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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 112

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 21 July 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 112
    NEY

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

    Ney


    RIASSUNTO: Siamo arrivati all’ultimo atto della lunga battaglia contro l’Oscuro. Davan Shakari, l’Oscuro, un antenato di Duke Fleed, ha riunito un immenso esercito e ha fatto rapire Rex, il figlio di Actarus e Venusia, che vivono ora su Fleed come re e regina. Infatti, l’Oscuro vuole sacrificare Rex quando sette stelle saranno allineate, per ottenere il potere assoluto. Goldrake e i suoi compagni sono arrivati a Darkhold, il pianeta dell’Oscuro, e sono riusciti a sconfiggere il suo esercito, ma a carissimo prezzo: quasi tutti perdono la vita nello scontro, e Duke Fleed stesso è sul ciglio della morte. Maria cerca di aiutarlo mentalmente, per trovare la parola che possa liberare l’ultimo sigillo che blocca Goldrake dal sviluppare tutta la sua forza, ma si trova intrappolata nella mente dell’Oscuro stesso. Mentre le sette stelle si sono allineate al di là dello spazio e del tempo, Venusia riesce alla fine a sventare il sacrificio, ma non ha più le forze per portare il cristallo nero sulla Torre della Solitudine entro cinque minuti, dopo i quali le sette stelle non saranno più allineate e non sarà più possibile fermare l’Oscuro. Inoltre, deve proteggere suo figlio perché l’Oscuro lo vuole uccidere entro questi cinque minuti. Quando tutto sembra perduto, si fa avanti la piccola elfa nera Ney, a cavallo di Kui, la diatryma di Venusia…

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    Mancano cinque minuti alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    “Ney?” ripete Venusia, incredula, osservando la piccola elfa nera a cavallo del gigantesco uccello a due zampe: Kui, la diatryma di Venusia. “Cosa fai qui?”
    “Sono venuta qui in fretta perché volevo vedere come stavi: ho sentito i vostri discorsi. Dammi il cristallo, Venusia: non posso perdere neanche un secondo!”
    Con una mossa rapida delle redini, Ney fa avvicinare la diatryma a Venusia e si china subito, afferrando il cristallo dalla sua mano.
    “Aspetta, Ney! E’ troppo pericoloso! E’ un labirinto…” esclama Venusia, cercando di alzarsi: ma la gamba ferita non riesce a reggerla e cade in ginocchio, cercando di proteggere Rex, che tiene in braccio.
    “Io sono un’elfa, ricordi?” risponde Ney “Gli elfi conoscono subito la strada giusta. Non esiste labirinto per loro. Andiamo, Kui!”
    Il gigantesco uccello muove in fretta le sue zampe, scendendo dai gradini della Teocalli con una rapidità tale che sembra quasi che voli sopra la piramide, senza mai sbagliare nemmeno una volta la discesa delle zampe sulla gradinata. Appena Venusia e le altre si rendono conto di ciò che è successo, Kui e Ney sono già lontani dalla Teocalli, continuando a correre veloci come il vento. Oltre alle donne, un altro paio di occhi osserva malevolo la figura al galoppo che si allontana. Arrancando e strisciando, non avendo più la forza di alzarsi a causa dello shock che Venusia gli aveva arrecato, Sukeli, lo stregone nero, riprende a salire faticosamente, gradino dopo gradino, verso il vertice della Teocalli, dove si trovano Venusia e le altre. Il dolore è tremendo, ma stringe i denti, spinto dall’odio.
    Non è finita. No, non è finita!

    Davanti al robot Goldrake, inginocchiato a terra, inerte e sconfitto, completamente martoriato e infilzato di spade da ogni parte, l’Oscuro non presta la minima attenzione: stava per uccidere mentalmente il figlio di Actarus e Venusia, ma è stato costretto ad interrompere l’azione perché avverte ancora quella resistenza dentro di lui: qualcuno che è entrato nella sua mente.
    Chiunque tu sia, pensa, non puoi vincere contro di me. La mia mente è la parte più protetta. Ti eliminerò come un insetto!

