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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 96

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 2 July 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 96
    ADDIO, ASMANI!

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

    Addio_Asmani


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate, ottenendo così il potere assoluto. Dopo diverse peripezie, gli amici di Goldrake si sono riuniti a Darkhold, proteggendo i sei cristalli disposti sulle torri. Manca il settimo cristallo, da mettere sulla settima torre: Goldrake sta combattendo contro l’Oscuro in persona per prendergli il settimo cristallo. Una volta collocato sulla settima torre, si otterrà la vittoria finale. Il Vultus 5 e il Gaiking, coi rispettivi piloti, sono stati distrutti dall’orda di robot nemici, come pure il Drago Spaziale, che, per vendicare il Gaiking, si era scagliato contro l’Oscuro. Anche il Combattler 5 ha avuto la stessa fine.
    Intanto, anche Venusia è a Darkhold: insieme con le Amazzoni e Kosaka Shigure, potente maestra di spada, ha raggiunto Bedlam, il luogo dove il sacerdote Sukeli sacrificherà Rex tra poco. Jocasta e Caledonia, le amazzoni più esperte, stanno combattendo la loro battaglia per aiutare Venusia: Jocasta sta combattendo ora contro Abadir, uno degli Artigli Neri. Intanto le sette stelle si stanno allineando sempre di più…


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    Nel frattempo, Jocasta Asagiri sta affrontando lo scontro della sua vita: i suoi coltelli e la sua abilità non riescono ad aver ragione della mostruosa velocità dell’avversario. Anche allo stato di berserk sotto controllo – Jocasta è l’unica delle amazzoni che può fare questo – e con l’uso delle sue tecniche più letali, Gariri-Dan e Himiko-Dan, non ottiene nulla. Per la seconda volta – la prima fu con Sagara, il capo dei Lupi Neri – Jocasta, la “Signora del fulmine”, sente il sapore della sconfitta.
    Abadir il silenzioso evita ogni colpo con una facilità irritante, mantenendo uno sguardo annoiato, poi di nuovo usa la mossa temuta: rinfodera ancora la spada. E subito Jocasta cade di nuovo a terra, trafitta in più punti. Abadir l’ha colpita più volte, con una rapidità tale che se ne accorge solo dopo che ha rinfoderato la spada. Per questo è chiamato “silenzioso”: i suoi colpi sono impossibili da sentire, al momento. Te ne accorgi solo dopo. La sua spada, Shadizar, che significa “il vuoto”, è una delle Dodici che erano una volta della Scuola Shinmei: le spade sante, forgiate dal grande maestro Masamune.
    “Dannazione…” impreca lei tra i denti, in ginocchio, mentre Abadir la osserva distante.
    “Te l’avevo detto che non hai speranze. Sei una donna testarda. Se ti alzi ancora, sarò costretto ad eliminarti. Finiamola con questa farsa” commenta l’uomo, leggermente seccato.
    Jocasta sorride amaramente. I suoi vestiti sono a brandelli e perde sangue da decine di ferite. E’ sporca di polvere e sudore. Se le sue amazzoni osservassero ora la loro comandante…Una volta, poi, era stata una danzatrice ammirata da tutti. Se i suoi ammiratori di un tempo la vedessero… Una barbona è ridotta meglio.
    “Sei…sei sicuro di te, eh, granduomo? Nessuno è mai riuscito a toccarti, quindi?”
    “Nessuno, hai indovinato” risponde Abadir, perfettamente pulito ed in ordine, senza il minimo graffio o un capello fuori posto. “Tra gli Artigli Neri, sono l’unico a non aver mai avuto una ferita. Nessuna, neanche la più piccola. Ovviamente non si può dire lo stesso dei miei avversari”
    “Bene, bene” replica Jocasta, rialzandosi e maneggiando ancora i suoi coltelli gemelli, Raishin e Tagari. I suoi occhi sono ancora più fiammeggianti di prima. “Sai, una volta ero una danzatrice…ora, io e te danzeremo, Abadir!”
    “Sei una stupida. Rischi la vita per questa Venusia, una donna che neanche conosci. Chi te lo fa fare?”
    “Anche se te lo dicessi, non capiresti. Iniziamo?”
    “Come desideri. Ma ti avverto che questo sarà l’ultimo tuo attacco. Stavolta colpirò per uccidere.”
    “Ma che tesoro. Ti preoccupi per me.”
    Tra di loro passa un terribile momento di silenzio, in cui si studiano fissandosi negli occhi. Poi l’azione è rapida: Jocasta attacca per prima, gridando:
    “Ruggisci, Gariri-Dan!”
    Il pugnale Raishin, riempito dall’energia berserk di Jocasta, vola come una saetta luminosa, più tagliente del laser e brillante come un lampo: per questo, la comandante è chiamata “Signora del fulmine”. Abadir, però, lo evita di nuovo: un attacco facilissimo.
    Non fa che ripetersi, pensa deluso.
    Ma di colpo, davanti ai suoi occhi stupefatti, compare il volto di Jocasta, che ha in mano l’altro coltello gemello, Tagari; lo fa muovere velocemente dal basso all’alto, esclamando:
    “Tecnica di distruzione totale. Himiko-Dan!”
    Il “ki”, o forza vitale, di Jocasta rinforza il pugnale, comandando l’aria e facendola agire come una lama: è la “crepa nell’aria”, Den-Tyaa. A così breve distanza, neanche per Abadir è possibile evitare un colpo così potente, che di solito è usato per colpire lontano. Soltanto Shigure e Sagara, maestri di spada, sarebbero stati capaci di evitarlo. Abadir viene scagliato con violenza, come una bambola spezzata, contro un muro lontano. Il colpo ricevuto è talmente forte che persino la spada Shadizar si infrange in mille pezzi: Jocasta ha vinto.
    “Come…come hai fatto?” chiede Abadir a fatica.
    “Eri velocissimo e non ti potevo vedere. Ho dovuto colpirti senza vederti. Il Gariri-Dan, che ti ho lanciato più volte, era servito per identificarti, anche se non ti vedevo. Più lo usavo, più ti “inquadravo”, un po’ come il radar dei pipistrelli. Alla fine ti avevo identificato e ho usato l’Himiko-Dan, anche se non vedevo dove colpivo. Ma sapevo di colpire giusto”
    “Assurdo…è la prima volta che…mi feriscono…”
    “Se non sei mai stato colpito nemmeno una volta, non sai cosa significa davvero combattere. Così mi ha sempre insegnato la mia asmani, Caledonia.”
    Abadir non può più replicare: è già morto. Però la sua domanda le risuona nelle orecchie. “Chi te lo fa fare?” Jocasta pensa a Rex, il bambino che lei stessa aveva portato a Sukeli, lo stregone nero, lo sventratore. Un bambino piccolo e indifeso, poco più di un neonato. Non vale nemmeno la pena di rispondere alla domanda. Non ne poteva più di avere in mente questo ricordo.
    Sente all’improvviso un rumore di galoppo: voltandosi, vede Caledonia sulla diatryma che sta arrivando. Alza la mano per salutarla, esclamando contenta:
    Asmani, maestra, ce l’ho fatta! Anche tu, vero? Siamo invincibili! Asmani?”
    La figura barcolla, poi cade a terra dalla sella, lasciando una scia di sangue. Jocasta si sente ghiacciare le vene e il suo sorriso muore in bocca.

