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  1. ZAGOR: "MOHICAN JACK" (Ivan)

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    By joe 7 il 18 May 2018
     
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    ZAGOR 56-58: MOHICAN JACK (analisi di Ivan)

    Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
    Disegni: Franco Donatelli

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 107-109 (usciti nel 1970). I numeri reali di Zagor sono: 56-58. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 56-58.

    TRAMA

    Zagor e Cico indagano su alcune rivolte dei Moicani, capeggiate da un misterioso Mohican Jack, che non bada agli scrupoli facendo ammazzare dei coloni innocenti e facendo scrivere il suo nome sui muri col sangue di bambine sventrate. Alla fine scoprono che si tratta di Jack Elworth, un ex-giornalista totalmente dedito, fino al fanatismo, alla causa degli indiani, sostenendo le loro rivolte e facendo stragi dei bianchi, considerati da lui gli unici colpevoli. Anche se, alla fine, viene abbandonato dagli stessi indiani, grazie all'intervento di Zagor. Tuttavia, Elworth va lo stesso da solo all'assalto di un forte, per fare una carica suicida che possa sollevare l'obiezione popolare a favore degli indiani. Elworth muore nell'assalto, ma le sue azioni non saranno pubblicate sui giornali.

    COMMENTO

    Personalmente non stravedo per questo episodio del periodo pre-golden age, anche se ne riconosco la collocazione tra i Classici della saga. Nel suo insieme, è una buona storia, per carità...però mi lascia la sensazione che, con qualche aggiustatina, avrebbe potuto essere qualcosa di più di una semplice “buona storia”.

    PREGI

    Anche se, stavolta, la trama di base contiene delle lacune strutturali insolite per Nolitta, la storia si lascia comunque leggere con gusto, grazie al pathos che il Sergione riusciva a infondere a scenette e dialoghi anche quando appartenevano a sequenze poco convincenti dal mero punto di vista di trama. In breve, anche qui si ripresenta la peculiarità dei narratori di razza, secondo cui il “COME” raccontare è più importante del “COSA” raccontare. Il massacro della famigliola Bennington: molto nolittiano nella sua esposizione. Innanzitutto, Zagor e Cico arrivano a fattaccio già compiuto (lasciando così solo suggerita la dinamica del macello); inoltre, la scoperta del massacro è preceduta da un'aria allegra che nulla fa presagire della tremenda scena seguente, creando così un fortissimo contrasto di atmosfera tra le due sequenze. Nolitta, piuttosto crudamente, inserisce fra le vittime anche una bambina di 5 anni. Questo toglie ogni dubbio sul fatto che i colpevoli possano aver avuto delle valide ragioni per compiere quel massacro. Il messaggio che resta al lettore è inequivocabile: questo Mohican Jack, chiunque sia, è un mostro sanguinario senza scusanti.

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    L'eroico sacrificio del commerciante Walpole. Forse la perla dell'intero episodio. La sequenza dell'assedio è già di per sè molto avvincente, ma il finale mozza proprio il fiato: ferito a morte, Walpole decide di lanciarsi con un barilotto di dinamite in mezzo al gruppo di assalitori, facendosi esplodere con loro. Struggente l'esitazione di Zagor prima di accendere la miccia.

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    Pur in modo un po' sommario, Nolitta inserisce una forte critica sociale sull'assoggettamento degli organi di informazione popolare (Nolitta sarebbe piaciuto a Pasolini o a Popper). E, non a caso, la fa enunciare a un personaggio cinico ed autoritario, il generale Fulton:

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    In tal senso, mi sento di riproporre – sottoscrivendolo in toto – un commento letto in passato: "Quante volte, leggendo le notizie dal mondo, avete pensato se quello riportato sia vero o sia una versione distorta e piegata ai voleri dei potenti? Purtroppo questo accade non solo nei regimi dittatoriali, ma anche nelle democrazie."

    Gustoso lo stratagemma con cui Zagor riesce ad uscire da Fort Liberty eludendo il divieto di Fulton, con Cico che si finge ubriaco e simula un attacco indiano dall'interno del forte per distrarre le sentinelle. Un tipico esempio di “gag seria”, che è il modo migliore di utilizzare Cico. ^_^

    Nolittianismo di passaggio:

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    Nel finale appare per la prima volta Drunky Duck, lo squinternato postino di Darkwood. E tra lui e Cico è subito amore a prima vista.

