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  1. ZAGOR: "LA CASA DEL TERRORE" (Ivan- approfondimento)

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    Ivan
    Zagor
    By joe 7 il 6 Feb. 2024
     
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    ZAGOR 32-34: LA CASA DEL TERRORE (analisi di Ivan)
    (questa analisi è un approfondimento dell'analisi già realizzata da Ivan qui)

    Trama: Nolitta (Sergio Bonelli)
    Disegni: Gallieno Ferri
    Pagine: 135

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    La storia “La casa del terrore” di Guido Nolitta apparve per la prima volta negli Albi a strisce di Zagor, dal n. 8 al n. 12 (26 aprile-21 giugno 1967). Poi furono ristampati nell'edizione originale collana Zenith n. 83, 84, 85 (usciti nel 1968). Però i numeri reali di Zagor nella collana sono: 32, 33, 34. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 32, 33, 34.

    STORIA

    Il giovane Stanford, accompagnato dal detective Bat Batterton, Zagor e Cico va a trovare suo zio che vive in un maniero a Windy Cliff. Ma scopre che lo zio è morto e che la casa è infestata da un inquietante spettro di una donna morta da secoli...solo alla fine si scopre che è tutto un trucco da parte di un gruppo di criminali che usava il maniero come rifugio per gli evasi di prigione.

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    L'indimenticabile casa stregata Windy Cliff: il richiamo a "Cime tempestose" è evidente... ^_^



    COMMENTO DI IVAN

    Riletta e rivalutata al rialzo. Un classico sempreverde. Quest'episodio ha quasi 60 anni, eppure sono convinto che un giovane neo-zagoriano lo potrebbe leggere con lo stesso coinvolgimento emotivo che abbiamo provato noi leggendolo in tenera età. :lol:

    PREGI

    Il primo pregio riguarda la collana in generale, ovvero la conferma che Nolitta era un autore in crescita esponenziale, e che quindi le sue ultime buone storie non erano state solo un exploit fortuito. Il Sergione stava affinando il suo particolare stile, quello stile per cui il COME raccontare vale più del COSA raccontare.

    Anche in questo episodio, al di là di alcune forzature nel soggetto, la narrazione coinvolge a ritmo incalzante vignetta dopo vignetta, senza perdere un colpo. E questo è il segreto dei grandi raccontastorie: fare in modo che le (inevitabili) incongruenze di una storia scivolino via senza che il lettore ci dia peso.

    Questa è una delle prime incursioni di Nolitta nel genere horror (o meglio, falso horror). L'atmosfera “haunted house” è resa alla perfezione, e, fino alla scoperta che la bara di Nathaniel Stanford è vuota, tutto lascia credere che la casa sia davvero infestata da un'entità arcana.

    Le apparizioni “sovrannaturali” di Priscilla funzionano molto bene. In particolare, è geniale l'idea del fantoccio fatto comparire a mezz'aria fuori dalle finestre, che rende apparentemente inspiegabili le scomparse del “fantasma”.

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    Certo, i lettori moderni sono più smaliziati; negli horror sono abituati a ribaltamenti e contro-ribaltamenti delle premesse iniziali (in Dylan Dog è un cliché ormai inflazionato), ma negli anni '60 l'horror che infine si rivela un'abile messinscena era ancora una strategia narrativa di grande effetto. E Nolitta se la gioca bene.

    (In proposito, vorrei condividere un piccolo amarcord con gli amici zagoriani più anzianotti) :lol:
    Io ho letto questa storia a 6-7 anni su un albo unico (proprio LA CASA DEL TERRORE scritta rossa), quindi la fifa procuratami dall'atmosfera horror è durata solo una mezz'oretta, cioè fino a quando ho appreso che la faccenda del "fantasma" era tutta una messinscena. E ricordo di essere rimasto un po' deluso: infatti, mi piaceva l'idea di credere che, almeno nei miei amati fumetti, i fantasmi esistessero veramente...ma quella immediata rivelazione me l'aveva un po' castrata.

    Bisogna però considerare che questa storia era stata originariamente pensata per gli albetti a strisce, quindi i lettori che l'avevano letta in quel formato avevano dovuto trepidare per circa UN MESE prima di scoprire che si trattava di una macchinazione. E durante quel mese mi immagino la loro strizza di sera, per paura di un'apparizione di Priscilla nel buio della cameretta...Beati loro, sigh! (Della serie: quando bastava poco per emozionarsi.) :lol:

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    Tutta la saga della Casa del Terrore nei libretti settimanali di Zagor. ^_^


    Ben sfruttati Cico e Bat, la cui goffaggine fa da perfetto contraltare all'aura horror della vicenda. Da notare che i loro (numerosi) siparietti comici non intaccano minimamente l'atmosfera horror dell'episodio. Anche questo aspetto faceva parte della magia dello stile di Nolitta, che sapeva piazzare le gag nel modo giusto, ottenendo un mix equilibrato di Dramma & Commedia, introvabile in altri fumetti similari – e che rendeva Zagor un fumetto UNICO, nel pur vasto panorama editoriale dell'epoca. Oggi, purtroppo, Zagor non è più un "fumetto unico", e, secondo me, una delle cause principali del suo appiattimento è proprio la rottura di quel delicato equilibrio tra Dramma & Commedia che caratterizzava lo Zagor dei tempi di Guido Nolitta. :(

