"GESU' DI NAZARETH", IL CAPOLAVORO DI ZEFFIRELLI - DECIMA PARTEIl primo articolo si può leggere qui; l'articolo precedente si può leggere qui.IL PROBLEMA DI GIUDA
Ian Mc Shane / Giuda
La scelta di Giuda fu anch'essa difficile per Zeffirelli, che alla fine scelse l'attore inglese di teatro
Ian Mc Shane. Aveva avuto fino ad allora una carriera limitata, ma interessante. Ian, sotto la guida di Zeffirelli, era diventato un Giuda radicale, con una sua visione politica dove tutto, Gesù compreso, era inquadrato. Secondo Zeffirelli, Giuda era uno che "ti vuole bene", ma che non ti ama, cioè non ti capisce. Zeffirelli considerava Giuda come un traditore non per malvagità, ma perchè voleva "dare una spinta" a Gesù: perchè si rivelasse davanti a tutti come Dio nella sua potenza, una volta arrestato. Già questa è un'azione malvagia però, perchè in questo modo Giuda manipola Dio come vuole lui, come se Lui fosse un incapace e invece Giuda ne sapesse più di Lui: è il peccato di superbia.
Però il Giuda reale, presentato dai Vangeli, era diverso: per esempio, nel Vangelo di Giovanni, era presentato come il tesoriere del gruppo degli Apostoli e che era anche
ladro: infatti, rubava i soldi dal deposito per i fatti suoi. Una cosa poco "nobile", verrebbe da dire, che contrasta l'impostazione idealista del Giuda di Zeffirelli. Ma i Vangeli dicono di peggio: Giuda aveva tradito Gesù solo
per malvagità, senza secondi fini, senza motivi politico, ma perchè alla fine ha odiato Gesù. Giuda sapeva che Gesù era il Figlio di Dio, e, nonostante ciò, lo tradì coscientemente. Il suo pentimento successivo mancò di fiducia nel perdono del Signore e il suo suicidio disperato ne fu la logica conseguenza. Il peccato più grande di Giuda, infatti, non fu tanto il tradimento, quanto il dubitare del perdono del Signore.
LA MUSICA
Maurice Jarre, il musicista di Gesù di Nazareth.
La musica, disse Zeffirelli, è un elemento tanto delicato da compromettere tutta l'opera, se non si accorda con lo spirito del film. Diversi registi prendono brani musicali da dischi, usando quartetti, sonate, toccate e fughe, sinfonie: questo però a Zeffirelli non piaceva. "Fanno un'opera di citazione culturale," diceva "dimenticandosi che la musica, in un film, è un discorso parallelo, un colloquio, non un discorso passivo. E' una forza viva che collabora, che penetra nella sostanza stessa del film." (si potrebbe dire molto sulle numerose, e giustificate, polemiche su chi cambia le musiche di una sigla degli anime, ma questa è un'altra storia). Zeffirelli, alla fine, scelse come musicista
Maurice Jarre, che compose, addirittura ragazzino, le musiche per
Il Cid e
il Lorenzaccio di Gerard Philipe, mostrando di avere un talento straordinario. Compose successivamente musiche di grande successo per film come
Il ponte sul fiume Kwai e
Dottor Zivago. Col Gesù di Zeffirelli fece una musica anche orecchiabile, nonostante la violenza emotiva di un vasto settore di percussioni: una musica molto abile, che ubbidisce a tutte le regole del gioco, ma con intuizioni di grande valore tecnico. Per esempio, la musica nella scena della pesca miracolosa - una scena che Zeffirelli aveva girato con cautela per non far vedere al pubblico una massa di pesci agonizzanti - conteneva certe sonorità labili, liquide, trasparenti, suggerendo l'immagine dei pesci non mostrati. La
Via Crucis, invece, è commentata da un brano poderoso, suggestivo, pieno di sorprendenti impasti sonori, da suggerire una marcia funebre e trionfale insieme, una cosa molto difficile da realizzare, vista l'unione degli opposti.
