Il blog di Joe7

  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 36

    Tags
    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 11 April 2016
     
    0 Comments   107 Views
    .
    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 36 -
    DAITAN 3 CONTRO IL CONTE MECHA: CONTO ALLA ROVESCIA VERSO L'APOCALISSE

    La precedente puntata si trova qui.
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui.

    image


    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Haran Banjo, col Daitarn 3 e i suoi compagni, deve prendere il cristallo che si trova nel pianeta meccanizzato Sentry, comandato dallo spietato Conte Mecha e dalla sua compagna, Lady Selena. Dopo uno scontro feroce, Daitarn 3 viene sconfitto dal Conte, Beauty e Reika sono state catturate da Lady Selena, che sta per trasformarle in esseri meccanici e solo Toppi è riuscito a fuggire. Inoltre, tra pochi minuti il megacannone DOLA manderà un’enorme scarica di energia che distruggerà la Cosmo Special con tutti i suoi occupanti.


    A bordo della Cosmo Special, le ragazze si rilassano nella sezione termale, assaporando l’acqua calda. Jun si riposa beata, sorseggiando un po’ di sakè dal piattino, osservando con soddisfazione come il suo corpo sia sempre in forma. Una vita di combattimento e un allenamento costante non ti permettono certo di mettere su pancia, pensa. Almeno c’è un lato buono in queste situazioni…
    Osservando Miwa, Jun capisce che anche lei si allena spesso. Michiru non si muove nemmeno, restando ad occhi chiusi, immersa a metà nell’acqua e nel vapore, rilassandosi dopo l’esperienza infernale che ha passato insieme ai suoi compagni del trio Getter. Sayaka chiacchiera amabilmente con tutte, versando loro ogni tanto un po’ di sakè. Lisa Vold gioca con l’acqua, felice come una bambina: di rado poteva rilassarsi così sul pianeta Creed. A vederla così, nessuno penserebbe che è una ragazza lupo. Beauty e Reika sono andate con Banjo sul pianeta Sentry e non sono ancora tornate. Mentre Sayaka passa il sakè a Maria, osservandola nota che ha uno sguardo distante e lontano.
    “Maria, cos’hai?” chiede Sayaka.
    La ragazza si scuote e dice, un po’ confusa:
    “Eh? Oh, scusa…ho avuto come una sensazione.”
    “Che sensazione?”
    “Di minaccia. Ho una specie di “sesto senso”che mi avvisa, a volte. Sento che c’è qualcosa che non va. Forse siamo in pericolo.”
    Sayaka le versa il sakè.
    “Sarà una tua impressione” le dice, per tranquillizzarla “Se fossimo in pericolo, i computer dell’astronave ci avrebbero già avvisato.”
    “No, non sono impressioni” risponde seria Maria, fissando il sakè. “Qualcosa ci sta minacciando. Ma non riesco a capire da dove.”
    DOLA tra dieci minuti manderà tutta la sua potenza contro la Cosmo Special.

    L’enorme mole del Daitarn 3 è stata collocata nell’hangar Controllo e Analisi, grazie a potenti gru. Il Conte Mecha, in dimensioni umane, osserva la procedura con interesse. Quel robot lo incuriosisce e vuole sapere ogni cosa sulla sua struttura. Lo scanner inizia silenzioso ad attraversare il robot con una luce che lo trapassa, lasciandolo illeso, quando, ad un certo punto, gli scienziati androidi lanciano un’esclamazione di sorpresa.
    “Conte Mecha…ma non c’è il pilota! L’abitacolo è vuoto!” dice uno di loro.
    “Cosa dici? Impossibile!” esclama lui, osservando il quadrante di analisi. Ma non ci sono dubbi. Il pilota non c’è. Banjo è fuggito. Ma come ha fatto?
    Serrando i pugni per la rabbia, il Conte Mecha dice tra sé:
    “Ti avevo sottovalutato, Haran Banjo…avrei dovuto ucciderti subito!”
    Rivolgendosi alle guardie, esclama:
    “Mandate alla svelta la Divisione Tigre e le altre divisioni di cacciatori! Trovate Haran Banjo e uccidetelo a vista!”
    Poi, rivoltosi verso gli scienziati, dice loro:
    “Continuate le analisi!”
    Subito dopo, scatta correndo verso una porta che si apre automaticamente, dirigendosi alla ricerca di Banjo:
    “Questa volta ti porterò personalmente all’inferno!”
    Mancano nove minuti al raggio distruttivo di DOLA.

