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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 35

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 5 April 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 35 -
    DAITAN 3 CONTRO IL CONTE MECHA: IL SEGRETO DI LADY SELENA

    La precedente puntata si trova qui.
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui.

    55a


    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, dopo diverse peripezie, Venusia riesce ad arruolarsi sotto falso nome tra le amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex. Si avvicina un nuovo scontro: Haran Banjo, col suo Daitarn 3 e i suoi compagni, deve prendere il cristallo che si trova nel pianeta meccanizzato Sentry, comandato dallo spietato Conte Mecha e dalla sua compagna, Lady Selena. Mentre Daitarn 3 e Mecha si affrontano, i compagni di Banjo sono stati catturati da Lady Selena e solo Toppi è riuscito a fuggire…


    Daitarn 3 e il Conte Mecha continuano lo scontro, attaccandosi e parando ripetutamente.
    E’ veloce, pensa Banjo, faccio fatica a seguirlo.
    L’avversario all’improvviso attacca con la naginata dall’alto e il colpo viene parato dallo scudo del Daitarn 3, che però, nello stesso tempo, vola in mille pezzi.
    Maledizione!
    L’affondo della spada del Daitarn 3 è più veloce del vento e colpisce il Conte Mecha in pieno petto: ma, sotto lo sguardo stupito di Banjo, la lama si rompe in due. Il Daitarn indietreggia, osservando la spada spezzata. Il suo nemico si ferma e dice:
    “Pochi sono riusciti a colpirmi come hai fatto tu. Per essere un umano, sei un avversario di valore, Haran Banjo.”
    Banjo osserva il punto colpito dalla sua spada e serra i denti dalla rabbia. Nessuna ferita. Niente. Quel maledetto è invulnerabile?
    Il Daitarn invece, è coperto da ferite varie, non gravi, ma diffuse quasi ovunque grazie ai colpi dell’arma del Conte Mecha. La situazione è brutta.
    “Daitarn Javelin!”
    L’asta a quattro lame di Daitarn 3 scatta fuori e il robot di Banjo si mette in posizione. Il pilota si rivolge all’avversario:
    “A quanto pare, hai la pelle un po’ dura, eh, Don Zauker in sedicesimo?”
    “E’ la mia caratteristica base, Banjo, come hai capito: l’invulnerabilità. Nulla può tagliarmi, né ferirmi. E’ questo corpo invincibile la mia arma. La naginata che uso è solo una decorazione. Un’aggiunta, se vuoi.”
    Il Daitarn attacca col javelin, parando la naginata in un attimo: una rapida torsione dell’arma provoca la rottura dello strumento di morte del Conte Mecha.
    “Adesso sei senza aggiunta, caro conte” sogghigna Banjo, soddisfatto.
    “Sei in gamba, te l’ho detto. Ma ciò che hai fatto non significa nulla. Vedi?”
    Attorno al Conte Mecha compare un’altra naginata, poi una scimitarra, una doppia lama a croce, un nunchaka e altre armi bianche, che girano attorno al Generale dell’Oscurità, obbedendo al suo comando. Banjo è senza parole.
    “Io sono un’arsenale vivente, Haran Banjo. Ma vedo che anche tu sei abile con le armi, quindi le cose andrebbero per le lunghe e io non sono un tipo paziente. Ti attaccherò di persona, così come sono: la finiremo in poco tempo.”
    Con un gesto, le armi scompaiono. Il Daitarn si mette in posizione di difesa, ma l’avversario in un istante è già su di lui e scaglia un pugno tremendo come un maglio, spezzando in un attimo il javelin e facendo schiantare il robot a terra, provocando un cratere. Il rimbombo dell’impatto fa tremare tutto il castello di Dyvim Tvar, facendo fermare per un attimo anche Lady Selena. E lei capisce che il Conte ha smesso di giocare.
    In mezzo al fumo, il Daitarn si alza faticosamente. Il Conte, in piedi a mezz’aria davanti a lui, osserva:
