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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 102

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 9 July 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 102
    L'ORRENDA TRAPPOLA DI SUKELI: GRIDA, VENUSIA!

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

    Hellsing
    Immagine presa qui.


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate, ottenendo così il potere assoluto. Dopo diverse peripezie, gli amici di Goldrake si sono riuniti a Darkhold, proteggendo i sei cristalli disposti sulle torri. Manca il settimo cristallo, da mettere sulla settima torre: Goldrake sta combattendo contro l’Oscuro in persona per prendergli il settimo cristallo. Una volta collocato sulla settima torre, si otterrà la vittoria finale. Intanto, anche Venusia è a Darkhold, nella roccaforte di Bedlam: sta raggiungendo il luogo dove il sacerdote Sukeli sacrificherà Rex tra poco. Intanto, i numerosi duelli a Bedlam raggiungono il loro culmine, con lo scontro tra Kosaka Shigure, la maestra di spada amica di Venusia, e Sanosuke Sagara, capo dei malvagi Lupi Neri, anch’egli maestro di spada…

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    Shigure ha sbagliato. Ha commesso un errore fatale: nel suo colpo definitivo, con cui avrebbe dovuto sconfiggere Sagara, lui si era spostato. Uno scarto di pochi millimetri, ma sufficiente per dare un colpo a vuoto, e lei non potrà agire in tempo per fermare l’attacco dell’avversario. Sagara lo sa, e la spada si abbassa sulla spadaccina: finirà tagliata in due in un attimo. Il ghigno di Sagara si trasforma subito dopo in una maschera di dolore: è stato colpito all’improvviso sotto l’ascella. Un colpo forte e nettissimo che fa tremare il suo braccio destro, che cade giù come un corpo morto, senza nervi. Grida per il dolore, mentre la Wado Ichimonji, la spada di Sagara, cade a terra e si frantuma. Cosa l’ha attaccato? Osservando la sua ascella destra, vede la fodera di Shigure. La spadaccina l’aveva colpito con quella. Sagara è ammutolito.
    “Un maestro di spada come te dovrebbe ricordarsi che non esiste solo la lama come arma: esiste anche il fodero” commenta Shigure, ritirando il fodero e rimettendovi dentro la sua spada Nabari. “Ti ho spezzato i nervi del braccio destro, Raftel. Non potrai usarlo mai più. La tua abilità di maestro di spada è perduta per sempre.”
    “Non…non è possibile…” balbetta sconvolto, mentre afferra la spalla danneggiata con la mano sana, cadendo in ginocchio. Tenta inutilmente di muovere il braccio, ma non c’è nulla da fare: è morto. Potrebbe benissimo usare il braccio sinistro in futuro, ma non potrà mai raggiungere il livello di prima. E’ finita.
    O no? pensa, percependo subito una possibilità. Agendo con gran rapidità, si sposta da lì in un attimo, comparendo dietro a Isparana, l’amazzone che era rimasta a guardare di nascosto: Sagara l’aveva notata appena la battaglia era finita. Sorpresa, Isparana si trova davanti a sé una tagliente lama tobikunai, sorretta dal braccio sano di Sagara.
    “Non muoverti!” esclama lui.
    “Ma…cosa…che stai facendo?” chiede Isparana, sorpresa.
    “Lasciala stare” esclama Shigure, comparsa subito davanti a loro “Cosa speri di ottenere? Dov’è finita la tua dignità di spadaccino della scuola Shinmei?”
    “Shigure, quello che conta è solo la forza…e conoscenza è potere! Quando le sette stelle saranno allineate, verremo a conoscenza di tutti segreti dell’universo. Nulla ci sarà ignoto. Tutto ci sarà possibile. Creeremo una nuova era!” conclude gridando, con uno sguardo folle.
    “La forza non è conoscere le cose, la forza è amarle. Sukeli, lo stregone nero, ti ha pervertito, Raftel!”
    “Dì quello che vuoi, ormai hai perso” replica Sagara, avvicinando di più la lama tobikunai alla gola di Isparana. Anche con un braccio solo, lui è ancora temibile, e l’amazzone lo sa: solo una mossa ed è morta. “Shigure, fai ciò che ti dico! Usa la tua spada contro di te ed ucciditi. In fretta, o lei morirà!”
    Shigure è impietrita. Sagara è caduto molto più in basso di quanto pensava. Isparana, in particolare, è scioccata.
    “Ma, Sagara…io credevo che tu…che tu ed io…”
    “Storie. Avvicinarmi alle donne era solo un’esperienza, per me, per trovare persone che potessero usare le spade Owazamono. Tu, Venusia, tutte…mi interessavate solo per questo”
    “Ma…il bacio che mi avevi dato…l’avviso di scappare via da qui…”
    “Cose simili facevano parte del gioco. Per essere un’amazzone esperta, sei piuttosto ingenua”
    Rivolgendosi a Shigure, esclama: “Allora? Vuoi che muoia?”
    “E pensare che avevi anche promesso a Venusia di aiutarla a trovare suo figlio…tutte menzogne. Sei completamente corrotto, Raftel” replica Shigure, estraendo la spada con calma innaturale e puntandosela contro, fermandosi all’improvviso. “Come faccio a sapere che uno come te manterrà la promessa di lasciarla viva? Per quello che so, la potresti uccidere subito dopo”
    “Non hai scelta. Muoviti, fà presto!”
    Ma all’improvviso, Sagara si accorge che una spada l’ha penetrato da un capo all’altro del petto, inaspettatamente. Isparana, stringendo i denti, con le lacrime agli occhi, aveva estratto la sua spada in un lampo e, afferrando l’elsa con entrambe le mani, aveva piantato la lama nel petto di Sagara, dietro di lei, spostandosi per evitare di essere colpita dalla sua stessa spada. Indebolito e concentrato su Shigure perché non facesse mosse particolari, Sagara non aveva pensato ad Isparana. Barcollando, arretra, con la spada ancora dentro il suo corpo. Lasciando cadere la tobikunai, mette una mano sulla ferita, che sta perdendo sangue in continuazione. Indietreggia ancora, sconvolto, mentre le donne lo fissano, impietrite da quello che sta succedendo. Non fanno in tempo ad avvisarlo: Sagara mette un piede in fallo ed inizia a cadere dall’alto della torre, gridando. Nelle condizioni in cui è, non ha nessuna possibilità di salvarsi, e nemmeno Shigure, indebolita per la battaglia, è capace di fare qualcosa. Il corpo di Sagara si sfracella a centinaia di metri da loro.
    Le donne rimangono in silenzio, senza sapere cosa dire. Shigure pensa a quel momento, in cui Sagara stava per vincere: la sua spada aveva fallito, ma, in quell’attimo, lei aveva avvertito una voce familiare dentro di sé, che le diceva di usare la fodera. Aveva riconosciuto quella voce: era di Amauta. Anche da morto, lui le è sempre vicino…

