ZAGOR 275-280: "INCUBI" (analisi di Joe7 - 3)(Precedente post qui)LA STORIA PIU' ALLUCINANTE E ASSURDA DI TUTTA LA SERIE: KIKI MANITO, DIVINITA' CAPRICCIOSA E CRUDELE
Kiki Manito è un personaggio inventato da Sclavi per la storia di Incubi: è una divinità che ha le sembianze di un ragazzino indiano. E, come tutti i ragazzini viziati, è capriccioso e crudele. E' simile in tutto e per tutto alle divinità pagane: non ha nessun rispetto per l'uomo e lo tratta come fosse una formica o un giocattolo. La stessa preghiera di Akoto verso di lui è vista da Kiki Manito come una fastidiosa seccatura: non c'è nessun vero rapporto tra questa divinità e l'uomo. Il mondo pagano era un mondo di terrore e disperazione, anche se adesso è mitizzato come se fosse stato un fumetto di Asterix. Infatti, l'uomo di allora viveva in un mondo senza senso, senza scopo, governato da entità crudeli e incomprensibili. Insomma, il mondo pagano era uguale a quello di Dylan Dog. E uguale a quello di
Incubi. Tra l'altro, la scena finale di
Incubi è veramente disgustosa: il vero colpevole di tutto, Kiki Manito, scherza con Zagor su quello che ha fatto, facendo ripetere la scena iniziale del cervo che parla a Zagor e sta per aggredirlo. E Zagor lo saluta sorridendogli come se fosse un caro amico. Zagor non è il protagonista qui, ma è solo un povero burattino nelle mani di un capriccioso e onnipotente Kiki Manito. Ma che razza di finale è? Che gioia ci può essere nel sapere di essere nelle mani di un Essere onnipotente che gioca con te come un bambino crudele? Se il mondo di
Incubi è sottomesso a Kiki Manito, un demone che si fa dio, e che può mentire, rubare, uccidere, alterare, fingere, agire crudelmente...ebbene, in questo caso, la realtà, schiava di questa divinità, non ha senso ed è indistinguibile dal sogno e dall'incubo. E', coerentemente, un inferno. Questo dà un'idea dell'abisso di differenza tra una divinità pagana e il Dio Vero, Bontà Infinita. Se non si crede a Dio, Bontà infinita, non si può far altro che credere, di conseguenza, a una divinità come Kiki Manito.
Inoltre, se Dio dà certezze come il bene, il male, la realtà, Kiki Manito dà delle
"certezze che non ci sono", che è l'assunto base di Incubi, in cui realtà e irrealtà, verità e falsità si mescolano e si annullano in continuazione. E questa è una frase detta e ripetuta non solo da Kiki Manito, ma anche dai personaggi stessi. E'
impossibile costruire una storia lineare con questi presupposti base. Incubi è una storia
volutamente senza certezze (per questo è impossibile da riassumere: il riassunto che avevo fatto era stato un penoso tentativo). Le uniche certezze di
Incubi sono le morti di Hellingen e Akoto: guarda caso, l'unica certezza che c'è qui parla di morte. Qusto è un altro esempio del mondo mortifero di Sclavi, che somiglia a quello di Edgar Allan Poe e Lovecraft.
Incubi non ha nessuna spiegazione razionale: lo dice Sclavi stesso nella storia, giocando col reale e l'irreale. Inoltre, paradossalmente, una storia che rifiuta l'esistenza della verità si basa su due verità incontestabili: le due morti dei personaggi di Hellingen e Akoto, pena l'annullamento della storia stessa, un pò come la corda del palloncino: la molli e il palloncino vola.
CONCLUSIONEIncubi fu un tentativo di raccontare una storia stile Dylan Dog nella serie di Zagor. Fu realizzato nel momento del massimo fulgore dell'indagatore dell'incubo, dal quale sarebbero poi venute altre serie horror o simil-horror, tipo Dampyr e Brendon. Se
Incubi fosse stata solo una parentesi nella serie di Zagor, solo un tentativo sperimentale, questo si sarebbe potuto accettare: ma questa bruttissima storia ha rovinato per sempre il personaggio di Hellingen, rendendo impossibile un suo recupero. Infatti, tutte le storie successive del ritorno dello scienziato sono state dei pastrocchi inguardabili, uno peggio dell'altro, che hanno sollevato molte proteste da parte dei lettori, ma purtroppo inascoltate.
Infatti, praticamente da Incubi in poi, spesso l'autore non è stato più al servizio del lettore, ma è stato il lettore ad essere a servizio dell'autore. Perciò, spesso, il lettore (non solo in casa Bonelli) è stato costretto a leggere quello che gli veniva dato, volente o nolente: e, se protestava, si giustificava questo dicendo che non aveva capito nulla dell'autore. Ma gli autori si dimenticano spesso di una cosa molto importante: che il lettore paga e, di conseguenza, se non gli piacciono le storie che legge, smette di comperarle. Se il fumetto è in crisi, è anche per questo motivo.
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