    Reika e Beauty sono attraversate da una leggera corrente elettrica, ma Lady Selena è perplessa. Il processo sta richiedendo troppo tempo, è strano. Non si è nemmeno raggiunta la metà del primo stadio. Che sta succedendo? si chiede, osservando un’altra volta i quadranti. All’improvviso, il pannello scoppia, colpito da un raggio laser. Lady Selena, stupita, arretra e si volta indietro, osservando Banjo, che è appoggiato allo stipite della porta, con un fucile-bazooka in mano.
    “Mi spiace, bellezza.” dice il pilota del Daitarn “Non hai chiesto il permesso alle ragazze per fare questa cosina. Fà la brava e alza le mani.”
    “Non è possibile…come hai fatto ad arrivare fin qui?”
    “Mi ha mandato Babbo Natale. Alza le mani e non muoverti.” risponde Banjo, puntando il bazooka su di lei.
    La donna robot non si muove. Anzi, è completamente immobile.
    Non mi piace, pensa Banjo. C’è qualcosa sotto…Eh?
    Osservando il pavimento sotto di lui, nota che iniziano a formarsi delle crepe. Diverse crepe. In più punti, e in continuazione. Si allontana subito, mentre dei tentacoli taglienti fuoriescono dal pavimento, dirigendosi ferocemente su di lui per farlo a pezzi.
    “Ti ammazzerò, Haran Banjo!” grida Lady Selena, mentre anche le sue mani diventano delle armi, con le dita che si allungano fino a diventare delle lunghissime lame ricurve e affilate come rasoi. Banjo evita con abilità i terribili tentacoli, abbattendone alcuni col bazooka, ma è in difficoltà: non può evitare per sempre il “groviglio di vipere”. Un tentacolo lo colpisce alla spalla sinistra, formando una scia di sangue. Lady Selena attacca veloce, ma i suoi artigli fendono l’aria: Banjo aveva previsto la sua mossa e si era allontanato in tempo. Senza pensare, punta il bazooka contro di lei sparando all’istante. La donna robot viene colpita in pieno e, anche se non ha avuto danni, l’urto la spinge indietro. Riprendendosi, dice:
    “Non puoi farmi niente con quell’arma, Banjo!”
    “E se faccio così?” dice una voce.
    Reika, che nel frattempo si era liberata, acquattandosi sul pavimento, aveva aspettato il momento giusto e si era alzata di scatto davanti a Lady Selena, sorprendendola. Con una spinta violenta, la fa sbattere contro la consolle di comando, distrutta prima da Banjo. All’istante, la donna robot è attraversata da una potentissima scarica elettrica: la quantità di energia necessaria per la meccanizzazione è immensa. Lady Selena grida e una luce abbagliante riempie di bianco tutto il salone per un attimo. I tentacoli cadono davanti a Banjo, mentre la donna robot si alza con fatica dalla consolle. Cerca disperatamente di stare in piedi, ma tutto le gira attorno. Barcollando, fa un passo, ma subito dopo crolla a terra. Il suo corpo immobile emana un leggero fumo.
    Intanto anche Beauty riesce a liberarsi.
    “E’…è morta?” chiede lei.
    “No” risponde Banjo “non credo proprio. Comunque ha avuto una bella mazzata. Brava, Reika!”
    “Grazie, Banjo” risponde lei.
    “Ma cos’hai?” chiede Beauty, che vede Banjo all’improvviso tutto arrossito e imbarazzato.
    “Come sarebbe a dire che cos’ho? Mettetevi qualcosa addosso, accidenti a voi!”
    Guardandosi, tutte e due gridano, coprendosi con le mani. Non si erano accorte di non avere nessun vestito addosso.
    Nello stesso tempo, i robot della Divisione Tigre avvertono la presenza di Banjo al Centro di Meccanizzazione e si dirigono in massa laggiù. Anche il Conte Mecha se n’è accorto, e corre nella stessa direzione.
    Mancano sette minuti al raggio distruttivo di DOLA.

    Toppi esce da uno sportello e guarda cautamente a destra e a sinistra: nessuno. Scende da lì senza far rumore. Si trova in un corridoio, completamente vuoto.
    Strano, pensa.
    Ma il ragazzo non sa che l’assenza di robot è dovuta al fatto che la maggior parte di loro si sta dirigendo verso il punto dove si trovano Reika, Beauty e Banjo. Comunque, sente che non c’è tempo da perdere e, osservando il cristallo, vede che il raggio rosso punta dritto, fino in fondo al corridoio. Corre in fretta in quella direzione.

