ZAGOR 110-112: ACQUE MISTERIOSE / LA CAPANNA MALEDETTA (analisi di Ivan e Joe7)Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Franco Donatelli
Zagor edizione originale Zenith: n. 161-163 (usciti nel 1974). I numeri reali di Zagor sono 110-112. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale: in questo caso, gli albi hanno i numeri 110-112.
TRAMAZagor e Cico partecipano ad una spedizione scientifica insieme ai loro amici, i professori
Mayer e
Kruger, insieme al loro collega
Weiser. Nelle paludi del
Dark Canal scoprono l'esistenza di un essere mostruoso, metà uomo e metà pesce, che inizia ad uccidere i membri della spedizione, fino a quando Zagor trova il suo nascondiglio e alla fine lo uccide dopo uno scontro serrato. Weiser, all'improvviso, scompare: sembra sia stato inghiottito dalle sabbie mobili. Ma lui in realtà aveva finto la sua morte per indagare sull'esistenza del mostro. Zagor e gli altri trovano la capanna dove si era nascosto Weiser, ma vengono attaccati da un altro mostro uguale al primo. Riescono ad ucciderlo, ma si accorgono che il mostro, dopo la sua morte, torna umano: si trattava di Weiser, che aveva bevuto un'acqua del pozzo vicino alla capanna, che l'aveva trasformato in quel modo. Zagor distrugge il pozzo e i sopravvissuti ritornano indietro verso la civiltà.
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ANALISI DI IVANAl di là che sia un classico, non rientra fra i miei episodi preferiti della "Golden Age". Mi dà l'idea di essere stato scritto da un Nolitta "in vacanza", concentrato solo sul lato avventuroso della vicenda e trascurando contenuti di altro tipo. Il risultato è una storia spensierata, ben fatta ma co
n tutti i limiti che hanno le storie costituite solo da
avventura pura.
PREGIQui abbiamo una trama da B-movie, incentrata
solo sull'aspetto avventuroso e priva di quei contenuti "filosofici" tipici di Nolitta (sembra quasi una storia appartenente al filone "Fantastico" del "Piccolo Ranger"). La fluidità dello stile di Nolitta rende comunque gradevole la lettura, nonostante la "banalità" del soggetto, e questa è la caratteristica peculiare dei narratori di serie A (caratteristica purtroppo carente nell'attuale staff, specializzato nel
COSA raccontare, ma non altrettanto nel
COME raccontarlo).
Seconda apparizione per il
Going-Going. Andrò controcorrente (persino all'opinione di Nolitta), ma a me questo strambo animale mangiatutto piace(va). Se usato a piccole dosi – e rigorosamente all'interno di gags slegate dalla trama "seria" – può risultare un elemento gradevole ancor oggi. Personaggio "troppo infantile e disneyano"? E allora? Non sono certo gli elementi irrealistici piazzati da Nolitta nel microcosmo zagoriano, ad apparire
fuori luogo nello Zagor moderno.
Brillante e insolito l'espediente narrativo con cui Nolitta induce Zagor ad unirsi alla spedizione di Kruger e Mayer, nonostante all'inizio non sia affatto interessato a farne parte: un rubagalline da quattro soldi tenta di rapinare Zagor, ma il colpo gli va male. Vista la goffaggine del tipo, Zagor decide di lasciarlo libero. Per sdebitarsi, il delinquente lo informa che le guide assunte da Kruger e Mayer sono due suoi ex complici, assai più spietati di lui. Quindi Zagor è costretto a raggiungere in fretta i suoi amici, che si sono messi già in viaggio, e salvarli.
Ben giocato l'incontro con gli indiani Omahas, che appaiono una tribù pacifica ed ospitale...tranne poi rivelarsi dei fanatici che offrono sacrifici umani ad un misterioso "Spirito della palude".
Un punto di forza delle storie di Nolitta sono sempre state le
atmosfere. Qui risalta l'ambiente delle paludi, dove si ha quasi la sensazione di respirarne l'aria malsana. Anche la comparsa del
mostro di Dark Canal è preceduta dalla consueta cura della suspense nolittiana: la creatura rimane per lungo tempo una presenza soltanto "suggerita", fino al suo manifestarsi scopertamente in una situazione disperata, con tutti gli esploratori legati ai pali sacrificali.
Buona la trovata del "doppio" uomo-pesce, che alla sua ricomparsa alla capanna lascia intendere che non fosse davvero morto nel Dark Canal. E' curioso rilevare che, per la seconda volta consecutiva - dopo
"Ora zero" - Zagor distrugge con l'esplosivo una scoperta scientifica reputandola "pericolosa per l'umanità". Pare che sabotare il "progresso" sia un suo chiodo fisso.