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    Mi sento di fare un approfondimento sull'utilizzo di Cico nelle storie di Nolitta. Anche qui, a margine delle consuete gag che esaltano i suoi tratti di mangione/pauroso/pigro/maldestro, Nolitta gli concede anche ruoli risolutivi all'interno della trama "seria"...ma svolti sempre alla maniera di Cico. Quindi, per salvare Zagor, che sta per essere ucciso da Annie, non irrompe nelle scuderie sparando come farebbe un Kit Carson, bensì fa cadere "per sbaglio" la ragazza sollevando la botola sotto i suoi piedi. Si ottiene lo stesso risultato (cioè salvare Zagor), ma seguendo le regole del "personaggio Cico".

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    Ecco; ora vorrei chiedere da quanto tempo non si vede più QUESTO modo di sfruttare Cico all'interno della narrazione. La mia sensazione è che il messicano sia percepito dalla maggioranza degli autori come una presenza-fastidio da accantonare con un pretesto qualsiasi, piuttosto che una risorsa aggiunta – come lo era ai tempi di Nolitta. =_=

    Tra le pieghe della storia, Nolitta coglie anche l'occasione per esprimere la sua opinione sulla caccia alle streghe (opinione che personalmente condivido in toto; le motivazioni "religiose" erano solo un pretesto di facciata per perseguitare persone scomode al potere politico dell'epoca). Il Sergione espone il tutto in modo semplice e diretto, senza né dilungarsi in spiegoni accademici, né lasciando punti in sospeso. Insomma, il numero di parole giusto affinché un concetto possa essere compreso al volo sia dai bambini che dagli adulti. Questa universalità di destinatari (sia bambini che adulti) era la formula vincente dello "stile Nolitta", non solo nei dialoghi ma anche nella semplicità delle trame e nella fluidità della narrazione.

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    L'impianto narrativo riguardante le evasioni è, invero, un po' forzato (un tunnel naturale che per caso finisce proprio sotto il forte, scoperto per caso da una famiglia di banditi in fuga, che per caso aveva scelto casa Stanford come suo temporaneo rifugio, che per caso aveva fama di casa stregata, e sempre per caso Landon incontra un suo vecchio conoscente nel carcere del forte...), ma se si sorvola sulla fortunosità di questa serie di circostanze, sono tutti elementi organizzati tra loro in modo lineare.

    Il personaggio di Priscilla/Annie è affascinante anche in versione “umana”: bella, scaltra, spietata, manesca...e pure pianista e lanciatrice di coltelli. Da sposare. :lol:

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    Struggente la fine di David che, ferito a morte, arranca verso i prigionieri con l'intento di ucciderli per proteggere la sua famiglia. Pur legato, Zagor riesce comunque a guadagnare abbastanza tempo per sfinire il moribondo. Si tratta di una tipica sequenza "allungabrodo" (narrativamente, infatti, si poteva far morire David subito durante l'assalto dei paesani) ma di grande intensità emotiva per il suo svolgimento. Lo stato di sofferenza di David è comunicato molto bene, e devo dire che un po' mi è dispiaciuto per lui, perché tutto sommato era un personaggio che mi stava simpatico. :lol:

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    Nolitta conclude la vicenda con un finale dolceamaro: pur avendo risolto il mistero e sgominata la famiglia Landon, Zagor non riesce ad impedire la distruzione di Casa Stanford. Una nota di tristezza per evitare un happy ending completo che forse avrebbe stonato con le atmosfere presentate nella prima parte della storia.

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    DIFETTI

    Non si nota immediatamente, ma c'è una perplessità che riguarda la presenza di un maggiordomo in Casa Stanford. In teoria, il suo padrone è morto da tempo, nessuno lo paga per le sue mansioni...quindi cosa ci sta ancora a fare a casa Stanford? :huh: In pratica, è un occupante abusivo, ma nessuno dei nuovi arrivati si preoccupa di chiedersi il motivo per cui si trova ancora lì; lo accettano e basta (come lo accettiamo noi lettori). :lol:

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    Mi è parso un po' gratuito l'attacco dei paesani contro Casa Stanford. Intendo dire: la maledizione aleggia da vari decenni...e tutt'ad un tratto, i timorosi abitanti di Lafayette si trasformano in leoni proprio nel momento in cui, casualmente, Zagor si trova in pericolo di vita. Questa improvvisa spavalderia sa più di pretesto buttato lì da Nolitta per cavare d'impaccio Zagor & C. (Comunque, narrativamente è funzionale.)

