ZAGOR 18-19: UN TRAGICO PATTO - Analisi di Joe7Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 69-70 (usciti nel 1966-67). I numeri reali sono 18 e 19. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, cioè col numero 18-19. La storia è stata pubblicata in precedenza sullo Zagor formato libretto
"Terza Serie-Collana Lampo" (50 lire) a Gennaio-Febbraio 1965:
17 - Un tragico patto
18 - Tamburi minacciosi
19 - Notte d'angoscia
TRAMADopo che Cico ha giocato d'azzardo con un gambler senza aver capito che si giocava a soldi e combina il solito pasticcio, un ragazzo cerca di rapinare Zagor e Cico per avere dei soldi per aiutare suo padre, che ha un debito di 10.000 dollari, per via della siccità. Il ragazzo si chiama
Freddie Duncan e vorrebbe che Zagor lo aiutasse a trovare una spada con l'impugnatura d'oro e con delle pietre preziose, che apparteneva a cadavere di un conquistador spagnolo che un suo parente, che faceva il trapper, aveva trovato in una grotta. Ma gli indiani Uroni gli avevano vietato di prelevare la spada, perchè è tabù. Lui però aveva fatto una mappa, poi era morto di malattia e ora la mappa è in mano a Freddie. Ma Zagor non ci sta: prelevare la spada provocherebbe la rivolta degli Uroni col conseguente bagno di sangue. Dopo che Zagor se n'è andato, due tipi loschi,
Franz Haller e
Paco Barrera, che hanno sentito tutto, propongono a Freddie di aiutarlo. Il ragazzo accetta: Zagor scopre che i tre stanno andando a prendere la spada e cerca di fermarli, ma viene abbattuto. Torna nella sua capanna, pensando che i tre abbiano rinunciato all'impresa (?). Ad un certo punto, sente i tamburi degli Uroni e capisce che i tre sono nei guai. Mentre Zagor e Cico si avviano verso il territorio Urone, incontrano un trapper, tal
Benjamin Mandell, che cerca l'oro, e si offre di aiutarli. Una volta che t
rovano la spada, Haller e Barrera stendono il ragazzo e scappano col bottino: però affrontano Zagor e vengono circondati dagli Uroni, che li catturano tutti. Solo il ragazzo, Freddie, riesce a scappare con la spada. Uno dei malvagi, Haller, viene ammazzato dagli Uroni e gli altri sono legati al palo della tortura: ma Freddie ritorna e restituisce la spada, ottenendo la liberazione dei prigionieri. Per ringraziare Freddie, il trapper Mandell gli dà il suo oro, così potrà aiutare suo padre. Barrera viene lasciato libero da Zagor e se ne va.
COMMENTOIn sostanza, una storiella esile. Eppure è sorprendente il fatto che sia capace lo stesso di coinvolgere il lettore. Credo che il motivo sia dovuto alla combinazione magica della narrazione di Nolitta e dei disegni di Ferri: qualunque altro sceneggiatore o disegnatore avrebbe fatto una storia dimenticabile e scarsa. Sono combinazioni uniche che permettono il successo del fumetto: come Claremont/Byrne per gli X-Men, come Goscinny/Uderzo per Asterix, come O'Donnell e Holdaway per Modesty Blaise. Se passiamo all'introduzione, con la gag di Cico che non capisce che si sta giocando a soldi, e tutti lo guardano ammirati per la flemma con cui perde migliaia di dollari, i momenti comici e narrativi sono combinati splendidamente, con la scena finale del baro che finisce con la testa dentro la ruota delle scommesse. Non so se l'idea della scena finale sia stata pensata da Nolitta o da Ferri, ma è perfetta, completa il crescendo della situazione e nello stesso tempo la conclude, un pò come il botto finale dei fuochi artificiali. Zagor sistema a modo suo il pasticcio di Cico, e curiosamente glissa sul fatto che il tizio sia un baro e che abbia avuto anche la sfrontatezza di fare l'offeso, prendendo a pugni Cico (o almeno provandoci) e prendendo a pugni addirittura Zagor. Un'azione che ovviamente è stato un errore gravissimo: oltre che baro e prepotente, il tizio è anche scemo a voler pestare un armadio come Zagor. E ovviamente le prende.
Con le buone ci si fa capire da tutti.
Il ragazzo, Freddie Duncan, fisicamente è una specie di Zagor da giovane: idealista (vuole aiutare suo padre) ma superficiale (è incapace di immaginare le conseguenze del suo atto, cioè una rivolta indiana). Ed è incredibilmente ingenuo: per esempio, vieta ad Haller e Barrera, i suoi soci, di ammazzare Zagor, e i due, riluttanti, obbediscono: nemmeno in quel momento Freddie l'acuto si rende conto di avere come compagni due avanzi di galera che stavano per ammazzare un uomo svenuto. Inoltre, qui c'è un punto debole della trama, un passaggio assai criticato dal lettori: dopo che Zagor è riuscito a liberarsi dalle corde di Haller e Barrera, non si mette sulle loro tracce, ma
torna alla capanna di Darkwood a riposare, credendo che i tre se ne siano andati rinunciando ala caccia al tesoro. Ma su quale presupposto si basa questa sua incredibile convinzione?
"Che peccato, non lo possiamo ammazzare" "Bravi, si vede che siete delle brave persone" dice Freddie coccodimamma.
Il colpo di scena finale, in cui Freddie, che è scappato via con la spada ingioiellata, torna indietro e la restituisce agli Uroni, è di sicuro effetto e mostra anche una certa tendenza di Nolitta a "mettere da parte" l'eroe. Infatti, Nolitta diverse volte fa vedere il suo protagonista legato e poi la situazione si risolve da sola senza che lui faccia nulla: per esempio, Zagor in
"Zombi" o Tex in "I ribelli del Canada". Il trapper-cercatore d'oro Benjamin Mandell (un prototipo del futuro Digging Bill, che tra l'altro avrà come nome di battesimo proprio "Beniamino") è stato messo nella storia con l'unica funzione di dare l'oro al ragazzo e così risolvere la situazione: infatti la sua presenza nella storia appare un pò forzata e chiaramente messa lì solo per questo scopo. Tuttavia la storia resta godibile ugualmente.
Zagor arriva e risolve tutto. Ops, non è Zagor, è Freddie coccodimamma.
QUI TUTTI I LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 19:16
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