DIFETTIDecisamente
poco credibile che le due false guide (Ross e Lewis) vengano ri-accolti come normalissimi componenti della spedizione...dopo che hanno cercato di fare la pelle a tutti quanti solo per rubargli pochi dollari. Addirittura, Ross cerca di pugnalare Zagor nel momento della riappacificazione...e tutto viene poi condonato come se niente fosse. Anzi,
gli ridanno persino le pistole. Assurdo. Qui la credibilità comportamentale dei personaggi va proprio a farsi benedire.
Nelle fattezze, l'uomo-pesce è preso di pacca dal film
"Il mostro della Laguna nera". Questa scelta è chiaramente un'indicazione di Nolitta al disegnatore: però poteva essere reinterpretato in modo più pauroso. Ad esempio, quegli occhioni da triglia lessa gli conferiscono un aspetto ben poco "terrorizzante", proprio come accade anche nel film.
Il piano di Weiser (separarsi dal gruppo per continuare gli esperimenti da solo, in modo da prendersi il totale merito delle scoperte) è semplicemente
folle.
In pratica, questo genio decide volontariamente di
ritrovarsi da solo in un territorio sconosciuto, sotto la minaccia di indiani ostili e mutanti feroci, e senza alcun mezzo per tornarsene alla civiltà. Certo, possiamo darci la spiegazione che Weiser aveva le idee confuse per l'entusiasmo...ma è una spiegazione un po' "loffia" (come quando in un film vediamo un tizio che spara 20 colpi con una pistola e ci diciamo che l'avrà ricaricata tra una sequenza e l'altra. Dai.) Curare la coerenza comportamentale dei personaggi è compito dell'
autore: non dovrebbe stare ai lettori ipotizzare dei motivi "logici" per cui un personaggio si comporta in modo irrazionale.
Nolitta lascia del tutto in sospeso la questione degli indiani Omahas (che in pratica escono di scena dopo aver lasciato Zagor & compagni legati ai pali sacrificali). Neanche una ramanzina finale per i loro delitti. Non vengono nemmeno informati della scomparsa dello "Spirito della Palude", cosicché si presume che continueranno ad offrirgli sacrifici umani anche in futuro. Una "dimenticanza" narrativa abbastanza notevole.
Storia:
7,5Disegni:
7---------------------------------------------
ANALISI DI JOE7Una storia straordinaria, bellissima e piena di tensione, che cresce a mano a mano che si va avanti nella lettura. Il mostro di Dark Canal, per quanto sia stato preso da un film, è reso in modo straordinario, tanto da essere presentato persino in (bellissime) copertine ben due volte, dandogli un'aria di mistero e inquietudine che rimane anche dopo la fine della storia.
Nolitta sa costruire la situazione infernale, ambigua, inquietante dell'ambiente paludoso in un crescendo continuo: all'inizio ci sono solo degli insetti che hanno subito delle mutazioni. Su questi misteriosi esseri gli scienziati ne discutono in modo accademico, esaminandoli con interesse, senza però trovare delle spiegazioni valide sul fatto. Comunque qui siamo ancora nella "normalità". Poi, sempre nella palude, si scoprono dei pesci che camminano fuori dall'acqua,
arrampicandosi addirittura sugli alberi: e questo, più che una curiosità scientifica, è ben più strano e fuori norma. Più che "mutazioni", si potrebbe parlare di mostruosità da natura impazzita. Ma, dopotutto, almeno secondo la teoria evolutiva, ci sarebbero stati - forse - dei pesci che hanno camminato fuori dall'acqua. Quindi, anche se assurda, la situazione potrebbe avere una sua spiegazione.
Ma poi si arriva alla
scena finale, che riassume e centuplica tutti gli orrori visti finora: un mostro, in parte uomo e in parte pesce, esce dalle acque stagnanti, di notte, per prendere i prigionieri e divorarli vivi nel suo covo. Qui non ci sono più spiegazioni scientifiche o curiosità accademiche: si arriva allo stato di terrore puro, raggiunto ottimamente dalla sceneggiatura di Nolitta e dal tratto di Donatelli. Eccezionale.
Con delle didascalie da paura, che oggi non le sa più fare nessuno.
Inoltre, per equilibrare il magico equilibrio tra dramma e umorismo, tipico dello Zagor classico e mai eguagliato da nessuno degli sceneggiatori successivi, abbiamo la scena finale di Cico che sta per bere l'acqua, che è
da antologia tra le scene comiche della serie. Ebbene sì, una volta si rideva, e davvero, mentre adesso il fumetto di Zagor è sempre serio e noioso. Tanto che, quando cerca di far ridere, è addirittura
peggio. Gli sceneggiatori di oggi non sanno neanche cosa vuol dire ridere. Al massimo sghignazzano.
In conclusione, una storia che si merita un
9 sia per la trama che per i disegni.
QUI TUTTI GLI ARTICOLI SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:58
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