    Maria Fleed, nella sua forma spirituale all’interno dell’Oscuro, sente una pressione spaventosa attorno a lei: sta rischiando letteralmente la vita. Da lì non può uscire, e le pareti mentali che la imprigionano stanno per stritolarla. Alcor, anche lui in forma spirituale, cerca di aiutarla, ma sono come foglie spinte dal vento. La potenza spirituale dell’Oscuro, che attinge alla Fenice, il potere primordiale della famiglia Fleed, è troppo vasta per loro. Ma Alcor non si arrende.
    Da soli non ce la facciamo, pensa. Ma qualcuno può aiutarci…qualcuno che posso contattare. Infatti, se il legame di sangue funziona tra me e Maria, dovrebbe funzionare anche tra me e mia sorella Ayane!
    Alcor, afferrando la mano di Maria, si concentra chiamando sua sorella.
    Ayane, ascoltami. Ayane!

    Yatsuhashi Ayane, la sorella di Alcor, a bordo dell’astronave-scialuppa del Drago Spaziale, accanto al dottor Procton, si ferma di botto, come se ascoltasse una voce lontana. Poi agisce subito, afferrando la mano del professore.
    “Miss Ayane…cosa succede?” chiede Procton, che deve interrompere la sua ricerca al computer per aiutare Actarus.
    “Dia l’altra sua mano ad un altro, professore, presto!” esclama la donna, agitata, afferrando anche la mano di Miwa e dicendole la stessa cosa “Afferratevi tutte le mani a vicenda. Fate una catena, e non le mollate per nessun motivo!”
    Il carisma di comando di Ayane si fa sentire e nessuno obietta: in poco tempo, tutte le persone dell’astronave sono unite mano a mano, e si sentono come trasportate lontano. Infatti, i loro spiriti si uniscono a quelli di Alcor e Maria nella mente del nemico, dando una maggior resistenza all’assalto dell’Oscuro. Ma non basta.
    Sento che mi resisti ancora, intruso, pensa lui, ma più combatti, meglio ti conosco. Sei una donna. E sei della mia stirpe. Maria Fleed. La sorella di Duke. Devi essere qui vicino. Mi basterà trovare il tuo corpo inerte e ti eliminerò in un attimo, mosca fastidiosa. Non ho tempo da perdere con te: devo sacrificare subito Rex prima che le sette stelle cessino il loro allineamento!

    Mancano quattro minuti alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    Sukeli avanza lentamente, strisciando: ormai è arrivato alla cima della Teocalli. Le sue gambe non rispondono più bene, e ha faticato terribilmente per arrivare fin lì: ma il sacrificio dev’essere fatto, ad ogni costo. Davanti a lui, in fondo, si vedono le donne riunite attorno a Jezabel a terra. Sogghigna nel vederla moribonda: non c’è mai stata stima tra loro, anzi odio sotterraneo. Il suo incantesimo per renderlo invisibile agli altri funziona egregiamente. Si alza con gran fatica e riesce a stare in piedi: mette in avanti le mani e le carica di energia magica alla massima potenza: in un colpo solo, ammazzerà sia la madre che il figlio. E il potere assoluto sarà dell’Oscuro…e anche suo.