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    DIFETTI

    Purtroppo, qui, i difetti maggiori stanno proprio nell'ossatura portante della storia, ovvero nel personaggio di Mohican Jack e nell'assunto di base della carica suicida. Mohican Jack mi dà l'idea che sia un personaggio piuttosto grezzo, solo abbozzato, “incompiuto” insomma. E' vero che suoi propositi sono dichiarati in modo ben preciso, solo che non viene mai detto nulla sul come abbia sviluppato le sue motivazioni filo-pellerossa o sul perché abbia preso una posizione così grettamente manichea (Bianchi-vs-Indiani) senza fare distinzioni tra innocenti e colpevoli. Anche il suo confronto faccia a faccia con Zagor non approfondisce la sua caratterizzazione semplicistica, né aggiunge qualcosa a quanto il lettore già sapesse di lui. Come personaggio centrale mi appare un po' scarno; un primo piatto senza contorno. :( Inoltre, ancor prima che compaia, Mohican Jack viene subito presentato ai lettori come il mostro responsabile del massacro della famiglia Bennington, e durante il resto della storia NON si riscatta da questa infamia. Così, il lettore non può provare solidarietà per lui; forse può provarne per la sua causa, ma la persona di Jack Elworth (il vero nome di Mohican Jack) rimane indelebilmente legata all'immagine di assassino spietato (e non sono sicuro che fosse questo l'intento di Nolitta; forse, nelle intenzioni, pensava che, alla fine, la figura di Jack Elworth evocasse un'immagine più “nobile” nel lettore).

    La carica suicida. Inutile girarci attorno: il piano di Elworth (provocare un “suicidio involontario” dei suoi mohicani da sfruttare poi a scopo propagandistico) fa acqua da tutte le parti. L'idea di un attacco volutamente suicida è sicuramente una trovata ad effetto sul piano narrativo, ma non risulta credibile su quello logico (non con le modalità presentate in questo episodio, almeno).
    1) Il proposito di Jack Elworth non tiene conto dell'aspetto più importante: ovvero che formalmente, l'esercito si stava solo difendendo da un vile attacco a sorpresa dei mohicani. Non si comprende quindi perché Elworth sia convinto che questo debba suscitare l'indignazione popolare. Semmai, per il suo scopo, servirebbe proprio la situazione CONTRARIA: cioè, che l'esercito attacchi vigliaccamente un campo di indiani indifesi, come in “SPEDIZIONE PUNITIVA”. Ma così non ha senso.
    2) Elworth è un giornalista esperto; non può ignorare che un tale fatto può venire FACILMENTE omesso dalle cronache su pressione del governo USA – come sottolinea anche il generale Fulton:

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    3) Proprio in base a quanto sopra, Elworth ha bisogno – lui personalmente – di rimanere in vita per vedere se le conseguenze a posteriori della carica suicida saranno proprio quelle da lui auspicate, oppure no. Perciò il suo suicidio finale appare più il gesto folle di un uomo disperato, piuttosto che il lucido sacrificio di un “martire della causa”. Insomma, stavolta la gradevolezza della narrazione non è riuscita a coprire le falle strutturali della trama – che ci sono e si notano.

    DISEGNI

    Donatelli se la cavicchia bene; una storia ambientata quasi tutta in paesaggi boschivi sembra fatta apposta per il suo segno minimalista.

    Curiosa la copertina di “LA CARICA SUICIDA”, in cui i colori della casacca di Zagor sono invertiti. Difficile pensare che si sia trattato di un grossolano errore di stampa; probabilmente è stato un effetto voluto dal colorista. Suggestiva, comunque.

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    Storia: 7,5
    Disegni: 7

    POST SCRIPTUM

    "Il messaggio che resta al lettore è inequivocabile: questo Mohican Jack, chiunque sia, è un mostro sanguinario senza scusanti" avevo detto: ma non sembra così per Boselli e per il suo Zagor 400, dove Zagor incontra nel Paradiso (o quello che è) Mohican Jack in persona e lo saluta amichevolmente.


    Infatti, per me, il cameo “buonista” di Mohican Jack nel n°400 è abbastanza incomprensibile. Pensiamo un attimo all'espressione di Zagor quando vede la povera bimba uccisa, e subito dopo riguardiamo la vignetta in cui Zagor stringe allegramente la mano al colpevole di quell'omicidio. E' stridente. A me fa venire la pelle d'oca. Ma, d'altronde, Boselli non ha mai dimostrato molta coerenza nel riprendere i personaggi nolittiani. O vogliamo parlare di Hellingen, Kandrax, Ben Stevens, Rakosi o Frida? Tutti stravolti in maniera sconcertante. L'accoppiata “Boselli + ritorni” è sempre stata una combinazione micidiale. Mohican Jack è un personaggio che non riesco ad inquadrare, proprio a causa della sua scarna definizione. E' come se ci fossero DUE Mohican Jack: uno è quello che si firma col sangue di una bambina di 5 anni. L'altro è l'idealista disposto a morire per una nobile causa (nota di Joe7: nella realtà, l'idealismo sfrenato e senza limiti facilmente genera dei mostri bicefali come questo Mohican Jack). D'accordo: il bipolarismo di certi personaggi nolittiani è un classico (vedi Stevens o l'Avvoltoio), ma questo è un caso diverso. Se, fra i due estremi del personaggio non metti un po' di collante, Mohican Jack appare solo uno schizofrenico che di giorno fa il buon samaritano e di notte squarta i bambini, senza che una personalità sia cosciente di ciò che fa l'altra. Dottor Jekyll e Mister Hyde, alias Dottor Elworth e Mister Mohican. In definitiva, ribadisco la mia sensazione sul personaggio: un primo piatto senza contorno. O, se preferite, un prototipo ancora imperfetto del Re delle Aquile.


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    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 21:33
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