ZAGOR 200: IL TESORO MALEDETTO (analisi di Ivan)Testi: Tiziano Sclavi
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 251 (uscito nel 1982). Il numero reale di questa storia di Zagor è 200. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 200.
TRAMADigging Bill convince Cico a seguirlo a trovare il tesoro della Discovery, un galeone del Settecento scomparso con un tesoro a bordo. a quei tempi, il comandante della Discovery trucidò l'equipaggio per impadronirsi dell'oro, ma il passaggio di una cometa, la Cometa di Mortensen, vanificò il suo piano e la nave sparì misteriosamente. Ora la cometa ritorna, come dicono i manoscritti trovati da Digging Bill, e quando questo accadrà la Discovery riemergerà dal lago di Susquehanna dove è immersa e ci sarà un "orrore indicibile". Digging Bill non si fa impressionare da questa previsione, e nemmeno il professor Flecker, anche lui alla ricerca del tesoro. Zagor raggiunge i due cercatori di tesori con Cico e viene coinvolto nella emersione della Discovery, in cui i marinai sono diventati degli zombi e attaccano Zagor e Flecker. Il professore viene ucciso, ma Zagor sopravvive e la Discovery scompare di nuovo.
COMMENTOA mio parere, questo è l'episodio migliore tra i 6 centenari. L'autore di questo gioiellino è Tiziano Scavi, anche se i credits dell'epoca attribuivano la storia a Nolitta. E, in effetti, se non fosse stato per lo stile (tipicamente sclaviano) di dialoghi e didascalie, la storia sembrerebbe proprio scritta dal Sergione. Impianto narrativo semplice e solido, e, nonostante la brevità dell'episodio, tutti gli elementi sono snocciolati nella giusta dose, tanto che non si avverte la sensazione di aver compattato troppo la narrazione o di aver lasciato dei punti in sospeso.
Blue Star 2 - La vendetta? Nella storia
"I sei della Blue Star" avevo già accennato alle similitudini tra quella storia e questa: una nave perduta in una palude, la tolda piena di cadaveri, un tesoro nella stiva, Digging Bill che vuole metterci le mani sopra, un gruppo di tipacci che vuole fregare l'idea a Digging Bill... Insomma, le due storie hanno un po' troppi elementi in comune per pensare a semplici coincidenze. Tuttavia, questo non deve essere letto come un demerito di Sclavi. Anzi, il Tiziano è stato abilissimo a camuffare i riferimenti, cambiandone la veste esteriore. E' un esempio riuscitissimo di “minestra riscaldata bene”, con l'aggiunta di ingredienti che ne danno un sapore nuovo. Se le idee riciclate fossero tutte di questo livello, ci sarebbe da farci la firma.
Le tre facce di Flecker Ben caratterizzato l'antagonista di turno, il professor
Flecker. Doppiogiochista, avido, megalomane, ma tutto sommato mite e controllato. La sua indole non violenta è sottolineata anche dal fatto che avrebbe potuto benissimo uccidere Zagor, Cico e Digging Bill mentre sono narcotizzati. Soltanto quando assiste al passaggio della cometa e alla ricomparsa della Discovery scivola in un delirio di onnipotenza scientifica (quasi “hellingeniano”), accompagnato da follia omicida.
Lacus verborum (dal latino: "lago di parole") La prima parte è forse un po' troppo verbosa. Non intendo solo per il fatto che manca totalmente l'azione; parlo proprio di
pesantezza dei dialoghi in sé. Molte frasi potevano essere tranquillamente sforbiciate...specialmente nelle didascalie che descrivono i fatti già evidenti dalle immagini. Didascalie inutili, di cui Sclavi abusa in modo spropositato e fastidioso. Per fortuna, col tempo, correggerà questa sua pessima tendenza. Anche i duetti comici tra Cico e Digging Bill non rispecchiano molto le caratteristiche dei personaggi. Ma, del resto, l'umorismo di Sclavi è questo: battute secche alla Groucho (
“Mammaaa!”, “Non sono la tua mamma, Cico”), invece che situazioni buffe alla Nolitta.
Hic haeret aqua (dal latino: "qui sono in difficoltà") Un po' cervellotica la fase in cui Digging Bill spiega la faccenda delle due sorgenti. Tra l'altro, c'è un'incongruenza: se il rigagnolo che defluisce dalla falsa sorgente NON è navigabile...allora
perchè sia Holbuck che i successivi ricercatori si sono incaponiti a cercare la Discovery in quel lago, dato che la nave NON poteva esserci arrivata?
Ad fontes redeunt longo post tempore lymphae (dal latino: "dopo un lungo periodo, le acque tornano alla fonte". E' come dire che la storia si ripete.) Qui Sclavi presenta uno
Zagor nolittiano con tutti i crismi. Non stona neanche il fatto che Zagor si faccia mettere KO in un corpo a corpo da un mite professore, sottovalutandone l'aggressività data dal suo delirio. Epico il modo in cui Zagor, esasperato e ancora sconvolto per gli eventi, si rivolge a Digging Bill:
"Al diavolo il tesoro! Non parlarmi più di tesori, Digging Bill, o te ne pentirai amaramente!". Qui c'è tutto lo Zagor avverso all'avidità tipico di Nolitta.
Emersione o deflusso? Osserviamo la vignettona di pag.73:
E' sicuramente una vignetta di grande impatto, in assoluto una delle migliori di Ferri...ma dal punto di vista meramente logistico, è una inquadratura
impossibile. Infatti, la nave non è “emersa”: sono le acque del lago che si sono defluite. Quindi Flecker - che in teoria si trovava in piedi sul bordo del lago -
non può trovarsi al di sotto della nave. Eppure, qui lo vediamo una trentina di metri più in basso, come se fosse già sceso sul fondale del bacino. A rigor di logica, in quella vignetta Flecker dovrebbe vedere la nave
dall'alto. Ok, questa fa parte di quelle incongruenze che si notano e poi si tira dritto; quando una storia ha pathos, non ha molta importanza il soffermarsi sugli strafalcioni grafici.
“Un orrore indicibile” Nel finale, la trama, fin lì “scientifica”, ha una svolta
horror, con la rianimazione dei marinai della Discovery. Qui Sclavi è abile nel rendere coerente l'evento, lasciando appena accennate le ragioni di quella incredibile resurrezione, imputandola semplicemente a
“qualche misterioso influsso della cometa combinato alla presenza degli strani microrganismi del lago”. Una spiegazione sommaria che nessuno sente il bisogno di approfondire più di così.
DISEGNISuperfluo commentare il Ferri dei primi anni '80: comunque, qui abbiamo la particolarità di vederlo a colori. Per la 3° volta, poi (la prima era "Indian Circus" e la seconda lo "Zagor 100"). Secondo me, la colorazione non valorizza più di tanto il segno del Maestro, che possiede
tridimensionalità già di suo. Se c'è il colore, ben venga, però aggiunge poco alla
magia dello stile di Ferri. Altri disegnatori beneficiano della colorazione molto di più. Sui disegni in sé, in questa storia spiccano le vignettone: oltre a quella già citata in cui ricompare la Discovery, memorabile anche quella di pag. 95 e la tavola in cui Zagor assiste alla resurrezione dell'equipaggio. Un Ferri stratosferico.
Bellissima anche questa vignetta, che esprime magnificamente il senso di terrore e disperazione di Zagor.
Storia:
8,5Disegni:
10Colori:
8QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:36
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