    Poco prima, Venusia aveva chiesto a Shigure, la maestra di spada:
    “Cosa facciamo adesso?”
    “Siamo troppo deboli ora per muoverci da qui. Né tu, né io, né Isparana o Jocasta abbiamo la forza di scendere da queste scale. Jezabel” chiede alla donna ferita a terra “ci sono delle uscite secondarie da qui?”
    “Forse…” risponde lei a fatica “ma le conosce solo Sukeli.”
    “Andiamo bene” borbotta Isparana.
    “Quello che mi preoccupa è Ney” dice Jocasta, l’ex-capitano della Terza Divisione delle Amazzoni “Può darsi che faccia in tempo a raggiungere la Torre della Solitudine a cavallo di quella diatryma, visto che è una bambina e quindi non pesa molto. Ma come farà ad affrontare tutti i venti-trenta Lupi Neri che sono lì? Sarebbe dura per noi, anche se fossimo in ottime condizioni!”
    “Quella bambina sa combattere?” chiede Venusia.
    “Ney? Per nulla. Non ha capacità particolari, a parte quella di conoscere il percorso giusto. L’avevo trovata anni fa in un bosco, mezzo morta di fame: era stata abbandonata dalla sua gente perché era considerata maledetta dagli dei per via della sua pelle scura. Infatti, il suo stesso nome, “Ney”, non è un nome: significa “no”, “è sbagliato”, nella lingua degli elfi. Non sapevo che ruolo darle, visto che era troppo piccola, e quindi l’avevo messa a custodire le diatrymas, così che almeno stesse fuori dai guai. Ho saputo che le amazzoni a volte la maltrattavano, ma non potevo farci molto: se l’avessi protetta, sarebbe stato peggio per lei, che l’avrebbero considerata la “cocca del capitano”. Mi aveva fatto piacere quando ho saputo che tu hai preso le sue difese, Venusia”
    L’altra annuisce. Stringendo a sé Rex, Venusia aggiunge:
    “Però sono davvero preoccupata per lei. Non avrei dovuto lasciarla andare”
    “Non sottovalutarla” dice all’improvviso Jezabel, cercando di alzarsi facendo forza su un braccio “Quella elfa mi ricorda di quand’ero piccola. Non hai idea di cosa ero capace di fare già allora”
    “Può darsi” replica Venusia, incerta. Non sa ancora se fidarsi o meno di lei.
    All’improvviso, inaspettatamente, Jezabel scatta verso Venusia, spingendola lontano e sorprendendo anche le altre, che avevano abbassato la guardia: prima però che possano reagire, Jezabel viene ferita al petto da un’energia luminosa che la trapassa da parte a parte. E’ stata colpita da qualcuno. Voltandosi verso l’origine dell’energia, osservano stupefatte la figura di Sukeli, privo della sua protezione magica. Estraggono le loro spade per attaccarlo: però lo stregone nero non si muove. Il suo volto, pallido come cera, è una smorfia di dolore e i suoi occhi sono spalancati, mostrando stupore e smarrimento. Il suo petto è trapassato da una grande ferita che perde sangue in continuazione.
    Sono…morto? Non è…possibile. Non può accadere a me…non a me…io sono Sukeli…non posso morire…
    Lo stregone nero si affloscia a terra come un mucchio di stracci, mentre una pozza di sangue scuro inizia a formarsi attorno a lui.
    “Avrei dovuto farlo anni fa. Meglio tardi che mai. Và all’inferno, Sukeli, e restaci!” dice Jezabel con voce soffocata e con la mano destra ancora protesa in avanti, che aveva appena lanciato la scarica letale che ha ucciso all’istante lo stregone nero.
    Venusia si rende conto solo adesso di cosa è successo. Jezabel, di cui poco fa dubitava, ha sacrificato la sua vita per lei e per Rex. La comandante delle amazzoni crolla, sorretta dalle altre, che cercano di aiutarla, ma si rendono conto che ormai è spacciata. La ferita fatta da Sukeli è troppo estesa, e si è aggiunta alla ferita precedente ricevuta dal Delfino Spaziale. Venusia le si avvicina, agitata.
    “Jezabel…io…io non…cioè...perchè mi hai salvata?”
    “Questa è bella, Venusia...” risponde lei pallida, con una voce sempre più lontana “Stai piangendo per me? Nessuno…l’ha mai fatto prima…”
    Venusia si rende conto solo ora delle sue lacrime.
    “Jezabel…”
    “Non è il mio nome. Non ho nome…proprio come Ney…ero nata senza nome. Sai, Venusia? Tu sei molto amata. Anch’io…avrei voluto sapere…cos’è l’amore…”
    Le sue ultime parole quasi non si sentono: i suoi occhi si chiudono e la mano di Jezabel cade a terra, ormai inerte. Jocasta le afferra in fretta il polso, ma non sente più il battito. E’ morta. All’improvviso c’è un silenzio attonito tra di loro.
    “Riposa in pace, comandante” sussurra Isparana.

