ZAGOR 107-109: ORA ZERO! (analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Franco Donatelli
Zagor edizione originale Zenith: n. 158, 159 e 160 (usciti nel 1974). I numeri reali di Zagor sono:
107, 108, 109. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 107, 108, 109.
L'episodio conclude la prima vera “trasferta” di Zagor, facendolo tornare a Darkwood dopo una lunga assenza, per la precisione da
“Angoscia” (n. 85 - numero reale della serie - quindi 20 numeri fa). Va detto che siamo in piena
golden age zagoriana, quindi l'elevata qualità della storia è pressochè
scontata.TRAMAZagor e Cico, dopo un lungo viaggio ricco di avventure raccontate nei due anni precedenti della gestione della serie, tornano alla fine a Darkwood: ma non è un ritorno felice. Tutti i trapper e gli indiani sono stati fatto allontanare dalla foresta per ordine del nuovo colonnello di forte Bravery, Kraizer, e dei misteriosi soldati cercano di uccidere i due: Cico è gravemente ferito, ma sembra che Kraizer non sia responsabile degli attentati, che culminano fino alla distruzione della capanna dello spirito con la scure per opera di una specie di fuoco volante. Tonka, l'amico indiano di Zagor, gli rivela che avvengono cose misteriose in un luogo nascosto, dove Zagor, insieme a Tonka e Cico, si reca subito per indagare:scopre che dietro a tutto questo c'è il redivivo Hellingen, che, in combutta con lo stesso Kraizer, ha creato delle bombe volanti per distruggere le città statunitensi e così ricattare il Presidente degli Stati Uniti in persona. Ma Zagor, con un espediente, riesce a farsi credere morto per poi liberarsi e catturare Hellingen: Kraizer viene ucciso insieme ai suoi uomini per opera dei missili di Hellingen che Zagor gli fa mandare, minacciando lo scienziato. Hellingen alla fine impazzisce a causa del fallimento del suo piano e viene consegnato al Ministro della guerra Pickenz.
PREGIA mio avviso, questa è la storia più riuscita con Hellingen - o quantomeno, è la più
coerente col personaggio. Qui infatti troviamo la
quintessenza del mad doctor: frustrazione, megalomania, desiderio di vendetta e un campionario di invenzioni “credibili” per l'ambientazione dell'epoca. Fra esse spiccano soprattutto i MISSILI TELEGUIDATI (anticipazione delle V-2 tedesche), che sono il fulcro della storia (
questo è l'Hellingen che gradirei ritrovare nelle sue prossime apparizioni, senza più sconcertanti impicci con universi paralleli, alieni, magie, wendighi & satanassi vari).
Nolitta rischia molto nello “storicizzare” l'episodio in questione, tirando in ballo addirittura
il presidente degli Stati Uniti in persona. Tuttavia, i riferimenti storici rimangono appena accennati, e la licenza narrativa non sconfina nell'inverosimiglianza (a parte forse la distruzione del Ministero della Guerra a Washington, un po' esagerata come licenza).
Come spesso accade nelle storie di Nolitta, più che le
trame in sé (che, se ridotte all'osso, sono, invero, piuttosto semplici) è interessante il loro
svolgimento, ovvero il
modo di narrare le singole sequenze. Per esempio, Cico viene ferito da una ronda di militari e deve essere condotto a forte Bravery per essere curato. Questa sequenza poteva benissimo venire risolta mostrando semplicemente Zagor che conduce il messicano verso il forte: ma Nolitta aggiunge una serie di dettagliate digressioni che conferiscono grande
pathos al viaggio: Zagor ha la barba lunga, Cico sviene più volte e deve essere trasportato di peso. Inoltre, in vista del forte, Zagor cerca di fargli coraggio, parlandogli dei suoi piatti preferiti: ma si accorge che Cico non risponde più e, allarmato, si mette a correre più in fretta che può verso il forte. Alla fine, Zagor sfoga tutta la tensione accumulata contro l'ottuso soldato di guardia al forte: una scena di grande effetto che, senza queste lunghe premesse, non sarebbe stata egualmente efficace.
Tutta la prima parte è portata avanti con grande senso della
suspense: cosa sono quei “fulmini a ciel sereno” che devastano Darkwood? A chi obbediscono quei soldati che braccano gli ultimi abitanti della regione? E perché muoiono senza motivo apparente, appena vengono catturati? Tante domande che fanno intuire una risposta convergente, ma per ora ci sono troppo pochi indizi.