    Jocasta, inginocchiata, tiene sul grembo la testa di Caledonia. Ha rifatto la fasciatura come meglio poteva: ma ormai è troppo tardi. La ferita della sua asmani è troppo grave, e piange cercando di rianimarla, chiamandola in continuazione. Alla fine, Caledonia apre gli occhi. E’ terribilmente pallida e ha la fronte calda: osserva Jocasta e sa che è per l’ultima volta. I suoi occhi di falco ormai sono spenti.
    Abuelo…ascoltami. Io me ne vado, ma tu devi continuare a vivere”
    “Cosa dici, asmani? Ce la farai! Ce l’abbiamo sempre fatta!” dice Jocasta tra le lacrime.
    “No. E’ la fine. La sento vicina. Ascoltami: ho vissuto trecento anni e ho visto cose che non puoi nemmeno immaginare. Ma non ho veramente capito: non ho trovato la risposta. Ma Venusia…Venusia ha la risposta. Stai con lei, abuelo! Proteggila, seguila! Lei ti darà la risposta! Questo è l’ultimo ordine che ti dò”
    Jocasta singhiozza disperata:
    “No, asmani, siamo state insieme per tanto tempo…mi hai insegnata tante cose…non puoi lasciarmi sola! Asmani!”
    Ma Caledonia non può più rispondere. Jocasta la abbraccia gridando annichilita dal dolore: non ha perso solo una maestra, ha perso anche una madre.

    (96 - Continua qui)


    Edited by joe 7 - 4/7/2016, 14:43
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