    “Sei appena sopravvissuto ad un colpo che ha abbattuto un’astronave ammiraglia korinthiana. Sei davvero una sorpresa, Haran Banjo.”
    Il Daitarn è fortemente ammaccato sul petto e i suoi circuiti sono a pieno regime per ristabilizzare il robot. Anche Banjo ha capito che è ora di togliersi i guanti.
    “Daitarn missile!”
    I missili frontali del Daitarn colpiscono il Conte Mecha senza fargli male, ma permettono al Daitarn di alzarsi a mezz’aria. Il Daitarn muove un braccio, facendolo girare e dice:
    “Sarai indistruttibile, ma ora, con la forza del sole, io ti distruggerò! Attacco solare….ENERGIA!!”
    L’attacco solare, il colpo più potente del Daitarn 3, parte come un fiume di fuoco dalla fronte del robot, investendo il Conte Mecha e facendolo illuminare quasi come il sole. Sembra che funzioni: ma l’attacco solare è sempre stata un’arma a doppio taglio. Infatti, la sua immensa potenza fa esaurire l’energia del robot, tanto che, dopo averlo lanciato, il Daitarn ha i livelli energetici ridotti al minimo. Non è un caso che spesso sia stata l’arma che ha usato solo alla fine.
    Per un attimo, il Conte Mecha sembra che sia sul punto di esplodere, piegandosi su di sé e incrociando le braccia sul petto. Ma poi si alza in piedi, spalancando le braccia e rilanciando a Daitarn 3 tutta l’energia dell’attacco solare, che per la prima volta sente di persona. Banjo grida per l’enorme calore e cerca di mantenere il controllo del robot: ci riesce, ma a stento.
    “Non male questo colpo, Banjo. Ma quando ti ho detto che questo corpo è indistruttibile, non scherzavo. Ho potuto rilanciare su di te l’energia che mi hai mandato, come uno specchio. Ed ora concludiamo la battaglia.”
    Rinforzando al massimo la densità del suo corpo fino a raggiungere quella del diamante, il Conte Mecha in un attimo raggiunge il Daitarn 3 e lo colpisce di nuovo con una violenza tale da mandarlo contro le guglie del castello di Dyvim Tvar, che vengono abbattute al passaggio del robot di Banjo. Il Daitarn finisce il suo volo scontrandosi duramente sulla roccia e, privo di energia, crolla a terra, mentre Banjo, stordito dall’impatto, perde i sensi.
    Il Conte Mecha atterra accanto al robot sconfitto.
    “Sei stato un buon avversario, Haran Banjo. Non voglio ucciderti: sarai un ottimo servo, una volta meccanizzato. Riguardo al tuo robot, mi ha impressionato. Lo farò analizzare dai miei scienziati e sarà un modello per il nuovo tipo di Sentinella. Lady Selena avrà catturato ormai i tuoi compagni: ora è il momento di pensare ai tuoi amici laggiù nello spazio.”
    Ad un suo comando mentale, compare l’immagine tridimensionale del comandante scienziato che dirige le attività del pianeta Sentry.
    “Maggiore Darkin!” esclama il Conte.
    “Presente, signore. Cosa desidera?” risponde l’ufficiale robot, facendo un inchino ossequioso.
    “Avete individuato l’astronave di Duke Fleed e dei suoi compagni?”
    “Certamente, signore. E’ nel quadrante di spazio A75/K2. Mando una flotta?”
    “No. Troppo tempo e troppo spreco. Voglio finire subito questa storia. Usate DOLA.”
    “Cosa?” dice il Maggiore, sorpreso “Dice…dice sul serio?”
    “Ti sto raccontando una barzelletta, secondo te? Fai come ti ho detto. E fai portare via questo robot e il suo pilota.”
    “Sissignore.”
    DOLA, l’arma definitiva del pianeta meccanizzato Sentry, un cannone spaziale incorporato, tanto grande e potente da distruggere un pianeta intero in un colpo solo, comincia lentamente ad accendersi, puntando verso il quadrante di spazio dove si trova la Cosmo Special. Una volta individuato il bersaglio, inizia a raccogliere la sua energia per poi scagliarla tra poco in un solo, terribile colpo. Tra quindici minuti non rimarrà neanche la polvere della Cosmo Special e dei suoi occupanti.

