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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 10 (quarta parte)

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    By joe 7 il 11 Nov. 2023
     
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    PARADISO CANTO 10 - QUARTO CIELO DEL SOLE - I 12 SPIRITI SAPIENTI DELLA PRIMA CORONA: PIETRO LOMBARDO, SALOMONE, DIONIGI L'AREOPAGITA (quarta parte)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    Paradiso-Canto-X-Dante-Divina-Commedia1
    Dante e Beatrice con Tommaso D'Aquino (il primo a sinistra) e gli altri Spiriti Sapienti.


    Siamo sempre nel Quarto Cielo del Sole, dove San Tommaso d'Aquino presenta a Dante i Dodici Spiriti Sapienti della Prima Corona: oltre a lui, ci sono Sant'Alberto Magno, che era stato il maestro di Tommaso d'Aquino, e Graziano, che ha dato le basi del diritto canonico (per capire l'importanza del diritto canonico, si legga il precedente articolo).

    Prima di continuare la presentazione, Dante si interrompe un momento, facendo una considerazione: davanti a Dio, noi siamo tutti uguali, ma Dio conosce la realtà per come essa è. E, se davanti a Dio siamo tutti uguali, siamo nello stesso tempo tutti diversi. Lo può vedere anche chiunque guardi le persone attorno a sè: non ne troverà mai due uguali, neanche tra gemelli, che hanno sì un corpo simile, ma comportamenti diversi. Gli uomini, per disposizione divina, sono tutti infallibilmente diversi e nessuno, neppure i gemelli monozigoti, può considerarsi la fotocopia di un altro. Sin dal primo uomo esistito sulla Terra, tutti hanno un DNA diverso e impronte digitali uniche. Nessuno è la fotocopia di un altro.

    Se la diversità è ricchezza, la somiglianza si accompagna sempre alla dissomiglianza, altrimenti sarebbe sterile identità. E se alcuni uomini sono intelligentissimi e sapienti, molti sono semplicemente brillanti, abbondanti poi sono i mediocri e certuni sono piuttosto sciocchi. Tra mille animali della stessa specie, come mille delfini o mille scoiattoli, le somiglianze superano evidentemente le differenze; così come tra mille automobili o tra mille computer. Ma tra mille uomini, le somiglianze di partenza (un corpo, un’anima, un intelletto uguale per tutti) divengono presto universi interiori di irriducibile complessità, unicità e bellezza.

    A livello di grazia, di fede e di virtù è esattamente lo stesso. Siamo tutti peccatori? Sì, ma in modo certamente diverso. Alcuni hanno vinto il peccato e si sono santificati, certe volte già in tenera età. Alcuni hanno dato la vita per Dio, la patria e i fratelli. Altri hanno tolto la vita al prossimo, uccidendo. Alcuni vivono nella fede e nella grazia di Dio, altri sono del tutto senza fede, senza speranza e in disgrazia di Dio. Anche tra i santi poi, alcuni sono più autorevoli di altri (per scienza, dottrina e ruolo), e la Chiesa ha sempre ammesso una gerarchia celeste tra i santi e tra gli angeli, ma anche all’inferno tra i dannati e i demoni, come a livello letterario ha mostrato Dante.

    PIETRO LOMBARDO, "MAGISTER SENTENTIARUM"

    Ora, Tommaso D'Aquino continua la presentazione: il prossimo è Pietro Lombardo.

    L’altro ch’appresso addorna il nostro coro, (L'altro che dopo di lui abbellisce la nostra schiera,)
    quel Pietro fu che con la poverella (fu quel Pietro Lombardo che, come la poverella del Vangelo,)
    offerse a Santa Chiesa suo tesoro. (offrì alla Santa Chiesa ogni suo avere.)

