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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 98

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 5 July 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 98
    LA GRANDE BATTAGLIA DI ISPARANA AKISAME

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

    95soniconepunchman


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate, ottenendo così il potere assoluto. Dopo diverse peripezie, gli amici di Goldrake si sono riuniti a Darkhold, proteggendo i sei cristalli disposti sulle torri. Manca il settimo cristallo, da mettere sulla settima torre: Goldrake sta combattendo contro l’Oscuro in persona per prendergli il settimo cristallo. Una volta collocato sulla settima torre, si otterrà la vittoria finale. Intanto, anche Venusia è a Darkhold, nella roccaforte di Bedlam: insieme con l’amazzone Isparana, sta raggiungendo il luogo dove il sacerdote Sukeli sacrificherà Rex tra poco. Intanto, il numero dei caduti aumenta sempre di più: oltre al Drago Spaziale, sono stati distrutti anche il Combattler 5 e il Trider G7...

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    A Bedlam, Venusia e Isparana galoppano veloci sulle loro diatryma, senza dire nulla. Solo Ney, la piccola elfa nera seduta davanti a Venusia, ogni tanto rompe il silenzio, dicendo dove andare: infatti, un elfo sa riconoscere istintivamente la via giusta. Alla fine, la bambina dice:
    “Siamo arrivati, Venusia. In fondo a questa strada, si apre la piazza dove si trova la Teocalli, la Grande Piramide del sacrificio. Tuo figlio è lì, ne sono certa!”
    “Grazie, Ney, sei stata fantastica!” esclama lei, riprendendo fiato. Sta galoppando furiosamente da ore, da quando è partita insieme con tutte le amazzoni. Anche Kui, la sua diatryma, è piena di sudore e respira affannosamente. Ora, di tutte quante le amazzoni, è rimasta solo Isparana accanto a lei, che di certo non nutre buoni sentimenti per Venusia: ha combattuto fino alla morte contro di lei per ben due volte. Tra di loro l’imbarazzo è istantaneo appena si guardano negli occhi, una volta che si sono fermate.
    “Bene” esclama seccamente la spadaccina “Allora qui ci dividiamo. Arrangiati e buona fortuna.”
    Isparana fa girare la sua diatryma ed inizia ad allontanarsi.
    “Aspetta! Te ne vai così?” chiede Venusia.
    “Dovresti ringraziarmi” dice lei, voltandosi “Avrei potuto ammazzarti di sorpresa qui in ogni momento. Ma mi sono trattenuta. Cosa vuoi di più?”
    “Ce l’hai con me perché abbiamo combattuto? Isparana, non ti sei guardata intorno? Qui tutto sta andando a rotoli. Dove pensi di andare?”
    “Dove mi pare, basta che stia lontana da te. Credi che ce l’abbia con te per via dei nostri duelli? No, ne ho fatti a decine nella mia vita. Non è questo il punto, santarellina. Mi basta vederti in faccia per capirlo: tu sei una ragazza cresciuta in mezzo a gente che ti vuole bene, hai combattuto insieme a loro, e uno te lo sei anche sposato, a quanto ho capito. Sei vissuta anche da regina in una reggia. Quindi, tu non sai cosa significhi vivere sotto i ponti, rischiare la pelle per due soldi, crepare quasi di fame. Non sai cos’è la solitudine e il disprezzo degli altri che ti considerano meno che un animale”
    “D’accordo, hai avuto una vita difficile, e con questo? Che c’entro io?” replica Venusia seccata.
    “Niente. Ma ce l’ho con te perché sei una combinaguai. L’avevo già capito sin dalla prima volta che ti avevo vista in quel bar, a Bespin. Ce l’ho con te perché hai fatto mandare al massacro tutta la compagnia dove vivevo. Ce l’ho con te perché Sagara, il mio Sagara, il comandante dei Lupi Neri, si è interessato ad una ragazzetta acqua e sapone come te! In sostanza, non mi piaci, e non mi sei mai piaciuta. Chiaro?”
