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  1. PAPA' GAMBALUNGA EPISODIO 20: "UNA NUOVA COMPAGNA"

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    Papà Gambalunga
    By joe 7 il 10 Oct. 2023
     
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    20 – UNA NUOVA COMPAGNA
    "Una compagna di classe più anziana" (titolo originale giapponese)
    (L'inizio si trova qui; l'episodio precedente si trova qui)

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    RIASSUNTO: Siamo in America, nei primi anni del '900. L'orfana Judy Abbott, dell'orfanotrofio John Grier, viene adottata da una misteriosa persona, chiamata da lei Papà Gambalunga a causa della lunghezza delle gambe della sua ombra: l'unica cosa di lui che è riuscita a vedere. Frequenta il prestigioso Istituto Femminile Abramo Lincoln di New York, dove fa la conoscenza delle sue compagne di stanza: l'altezzosa Julia Pendleton e la modesta Sallie McBride, con la quale fa amicizia. Judy fa anche la conoscenza di Jervis Pendleton, lo zio di Julia, e ne resta affascinata. Inoltre, conosce Jimmie McBride, il fratello di Sallie: Julia si innamora di Jimmie, ma sembra che lui abbia occhi solo per Judy. Il Giorno del Ringraziamento, l'Istituto pensa di invitare degli orfani: Judy, visto il suo passato, è contraria, perchè sa dei maltrattamenti che ci sono dietro gli orfanotrofi. Ma il suo incontro con l'insegnante degli orfani, Mary Lambert, che ama i suoi bambini, le fa cambiare idea.

    TRAMA

    Judy, Julia e Sallie si stanno preparando in fretta per andare a lezione. Mentre scendono lungo le scale del dormitorio, sentono Miss Throne, la responsabile, che sta litigando con due uomini di fatica: "No significa no! Non lo permetterò!" "Ma...signora...noi dovremmo portare dentro questi mobili, abbiamo avuto il permesso dalla scuola..." "Sì, ho saputo dell'arrivo di una nuova ragazza nel dormitorio, ma non si possono portare dentro i propri effetti personali! I mobili delle studentesse devono essere tutti quelli forniti dalla scuola, e solo quelli!"

    Judy e le altre, incuriosite, si allontanano e, uscendo dal dormitorio, vedono molti mobili nuovi che dovrebbero essere portati dentro: si tratta di roba ricca e raffinata. "Caspita, quel letto è stato fatto in Francia!" dice Julia, che è sempre la più aggiornata alla moda. "Quindi sta arrivando qui una nuova studentessa..." osserva Judy. "E di buona famiglia, a quanto pare" aggiunge Sallie.

    Quando Judy e le altre arrivano in classe, si accorgono che tutte le ragazze parlano della nuova studentessa che sta arrivando. "Sembra che sia stata assente per un anno." spiega una di loro "quindi ha un anno più di noi. E' di famiglia ricca." Anche Julia è di famiglia ricca, ed è seccata nel vedere che sta arrivando una possibile rivale. Quindi la trova già antipatica. "Suo padre deve aver installato una compagnia petrolifera nel Texas, o qualcosa del genere. Posso dirlo nel vedere il suo gusto nella mobilia" dice lei, seccata. Judy è incuriosita: "Ma perchè questa ragazza è stata assente per un anno?" "Non lo sappiamo" dicono le altre.

    Arriva il professore di letteratura Melnore, che, battendo le mani, richiama la classe al silenzio. "Silenzio, prego, signorine, tornate ai vostri banchi. Buongiorno a tutte. Prima di cominciare la lezione, vorrei presentarvi la vostra nuova compagna di classe. Si chiama Leonora Fenton. Ha un anno più di voi, ma, per motivi personali, ha dovuto saltare un anno di scuola. Vorrei che tutte voi andaste d'accordo con lei." Si presenta una ragazza dai capelli biondi e lunghi, di lineamenti delicati e dal tono gentile. Con un lieve inchino, si presenta: "Mi chiamo Leonora Fenton. Sono lieta di conoscervi." "E' una persona gentile" osserva Judy sottovoce. Ma Julia, stizzita, replica: "Hmph! Ovviamente è la reginetta coccolata di una famiglia ricca e non certo nobile. Quel vestito che porta è fuori moda!"