    Venusia è arrivata. Davanti a lei c’è la Teocalli, il luogo dei sacrifici: una gigantesca piramide, come quelle che c’erano in Sudamerica, maya o azteche. Venusia aveva visto cose del genere a scuola, ma non pensava che fossero così enormi. Non solo: c’è un particolare raccapricciante che la fa inorridire. Le teocalli che aveva visto in fotografia erano tutte di colore bianco o giallastro, lo stesso delle pietre. Ma questa è rossa, di un rosso marrone gocciolante, dipinto male sopra la pietra scura. Si avvicina, spaventata e inorridita, scendendo dalla diatryma e toccando il colore con un dito. Non si sbagliava: è sangue. Sangue umano. Per un attimo sente un capogiro: quanti ne hanno ammazzati per ottenere uno spettacolo così orrendo? Alza la testa, osservando le sette stelle: sono quasi allineate. Bisogna far presto, salvare suo figlio Rex da quell’inferno. Si sente bruciare dentro. Grida a Ney, la piccola elfa nera che l’aveva portata fin laggiù, esclamando: “Nasconditi da qualche parte con la diatryma e non muoverti da lì finchè non torno!”
    “Va bene” risponde la bambina, mentre scende ed afferra le briglie dell’animale. La bimba osserva con occhi perplessi Venusia che estrae la spada, indossa la sua bisaccia e corre veloce salendo i gradini. Dopo un po’, è già scomparsa dalla sua vista. Venusia è cambiata, da quando si sono avvicinati alla teocalli. Ney avvertiva che i suoi occhi stavano iniziando a brillare, simili allo stato di berserk delle amazzoni, ma in modo così sottile che solo l’elfa riusciva ad accorgersene. Quando Isparana aveva replicato duramente a Venusia, poco fa, Ney non aveva nessun dubbio sul fatto che Venusia, sotto l’effetto dello stato di berserk, l’avrebbe uccisa, o avrebbe tentato di farlo. Per questo, visto che Ney era seduta davanti a lei a cavallo della diatryma, la bimba aveva afferrato una mano, sussurrandole di calmarsi: in qualche modo, aveva funzionato. Venusia aveva avvertito il pericolo: stava rischiando di tornare in berserk, come quando aveva incontrato Sagara per la prima volta. Per questo aveva parlato a Isparana con calma e l’aveva salutata: stava cercando disperatamente di controllarsi. Ma ora, che aveva visto la Teocalli insanguinata, non si era trattenuta più. La Venusia che sta salendo lungo le scale della tetra costruzione ora è una furia incontrollabile, con gli occhi che tendono al bianco. Lo stato di berserk in lei ora è totale, e tende ad aumentare esponenzialmente.
    “Venusia…stai attenta” sussurra Ney “rischi di sprofondare nell’oscurità.”