LA RESURREZIONE, IL PROBLEMA DEI PROBLEMI: RAPPRESENTARE L'IRRAPPRESENTABILENoi non sappiamo cosa vuol dire "risorgere". Sappiamo che il nostro corpo risorgerà, sarà come prima e più di prima, immortale, insieme con la sua anima per sempre. Ma non lo sappiamo immaginare. Gesù risorto passa attraverso i muri. Mangia il cibo. Compare ad Emmaus e non lo riconoscono, se non alla fine. Compare davanti agli Apostoli e lo riconoscono. Ha un corpo tangibile, che è lo stesso che ha subito la crocifissione, eppure nello stesso tempo non è più il corpo mortale di prima, è trasfigurato. Si fa fatica anche a spiegarlo. Ebbene, in un film
come fai a rappresentare una persona risorta? Come fai a rappresentare qualcosa che nessuno ha mai visto nè toccato, a parte gli Apostoli? Una persona che è umana e nello stesso tempo più che umana? Come si fa a non scadere nello spettacolo da fiera hollywoodiano nel cercare di rappresentare qualcosa del genere, usando effetti speciali che, per quanto avanzatissimi, daranno inevitabilmente una sensazione di ridicolo più che di divino? Eppure è una scena che deve esserci. Una storia di Gesù che non risorge non è cristiana: sulla resurrezione tutta la fede cristiana sta o cade. Se Gesù non è risorto, non era Dio ed era solo un filosofo mentitore. Se è risorto, è Dio. Questo è il cuore del cristianesimo: Gesù è risorto perchè è il Figlio di Dio.
Zeffirelli a quel punto si era davvero incagliato: non sapeva letteralmente che fare, nè lui nè gli attori. Come fai a interpretare un risorto, cioè una esperienza che non conosci, senza apparire assurdo? Il regista avrebbe dovuto girare la scena del ritorno di Gesù risorto tra gli Apostoli. Tutto era pronto, e tutto nello stesso tempo era in alto mare. Il truccatore, Otello Fava, non sapeva come truccare Powell/Gesù. I costumisti Escoffier e Sabbatini non sapevano che costume dargli (una tunica nuova? Le vesti stracciate del processo? Il manto rosso della Passione? Il sudario?). L'esperto di illuminazione, Nannuzzi, non sapeva che pesci pigliare. Lo stesso Powell non riusciva a trovare l'ispirazione giusta. Zeffirelli tentò ogni cosa: Gesù che compare agli Apostoli dopo l'arrivo della Maddalena, mostrando la cicatrice del chiodo su una delle mani. Ma non fu nemmeno girata: Zeffirelli temeva di costruire una scena priva di credibilità. Oppure rappresentare l'incontro di Gesù coi discepoli di Emmaus, con un taglio narrativo tipo "Gesù che torna come un amico sofferente che ha bisogno dell'amore dei discepoli" (una interpretazione che comunque non c'entrava niente con la scena originale di Emmaus). Ma una tempesta di sabbia mandò tutto all'aria. E il tempo stringeva.
Pochi giorni prima di consegnare la copia definitiva del film, proprio sul filo del traguardo, Zeffirelli frugò tra tutta la produzione del film, comprese le scene scartate, cercando disperatamente qualcosa che potesse andare bene come conclusione in una storia ancora priva della scena della resurrezione. Passò la notte insonne col suo montatore Reginald Mills, fino a quando, alle 5 del mattino, trovò un provino fotografico del congedo di Gesù dai discepoli dopo la sua resurrezione: un frammento dimenticato in mezzo alla montagna del materiale. Che Zeffirelli temeva persino che non si potesse recuperare, perchè potevano aver buttato via i negativi, come si fa di solito con le scene scartate: e invece, con gran sollievo, c'erano ancora. Pochi metri di pellicola che offrivano la soluzione più semplice, onesta e limpida: è l'addio consolante di Gesù ai suoi discepoli e a tutti noi e la sua esortazione a non temere, perchè "io sarò con voi ogni giorno, fino alla fine del mondo".
(Continua qui)QUI TUTTI I LINK SUL GESU' DI ZEFFIRELLIEdited by joe 7 - 14/12/2022, 17:23
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