    Leonora va a sedersi al suo banco, mentre Melnore continua la presentazione alla nuova arrivata: "Signorine, dovete considerarvi molto fortunate per averla ancora qui a scuola: perchè miss Fenton è una studentessa modello, le cui poesie sono state pubblicate sul nostro giornale scolastico. Non solo, con le sue capacità ha anche influenzato alcune studentesse che si sono poi laureate. Judy, anche tu devi impegnarti!" "Sì, professore." Leonora osserva Judy incuriosita. "Lei è Judy?" "Si, mi chiamo Judy Abbott. Lieta di conoscerla, miss Fenton." Il professor Melnore conclude: "Leggeremo alcuni poemi di miss Fenton alla festa natalizia."

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    Successivamente, dopo la lezione, Judy, Julia e Sallie trovano Leonora che sta leggendo un libro di poesie su una panchina. La salutano: "Miss Leonora." La ragazza abbassa il libro. "Potete chiamarmi solo Leonora: noi siamo compagne di classe, dopotutto, no?" Poi si rivolge a Judy: "Tu sei Judy Abbott, la ragazza che ha scritto quei poemi sul giornale scolastico, vero? Avevi scritto "Dalla nostra torre", giusto? Era fatto bene." Judy risponde, imbarazzata: "Ah, l'hai letto? Er, grazie, ma non era niente di speciale...era il primo poema che avevo scritto. Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto." Leonora, però, replica, in tono più serio: "Mi era piaciuto, sì. Ma quella poesia era troppo sentimentale. Se continui così, non potrai migliorare."

    Judy è sorpresa. "Sentimentale?" "Io non so cosa senti tu, nel tuo cuore" continua Leonora "ma mi sembra che tu rimugini troppo sulla tua solitudine." "Cosa? Io rimugino troppo..." "Sì. Tu descrivi bene i tuoi sentimenti, ma non ci sono...temi universali nelle tue descrizioni. Ti sforzi troppo di essere capita dagli altri, e ti trasformi in un'eroina un pò superficiale. Ecco perchè non hai forza e non c'è profondità nelle tue descrizioni." Judy appare sempre più contrariata. "Io...un'eroina superficiale?" Julia salta su a difenderla (e anche un pò ad aggredire Leonora): "Oh, la poesia di Judy era splendida. Anche se non so che razza di poesie hai scritto tu!" "Io avevo scritto le stesse poesie di Judy all'inizio. Erano troppo focalizzate su me stessa e troppo sentimentali. Non erano buone, non mi avevano soddisfatto" Judy è offesa: "Così stai dicendo che anche i miei poemi non sono buoni, quindi. Grazie per le tue critiche." "Non erano critiche, erano analisi: il tuo lavoro è buono, Judy, ma puoi fare di meglio." Julia replica, beffarda: "Se sei una critica così brava, dev'essere divertente leggere i tuoi poemi in classe." "Non lo so, ma lo spero. Judy e io non dovremmo scappare dalla realtà nelle nostre poesie e penso che dovremmo scrivere onestamente." Judy capisce che Leonora è riuscita a guardarla dentro ed è un pò spaventata. "Io non sto scappando via da niente!" "Sì, invece."