    Le esplosioni a Bedlam si susseguono: ora sono scoppiati tutti i depositi di armi, e Jocasta, l’ex-capitano delle Amazzoni, che li ha fatti esplodere, esce dal tunnel, inseguita da un mare di fuoco, spronando a tutta forza la sua diatryma. Escono appena in tempo: tutto viene divorato dalle fiamme in un selvaggio istante, e il botto delle esplosioni, col conseguente spostamento d’aria, fa volare la cavallerizza insieme all’animale, che atterrano duramente al suolo. Jocasta, abituata alle cadute, si rialza abbastanza in fretta, ma, osservando Blanco, la sua diatryma, si accorge che lei non ce l’ha fatta. La caduta è stata fatale per l’animale: il collo si è spezzato come un grissino. Almeno, è morta in un attimo.
    “Mi dispiace, Blanco” sussurra Jocasta, osservando l’animale fedele che le era stato accanto in tante battaglie. Ora non c’è più nessuno: Jocasta è tornata sola, come un tempo. Caledonia è morta, e tutto sta morendo attorno a lei. Si osserva: coperta di bende in tanti punti, anche su un occhio, e con i vestiti laceri, le è rimasto ben poco della fiera comandante che era. Si sente stanca, e vorrebbe restarsene lì a morire. Ma non è ancora finita. Deve fare un’ultima cosa. Per Caledonia. Si volta e corre verso una meta precisa.

    Venusia corre più veloce: la Teocalli è divisa in vari stadi, con delle piazze al centro delle quali la scalata prosegue, sempre più in alto. Le sette stelle, ormai, sono quasi allineate. Brillano tutte insieme di una luce innaturale, sinistra, che brilla come affamata del sangue umano. Manca poco al sacrificio. Venusia dentro di sé è terrorizzata dall’idea di non fare in tempo, e si agita ancora di più, stringendo i denti. Ormai è dominata da una furia che non avrebbe mai pensato di avere. Serra la spada Brisingamen con tutta la forza possibile e aumenta la corsa, prendendo due o tre gradini per volta.

    Lo Stregone Nero Sukeli, dall’alto della piramide di pietra, osserva divertito la persona che sta arrivando da lontano.
    “Mio signore Sukeli” obietta il servo Bola, il gobbo, afferrando con entrambe le mani il suo nodoso bastone “quella donna infame si sta avvicinando. Osa fermare l’inarrestabile. Permetterai forse una cosa simile?”
    “E cosa c’è da preoccuparsi, mio buon Bola? Il sacrificio non è già pronto, forse? E la sacerdotessa non sta forse arrivando a compiere l’immolazione? No, non ci sono problemi. Lasciatela pure venire, non può più fare nulla ormai.”
    “Permettetemi di abbattere l’infame” tuona il gigantesco Zinn, la guardia del corpo di Sukeli, agitando la sua doppia ascia.
    “No, Zinn” replica Sukeli, sorridendo e arricciandosi un baffo tra le dita. I suoi occhi si socchiudono rapaci sul piccolo bambino dormiente sull’altare: Rex, il figlio di Venusia e Actarus. “Da quando in qua la guardia del corpo abbandona chi deve difendere? Ma, se proprio insistete…Bola, a te.”
    “Vi ringrazio, mio signore” replica con un inchino il gobbo, esclamando parole oscure e inintelligibili: dal suo bastone escono orrendi esseri demoniaci con ali di pipistrello e zanne, che si dirigono verso Venusia emettendo alte strida simili a quelle di rapaci.