    Una piccola incongruenza nei dialoghi: la falsa Priscilla viene chiamata a più riprese sia “Marta” che “Annie” (Ok, facciamo finta che il suo nome sia “Annie Marta” e buona così.) :lol:

    DISEGNI

    Ferri dimostra di trovarsi pienamente a suo agio con le atmosfere tenebrose. La sua Priscilla è davvero inquietante. Ed anche David è una perfetta riproduzione dell'Uncle Creepy di Reed Crandall.

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    Una menzione particolare per la prima vignetta in cui appare la lugubre casa di Windy Cliff:

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    Storia: 8
    Disegni: 9

    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 6/2/2024, 20:31
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    Sono molto belle anche le copertine degli albi a striscia ( in particolare "Windy Cliff"). Ferri era un maestro anche in questo formato...non sono mai stati ristampati questi albetti ovviamente identici?
     
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    Eh, Nolitta era un narratore di prima grandezza ai tempi di Zagor e sapeva davvero incantare con poco, come nella storia della Taverna del Lupo, brevissima ma ancora oggi ricordata da molti.
    Poi si é rovinato facendo l'intelletualoide con Mister No. Ma questa é solo l'opinione mia.
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 6/2/2024, 17:58)
    Sono molto belle anche le copertine degli albi a striscia ( in particolare "Windy Cliff"). Ferri era un maestro anche in questo formato...non sono mai stati ristampati questi albetti ovviamente identici?

    No, ma le copertine sono state stampate nel Zagor Classic che fanno adesso.


    Il colore dello sfondo comunque è troppo uniforme, appiattisce la scena. Era meglio il colore che avevano messo nella striscia.

    ZAGLAMPO4-009


    Inoltre, il problema di questa ristampa è quello di essere una versione colorata. E col colore, l'aspetto orrorifico se ne va a ramengo... =_=

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    Tra l'altro, non so se è stato un bene mettere i fumetti più in basso. Credo che coprano la scena, in qualche modo. Avrei preferito che restassero in alto. Che problema davano? :=/:

    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 6/2/2024, 18:52) 
    Eh, Nolitta era un narratore di prima grandezza ai tempi di Zagor e sapeva davvero incantare con poco, come nella storia della Taverna del Lupo, brevissima ma ancora oggi ricordata da molti. Poi si é rovinato facendo l'intellettualoide con Mister No. Ma questa é solo l'opinione mia.

    Si vede che aveva esaurito le idee per Zagor...a volte queste cose succedono.
     
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    Anche a me riusciva "stranamente" simpatico David, nonostante fosse - al pari dei suoi familiari - un delinquente senza scrupoli.
    Certamente gioca molto il suo essere di fatto un clone di Zio Tibia, un personaggio conosciuto anni prima sugli Oscar Mondadori dedicati ai fumetti della Warren che avevo trovato simpaticissimo.
    E poi ho sempre avuto un debole per questi personaggi tenebrosi e allo stesso tempo 'gigioni'.

    ( Non escluderei che Nolitta, per ideare David, abbia avuto in mente anche il maggiordomo del film di Stanlio e Ollio "L'eredità" )

    Per quanto riguarda la sua presenza abusiva in casa Stanford, è lo stesso David, quando Alan gli comunica la sua intenzione di partire se i fenomeni sovrannaturali persisteranno, a confessare che non saprebbe dove altro andare ; ma, a parte questa prosaica motivazione, non mi sembra del tutto implausibile che un maggiordomo, dopo essere rimasto solo e senza nessun erede a farsi vivo, in una regione sperduta e a quell'epoca, si ritenga responsabile della custodia della casa, rimanendo a viverci almeno per qualche tempo.
    ( Evidentemente, casa Stanford doveva avere dispense molto ben fornite...! )
     
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    Ai tempi di quando lessi "La casa del terrore" non conoscevo ancora lo Zio Tibia, quindi non ho potuto fare l'associazione. Ma David risultava simpatico anche a me: e poi, i maggiordomi tenebrosi e gigioni sono sempre fonti di gag o di momenti topici. Per dire, mi è sempre piaciuto il cupo Eusebio del Morisco di Tex. O anche Lurch degli Addams. E pure il maggiordomo del film di Stanlio e Ollio. ^_^


    Per quanto riguarda la permanenza di David in casa Stanford, è vero quello che dice Ivan: ufficialmente, è un occupante abusivo...ma, dopotutto, è il maggiordomo (parlo ovviamente del David maggiordomo, non del David criminale), non è un tizio qualunque. E' quasi uno di famiglia. E custodisce la villa, dopo la morte del padrone, perchè non sa dove altro andare e qualcuno deve pur occuparsi dell'abitazione. Non è "abusivo" occupare una casa abbandonata e che, fino all'arrivo dell'erede, non è in possesso di nessuno.... Diciamo che David continuava il suo lavoro fino all'arrivo dell'erede, oppure fino a che lui non avrebbe trovato un'altra sistemazione. Visto il caso piuttosto particolare, non è del tutto strano che David sia ancora a Villa Stanford...
     
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