Ben riuscito il primo confronto tra Zagor e il colonnello Kraizer: il militare dissimula molto bene il proprio coinvolgimento nei tragici eventi di Darkwood, e la sua innocenza risulta
convincente sia per Zagor che per i lettori, infittendo il mistero.
Per comprendere la psicologia di Hellingen, è emblematico il suo dialogo con Zagor durante il loro primo incontro:
"L'affermazione della mia personalità di scienziato, la mia rivincita su tutti i boriosi colleghi che hanno deriso le mie teorie...Ecco cosa mi propongo da anni!" E ancora, in risposta al perché mette il suo genio al servizio di cause distruttive:
"Perché la violenza è l'unico argomento che riesca ad imporsi in un mondo popolato da gente superficiale e irriconoscente, che reagisce e diventa viva solo sotto il pungolo della paura!" In due semplici frasi, Nolitta dice
TUTTO di Hellingen: la sua storia, i suoi scopi e le sue motivazioni. Da additare ad esempio per quegli autori che necessitano di 20 pagine per descrivere un personaggio.
La scena di Zagor preso a frustate da Hellingen è efficacissima e descrive la discesa agli inferi del protagonista: qui la situazione appare disperata. Il punto di svolta della vicenda è la scena della
morte apparente autoprovocata da Zagor, in modo da sottrarsi alla sua condizione di prigioniero. Una trovata non originalissima, già vista fra l'altro in
“L'inferno dei vivi" ma efficace.
Come nel loro precedente scontro (
"Vittoria"), Zagor rivolge contro Hellingen le sue stesse invenzioni: i soldati che lo assediano vengono uccisi dalle loro cinture elettrificanti e le truppe di Kraizer, già pronte a prendere il controllo di Washington, vengono sterminate dai missili teleguidati. Da notare nell'occasione gli scrupoli di coscienza di Zagor, costretto a ricorrere a mezzi orribili per perseguire un pur nobile intento.
Efficace il finale in cui traspare la filosofia
antimilitarista di Zagor (o meglio, di
Nolitta) che distrugge tutto l'armamentario di Hellingen, in modo che neanche il governo statunitense possa usufruire di armi tanto distruttive. Impagabile, nella circostanza, l'espressione incredula del senatore Pickenz. Micidiale anche il discorso di commiato di Zagor:
"Addio, senatore, e non ve la prendete troppo: tutto sommato, per fare le sue guerre, la stupida umanità può accontentarsi dei fucili, per il momento." Cosa aggiungere?...
DIFETTIAmmesso che sia un “difetto”, è doveroso segnalare che Hellingen riappare
dopo una morte pressoché certa (sempre in
"Vittoria"), senza che Nolitta dia la minima spiegazione su come abbia fatto a salvare la pellaccia.
Un po' forzata la scena in cui Zagor dialoga via monitor nientemeno che col
presidente degli Stati Uniti. OK, si poteva mettere oppure non mettere; io non l'avrei messa, poiché fa sottintendere che anche nelle storie future l'esistenza di Zagor debba essere
molto ben nota al governo. Questo poteva provocare una serie di limitazioni e/o incongruenze narrative.
Nel finale, viene mostrato un Hellingen
reso pazzo per la bruciante sconfitta. Anche ammettendo che una reazione simile sia coerente con la psicologia del personaggio, il suo passaggio da delusione a follia mi è parso un po' troppo improvviso e poco credibile. Forse sarebbe stato meglio inserire prima una sequenza in cui si vede Hellingen che ha una crisi isterica.
DISEGNICome al solito, Donatelli è
freddamente efficace, senza lode né infamia. Va però detto che si trova a suo agio nel rappresentare Hellingen: la sua versione del personaggio, grottesca e caricaturale, la preferisco quasi a quella di Ferri. Per il resto, la qualità della storia aiuta a sorvolare sulla tipica
rigidezza dei disegni di Donatelli. Tuttavia, l'ultima vignetta di pag.67 di
Ritorno a Darkwood è da incorniciare: suggestiva, drammatica, di grande atmosfera. Chapeau.
VOTO: Storia:
8,5; Disegni:
7QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:58
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