    “E allora perchè sei venuta qui con me?”
    “Perché me l’ha ordinato la mia comandante Jocasta. Che magari adesso è morta. Come tutti qui. Adesso le Amazzoni non esistono più, santarellina. Ho eseguito l’ultimo ordine, quindi ora ti saluto. Addio”
    Quando l’amazzone è lontana, sente la voce di Venusia:
    “Isparana!”
    Si ferma un momento e si volta.
    “Cosa vuoi ancora?” esclama, seccata.
    Venusia si inchina e le dice:
    “Ti ringrazio di quello che hai fatto per me. Pensa a salvarti”
    La spadaccina è sorpresa. Si aspettava qualche battuta sarcastica o qualche insulto. Imbarazzata, replica:
    “Cerca piuttosto di non farti ammazzare tu. E sbrigati, stai perdendo tempo. Vai!”
    Venusia annuisce e, alzando la mano in segno di saluto, galoppa via insieme a Ney.
    L’amazzone la osserva in silenzio. Poi si volta e prosegue la sua strada.
    Devo raggiungere Sagara al più presto e scappare via con lui. Anche se è un maestro di spada, sta affrontando Shigure, che è al suo livello. Non so cosa fare, ma devo aiutarlo!
    Spronando la Diatryma, Isparana si dirige verso la zona abbandonata di Bedlam, dove nessuno osa avvicinarsi: un duello tra maestri di spada è pericolosissimo anche per chi lo guarda da lontano. Laggiù, Shigure e Sagara stanno combattendo la battaglia definitiva.
    All’improvviso, Isparana sente un brivido: l’aria si è fatta gelida. E’ un’aura omicida, che l’amazzone riconosce subito, e si ferma spaventata. Lui è qui. Il più pericoloso e terribile degli artigli neri: Usui, la spada cieca.
    Dannazione, pensa serrando i denti, credevo che avessero pensato a lui Jocasta o Caledonia. Tra tutti, proprio quello dovevo incontrare!
    Isparana si ferma, incerta. Abbassando lo sguardo, riflette.
    Usui può uccidere Venusia e Ney in un attimo, se vado da Sagara. E poi non sono affari miei. Tanto più che non sono certo alla sua altezza…
    Le viene in mente il vecchio Fagin, l’allenatore degli street fighter, gli incontri clandestini, dove lei aveva imparato la tecnica delle due spade. Un maledetto vecchiardo maligno e intrigante, ma con un talento incredibile nell’insegnare le tecniche da combattimento. Isparana era il suo gioiello: gli faceva vincere somme favolose nel racket delle scommesse. Lei lo odiava, ma non poteva fare a meno di lui, se non voleva morire di fame.
    “Stammi bene a sentire, ragazza” gli aveva detto in uno dei suoi primi scontri “Se pensi di perdere, hai già perso. E se vuoi mangiare stasera, devi vincere”
    “Va bene, Fagin. Lo batterò” rispose lei.
    La sberla la fece trasalire. “Non hai capito niente, Isparana. Non sei qui per battere il tuo avversario. Sei qui per ucciderlo. Chiaro?”
    “S…sì” rispose lei, toccandosi la guancia rossa e trattenendo le lacrime.
    Dopo i primi duelli, Isparana non pianse più: aveva capito le regole del gioco.
    Non ho scelta. Usui magari è qui anche per me. Se non sono capace di batterlo, non ho speranza di aiutare Sagara.
    Scende dalla diatryma ed estrae le due spade.
    “Sono Isparana Akisame di Fagin! Vieni fuori, Usui!” grida, mentre la nebbia inizia a riempire il posto, rendendolo ancora più tetro. Una figura vestita di nero si mostra lentamente nella foschia: i capelli scuri sono raccolti in una breve treccia e porta un paio di baffi sottili, mentre la bocca netta sembra un taglio sul volto. Gli occhi sono coperti da una benda nera: è l’unico degli artigli neri ad essere cieco. Ma, tra tutti, è il più temuto.
