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  1. "METROPOLIS" - RECENSIONE

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    Cristianesimo
    Metropolis
    By joe 7 il 13 Feb. 2020
     
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    "METROPOLIS": UN FILM CATTOLICO, ANTICOMUNISTA E PRECURSORE DI ORWELL
    (articolo scritto originariamente qui)

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    Metropolis è un film muto del 1927 diretto dal regista austriaco Fritz Lang: ispirò il cinema di fantascienza moderno (Blade Runner e Guerre Stellari), per non parlare di altri lavori come Tempi moderni di Charlot. Anche il manga Alita è ispirato a Metropolis. Infatti, la traduzione di "GUNNM" (il titolo originale dell'opera e anche il nome originale della protagonista) in Alita deriva dal film russo Aelita, che ispirò a sua volta la sceneggiatura di Metropolis. Per non parlare della città di Superman, che ha lo stesso nome.

    Alita


    TRAMA

    Fritz Lang ambienta il film in un un futuro distopico: il 2026, esattamente 100 anni dopo il 1926, la data di produzione del film. Un governo di ricchi comanda la città di Metropolis dai loro grattacieli e costringe al continuo lavoro una classe di uomini-operai relegata nel sottosuolo cittadino. L'imprenditore-dittatore è Joh Fredersen, che vive in cima al grattacielo più alto, mentre suo figlio Freder vive in un irreale giardino popolato da sensuali fanciulle. Improvvisamente, lì irrompe l'insegnante e profeta Maria, accompagnata dai figli degli operai, che lo invita a guardare i "suoi fratelli".

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    Freder rimane così colpito dalla visita di questa donna che decide di visitare il sottosuolo e immediatamente si rende conto delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare gli operai, i quali, anche se stremati, non possono commettere il minimo errore, pena l'esplosione della macchina di cui si occupano e la morte dei meno fortunati, evento a cui Freder stesso assiste. Ancora in preda alle allucinazioni, dovute agli scoppi e ai fumi degli impianti, vede la macchina come un grande Moloch (divinità cartaginese che divorava i sacrifici umani) che ingoia le sue vittime.

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    Sconvolto da tanto orrore e brutalità, Freder decide di parlarne con suo padre per far cambiare le cose. Ma il padre si preoccupa solo della minaccia che l'incidente può costituire per il suo potere. Il responsabile delle macchine, Grot, porta al dittatore Fredersen alcune mappe trovate nei vestiti degli operai morti: mappe che indicano i loro luoghi segreti dove riunirsi e, forse, complottare contro di lui. Fredersen, furioso, licenzia in tronco l'assistente Josaphat per non avergli riferito in tempo dell'incidente e delle mappe. Il figlio, disapprovando la scelta del padre, rincorre l'assistente e lo salva dal suicidio. Con questa sequenza, inizia il viaggio di Freder nei sobborghi di Metropolis, tra i suoi fratelli. Fredersen fa seguire il figlio da una spia, lo Smilzo. Freder decide di fingersi operaio per vivere sulla propria pelle le fatiche dei lavoratori. Regala i suoi vestiti a 11811, un operaio sfinito dalla fatica, e lo sostituisce alla macchina: il suo lavoro è quello di spostare continuamente le lancette su una ruota, in maniera da unire due luci che si illuminano sul bordo. In una visione, la sua macchina si trasforma in un enorme quadrante di orologio che segna dieci ore (le dieci ore del turno di lavoro) e, quando sta per terminare, sembra tornare minacciosamente indietro.

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    Ben presto, Freder si rende conto delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare i dipendenti di suo padre, costretti a sopportare calore, fumi e orari impossibili che lo fiaccano alla soglia dello svenimento. Un operaio, che non riconosce Freder, gli dà appuntamento alla fine del turno nel sottosuolo perché "lei" li vuole vedere. Si tratta di Maria, che accoglie gli operai sfiniti dal lavoro, raccontando la storia della torre di Babele, che simboleggia la Metropolis attuale, in cui tutto è sacrificato alla costruzione della torre: tutto, anche la dignità umana. Maria predica la pace futura e l'avvento di un mediatore che porrà fine alle iniquità perpetrate.

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    Gli operai, sfiniti dalla dura giornata lavorativa, ascoltano con malavoglia le parole di Maria e uno di loro, a gran voce, dice che non aspetteranno ancora per molto. Mentre gli operai se ne vanno, Freder rimane inginocchiato, estasiato dalle parole di Maria tanto da innamorarsene, e questo amore viene ricambiato dalla giovane ragazza, che lo bacia e gli dà appuntamento alla cattedrale per il giorno dopo.