    Intanto, al Centro di Meccanizzazione, è un inferno di fuoco, di sparatoria e raggi laser: Banjo e le ragazze (che si erano vestite in fretta) sparano con le armi a disposizione. Banjo ne aveva portato un paio anche per loro. I robot della Divisione Tigre sono in difficoltà, non solo perché gli intrusi si coprono bene, ma anche perché sono nel Centro di Meccanizzazione, un punto nevralgico del palazzo-città di Dyvim Tvar. Dei colpi partiti per errore farebbero un disastro immane. Inoltre, sul pavimento c’è il corpo della loro padrona, Lady Selena, e devono evitare di colpirla. Comunque, il trio di Banjo non può abbassare la guardia: alcuni laser li hanno sfiorati di poco. Tra il clangore e il rumore della sparatoria, Beauty chiede a Banjo:
    “Come hai fatto a trovarci?”
    “Ho avuto un po’ di fortuna” risponde lui, sparando ogni tanto e staccando la sicura a una bomba a mano, gettandola tra i robot della Divisione Tigre, facendone strage. “Quando quel Conte ha abbattuto il Daitarn, ho preferito tenere un profilo basso.”
    Altri colpi di laser. Banjo continua:
    “Mi sono ripreso in fretta e sono uscito dal robot attraverso un’uscita di sicurezza, prima che lo portassero via. Poi mi sono nascosto e…”
    Altri colpi ancora di laser e risposta furiosa dei laser avversari.
    “...per farla breve, sono riuscito a rintracciarvi e ho disattivato la macchina di meccanizzazione prima di venire qui. E’ per questo che la signora qui presente – e indica col mento Lady Selena a terra – era rimasta perplessa perché la vostra meccanizzazione non funzionava. Toppi dov’è?”
    “L’ho gettato in una specie di botola prima di svenire” risponde Reika “dovrebbe essere ancora vivo, nascosto da qualche parte.”
    “Allora andiamo a prenderlo. Senza contare che il cristallo di ricerca ce l’ha lui.”
    Banjo tira fuori il medaglione al collo e lo alza gridando:
    “Mach Patrol, AZIONE!”

    Il Daitarn 3 è scosso da tremori che rendono perplessi gli scienziati che lo stanno studiando. All’improvviso, dal robot parte una specie di astronave blu che sfonda il soffitto: è il primo di innumerevoli soffitti e pareti che trapassa prima di attraversare il pavimento del Centro di Meccanizzazione. La Mach Patrol si apre.
    “A bordo tutti!” grida Banjo. Le ragazze non si fanno pregare. Prima di chiudere la macchina, il pilota del Daitarn stacca un’altra bomba a mano.
    “Reika, Beauty, avete messo al sicuro la donna robot?”
    “Certo, Banjo: in fondo alla sala è una zona protetta, non dovrebbe succederle niente. Ma perché ce l’hai fatto fare? E’ una nostra nemica dopotutto, no?” chiede Reika.
    “E’ sempre una donna, alla fine, e Haran Banjo è sempre cavaliere. Ora lasciamo un ricordino a questi imitatori di meganoidi!”
    L’ordigno esplosivo viene gettato contro la macchina di meccanizzazione. L’esplosione devasta diversi piani del castello di Dyvim Tvar, che trema, mentre i corridoi diventano un inferno di fuoco che divora tutti i robot della Divisione Tigre. La Mach Patrol si allontana alla svelta da quell’uragano di fiamme, inseguendo la traccia del cristallo di Toppi.
    Soltanto una figura resta illesa nel mare di fiamme: Lady Selena, che, anche se indebolita, riesce a teleportarsi via in tempo, raggiungendo la sommità di una torre del castello. Si riposa un momento, raccogliendo le forze. A fatica, sussurra con rabbia:
    “La…la pagherai cara, Haran Banjo!”
    Il Conte Mecha, arrivato troppo tardi, viene investito dall’onda d’urto dell’esplosione. Atterrando in piedi, ruggisce:
    “Il Centro di Meccanizzazione…maledetto, l’hai distrutto! Non mi sfuggirai!”
    Mancano quattro minuti al raggio distruttivo di DOLA.