    “Mi stavo chiedendo quando ti saresti decisa a scendere dal tuo animale. Stavo per uccidervi tutti e due” dice con voce gelida, estraendo la sua spada. Isparana la riconosce subito, dalla sua impugnatura con un occhio stilizzato sull’elsa: Ramsinga, ‘mille occhi’. La spada impossibile da evitare. Sudando freddo, l’amazzone preferisce attaccare usando subito la sua tecnica letale: la danza delle due spade. Si muove in modo coordinato: alza una gamba, simile ad una gru, mettendo le spade in posizione fissa per un attimo. Poi agisce in un lampo. I colpi delle spade sono così veloci che è impossibile pararli: ma Usui lo fa senza la minima difficoltà. Isparana non ci crede: per quanto sia abile, almeno qualche colpo avrebbe dovuto andare a segno. Invece, nulla. E Isparana non conosce altre tecniche, oltre a quella.
    “Come diavolo hai fatto a parare tutti i colpi di due spade con una sola? E’ impossibile!” esclama Isparana.
    “Sei abituata agli occhi, come tutti. Io, Usui, sono nato nel buio, ma vedo in modo più ampio di te. L’aria, i rumori, la tua aura, ogni linea invisibile del creato. Ci vedo così bene che posso benissimo percepire non solo la mossa che fai, ma persino la tua prossima mossa che farai. Hai perso prima ancora di cominciare”
    Ecco perché è così letale…pensa l’amazzone, che si sente come un topo in trappola. Qualunque cosa farà, sarà comunque bloccata subito. Eppure deve agire. Attacca dall’alto e dal basso con gran velocità. Parati entrambi i colpi. Un doppio attacco ai due lati. Parati, e non solo: l’attacco di Usui è così istantaneo che lei quasi non lo vede. Isparana viene trapassata da parte a parte e solo il fatto di essersene accorta appena un secondo prima le ha permesso di non avere una ferita mortale.
    Indietreggia, cercando di star lontano dalla sua area di attacco e ignorando il dolore.
    Quel bastardo…pensa l’amazzone…m’inganna. Lui…legge nella mente i miei attacchi!
    “Complimenti, Isparana. Pensavo di ammazzarti con quel colpo: sei meglio di come pensavo. Comunque, non preoccuparti: il prossimo sarà mortale”
    L’amazzone sa che deve controllarsi. Se attacca con rabbia, è perduta. Cosa mi direbbe quel maledetto Fagin in questa situazione? Cosa?
    “Se non hai nessuna possibilità…” le aveva detto una volta “…creala! Ogni avversario, non importa quanto potente, ha un punto debole. Ricordalo!”
    Isparana riflette velocemente. Non ho tempo per morire. Non qui. Non ora! Devo trovare Sagara! E, alzando con rabbia una delle due spade, la fa cozzare contro un muro di pietra, spezzandola in due. Usui per la prima volta è sorpreso. Isparana getta via la spada spezzata, serrando l’altra con entrambe le mani e, senza un pensiero o programma, attacca Usui. Apparentemente, sembra una mossa disperata, ma è assai calcolata: Isparana ha passato anni a combattere con due spade, facendole muovere a velocità impressionante grazie alla sua abilità di ambidestra. Ora che è concentrata sull’uso di una spada sola, la può usare ad una velocità ed abilità mai avuta prima. Essendo inoltre una tecnica mai fatta prima ed inventata sul momento, Usui non è capace di indovinarne lo sviluppo, visto che nemmeno Isparana lo sa. In questo momento, lui è davvero cieco.
    L’impatto è violentissimo: la spada Ramsinga e il suo padrone vengono tagliati di netto. Isparana ansima, incredula. Con gli occhi cerchiati dallo sforzo e dal dolore, si volta, osservando il cadavere di Usui.
    “Quel maledetto Fagin…dopotutto…aveva ragione…” sussurra con la voce spezzata, mentre sorride debolmente. Il sorriso si trasforma in una smorfia di dolore: la ferita inizia a farle male. Coprendola con una mano, arranca verso il luogo dove Sagara sta combattendo.

    (98 - Continua qui)


    Edited by joe 7 - 6/7/2016, 15:02
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