    Mancano tre minuti alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    Kui, la diatryma, galoppa con grande furia, e Ney la sprona senza sosta: ogni secondo è prezioso. L’animale esegue immediatamente ogni cambio di direzione che la piccola elfa gli comanda, senza esitare. Ney sente istintivamente che è la strada giusta, e non dovrebbe mancare molto alla Torre della Solitudine. Per un attimo si sente rincuorata, quando all’improvviso vede dei militari davanti a lei: sono normali soldati, al servizio dell’Ombra, coi fucili laser in mano.
    “Altolà!” grida il loro capitano, alzando la mano per avvisare.
    Non c’è tempo da perdere. Ney fa schioccare le redini, e Kui capisce subito: la diatryma fa un salto enorme di tre-quattro metri d’altezza, superando in un attimo il posto di blocco e correndo lontano, davanti agli occhi stupiti dei soldati.
    “Cosa state lì a guardare, imbecilli? Sparate! Sparate!!” grida il capitano.
    I laser crepitano con gran fragore, sfiorando la piccola elfa spaventata, che si appiattisce ancora di più alla diatryma, afferrandone le piume per non cadere.
    “Corri, Kui, corri! Ti prego!”
    La Torre della Solitudine comincia a farsi vedere all’orizzonte, mentre i militari salgono sulle loro astronavi e vanno all’inseguimento di Ney, continuando a sparare. Poco lontano, gli spari e i rumori del galoppo risvegliano una persona in un vicolo buio, che riapre gli occhi, confusa. La poca luce illumina il volto stanco di Shizuri, la signora delle nevi.
    Cosa è successo? Cosa sono questi rumori? Dove sono?
    Lentamente, Shizuri si alza e mette una mano sulla fronte, cercando di ricordare: Avevo combattuto contro…Jezabel…e avevo perso…ma io…chi sono? Non ricordo bene…
    Cerca di camminare, barcollando, quando sente una fitta al fianco: Jezabel l’aveva ferita lì con la sua spada. Appoggiandosi al muro, cerca di mettere in ordine i suoi pensieri: ma sono caotici, confusi, come un turbine. La testa le gira.
    Nel frattempo, Kui crolla all’improvviso, e Ney cade a terra, cercando di attutire l’urto. Si alza in fretta, abbracciando preoccupata la diatryma.
    “Kui, che ti succede? Forza, stanno arrivando…”
    Non riesce più a continuare: l’elfa si accorge che il corpo della diatryma è pieno di ferite. Ney aveva notato infatti che negli ultimi istanti era sembrata un po’ lenta, e l’aveva spronata senza accorgersi di nulla. Kui era stato colpito più volte dai laser, ma ha voluto continuare a correre lo stesso. Con le lacrime agli occhi, l’elfa abbraccia la diatryma morente sussurrando:
    “Kui…perdonami!”
    Vedendo che gli inseguitori si avvicinano, Ney si alza e corre via veloce, ma le sue piccole gambe non possono tenerli lontano. Ormai è questione di tempo e sarà raggiunta. Mentre corre disperata, passa proprio davanti al vicolo dove Shizuri si è appena risvegliata. Osservando passare la piccola elfa, la donna sussulta nell’osservarla.
    Aleta? Non è possibile…è mia figlia Aleta? Non è morta? E’ viva?
    Shizuri esce subito dal vicolo, osservando la bambina che corre lontano e, dall’altra parte, gli inseguitori che stanno arrivando dalla parte opposta ed incombono verso di lei, sparando all’impazzata. Uno dei soldati, a bordo della sua astronave, la vede da lontano e dice alla radio:
    “Capitano, c’è lì una donna in kimono coi capelli bianchi! Ci sta tagliando la strada! Cosa facciamo?”
    “Che domanda stupida. Eliminala, idiota!”
    Il soldato punta contro di lei il fucile, prendendo la mira e sparando. Tutto a posto…No, è ancora in piedi! Com’è possibile? si chiede il soldato, sconvolto. Le astronavi stanno per superare Shizuri, e alcune di esse, nella loro traiettoria, la investiranno in pieno. La regina delle nevi non si muove minimamente: al momento dell’impatto, non solo le astronavi coinvolte direttamente, ma pure tutte le altre diventano pura neve, insieme a tutti i soldati presenti. La neve cade lentamente attorno a Shizuri, che riapre gli occhi con l’espressione fredda e spietata di un tempo.
    Dim Mak, tocco di morte. Volevate fare del male a mia figlia, proprio davanti a me? Pazzi che non siete altro. Far infuriare la Regina delle Nevi è morte sicura.”
    L’elfa Ney, intanto, corre veloce verso la Torre della Solitudine, osservando stupita che nessuno la sta inseguendo più. Cos’è successo? Ma non c’è tempo per pensarci. Ora la torre è vicina.