    Sallie cerca di intervenire, prima che l'ambiente si scaldi troppo. "Ehm...dovremmo andare, la sala mensa ora sarà piena." Le ragazze si allontanano da Leonora e vanno a mangiare in sala mensa. Julia è sempre più seccata da Leonora, e nel vedere che anche Judy se l'è presa per via delle critiche alle sue poesie, cerca di tirarla dalla sua parte. "Non so se è più anziana di noi o altro, ma è una cosa spregevole commentare in questo modo. Giusto, Judy? Perchè non scrivi un poema così splendido da poter battere quella snob nel suo stesso campo?" Judy è pensierosa, perchè ripensa alle parole di Leonora. C'è del vero in quello che ha detto. Però... "Judy?" "Eh? Oh, no, Julia. Anche se tu dici che il mio lavoro è splendido, non è questo il punto..." "Andrà tutto bene. Puoi batterla!" "No, Julia, non è questione di vincere o di perdere..." "Ma non ti senti offesa dopo che ti ha detto tutte quelle cose?" "Bè, sì, ma non penso che le mie poesie siano così grandi..." "Non è vero! Fai del tuo meglio! Il tuo avversario è soltanto una ragazzina di famiglia ricca! Non ha cervello!" Le altre ragazze della mensa si voltano e Julia capisce di aver alzato un pò troppo la voce. Dopo un silenzio imbarazzato, lei si alza e si allontana, dicendo: "Detesto le persone che si vantano del loro status di famiglia. Scusatemi." "Ehm, senti chi parla!" sussurra una delle ragazze, senza farsi sentire.

    Judy e Sallie finiscono il pranzo in silenzio, perchè non sanno cosa dire. Poi tornano al dormitorio, dove sentono la voce di Julia: entrano e trovano nel loro salotto i mobili di Leonora. "Ma chi le ha detto che poteva portare tutte queste cose nella nostra stanza?" protesta Julia.

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    Compare all'improvviso un uomo elegante, che le saluta: "Scusatemi, ho avuto il permesso da Miss Sloan, la direttrice del dormitorio. Sono George Fenton, il padre di Leonora." Stringe la mano a tutte, tranne a Julia, perchè la ragazza si rifiuta di farlo. "Ehm...comunque, questa avrebbe dovuto essere la stanza di Leonora, ma immagino che sia stata una cosa troppo improvvisa. Spero di poter mettere tutto a posto." Judy prende coraggio a chiede al padre di Leonora: "Mi scusi, signor Fenton, ma perchè sua figlia è stata assente per un anno?" Lui resta un attimo in imbarazzo, poi risponde: "Bè, avrei dovuto dirvelo prima, per essere onesti. Lei..."

    All'improvviso, entra Leonora, arrabbiata. "Papà, smettila di fare così!" "Leonora, stai bene?" "Non ti avevo detto che non ho bisogno di tutto questo?" "Ma...perchè ti sei vestita così? Ti avevo preso dei vestiti nuovi, non devi metterti dei vestiti così vecchi." "Basta!" Poi si rivolge a Judy e alle altre due: "Dovete essere rimaste scioccate, scusatemi. Non c'erano altre stanze, così siamo diventate compagne di camera. Papà, io voglio usare il tavolo e il letto che hanno tutti, quindi porta via queste cose!" "Ma te le ho portate qui sin dalla Florida per te." "Sbrigati!"

    Il padre si rassegna e acconsente alla richiesta della figlia. Leonora si allontana, dicendo di fare due passi. Julia non ne è impressionata. "Sapevo che era un tipo così. Una figlia egoista di genitori ricchi." Judy è pensierosa. Cosa stava per dirle il padre di Leonora?

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    Mentre la nuova ragazza osserva una partita di pallacanestro giocata dalle studentesse, Judy viene a sapere da qualcuna che Leonora era stata famosa come giocatrice di pallacanestro. E allora perchè non gioca? si chiede lei. Sempre più strano. Poi, a Judy viene in mente un'idea: e se leggesse le poesie di Leonora per capirla meglio? Il professor Melnore aveva detto che erano state pubblicate sul giornale scolastico. Basterebbe andare un attimo in biblioteca...