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    Nel frattempo, Fredersen fa visita all'inventore delle macchine di Metropolis, Rotwang, che vive da solo in una vecchia casa, struggendosi per la perdita di Hel, la donna di cui l'inventore si era innamorato e che invece sposò Fredersen: morì di parto dando alla luce il giovane Freder. Rotwang la rimpiange ancora e ne tiene in casa un busto, in uno stile che ricorda quello di Adolfo Wildt, famoso scultore italiano. Rotwang ha progettato un robot in grado di sostituire in tutto l'uomo. Il robot di Rotwang ha sembianze femminili e, partendo da una struttura base di metallo, Rotwang può trasformarla in una donna praticamente uguale alle altre. Fredersen chiede a Rotwang cosa rappresentino le mappe trovate: si tratta delle catacombe, che sono situate ad un livello della città al di sotto delle abitazioni dei lavoratori. Facendogli segno di seguirlo, lo conduce attraverso un intricato percorso che li porterà a raggiungere le catacombe e ascoltare il discorso di Maria. Fredersen incarica Rotwang di rapire Maria per dare al robot le sue sembianze, in modo da poter controllare i malumori degli operai attraverso la predicazione di una falsa Maria al suo servizio. L'inventore rapisce la donna e, per mezzo di un congegno basato su onde elettromagnetiche, copia l'esteriorità di Maria e la trasferisce al robot, che chiama Hel in onore dell'amata morta.

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    La Maria-robot viene inviata in un postribolo della zona dei divertimenti di Metropolis, esibendosi in uno spogliarello in cui mette a nudo le grazie ricevute dalla Maria-umana; il pubblico rimane a bocca aperta per la bellezza della donna e si scatena in contese e follie dettate dalla lussuria senza freno della donna robot, incarnazione della meretrice di Babilonia: infatti, nella scena la finta Maria appare a cavallo di un mostro che evoca l'Apocalisse di Giovanni 1.

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    Il giovane Freder, dopo aver scoperto il robot nell'ufficio del padre e convinto che sia la vera Maria, si ammala e cade preda di terribili allucinazioni. La vera Maria è ancora nella casa di Rotwang, dove quest'ultimo le confessa di aver programmato il robot affinché esso induca gli operai a distruggere le macchine, contravvenendo per vendetta alle istruzioni di Fredersen, suo antico rivale in amore. La Maria-robot aizza gli operai a distruggere le macchine. Solo Freder, con l'aiuto del suo assistente Josaphat, capisce immediatamente che colei che sta parlando non è la vera Maria: ma non viene creduto perché è riconosciuto come Freder, il figlio del padrone, e per questo viene picchiato e scacciato dal sottosuolo. Gli operai si ribellano e fuoriescono in massa dal sottosuolo, incitati dalla Maria-robot.

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    Il dittatore Fredersen, avvisato dal responsabile delle macchine, Grot, della situazione, dà ordine di aprire i cancelli e di lasciar arrivare la folla alla "Macchina del cuore", cioè il generatore che alimenta tutta la città. La distruzione del generatore causerebbe l'allagamento del sottosuolo, e quindi delle case degli stessi insorti. La falsa Maria, alla testa dei ribelli, sovraccarica il generatore, che esplode. Metropolis collassa: il maestoso sistema d'illuminazione cessa di funzionare e le ripide strade della città divengono un cimitero di lamiere. Fredersen non si aspettava una distruzione simile, perchè non sapeva delle intenzioni di Rotwang. Avendo scoperto il piano di distruzione dello scienziato, lo tramortisce, permettendo così a Maria - quella vera - di fuggire e di salvare, assieme a Freder, i bambini imprigionati nel sottosuolo allagato. Fredersen è disperato per la scomparsa del figlio, e lo Smilzo, la spia di Fredersen, gli ricorda che all'indomani dovrà rendere conto a migliaia di persone infuriate di quello che è successo ai loro figli nella città sotterranea. Maria discende nella città sotterranea per cercare di sedare la ribellione, ma rimane isolata dalla caduta degli ascensori, causata dall'esplosione. Intanto gli operai, felici per aver distrutto le macchine, considerate la causa della loro oppressione, ballano e cantano.

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    A ricondurli alla ragione ci pensa il guardiano della macchina centrale, Grot, che ricorda loro di non aver pensato alle conseguenze del loro operato, ovvero che con la distruzione delle macchine le loro case si sarebbero allagate e all'interno di esse vi erano i loro bambini. Gli operai, dopo aver ascoltato le parole del capo-operaio, cadono in uno stato di prostrazione e in preda al furore vendicativo decidono di punire colei che li ha spinti alla rivolta, Maria. Inizialmente viene catturata la vera Maria, che riesce a fuggire. Per un fortunato scambio, i ribelli catturano la Maria-robot, che viene legata a un palo e bruciata come una strega, tra le urla di Freder, trattenuto a stento dalla folla assetata di vendetta, il quale crede sia la sua amata; di sangue però non ne scorre, e rimane il metallo lucido del robot, tra lo stupore e lo spavento dei carnefici. La vera Maria viene nuovamente catturata dallo scienziato Rotwang, intenzionato ad ucciderla, per paura che gli operai scoprano il suo piano e lo uccidano a sua volta. Maria riesce a liberarsi, ma Rotwang la insegue fino al tetto della cattedrale gotica dove si è rifugiata.

