chiamate “Colonne di fuoco”, che producono robot e mostri in continuazione.
    L’anello interno, composto dai quattro Astrorobot, riesce a reggere l’assalto, ma è quello esterno, il più esposto, ad essere in difficoltà: i quattro robot che lo compongono sono già allo stremo delle forze in pochi minuti, a causa dell’eccezionale intensità e violenza dello scontro che devono sostenere davanti a tutti. Il Trider G7 del giovane Watta è già danneggiato in più punti, ma la testardaggine del ragazzo non gli permette di accettare l’idea di ritirarsi: al contrario, moltiplica la resistenza usando il Trider Bird Attack senza economia e senza badare a quello che gli dicono alla radio, alle luci accese e ai lampi nei circuiti. Watta Takeo non si tira indietro! pensa con un coraggio cocciuto.
    Anche il Combattler 5 non indietreggia: nonostante i ripetuti assalti e danni, i cinque piloti non pensano nemmeno un istante a mollare. Ma il suo quasi omonimo, il Vultus 5, sta crollando: è trafitto in troppi punti e le cabine dei piloti sono gravemente danneggiate. Gli stessi piloti sono feriti, e Sonja Okanin, una di loro, è stata appena ferita alla testa.
    “Sonja!” grida il capitano della squadra, spaventato.
    “Sto bene, Michael, non preoccuparti!” risponde lei, coprendo la ferita con una mano. Ma non si fa illusioni: i comandi non rispondono quasi più. Per il Vultus è finita.
    Ed è lo stesso pensiero di Sanshiro, pilota del Gaiking: ormai anche il Face-Off, l’arma estrema, è inutile, e il Gaiking è talmente rovinato che è un miracolo se sta ancora in piedi. Un braccio è già stato strappato e le crepe sul robot non si contano.
    “Sanshiro, maledizione, ritirati!” grida il dottor Daimonji, spaventato, a bordo del Drago Spaziale. Ferito al braccio e al volto, il pilota sorride amaramente e risponde:
    “Non posso! Se mi fermo solo un attimo, siamo finiti: crollerà la diga!”
    Dall’alto, la Trivella Spaziale di Maria e il Goldrake 2 di Alcor osservano la scena, coordinando la difesa ed avvertendo i robot all’arrivo di attacchi improvvisi. Sono preoccupati non solo per la gigantesca battaglia, ma anche per lo scontro decisivo che si sta svolgendo poco lontano: quello tra Goldrake e l’Oscuro.

    Le Spade Infernali hanno colpito diverse volte il robot-samurai di Actarus, danneggiandolo come non era mai successo prima, essendo composte da un materiale ben più resistente del Gren. Inoltre, essendo connesso ora anche fisicamente al robot, le ferite di Goldrake diventano le stesse del pilota, e solo la sua abilità è riuscita a non renderle permanenti, o, peggio, fatali. Ma è costretto a restare in difesa.
    Sto perdendo e continuerò a perdere, se non trovo un modo di contrattaccare, pensa Actarus. Il Tuono Spaziale e altre armi non hanno effetto su di lui, anche se Goldrake è stato rinforzato, senza i sigilli e con l’energia di Master. Possibile che non basti? Cosa devo fare per sconfiggerlo in fretta e prendergli il cristallo? Come posso battere quelle maledette spade?
    Nel vedere la scena, Maria impallidisce, come pure Alcor, e devono resistere alla tentazione di abbandonare la loro posizione per aiutare Duke Fleed.

    Ma la battaglia decisiva si svolge anche a Bedlam. Al centro della terribile roccaforte brilla il Bilskirnir, il gigantesco palazzo dello stregone nero Sukeli, dalle quattrocento stanze in oro e avorio. Laggiù, nella sala principale, con decine di lampadari di cristallo e tele preziose, Sukeli, davanti al balcone, contempla i fumi provocati dalle battaglie che le amazzoni stanno facendo per arrivare fin lì. Sorridendo, si accarezza la barba con aria soddisfatta. I suoi occhi si socchiudono, mentre la bocca si piega in un ghigno. Tutto sta procedendo a meraviglia. Dietro di lui, un servo si inchina rispettosamente, dicendo:
    “Mio signore Sukeli, tutto è pronto. La stiamo aspettando”
    Voltandosi lentamente, dice, senza guardarlo:
    “Il bambino…Rex…è già stato trasportato sulla teocalli?”
    “Sì, mio signore”
    “Molto bene”, dice, alzando la testa ed osservando le sette stelle, visibili ormai anche di giorno. Manca veramente poco al sacrificio. “Andiamo”

    “Teocalli?” chiede Venusia.
    “Esatto” spiega Jocasta, cavalcando accanto a lei sopra la diatryma “E’ una specie di piramide sulla quale si fanno i sacrifici umani. La più grande e la più importante è quella di fronte al Bilskirnir, il palazzo di Sukeli. Tuo figlio sicuramente sarà lì!”
    Venusia stringe nervosamente le redini, spronando la diatryma. Quanto manca a quella maledetta piramide? Arriverò in tempo? Per un attimo pensa al suo bambino che piange mentre un coltello s’innalza su di lui. Venusia diventa pallida. No. Devo farcela. Devo arrivare subito lì! Il galoppo della sua diatryma, Kui, è ancora più accelerato, e Ney, l’elfa bambina dalla pelle nera che le siede davanti sulla sella, deve aggrapparsi al collo dell’animale per non cadere. Guardandosi intorno, Venusia all’improvviso non vede più nessuno. Dove sono finite? si chiede preoccupata. Poi vede una di loro cavalcare verso di lei: è Isparana dalle due spade, che conserva sempre il suo sguardo torvo e seccato. Venusia non le è mai andata a genio, però la sua comandante, Jocasta, le ha ordinato di starle vicino e lei ha obbedito a denti stretti.
    “Dove sono Jocasta e Caledonia?” chiede Venusia, continuando la corsa.
    “Hanno da fare. Ti mandano i loro saluti” risponde l’altra, seccata.
    “Ma…perché non vengono con noi?”
    “Andiamo avanti e stai zitta!” taglia corto Isparana.

    Da lontano, le due amazzoni rimaste indietro osservano Venusia e Isparana allontanarsi.
    “Se la caveranno?” si chiede Jocasta.
    “Non conosco il futuro” replica Caledonia “Comunque, quello che stiamo per fare sarà una bella mazzata per Bedlam!”
    “Non sarà facile…”
    “Eh” dice l’altra, sorridendo “E quando mai abbiamo fatto qualcosa di facile? Su, andiamo a dar fuoco alle polveri!”

    (90 - Continua qui)


    Edited by joe 7 - 27/6/2016, 14:15
      Share  
     
    .