    "Judy, dove vai? La classe pomeridiana è qui." le fa notare Julia. "Ecco...arrivo tra poco. Aspettatemi." Judy raggiunge la biblioteca, chiedendo dive si trovano gli scritti di Leonora Fenton. "Allora era questo che volevi sapere" nota Julia, dietro di lei: anche Sallie l'aveva seguita. "Eh? Ma cosa fate qui?" "Diamo un'occhiata anche noi a quello che ha scritto quella lì." Cercano, e Sallie dice che Leonora aveva scritto anche un romanzo. Judy fa leggere loro una poesia scritta da Leonora:

    Sii attiva, danza, continua a correre, salta!
    In quell'istante, il tuo corpo sarà in una foresta vergine,
    sarai libera,
    mentre i tuoi muscoli tesi si muovono dolcemente,
    il respiro caldo corre attraverso il tuo corpo,
    diventa un fiume,
    e darà acqua alle foreste vergini.
    Sii attiva, danza, continua a correre, salta!
    Salta sulla terra, e quando tu voli attraverso il cielo,
    tutto il tuo corpo sarà connesso con le antiche foreste.
    Non strappare le foglie,
    non fermarti mai.
    Sii attiva, danza, continua a correre, salta!


    "Non capisco di cosa parli" osserva Julia. "Questo è ad un livello molto più alto del mio" commenta Judy. "E' molto brava" dice Sallie. Ma Julia la rimbecca: "Sallie, ma da che parte stai?" "Questa poesia non è certo dolce nè sentimentale" riflette Judy. Alla sera, scrive la sua lettera a Papà Gambalunga:

    "Caro Papà Gambalunga, Leonora aveva criticato la mia poesia e me l'ero presa. Non pensavo che questo mi avrebbe agitata tanto. Ma, quando ho letto la poesia di Leonora, mi sono resa conto che ero stata superba. La poesia di Leonora era meravigliosa. Io non posso competere. Penso a lei come una meravigliosa studentessa più grande di me e non come una rivale. Eppure, a volte lei sembra fredda e distante..."

    Ad un certo punto, Judy sente delle voci in sala: si tratta di Sallie e Julia che giocano a carte. Julia parla a voce alta, mentre Leonora le osserva: in questo modo, Julia fa sentire Leonora come un'intrusa. Judy esce dalla camera e vede la scena. Leonora saluta Judy, poi si ritira nella sua camera. "Cos'è questo atteggiamento?" sbotta Julia "Se ha un problema, dovrebbe dirlo. Non ne posso più! Ne parlerò con la direttrice del dormitorio, e, se non funziona, ne parlerò con mio padre e andrò in un'altra camera da sola!"

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    E' sera e Leonora guarda alla finestra aperta, nel corridoio. All'improvviso, la porta della camera si apre e compare Sallie. "Ma cosa fai lì, Leonora? Prenderai freddo se resti in corridoio!" "Oh, Sallie. Scusa, non intendevo disturbare. Come sta Judy? Forse oggi ho detto delle cose cattive sule sue poesie." "Bè, sì, era un pò alterata. Ma, dopo che ha letto la tua poesia in biblioteca, ha cambiato atteggiamento." Leonora è un pò sorpresa e sorride. "Non doveva leggere la mia poesia. Non volevo dire delle cose brutte sulla sua poesia, la stavo solo commentando, da poetessa a poetessa. Glielo dirai tu questo? Se glielo dicessi io, lei penserebbe che dico delle bugie. Vorrei fare presto amicizia con tutte voi." "Ma Leonora, io...noi, insomma, siamo tutte tue amiche." Lei abbraccia Sallie: "Grazie, sei una persona gentile. Vai dentro, se no lo prendi tu un raffreddore." Chiude la finestra e aggiunge: "Sarò qui solo per poco, quindi torniamo nella nostra stanza." "Sì." Come sarebbe a dire "per poco"? pensa Sallie, perplessa. Poi va nella camera di Judy e bussa alla porta: la vede scrivere una poesia e dice divertita: "Tu sei come Leonora." "Io? Ma figurati." "No, sei proprio come lei, stavi scrivendo una poesia. Leonora era preoccupata per te. Ha detto che poteva aver detto delle cose cattive sulla tua poesia. Ma lei ha detto che ti aveva criticato come compagna poeta." "Compagna poeta?"

