ZAGOR 22-23: L'AVVOLTOIO (analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 73, 74 (usciti nel 1967). I numeri reali di Zagor sono:
22-23. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 22-23.
TRAMAUn essere misterioso con una maschera e un mantello nero si aggira per i boschi, uccidendo senza pietà le donne e i bambini della tribù indiana Honiasont. E' chiamato Avvoltoio dagli indiani: Zagor cerca di catturarlo, ma gli sfugge. Alla fine, l'Avvoltoio, morente, si rivela essere una persona conosciuta da Zagor: Nat Mulligan, che aveva perso la moglie e il figlio in una scorreria indiana e ha voluto vendicarsi in questo modo.
COMMENTOUn classicissimo. E' probabilmente la storia più cupa e drammatica finora apparsa su Zagor, con la quale Nolitta imprime una decisa svolta verso l'alto alla qualità della serie. Una curiosità: nella sua personale classifica di storie zagoriane, il Sergione la pose al 6° posto.
PREGIL'importanza storica di questo episodio è che fu il primo in cui Nolitta presentò il suo tipico “personaggio grigio”, ossia
né del tutto buono, né del tutto malvagio, che, per l'epoca (1967) rappresentava una figura spiazzante. Mulligan/Siegel è un personaggio davvero molto interessante; potremmo definirlo il prototipo di Ben Stevens o di Hakaram (o anche dello stesso Zagor), ovvero una vittima di una grave ingiustizia, che però sceglie i modi sbagliati per soddisfare il proprio desiderio di vendetta.
Piuttosto pesante – per l'epoca – la spe
cifica tipologia di vittime scelte dall'Avvoltoio: donne e bambini pellerossa. Una trovata al limite dell'intervento censorio, immagino. Da notare che, pur avendo con sé anche una pistola, l'Avvoltoio uccide le sue vittime a colpi di tomahawk (arma bianca tipicamente indiana, quasi a sottolineare il significato simbolico delle proprie azioni). Rimane impressa la scena in cui l'Avvoltoio, ferito a morte, si trascina fino alle lapidi dei suoi cari. In quell'occasione è difficile non provare una sorta di
compassione per il criminale, in contrasto con il (sacrosanto) disprezzo fino ad allora suscitato dal personaggio.
Memorabile la gag iniziale in cui Cico tenta di “pescare” una gallina, venendo però sorpreso dal proprietario.
DIFETTIUno solo: per il potenziale che aveva, la storia è decisamente
troppo breve. In pratica l'intera vicenda si riduce a 3 veloci sequenze:
1) L'agguato fallito all'Avvoltoio.
2) L'intermezzo cittadino, con la presentazione di Nat Mulligan.
3) Il secondo agguato, con la morte dell'Avvoltoio.
Lo svolgimento dell'episodio è molto intenso, ma la sensazione di
eccessiva brevità si fa sentire. E' probabile che un Nolitta più maturo avrebbe sviluppato il soggetto in maniera più articolata (ad esempio, giocando in modo più ampio sulla possibile identità dell'Avvoltoio; infatti l'unico comprimario presentato è NAT MULLIGAN, cosicché la sua rivelazione è una sorpresa solo per i
personaggi, e non certo per i
lettori).
DISEGNIE' una delle prime storie in cui si può apprezzare il particolare talento di Ferri nel rendere le atmosfere notturne. I suoi giochi di chiaroscuro sono già da
golden age.
Storia:
7,5Disegni:
9QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:13
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