    Venusia li osserva per un attimo, per nulla intimorita: anzi, avverte solo il puro desiderio di farli a pezzi. La ragazza serena e combattiva di un tempo è scomparsa, sostituita da una donna dagli occhi bianchi somigliante alle Furie, che taglia le creature senza pietà, muovendo la spada senza sbagliare ed abbattendone a decine in pochi attimi. Sorpassa l’ostacolo ed avanza, tagliando senza pietà gli ultimi rimasti: gli esseri demoniaci cadono tutti, mentre Venusia, indifferente alle ferite e alle vesti lacerate, con le piastre di metallo che cadono quasi tutte a terra, avanza verso la cima della Teocalli, dove vede un uomo in una lunga veste sgargiante, dorata e dai mille colori cangianti. Capisce subito chi è, anche se lo vede per la prima volta, e, alzando la spada, grida con uno sguardo terribile:
    “SUKELI!”
    Zinn si fa avanti per parare il colpo, ma lo Stregone Nero lo ferma con un cenno, mentre esclama tranquillo:
    “Basta, adesso!”
    Inaspettatamente, Venusia si ferma. E’ bloccata a metà dell’azione, con la spada immobile: sembra pietrificata.
    “Rimetti la spada nel fodero.”
    Venusia obbedisce senza esitare, silenziosa, con gli occhi che tornano normali e assenti.
    “Sono contento che tu sia venuta, mia cara. Non potevamo iniziare senza di te” continua Sukeli, accarezzandola al mento. “Forse vuoi sapere cosa è successo? Oh, è molto semplice. Stavamo aspettando la sacerdotessa per l’immolazione. Ora, è arrivata.”
    Una pausa. Il corpo di Venusia si irrigidisce, come se fosse in conflitto interno. Poi si quieta.
    “La tua volontà non esiste più, regina di Fleed. E’ stata completamente cancellata. Vedi, avevo capito sin dall’inizio che tu eri viva. E’ un miracolo che tu sia sfuggita a quella bestia di Jezabel, quando ti ha aggredita al palazzo reale di Fleed. E da lì, avevo previsto cosa avresti fatto. Conosco la tua storia, Venusia: la ragazza coraggiosa che aiuta Duke Fleed contro Vega. Cosa avrebbe mai fatto una persona simile per raggiungere il figlioletto? Semplice, sarebbe andata di nascosto tra le Amazzoni. Da allora ti ho aspettato, Venusia, con ansia. Quasi temevo che non saresti arrivata in tempo. Vedi, il sacrificio del bimbo è molto più efficace se lo fa la madre. Ovviamente, una madre non lo può fare: ma, inserendoti tra le amazzoni, ti sei aperta allo stato di berserk, la furia assassina delle amazzoni. Una furia che viene dai demoni, e che distrugge quanto di bene c’è in un’anima. Avevi avvertito il pericolo, vero, Venusia? Hai cercato di resistere. Sei persino riuscita a dire di no a Sagara. Ma, quando ti sei avvicinata alla Teocalli, non sei più riuscita a controllarti. Sei entrata totalmente in berserk. Da quel momento, Venusia, tu eri mia. Definitivamente.”
    Le sette stelle ora sono completamente allineate.
    “Estrai ora la spada, Venusia” La donna obbedisce, come un automa.
    “Jezabel è stata un vero ostacolo ai miei piani. Aveva capito che tu eri viva e l’ho dovuta ingannare. Così, quando alla fine lei ti ha vista, ho fatto in modo che non ti riconoscesse. Mi servivi viva, Venusia. Dovresti ringraziarmi”
    La risata di Sukeli è agghiacciante.
    “Ora vai, Venusia. Vai e uccidi tuo figlio”
    Lei si muove in trance, avvicinandosi, passo dopo passo, all’altare, dove Rex dorme. I suoi occhi aperti non vedono nulla, non sentono nulla. La lama si alza. E si abbassa.

    (102 - Continua qui.)


    Edited by joe 7 - 11/7/2016, 15:35
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