    La "poverella del Vangelo" citata da Tommaso è il personaggio descritto nel Vangelo di Marco e di Luca: si tratta della "povera vedova" che gettò nel tesoro del Tempio solo due spiccioli: una miseria, rispetto alle grandi cifre che versavano gli altri. Ma Gesù la elogiò dicendo che lei aveva dato più di tutti gli altri: quei due spiccioli infatti erano tutto quello che lei possedeva, mentre gli altri avevano versato solo del loro superfluo.

    Pietro Lombardo nacque nel 1100 a Novara, in Lombardia (da qui l'appellativo "Lombardo"). Si fece prete e studiò a Bologna, insegnando poi a Reims. Fu nominato vescovo di Parigi, dove morì e dove il suo corpo riposa - ma non è sicuro - nella chiesa di Saint Marcel. Il suo epitaffio fu distrutto dagli Illuministi durante la Rivoluzione Francese, nel loro odio anticristiano: una cosa di cui non si parla mai.

    Nel corso dei suoi anni di insegnamento, il Lombardo si era dedicato all'esegesi biblica, cioè all'analisi della Bibbia, scrivendo il commento alle Lettere di Paolo e ai Salmi. Ma la sua opera più famosa, quella a cui si riferisce Dante, è il "Libro delle Quattro Sentenze". Ha diversi altri nomi: Libri Sententiarum, o Libri Quatuor Sententiarum, o Sentantiae. Si tratta di quattro libri che raccolgono le più importanti "sentenze": cioè le analisi più autorevoli sui passi della Bibbia, realizzate da persone di grande fede e cultura come Sant'Agostino, Sant'Ambrogio, eccetera. Fu un'opera gigantesca, che gli valse l'appellativo di "Magister sententiarum", cioè Maestro delle sentenze.

    Anche se era in sostanza una raccolta di fonti, riflessioni, osservazioni, analisi, fu un'opera fondamentale per riassumere tutta la fede cristiana con le citazioni dei Padri della Chiesa, che sono i dottori molto eminenti e santi che gettarono le basi della comprensione della fede cristiana. L'opera di Pietro Lombardo fu molto usata ed elogiata da santi come Bonaventura, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino. Queste "Sententiae" non erano state le prime del suo genere, ma sono le più chiare e ordinate di tutte le precedenti, diventando un trattato fondamentale per la Chiesa. Sarà sostituito successivamente dalla Summa Theologica di Tommaso d'Aquino.

    I versi di Dante alludono alle parole del prologo delle Sententiae, in cui il Lombardo diceva di "voler offrire alla Chiesa il suo piccolo tributo, come fece la povera vedova del Vangelo" (Luca 21, 1-4). Anche se questo contributo fu tutt'altro che "piccolo". Il primo libro trattava della Divinità, il secondo della Creazione, il terzo dell'Incarnazione e della Redenzione, il quarto dei Sacramenti e il fine ultimo (cioè la Beatitudine futura). Seguendo quest'ordine, fu stabilito il piano di studi teologici di allora, fino al Rinascimento e oltre.

    Pietro-Lombardo
    Pietro Lombardo che scrive i "Libri delle quattro sentenze", o "Libri Sententiarum"



    RE SALOMONE

    Ora Tommaso d'Aquino presenta a Dante il quinto spirito della corona dei beati, "la quinta luce": Re Salomone, rispetto al quale nessuno fu più sapiente.

    La quinta luce, ch’è tra noi più bella, (La quinta luce, che è la più bella fra noi,)
    spira di tal amor, che tutto ‘l mondo (spira di un tale amore che tutto il mondo)
    là giù ne gola di saper novella: (desidera conoscere il suo destino:)

    entro v’è l’alta mente u’ sì profondo (dentro vi è l'alta mente dove fu infuso un sapere così profondo,)
    saver fu messo, che, se ‘l vero è vero (che, se le Scritture dicono il vero,)
    a veder tanto non surse il secondo. (non ci fu un uomo più saggio di lui (Salomone).