    Da un pezzo Toppi è davanti ad una parete gigantesca che blocca il corridoio e dovrebbe essere una porta, ma non si apre per niente e non sa cosa fare. Niente quadranti, pulsanti, leve o altro. Solo una parete-porta sigillata ed enorme: aveva battuto qualche colpo sulla sua superficie e si era reso conto che è assai spessa e pesante. Eppure il raggio rosso del cristallo di ricerca non dà spazio a dubbi: il cristallo da trovare è lì, dietro questo portone. Cosa fare?
    “Ci sono venti portoni, tutti da attraversare per trovare quello che cerchi, umano.”
    Toppi si volta di scatto verso la sorgente di quella voce da brividi: qualcuno si avvicina dal buio, e quando le luci lo illuminano, vede un essere brillante di metallo, con due corna laterali sul volto e un mantello rosso. Il Conte Mecha. Alza una mano verso Toppi: le dita si illuminano, pronte a lanciare un raggio mortale. Toppi non riesce a distogliere lo sguardo da lui e, spaventato, capisce che non ha nessuna possibilità di scappare.
    “Nessuno può entrare lì dentro” aggiunge il Conte “Solo io so come fare. I tuoi amici sono lontani, umano, e io li aspetterò qui. Addio.”
    Un rimbombo improvviso fa voltare la testa del Conte, sorpreso: non pensava che Banjo sarebbe arrivato così presto. Ma, invece della Mach Patrol, compare un camion che ha sfondato il muro laterale. Dall’altoparlante dell’automezzo esce una voce che Toppi conosce bene:
    “Tutto bene, signorino Toppi?”
    “Garrison!” grida il ragazzo, facendo un salto di gioia.
    Un cannone automatico esce dal tetto del camion: con uno sparo fa partire un oggetto che si attacca sul petto del Conte. Quest’ultimo, sorpreso, se lo toglie e dice:
    “Cosa pensavi di farmi con questa cosetta?”
    “E’ un miniteletrasportatore, figliolo. Un gioiellino. Dovresti trattarlo con più rispetto.” risponde il maggiordomo di Banjo, premendo un bottone.
    “Cosa?” risponde il Conte, che si trova all’istante in un’altra dimensione.
    “Tornerà presto” dice Garrison, mentre scende dal camion “e temo che il giochetto non funzionerà un’altra volta. Ma, almeno, adesso abbiamo guadagnato un po’ di tempo.”
    “Garrison!” esclama Toppi, abbracciandolo “Come hai fatto ad arrivare fin qui?”
    “Sono sempre stato qui, signorino Toppi. In accordo col signor Banjo, ero atterrato qui vicino, di nascosto, col camion prima che scendesse il Daitarn. I sistemi di protezione che ci hanno aiutato in passato contro i Meganoidi potevano coprire una cosa piccola come un camion. Dovevo nascondermi ed intervenire, se necessario. Confesso di essere stato tentato di farlo, quando ho visto cadere il Daitarn del signor Banjo. Ma lui mi aveva raccomandato di pensare prima a voi.”
    “Ma Reika e Beauty sono nei guai, Garrison! Bisogna salvarle…”
    “Non ce n’è bisogno” dice una voce a bordo della Mach Patrol, che arriva in quel momento. L’astronave atterra, prendendo la forma di una macchina, dalla quale escono Banjo e le due ragazze.
    “Come vedete, stiamo tutti bene.”
    Mancano tre minuti al raggio distruttivo di DOLA.

    I tentativi di abbattere il portone finiscono desolatamente a vuoto. Nessun risultato, neanche un graffio. Dai raggi laser, alle bombe, a distruttori automatici e mille altre diavolerie non hanno sortito nessun effetto.
    “Eppure deve esserci un modo per passare!” sbotta Banjo, mollando un’inutile pedata al portone. “Quel maledetto Conte non può aver fatto una cosa così impossibile da varcare!”
    “Eppure aveva detto così, Banjo” dice Toppi, con aria triste “Il cristallo che cerchiamo è oltre questa porta. E ce ne sono venti di fila…”
    “Ci vorrebbe quel ladro famoso che il mio collega dell’Interpol insegue da una vita…sono sicura che ci riuscirebbe” sospira Reika.
    “Ma lui non c’è e noi siamo qui! Garrison, hai scoperto qualcosa?” chiede Banjo.
    “Purtroppo nulla, signor Banjo. Anzi, ho scoperto una cosa preoccupante. I miei sensori nel camion hanno individuato una forma gigantesca di energia che sta per essere lanciata proprio da dove è presente il cristallo. Temo che possa distruggere la Cosmo Special in un attimo. Sarà attivo tra due minuti esatti. Il cristallo è la fonte di energia di quest’arma, a quanto pare.”
    “COSA?”
    DOLA è quasi pronta. Mancano centoventi secondi al raggio distruttivo.