    Toppi accende con cautela la minitorcia: guardandosi intorno, capisce che si trova in una zona buia, con dell’acqua in basso e un lunghissimo corridoio coperto.
    Deve essere la fogna, pensa, anche per la puzza.
    Non si ricorda bene come sia finito lì: quella donna metallizzata li aveva stesi tutti con una scarica elettrica e lui era svenuto. Poi si è ripreso proprio lì: forse una delle ragazze era riuscita in qualche modo a buttarlo lì per salvarlo. Ma ora gli altri dove sono? Come faccio a trovarli? si chiede Toppi, perplesso. Poi fruga nella tasca interna e tira fuori il cristallo: brilla ancora, tanto da illuminare il buio dell’ambiente, e da lì parte ancora quel raggio di luce rossa. Credo che sia meglio seguirlo. Così, se trovo il cristallo troverò anche gli altri.
    Inizia a correre, quando all’improvviso sente una vibrazione e si appiattisce sulla parete, coprendo tutto ciò che ha addosso di luminoso. Due punti rossi si muovono nell’oscurità: ad un tratto, da lì partono delle luci che illuminano la zona. Sono due globi meccanici che deve avermi mandato contro quella donna robot. Devo fare qualcosa. Ma cosa posso usare? Sono disarmato e in questo stupido mondo meccanico tutto è liscio: non c’è neanche un maledetto sassolino! Però, aspetta, aspetta…
    A Toppi è venuta un’idea.

    Uno degli occhi spia all’improvviso nota una luce in basso. Si avvicina per vedere meglio, ma è solo una minitorcia accesa. Prima che se ne renda conto, Toppi, acquattato a terra e copertosi la testa con la giacca, si alza di scatto e, con la cintura in mano, colpisce con forza l’occhio spia, lanciandolo dritto contro l’altro. I due esplodono in uno scoppio di fuochi artificiali.
    “YATTA!” grida Toppi soddisfatto, alzando un pugno in segno di vittoria. Poi raccoglie le sue cose e corre in fretta seguendo la linea rossa.
    DOLA tra quattordici minuti è pronta.

    Lady Selena osserva con attenzione i quadranti che lampeggiano, mentre Reika e Beauty sono legate ad un tavolo. Alcuni robot fissano delle cannule nelle braccia e nelle gambe, con aghi talmente sottili da essere quasi invisibili e da non lasciare nessuna traccia sulla pelle.
    “Cosa sono questi affari?” chiede Beauty spaventata.
    “Conduttori di energia ionica.” risponde Lady Selena “Sono necessari per il primo stato di meccanizzazione.”
    La donna robot abbassa alcune leve ed attiva i pulsanti principali. Reika e Beauty si sentono percorse da una leggera scossa elettrica e cercano invano di liberarsi dai ceppi.
    Lady Selena le osserva con tristezza: come sempre, gli umani non vogliono diventare esseri meccanici. Possibile che non capiscano che è la cosa migliore per loro? Niente più sofferenze, niente più dolore…è un regalo, un dono, una cosa meravigliosa. Ma sempre rifiutano, e bisogna farglielo capire con la forza, purtroppo. Ma un po’ li capisce. Anche lei era passata attraverso quella fase. Come pure il suo amore, il Conte Mecha.