    Il nome di Salomone, a differenza degli altri presentati prima, qui non viene pronunciato. Inoltre, Dante, parlando del fatto che nel mondo si desidera sapere il destino di Salomone, si riferisce al dubbio sulla sua salvezza. Infatti, alla fine della sua vita, per lussuria senile, re Salomone seguì le donne di altre religioni, insieme ali loro dei, nonostante l'ammonimento che gli diede Dio due volte (Primo libro dei Re, capitolo 11, dal versetto 1 al 10). Il re biblico è definito qui come "l'uomo più saggio mai vissuto": ma solo in riferimento alla gestione del regno, come gli spiegherà poi Tommaso d'Aquino nel Canto successivo.

    Salomone (961-922 a.C.), figlio del re Davide, fu re d'Israele. Grazie all'aiuto del profeta Natan, iniziò un lungo e prospero regno, in cui rafforzò militarmente lo Stato d'Israele e promosse i commerci. Portò a termine la costruzione del grandioso Tempio di Gerusalemme (di cui oggi rimane solo il Muro del Pianto, dopo la distruzione di Gerusalemme per opera dei Romani). All'inizio del suo regno, Dio appare in sogno a Salomone e gli chiede cosa desideri: il sovrano risponde di desiderare la sapienza per poter giudicare con giustizia il popolo di Israele, e Dio gliela concede. Ricordato come re giusto e saggio, a Salomone si attribuiscono i libri biblici dei Proverbi, il Qoelet, detto anche Ecclesiaste, il Cantico dei Cantici e la Sapienza.

    Egli stesso è protagonista di alcuni passi biblici, tra i quali il più famoso è quello del giudizio tra due donne che reclamano la maternità di un solo bambino: il re scopre chi è la vera madre, fingendo di voler tagliare il neonato in due con una spada e di dare metà del neonato a ciascuna. Una delle due donne accetta la proposta, mentre l'altra, piangendo, dice di non farlo e di darlo all'altra donna, perchè non vuole che muoia il bambino. Da qui Salomone capisce che la vera madre è la seconda, perchè nessuna madre vuole vedere morto il proprio figlio (Primo libro dei Re, Capitolo 3, versetti 16-28).

    re-salomone
    Il giudizio di Salomone.



    DIONIGI L'AREOPAGITA

    Tommaso d'Aquino continua la presentazione: lo spirito successivo è Dionigi l'Areopagita, autore di un'opera sull'angelologia (lo studio sugli angeli): il De coelesti Hierarchia, cioè "Sulla gerarchia celeste", che sarà la base dell'angelologia dantesca.

    Appresso vedi il lume di quel cero (Vicino vedi la luce di quel cero (Dionigi l'Areopagita)
    che giù in carne più a dentro vide (che quando era vivo vide più addentro di ogni altro)
    l’angelica natura e ‘l ministero. (la natura e la funzione degli angeli.)

    Dionigi nacque ad Atene e visse nel I sec. d.C. Era uno dei giudici dell'Areopago, che era il più antico tribunale di Atene, presso l'Acropoli (la "città alta" di Atene). Dionigi era anche membro di una famiglia aristocratica. Si convertì al cristianesimo, dopo aver sentito il discorso pronunciato da S. Paolo, proprio nell'Areopago di Atene (da qui il suo soprannome Areopagita). La scena è narrata negli Atti degli Apostoli:

    "Quando sentirono parlare di resurrezione di morti, alcuni lo deridevano (Paolo), altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". Così, Paolo uscì da quella riunione. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi, membro dell'Areopago, una donna di nome Damaris e altri con loro." (Atti degli Apostoli, capitolo 17, versetti 32-34; forse Damaris era la moglie di Dionigi, ma su questo non si hanno dati sicuri).

    Secondo la tradizione, Dionigi afferma di avere assistito ad Atene, prima della predicazione di Paolo, all'eclisse di sole di ben tre ore, verificatasi al momento della crocifissione di Cristo, e probabilmente fu anche questo un fattore che lo spinse alla conversione.