    Mancano due minuti alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    La mente dell’Oscuro, nonostante la partecipazione delle persone contattate da Alcor, impedisce ancora a Maria di uscire fuori da lì per raggiungere la mente di Actarus e trovare la parola chiave che permetta di togliere definitivamente i sigilli a Goldrake. Il muro spirituale dell’Oscuro, nero e senza fine, resta impenetrabile. Però l’azione combinata di tutti gli amici di Alcor e Maria riesce a proteggere lo spirito della ragazza: l’Oscuro non riesce ad ucciderla mentalmente. Per questo, lui sta cercando il corpo di Maria: una volta trovato, basterà eliminarlo per togliere anche lo spirito di lei. Sente che è vicina: infatti, alla fine, in un vicolo, la gigantesca figura dell’Oscuro troneggia sopra il corpo immobile di Maria Fleed, dallo sguardo assente, seduta nella posizione del fiore di loto insieme ad Alcor, anche lui privo di movimento. Gli occhi dell’Oscuro brillano soddisfatti, pronti per lanciare un paio di raggi devastanti che ridurranno Alcor e Maria in polvere: poi toccherà a Rex. Ma all’improvviso, sente una morsa ad un piede e si volta in basso, rifiutando di credere a quello che vede. Goldrake, anche se pieno di ferite e trafitto in più parti, strisciando, è riuscito ad afferrarlo faticosamente ad un piede e non molla la presa.
    “Non è possibile…” dice l’Oscuro, incredulo “Ti muovi ancora, nonostante tutto quello che ti ho fatto? Come fai ad essere ancora vivo? Sparisci, dannato zombi!” grida, cercando di liberarsi. Alla fine, ci riesce ed allontana Goldrake con un calcio. All’improvviso, però, sente qualcosa nella sua mente: Maria sta per liberarsi. Ma com’è possibile? Non c’era abbastanza forza in tutte le persone che lei e Alcor avevano chiamato…Cosa è successo?

    Alcor e Maria stessi sono sorpresi. Proprio mentre stavano per cedere, sono arrivati, insieme agli altri, anche gli spiriti di tutte le persone che erano cadute in battaglia: Tetsuya, Jun, Koji, Sayaka, Hiroshi, Ryo, Michiru, Banjo e tutti gli altri. Un fiume in piena, che rivitalizza lo spirito di Maria, facendole colpire in pieno il muro mentale dell’Oscuro, che alla fine si frantuma: da lì, Maria osserva lo spazio aperto e sente di essere libera, finalmente. Vede chiaramente la strada per raggiungere Duke Fleed. Vede la parola chiave. Vede tutto. Deve raggiungere Actarus. Presto. Presto!

    In quel momento, Duke Fleed sta per morire: il Goldrake straziato è un riflesso delle ferite sul suo corpo. Non sa nemmeno lui dove abbia trovato la forza di afferrare il piede dell’Oscuro. Ma ora non è più capace di fare nulla. Più che il dispiacere di morire, si rammarica di non avercela fatta: ormai il suo nemico ha vinto, i suoi compagni saranno distrutti, e Venusia e Maria pure loro…non vuole questo, ma sente la vita che sta andando via sempre di più dal suo corpo. Comincia a vedere delle visioni, come Maria che gli sta correndo incontro gridando. Vorrebbe raggiungerla, abbracciarla, consolarla, ma non ha più nemmeno la forza di fare questo. Però si accorge che quella visione parla. Strano, le visioni di solito non parlano. Maria dice qualcosa, ma lui non capisce. Però pian piano la voce diventa più chiara. E’ una parola, che lei ripete sempre più forte:
    “Arayashiki! ARAYASHIKI!”
    Arayashiki. L’ultimo senso, quello che è sopra gli altri: il nome segreto della Fenice. L’ultimo sigillo è rotto. All’improvviso, la stanchezza e il dolore gli cadono giù come una maschera. Si sente rinvigorito, rinforzato come mai prima. Sente Goldrake nelle sue mani, molto più di un tempo. Avverte come una cascata immensa di energia che gli scende nello spirito, e il corpo ritorna ad essere perfettamente sano. Goldrake si alza in piedi, completamente rinnovato, senza nessuna ferita, luccicante e splendente come se fosse stato appena creato in quel momento. Il pieno potere della famiglia reale, della Fenice, ora è in lui: non un potere usurpato come quello dell’Oscuro, ma un potere suo di diritto. Il suo nemico, stupefatto, attacca subito Goldrake con tutta la sua energia, che investe in pieno il robot come una fornace ardente: ma su di lui non fa nessun effetto. L’Oscuro non fa in tempo a stupirsi: l’attacco di Goldrake è così repentino che neanche lo vede. Un pugno in piena faccia lo scaglia lontano, abbattendo diverse torri nella sua caduta. L’Oscuro si rialza a fatica.
    “Non è possibile…Non puoi avere così tanta forza! Devi cadere! CADI, MALEDETTO!”
    Tutto il potere della Fenice si scaglia contro Goldrake, in un impatto che devasta il pianeta Darkhold stesso.