    Il giorno, dopo, Leonora è ancora seduta davanti al campo di pallacanestro, dove giocano le studentesse. Judy le si avvicina. "Mi spiace, ho detto delle cose in modo insensibile" si scusa Leonora. Judy le si siede accanto. "No, avevi detto la verità. E' solo che non ero stata mai criticata così prima" "So come ti senti. Una volta ero stata severamente criticata dal professor Melnore e allora avevo marinato la scuola per una settimana." "Per una settimana?!" "Ma lui aveva ragione. Mi ci era voluta una settimana per capirlo bene. Dopo, le mie poesie erano state pubblicate sul giornale della scuola. Se avessi avuto una compagna poeta con cui scambiarmi le critiche, forse avrei fatto di meglio." "Non pensavo che avresti fatto una cosa del genere...vuoi che diventiamo amiche?" "Certo." Si stringono la mano.

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    "Non è facile scrivere una poesia. Ci ho provato ieri" confessa Judy. "Anche per me. Quando penso di aver trovato qualche idea per una poesia, mi accorgo che l'avevo già letta prima da qualche parte. Ci sono dei momenti che penso che non ci sia più niente di nuovo da scrivere" "Oh, anche una persona col tuo talento la pensa così?" "Talento? Io non ho talento. Ho soltanto il desiderio di scrivere, è un'altra cosa." "Hai ragione, ci sono dei momenti che mi piace scrivere, e altri momenti no."

    "E' proprio per questo che non posso perdere tempo" "Perdere tempo?" Leonora sta in silenzio. Arriva una palla e lei la raccoglie. Si alza e inizia a giocare a pallacanestro con le altre. Gioca molto bene, ma all'improvviso cade a terra e perde sangue. Judy le corre subito incontro, la tira su e capisce che ha qualcosa di grave. "Leonora, cos'hai? Chiamate la dottoressa, presto!"

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    COMMENTO

    Leonora Fenton è appena accennata nel romanzo originale di "Papà Gambalunga". E' chiaro che è un'appassionata di poesie. Infatti, il libro che sta leggendo seduta in panchina dev'essere un'antologia di poesie. Osservando con attenzione si leggono questi due poemi:

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    Edgar Lee Masters, "Memorie di Spoon River"

    Louise Smith


    Herbert ruppe il nostro fidanzamento di otto anni
    quando Annabella ritornò al villaggio
    dal collegio, ahimè!
    Se avessi rispettato il mio amore,
    forse sarebbe diventato un bel dolore -
    chi sa? - riempiendomi la vita di profumo.
    Ma io lo torturai, lo avvelenai,
    lo accecai, ed esso si mutò in odio -
    edera mortale invece che clematide (è un rampicante come l'edera, ma non fa i danni dell'edera).
    E l'anima cadde dal suo sostegno,
    i suoi viticci si intricarono in rovina.
    Non lasciate la volontà farvi da giardiniere nell'anima,
    a meno che siate sicuri
    ch'essa è piú saggia dell'anima vostra.

    Thomas Stearns Eliot, "Mattino alla finestra"

    Sbattono piatti da colazione nelle cucine del seminterrato.
    E lungo i marciapiedi che risuonano di passi
    scorgo anime umide di donne di servizio
    sbucare sconsolate dai cancelli che danno sulla strada.
    Ondate brune di nebbia levano contro di me
    volti contorti dal fondo della strada,
    strappano a una passante con la gonna inzaccherata
    un vacuo sorriso che s'alza leggero nell'aria
    e lungo il filo dei tetti svanisce.


    Eliot tratteggia in questi versi uno scorcio di vita cittadina: è mattina, si riprende una giornata di lavoro. Attraverso il risveglio di un nuovo giorno di fatiche e di affanni, l'autore esprime il suo stato d'animo rispetto alla vita che ogni mattina ricomincia.

    (Continua qui)

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    Edited by joe 7 - 11/10/2023, 17:24
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