    Quando lui era umano, tanto, tanto tempo fa, era il Conte Olgerd, scienziato di corte ed esperto della meccanica, come pure di tanti altri settori della conoscenza. Era ben visto dal re, che gli aveva dato in sposa una delle sue figlie, Lady Catherine, la secondogenita e la figlia prediletta del re, anche se non era chiamata alla successione del trono. Lady Catherine, dai biondi e lunghi capelli, che a volte Lady Selena rimpiange e nello stesso tempo soffoca nel nascere questo sentimento.
    Non c’era altra scelta! Non c’era altra scelta! E poi io vivo, vivo ancora, anche se non sono più Catherine, sono Selena, e sono in uno stadio migliore di prima, migliore.
    A volte, nel cuore della notte, deve ripeterselo per tornare a dormire. No, non c’era scelta.
    Il morbo era giunto all’improvviso, e pochi ci badavano, a morire erano solo due, tre ogni settimana e non bisognava pensarci, non bisognava fare allarmismi. Le scienze mediche erano state trascurate, ormai da secoli nessuno si ammalava. Col senno di poi, è facile criticare. Ma allora era così. E in corte si danzava, si rideva, erano felici. Anche il popolo lo era, nessuno pensava a cosa sarebbe successo. Ma il male misterioso veniva a ondate, morivano in tanti, ricchi e poveri, senza distinzioni, in modo terribilmente democratico. Anche il re, il padre di Catherine, morì tra i tormenti. Nessuno, nessun saggio, nessun medico, sapeva più fermare quest’orrore. I sopravvissuti penavano, Lady Catherine si sentiva deperire, aveva compreso i limiti e i dolori del corpo umano. Come pure il suo amore, il Conte Olgerd, che lavorava giorno e notte per trovare un rimedio insieme ai suoi colleghi scienziati, che morivano uno dopo l’altro. Ormai, i sopravvissuti di quel mondo che fu erano poche migliaia. Milioni, miliardi di persone spazzate via in modo spaventoso. Catherine aveva visto tutto il dolore, la morte, e ormai si era arresa. Fino a quella notte.
    Dopo un continuo bussare, era entrato il Conte Olgerd, consunto e distrutto pure lui. Si avvicinò a Lady Catherine, prendendola per mano, sollevandola dal letto e dicendo:
    “Vieni, Catherine! Presto! Presto!”
    Scesero nei sotterranei, dove era vietato l’accesso, e Catherine vide per la prima volta l’enorme apparecchio di meccanizzazione. Il Conte le disse con brutale semplicità che entrambi non avrebbero visto l’alba di domani, deperiti com’erano, se non fossero passati allo stadio meccanico. Catherine aveva protestato, ma poi aveva capito che non c’era scelta. Voleva vivere. Comunque sia, ad ogni costo, voleva vivere. E per primo si sottopose il Conte Olgerd, che divenne quello che è adesso, e cambiò nome per sottolineare la sua nuova vita: il Conte Mecha. Anche Catherine fece lo stesso, e si guardò allo specchio, osservando con ammirazione, insieme a perplessità, il suo nuovo corpo. Era simile alla luna, coi suoi riflessi argentei, e decise anche lei di cambiare nome in Lady Selena. Un modo per dimenticare Catherine, che era umana, inferiore…anche se a volte provava rimpianto. Aveva bruciato tutte le immagini che aveva di Catherine, ogni cosa che le ricordasse quello che era. Ma lei, Catherine, rimaneva sempre lì, nel profondo del cuore, a chiedere a Selena:
    “E’ giusto?”
    Ma Selena non ascoltava, non voleva sentire. Era giusto. Era la cosa giusta da fare. Come ha sempre detto anche il Conte Mecha: lo stato meccanico è lo stadio superiore dell’umanità. E bisogna farglielo capire agli altri, con le buone o con le cattive. Tutto il pianeta era finito meccanizzato: i robot o erano stati costruiti o erano umani meccanizzati, alcuni favorevoli, altri contrari. I resistenti ad oltranza dovevano essere annientati, come nel caso del pianeta Korinthia.
    Ci stiamo espandendo e la nostra potenza è più forte che mai, si dice Lady Selena. Ma una voce, nel buio del profondo della sua anima, le sussurra:
    “E’ giusto?”
    E alcuni capelli biondi danzano per un attimo nel buio.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 11/4/2016, 17:02
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