    Mancano novanta secondi alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    La piccola elfa Ney ha raggiunto i portoni della Torre della Solitudine: l’immensa altezza della costruzione – la più alta in assoluto di Darkhold - la sgomenta. Come farà a raggiungere la cima in così poco tempo? Dalla porta, inoltre, escono alcuni Lupi Neri, l’elite del defunto Comandante Sagara, che l’hanno già avvistata.
    Non c’è speranza, pensa lei scoraggiata, stringendo il cristallo nero in mano.
    All’improvviso, dietro di lei una persona la solleva e la abbraccia, stringendola a sé ed accarezzandola. Ney è disorientata, osservando sorpresa la regina di ghiaccio, Shizuri, che la osserva in un modo tenero.
    “Aleta! Sei viva, Aleta, figlia mia! Quanto tempo! Finalmente ti ho ritrovata!”
    Ma cosa sta…mi scambia per sua figlia? E’ impazzita? pensa Ney, interdetta. Poi la osserva negli occhi: sono vacui e sofferenti, quasi in delirio. Si accorge che è ferita ad un fianco: una ferita di spada, che è stata cauterizzata col ghiaccio, ma evidentemente l’ha danneggiata nella mente. Ney comprende: Shizuri ha perso la ragione. In qualche modo, l’ha scambiata per la figlia morta. Si agita, cercando di liberarsi.
    “Per favore, lasciami…devo mettere subito laggiù questo cristallo! Ho pochi minuti!”
    “Lo vuoi portare subito lì? Considerala cosa fatta, Aleta!”
    Alzando un braccio, Shizuri richiama Zuu Shiin, lo spirito del vento: all’istante si trovano all’interno della Torre della Solitudine, circondati da decine di Lupi Neri. La regina delle nevi si guarda intorno.
    “Evidentemente, Zuu Shiin può portarci solo sin qui. Poco male, Aleta. Saliremo lungo questi gradini: sono pochi, ed arriveremo a destinazione in un attimo”
    “Voi non andrete da nessuna parte! Nel nome dell’Oscuro, uccidiamole!” gridano i Lupi Neri, estraendo le loro armi e saltando veloci verso di loro.
    “Aleta, stammi vicina” Shizuri si illumina, muovendo le braccia in circolo: da lei escono dei raggi luminosi bianchissimi che per un attimo riempiono di luce tutta la Torre della Solitudine: ciascuno dei Lupi Neri diventa una statua immobile di puro ghiaccio, cadendo sul pavimento e spezzandosi in mille frammenti. Tornando normale, Shizuri esclama:
    “Questo è il Kholodny Smerch, l’uragano di neve. Siete stati folli ad affrontarmi: ero una dei Sei Generali, un tempo. Andiamo, Aleta!” Shizuri afferra Ney, sollevandola da terra e, correndo, sale le scale, raggiungendo il tetto in poco tempo. Per un attimo guardano in giro, smarrite, il punto dove mettere il cristallo, ed osservano una specie di altare accanto ad una costruzione di vetro, simile ad un parallelepipedo, dove si vede all’interno una donna bionda, molto bella, immobile all’interno, con gli occhi chiusi e le mani raccolte in grembo. Senza saperlo, osservano il corpo morto di Clorinda, la donna inutilmente amata dall’Oscuro.
    “Andiamo, Aleta: metteremo lì il tuo cristallo” esclama Shizuri, avanzando sicura: ma all’improvviso viene respinta, come se ci fosse una barriera invisibile. Ci riprova di nuovo: nulla. Usa il Kholodny Smerch alla massima potenza: nessun risultato. Come mai non riesce a superare questa barriera? Come può essere così resistente?