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    Freder li segue e si scaglia contro l'inventore. Nel frattempo, Fredersen giunge alla piazza e assiste a tutta la scena, con la paura che il figlio possa essere scaraventato a terra dall'inventore. Ma Freder riesce a spuntarla e a morire è Rotwang, che precipita dalla cattedrale. La sequenza finale segna l'intesa tra gli operai e il padrone avvenuta tramite Freder, il mediatore profetizzato da Maria, che finalmente è arrivato a portare pace ed armonia tra le genti.

    ANALISI DEL FILM
    (Analisi di Rino Cammilleri)

    Nel 2017 si era festeggiato il 90° anniversario del film Metropolis, la cui disumana utopia, descritta così bene da Lang, faceva riferimento al regime comunista russo. La stessa cosa farà Orwell, che conosceva bene il "paradiso" comunista, trattando l'argomento nel suo libro 1984 (scritto nel 1948: da qui il titolo). Infatti, Metropolis sarà restaurato a colori proprio nell'anno 1984.

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    Lang vide le azioni dei comunisti a Berlino nel 1919, quando osservò la Rivolta spartachista, o Rivolta di Gennaio, e il fiume di scontri armati, sangue e violenze che provocò. Si trattò di un'azione del partito Spartachista (un partito di sinistra) che voleva che la Germania facesse parte dell Impero Socialista Sovietico. Metropolis, anche se fu realizzato facendo riferimento al comunismo, è stato sempre celebrato come un film anticapitalista, e come tale lo lessero in America: per questo censurarono le scene più crude delle catene di montaggio e si persero i frames scomparsi.

    Friedrich Christian Anton Lang (1890-1976), per gli amici Fritz, era austriaco. Figlio di un architetto viennese e di una ebrea convertita al cattolicesimo, firmò quindici film muti e trenta sonori, molti dei quali divenuti classici. Basta ricordare Il dottor Mabuse e M, il mostro di Düsseldorf. Prese parte alla Grande Guerra come ufficiale austriaco sul fronte italiano, dove venne ferito e decorato più volte. Dopo la guerra e vari viaggi in giro per il mondo, si trasferì a Berlino, allora capitale del cinema europeo. Qui divenne in breve famoso e acclamato, ma finì nel mirino dei nazisti, perchè la sua prima moglie era ebrea. Goebbels, ministro della propaganda, gli offrì un importante incarico nell’industria cinematografica, ma lui, subodorando qualcosa, preferì scappare in Francia e poi in America.

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    Fritz Lang


    Metropolis è un inferno concentrazionario dove si lavora e basta, fino allo sfinimento. E’ governato da un’oligarchia che ricorda la Nomenklatura sovietica, al cui vertice siede una specie di Grande Fratello. I leader abitano le zone alte, i lavoratori sottoterra. L’unica speranza per questi ultimi - tutti uguali, tutti grigi, disperati, mogi e a testa bassa, sempre intruppati, tutti con la stessa tuta - è una fanciulla di nome, guarda un po’, Maria. Questa li incontra in una sorta di catacomba e li anima con messaggi di pace e amore. Parla davanti a una specie di altare costellato di croci e annuncia che la liberazione verrà da un misterioso Mediatore. Il quale prima o poi apparirà. Il «caro leader», saputolo, si allea con uno scienziato malvagio, il quale costruisce un robot-femmina, Hel (che assona con l’inglese Hell, inferno, ma anche col tedesco Hölle), e gli dà le fattezze di Maria per perdere i di lei seguaci. Solo quando «Maria» viene messa al rogo (altro riferimento alla storia religiosa) la gente scopre l’inganno. La vittoria e la liberazione avvengono nella cattedrale (cattolica, visto che pullula di statue e dipinti) e Maria, che è «una di noi», va in trionfo col Mediatore. Che è il figlio del Capo. La simbologia cristiana qui è evidente.

    Quanto sia poco anticapitalista questo film lo si deduce, senza alcuno sforzo, dal fatto che la falsa Maria incita le folle a distruggere le macchine nelle fabbriche, mentre i pochi ancora di buonsenso avvertono che anche la loro, di vita, dipende da quelle fabbriche. Ma la critica cinematografica, salvo rarissime eccezioni, è sempre stata appaltata alle sinistre, strutturalmente incapaci di comprendere il genio di Lang. Almeno in questo film, che però è il suo capolavoro assoluto e uno dei massimi capolavori cinematografici di tutti i tempi.

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    1 "Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette testa e dieci corna. La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d'oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. (...) E vidi che quella donna era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù." (Apocalisse 17, 3-6)


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    Edited by joe 7 - 14/6/2023, 19:59
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