    Dionigi fu poi vescovo di Atene e morì martire, anche se non si sa in quali circostanze: non si sa nemmeno dove sia stato sepolto il corpo. Fu considerato il primo padre della Chiesa, cioè il primo tra i principali scrittori cristiani, il cui insegnamento e la cui dottrina erano ritenuti fondamentali per la dottrina della Chiesa. Dionigi è venerato come santo e patrono di Atene: la sua festa è celebrata il 3 Ottobre. Spesso è confuso col vescovo Dionigi di Parigi.

    Nel corso del tempo gli furono attribuite numerose opere, note come "opere di Dionigi di Atene", identificato con "l'Areopagita", ma oggi meglio attribuite ad uno "Pseudo-Areopagita", perchè l'avanzato sviluppo della dottrina trinitaria e cristologica esposte in queste opere non è riconducibile all'epoca apostolica e non consente una datazione anteriore al VI sec. I suoi scritti principali sono: il "De divinis nominibus", "Sui nomi di Dio": un trattato sulla Trinità, che esamina i nomi che le Sacre Scritture - Antico e Nuovo Testamento - attribuiscono a Dio, trovando in essi il riferimento alla Trinità. E naturalmente il "De caelesti ierarchia", in cui le gerarchie angeliche vengono ordinate in tre triadi, modello che Dante seguirà fedelmente nella struttura del suo Paradiso. Queste opere ebbero una larghissima diffusione durante tutto il Medioevo. Furono commentate da Ugo da S. Vittore, S. Alberto Magno e S. Tommaso d'Aquino, esercitando una grande influenza sulla mistica cristiana occidentale.

    Dionigi
    S. Dionigi l'Areopagita. E' sempre rappresentato con la tunica di vescovo e col Vangelo in mano. La scena sullo sfondo descrive l'eclissi solare di tre ore avvenuta a Gerusalemme durante la Passione di Cristo, alla quale Dionigi fece da spettatore ad Atene (o Eliopoli, secondo altre fonti). Per essere precisi, quella non fu un'eclisse, ma fu proprio un misterioso oscuramento del Sole: un'eclisse normale dura solo pochi minuti, e a Pasqua, festa di novilunio, c'è sempre la Luna Piena, cosa che rende impossibile un'eclissi.



    BIBLIOGRAFIA
    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-x.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 18/11/2023, 17:18
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    Mi piacerebbe leggere qualcosa di San Tommaso D'Aquino o di Pietro Lombardo: sarebbero sicuramente delle letture utili per l'anima.

    Di Salomone e delle due madri esiste anche una versione giapponese, ambientata nella città di Oka e citata in alcuni anime: lì le 2 madri tiravano il bambino per le braccia, in una sorta di crudele tiro alla fune e la vera, vedendone la sofferenza, mollò la presa per prima.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 11/11/2023, 18:25) 
    Mi piacerebbe leggere qualcosa di San Tommaso D'Aquino o di Pietro Lombardo: sarebbero sicuramente delle letture utili per l'anima.

    Bisognerebbe fare qualche ricerca al riguardo: inoltre, possono essere testi impegnativi in certi punti. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, redatta da papa Giovanni Paolo II, oltre ad essere spiegata in modo dettagliato la fede cristiana, ci sono diverse citazioni di Tommaso d'Aquino e forse anche di Pietro Lombardo, insieme a tanti altri. Come punto di partenza potrebbe andare.

    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 11/11/2023, 18:25) 
    Di Salomone e delle due madri esiste anche una versione giapponese, ambientata nella città di Oka e citata in alcuni anime: lì le 2 madri tiravano il bambino per le braccia, in una sorta di crudele tiro alla fune e la vera, vedendone la sofferenza, mollò la presa per prima.

    Avevo sentito dire di questa seconda versione, credo che faccia parte delle leggende o tradizioni alternative del giudizio di Salomone. Comunque, nel Primo Libro dei Re, Salomone parla proprio di tagliare in due il bambino, non di fare un tiro alla fune. Diciamo che quest'ultima è una versione non ufficiale. Non sapevo poi che fosse stata inserita in qualche anime.
     
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