    Beauty osserva incuriosita il portone gigantesco. Se ci fosse un comando nascosto, una levetta…Ticchetta pian piano con le dita in ogni punto, sperando di scoprire qualcosa. Ticchetta più forte, ma niente. Ticchetta con toni cadenzati. Ticchetta a ballo di mazurka. E così via, fino a quando gli altri, spazientiti, le dicono di smetterla. Lei, imbarazzata, si volta verso di loro e dice:
    “Ma io cercavo solo di vedere se trovavo un…”
    All’improvviso lei sente un enorme rumore dietro di sé, e osserva i suoi amici che hanno uno sguardo istupidito e incredulo. Quando Beauty si volta, non crede ai suoi occhi. Il portone si è aperto, e così pure tutti gli altri portoni successivi, che si stanno aprendo uno dopo l’altro, istantaneamente.
    “Ma come cavolo hai fatto a…” chiede Banjo, guardando Beauty come se vedesse un alieno.
    “Forse il ticchettare ritmico, signor Banjo.” dice Garrison “Evidentemente, è riuscita ad effettuare il comando di apertura, che doveva essere in un codice a “ticchettature” che lei, chissà come, è riuscita a fare inconsapevolmente. Nel gioco d’azzardo, questo si chiama fortuna sfacciata e senza ritegno.”
    Mancano ottanta secondi al raggio distruttivo di DOLA.

    La Mach Patrol saetta come un fulmine, passando in un lampo un portone dopo l’altro. Ogni secondo è prezioso: non solo DOLA sta per sparare, ma il Conte Mecha può tornare da un momento all’altro e bisognerà usare il Daitarn. Tutti sono a bordo della macchina volante: è stato necessario abbandonare il camion di Garrison.
    Mancano trenta secondi.

    Arrivano alla fine in un’enorme sala con tutte le pareti alte centinaia di metri e piene di quadranti, indicatori, strumenti meccanici. Il computer centrale del pianeta Sentry. Sospeso a mezz’aria, si vede un cristallo luminoso, di color argento. L’hanno trovato!
    Mancano cinque secondi.

    Dalla Mach Patrol esce una pinza meccanica che afferra il cristallo. Ma non si muove da lì: un insieme di energie elettromagnetiche lo trattiene.
    Mancano tre secondi.

    Banjo, stringendo i denti, tira la leva con tutta la forza, mentre gli altri sudano freddo.
    Manca un secondo.

    All’improvviso, la Mach Patrol riesce a spostare il cristallo e a portarlo via.
    A trenta centesimi di secondo, DOLA si è fermata.

    Tutti tirano un sospiro di sollievo. Ma, subito dopo, un’esplosione fa schiantare un muro del computer centrale. A questa segue un’altra esplosione, e un’altra ancora, a catena.
    “Che diamine sta succedendo?” chiede Banjo.
    “Ho paura che siamo stati noi, signor Banjo, interrompendo lo sparo di quel supercannone.”
    Banjo guida subito la Mach Patrol verso l’uscita e dice:
    “Ma quella diavoleria l’abbiamo spenta, non dovrebbe fare più niente!”
    “Un apparecchio con una potenza così devastante non può essere spento come si fa con la luce di casa, signor Banjo. Interrompendolo, abbiamo fatto trattenere al suo interno tutta l’energia che stava per scagliare, cosa impossibile da fare, ed è crollato, lasciando libero sfogo ad un’energia senza più controllo.”
    “Ma allora qui scoppia tutto!” esclama Beauty.
    “Temo peggio, signorina Beauty. Non solo questo luogo, ma tutto questo pianeta è condannato. Dobbiamo scappare via da qui al più presto.”
    Mi sa che questa volta l’abbiamo fatta proprio grossa, pensa Banjo.
    Tira fuori il suo ciondolo al collo e lo alza, gridando:
    “Daaitaaaaan…AZIONE!”

    Continua qui.



    Edited by joe 7 - 13/4/2016, 15:44
      Share  
     
    .