    Mancano trenta secondi alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    Poco prima, l’Oscuro guarda l’immenso cratere che la sua furia ha provocato: la struttura atomica stessa laggiù è stata annientata.
    E’ finita, pensa sollevato.
    All’improvviso, però, osserva, in mezzo al fumo, l’immagine di Goldrake, il robot-samurai, completamente illeso ed in piedi.
    “Non è possibile!” esclama lui, stupefatto. “Nessuno può sopravvivere ad un attacco totale del potere della Fenice! Nessuno!”
    “Nessuno, tranne chi quel potere lo comanda: ed è sempre appartenuto alla famiglia reale di Fleed, Davan Shakari” risponde Duke Fleed “Tu hai usurpato il potere della Fenice, non ne sei il padrone. Ora che non ho più i sigilli, la Fenice mi riconosce e non può più attaccarmi. Hai perso, Davan.”
    Goldrake alza il braccio, scagliando i disintegratori paralleli contro l’Oscuro, che viene colpito in pieno: la sua armatura si spezza e crolla a terra. Ora i colpi di Goldrake sono superiori di molto ai suoi. Davan è sconvolto, ma subito dopo sorride.
    No, non è ancora finita. Ho ancora un’ultima chance.
    Aprendo uno scomparto della sua armatura a livello dell’avambraccio sinistro, preme i bottoni presenti in una sequenza precisa.
    “Cos’hai fatto?” chiede Actarus, che gli si è avvicinato a bordo di Goldrake.
    “Ho vinto, discendente di Kail!” gli risponde trionfante l’Oscuro in ginocchio. “Ho attivato l’autodistruzione di tutta Darkhold entro trenta secondi. Tutti noi moriremo, anche Rex: il sacrificio sarà così effettuato, e io in questo modo potrò tornare in vita, col potere assoluto in mano! Non puoi più fermarmi! Ho vinto!”
    Goldrake afferra l’Oscuro per il bavero, avvicinando la faccia alla sua.
    “Maledetto pazzo! Ferma subito questa cosa!”
    “Nulla può più fermare l’autodistruzione, discendente di Kail! Neanch’io! Solo se si mette il cristallo nero sull’altare…ma è impossibile. Nessun essere vivente può attraversare la barriera attorno al cristallo!”
    L’Oscuro esplode in una risata folle. Ha fatto scacco matto.

    Mancano dieci secondi alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    Shizuri ha tentato di tutto, ma persino il pieno potere della Signora delle nevi non può scalfire la barriera invisibile. Ha provato anche ad usare il cristallo nero, ma non ha ottenuto nessun risultato.
    Questa barriera è opera di Sukeli, lo sento. Solo lui può toglierla. Se fosse qui, potrei costringerlo ad eliminarla…ma non lo posso trovare in così poco tempo, pensa Shizuri: non sa infatti che Sukeli è morto, e in questo modo la barriera, senza l’intervento dello Stregone Nero, è destinata a restare così per sempre.

    Mancano cinque secondi alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    Ney prova a toccare la barriera, ma non ci riesce: stranamente, fende solo l’aria. Avanza a tentoni cercando di toccarla, e si accorge che Shizuri è rimasta indietro. La piccola elfa non capisce perché, ma ha superato la barriera senza sforzo. La bambina non lo sa, ma la barriera era stata creata per bloccare gli esseri viventi: ma Ney, considerata dalla sua gente una non-persona, uno scarto, non è vista di conseguenza come “essere vivente” dalla barriera.

    Mancano due secondi alla fine dell’allineamento delle sette stelle.

    La piccola elfa raggiunge subito l’altare e vi mette sopra il cristallo nero, solo un attimo prima che le sette stelle cessino per sempre di essere allineate.

    (112 - Si conclude nella prossima puntata)


    Edited by joe 7 - 22/7/2016, 14:29
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