ZAGOR 150-152: MISSIONE COMPIUTA! (analisi di Ivan)Testi: Alfredo Castelli
Disegni: Franco Donatelli
Zagor edizione originale Zenith: n. 201-203 (usciti nel 1978). I numeri reali di queste storie di Zagor sono 150-152. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 150-152.
TRAMADue ambasciatori del piccolo stato europeo di Badenlandia, in viaggio in America, osservando Cico che fa il prestigiatore e scambiandolo per una persona di alto lignaggio, vorrebbero chiedere il suo aiuto. Infatti, chiedono a lui (e a Zagor, di conseguenza) di recuperare delle carte segrete che erano state rubate dal governo della Badenlandia dall'avventuriero
Smirnoff, un duca che possiede un castello in Canada ed è difeso da un esercito e da indiani a lui fedeli. Si tratta di documenti che contengono la formula di un potente esplosivo, che Smirnoff ha intenzione di vendere al miglior offerente e che lui nasconde in una camera blindata all'interno del suo castello. Visto il contesto, Zagor chiede aiuto ad una persona più attrezzata di lui per imprese simili: il nobile ladro
Conte di Lapalette, da lui conosciuto in
"Solo contro tutti" (Zagor 34-37). Zagor riesce ad acquistarsi la fiducia degli indiani Sequin al servizio di Smirnoff e ad accedere al castello, dove, attraverso elaborati trucchi ingegnosi, il Conte di Lapalette recupera i documenti rubati. Riescono così a fuggire e restituiscono i documenti agli ambasciatori della Badenlandia, che però replicano, ridendo, che si trattava di documenti sbagliati che Smirnoff aveva preso per errore: se n'erano accorti solo dopo che Zagor e Cico erano andati in missione. Invece di essere dei pericolosi documenti con la formula per realizzare de potenti esplosivi, si trattava solo di mielose lettere d'amore di un ministro della Badenlandia.
COMMENTOEpisodio "strano" sul qua
le non ho molto da dire: vorrei tuttavia analizzare i due aspetti (opposti) contenuti nella storia, che sono caratteristici dell'autore.
PREGIL'eterna virtù di Castelli:
la fluidità del ritmo di lettura. Anche in soggetti raffazzonati o disneyani, la lettura manteneva una scorrevolezza impeccabile. Questa, ad esempio, è chiaramente una storia di Topolino trasposta in chiave zagoriana. Gradito il recupero dall'oblio del conte di Lapalette e ben congegnati i trucchi in stile "Diabolik" per raggiungere la cassaforte e ingannare il monitor di sorveglianza.
DIFETTIL'eterno difetto di Castelli:
affossare quanto fatto di buono scivolando su una buccia di banana. Questo, per Castelli, è purtroppo un vizio ricorrente. Emblematico il suo capitombolo in
"La minaccia verde": l'episodio era stato costruito bene, con tutti i crismi per risultare una buona storia...tranne che per due dettagli banalissimi, ovvero le caratteristiche della pianta-vampira (che cambiano da una vignetta all'altra, senza nessun criterio logico) e il finale nonsense. Due sviste a dir poco
clamorose (evidentissime anche a un bambino di 8 anni), che vanno ad affossare inesorabilmente il giudizio complessivo su quella storia. Nel presente episodio, la
colpa d'Alfredo riguarda il FINALE. Finale che, in cambio dello sfizio di piazzare una gag, riscrive la drammaticità di tutta la vicenda precedente, rivelandola come una boutade, una commedia dell'equivoco, dove si scopre che i morti erano morti per una barzelletta e i personaggi si sono comportati tutti da babbei.
Ad esempio Smirnoff, che durante la vicenda era apparso come un
villain di un certo carisma e pericolosità, con questo finale si rivela un
deficiente totale che non si era nemmeno preoccupato di
verificare il contenuto della lettera rubata. E pensiamo per un attimo se l'avesse davvero venduta
ancora a scatola chiusa a qualche potenza straniera: mi vedo il compratore che torna da lui incavolato nero e gli fa un sedere come quello della Marini. Assurdo. Insomma, immaginiamo di valutare questa storia
priva di quel finale casca-braccia: secondo me, sarebbe risultata una dignitosa storia zagoriana, dinamica e gradevole. Invece, così non so con che animo si potrebbe rileggere questa storia trepidando per le "eroiche" gesta dei protagonisti, sapendo che stanno rischiando la pelle...solo per recuperare
una stupidissima lettera d'amore. D'accordo la "libertà stilistica", ma, secondo me, Castelli avrebbe dovuto essere supervisionato di più. Sarebbe bastato fargli modificare dei dettagli quasi insignificanti, per trasformare in buone storie molti dei suoi episodi deludenti. Ma forse il vero difetto era più
a monte, ossia nella sconcertante latitanza del Sergione nel suo ruolo di curatore in quell'epoca.
Storia:
6,5Finale:
5Disegni:
7QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:16
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