Il blog di Joe7

  1. ZAGOR: "ARRESTATE BILLY BOY!" (Joe7)

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    Ken Parker
    Zagor
    By joe 7 il 23 May 2017
     
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    ZAGOR 119-122: ARRESTATE BILLY BOY! (analisi di Joe7)
    (Qui l'analisi di Ivan)

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    Proseguo l'analisi della storia "Arrestate Billy Boy": la prima parte, realizzata da Ivan, ha descritto ottimamente la qualità della storia. Qui aggiungo qualche mio approfondimento personale.

    ZAGOR DALLA PARTE DEGLI INDIANI. ANCHE QUANDO SONO COLPEVOLI.

    Per iniziare, prendo lo spunto da un'osservazione di Ivan. Criticando l'ambiguità di Zagor e Wakopa, Ivan ha detto:

    "Ognuna delle due parti ha dei torti e delle ragioni, e Zagor deve fare i salti mortali per evitare che la cosa si riduca ad un semplicistico “Noi-buoni-contro-voi-cattivi” che farebbe perdere di vista le responsabilità individuali del conflitto e il suo casus belli originario (l'omicidio insensato di Osages, compresa la donna di Wakopa, da parte di Billy Boy). Qui Nolitta si mette da solo in una posizione scomodissima, col rischio di far passare l'eroe per un difensore di massacratori di inermi (visione solo parziale, certo, ma giustificabile se letta in modo isolato dal contesto generale). Così il suo Zagor agisce non in funzione di aiutare la fazione “buona”, bensì per un senso della Giustizia che trascende il fazionismo. Così il suo parteggiare per gli Osages è solo APPARENTE, una conseguenza accidentale derivante dal suo scopo principale, ovvero quello di voler portare Billy Boy di fronte alla Legge per rispondere dei suoi atti criminali. In tal modo Nolitta si salva in corner, senza né assolvere gli Osages per la loro spropositata reazione, né contravvenire ai princìpi morali che caratterizzano la figura del suo Zagor. Questa “neutralità etica” era l'unico modo possibile per sviluppare una trama fondata su premesse così delicate."

    Infatti è così: solo che qui Zagor, invece di essere un intermediario tra i bianchi e gli indiani, come effettivamente dovrebbe essere, sembra parteggiare più per gli indiani che per i bianchi. Eppure, gli abitanti di Stoneville non si comportavano in modo ostile verso gli Osages, che camminavano per la main street senza essere stati molestati da nessuno, se non dall'ubriaco Billy Boy alla fine. Perchè quindi Zagor sostiene che "la colpa di aver risvegliato questi istinti di violenza in loro ricade soltanto su di voi che li mettete continuamente in condizioni di doversi difendere disperatamente"? A vedere la scena iniziale della storia, con Wakopa e la moglie in cammino ad ammirare le vetrine, non si direbbe proprio che sia così: non si stavano "difendendo disperatamente", ma facevano i passanti come tutti.

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    Qui Zagor va sulle generali, scaricando sugli abitanti di Stoneville tutte le malefatte fatte dai bianchi contro gli indiani, passando così da una responsabilità personale (Billy Boy) a una collettiva (tutta Stoneville). E in questo modo, volente o nolente, Zagor si mette dalla parte di Wakopa, che colpevolizza tutti gli abitanti per l'azione di uno solo e fa ammazzare i conducenti di una diligenza, una famiglia (bambini compresi) e altre persone che non c'entrano nulla in questa storia. Che sia poi accaduto con o senza la partecipazione di Wakopa non conta: come capo indiano, doveva sapere che cose come queste sarebbero successe. Certo, non era questa l'intenzione di Zagor, ma nei fatti, come dice Ivan, l'impressione rimane.

    Inoltre, Wakopa parla della "pavidità di chi ha permesso l'atroce delitto". Ma come era possibile impedire una sparatoria che era avvenuta in pochi secondi? Senza contare che Billy Boy, strafatto com'era, avrebbe ammazzato subito chiunque si sarebbe messo di mezzo. Dice anche che "col mutismo ora ne difendono il colpevole". Questo è vero, si tratta di una specie di omertà mafiosa, perchè rischiano la vita nel parlare: ma con questo ragionamento si dovrebbero ammazzare tutti i siciliani che non vogliono testimoniare contro la Mafia. Rimediare ad una vigliaccheria ammazzando il vigliacco non è certo una soluzione giusta, nè civile. Senza contare che non sai come ti comporteresti tu al loro posto, visto che hai anche moglie e figli...l'eroismo non è alla portata di tutti.

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    UNA STORIA RAZZISTA: NON VERSO L'UOMO ROSSO, MA VERSO L'UOMO BIANCO

    Dai dialoghi e dall'impostazone della storia, si capisce che lo sceneggiatore (Nolitta), in questa storia, mostra un certo disprezzo per tutti i bianchi, nessuno escluso, e per la loro vita quotidiana. Basta leggere le parole di Benny, che, guarda caso, è l'unico che non partecipa alle attività normali di Stoneville (lavorare, costruire, coltivare, eccetera): si ubriaca e basta. Anche se questo è visto da Nolitta in modo romantico come una specie di bohemien, resta il fatto che Benny vive una vita squallida da una bottiglia a un'altra. Benny, quindi, da "esterno", dice che "questi rispettabili signori...hanno paura di morire, di veder bruciare le loro comode casette o i loro negozi pieni di preziose mercanzie". Sono parole di disprezzo non solo verso il bianco, ma anche verso il suo mondo e la sua civiltà, considerando migliore quella dell'ubriaco o quella dell'indiano.

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    Nolitta fa agire tutti gli abitanti di Stoneville in blocco come se fossero la quintessenza della schifosità dell'essere umano, a differenza dell'uomo rosso, sempre giustificato, qualunque sia la ferocia dei suoi atti. "Cialtroni, branco di miserabili, questo miserabile buco chiamato Stoneville", eccetera: sono solo alcune delle gentili osservazioni di Zagor e Benny per gli abitanti di Stoneville, per i quali non c'è la minima speranza nè di salvezza nè di riscatto. Insomma, c'è qui un manicheismo di base: di là, tutti cattivi, di qua, tutti buoni. E se i buoni (gli indiani) diventano cattivi, è colpa dei cattivi (i bianchi) che li rendono così. E' una visione assai infantile che non tiene conto della realtà: che cioè c'è del bene e del male in tutti, bianchi e rossi. Ma qui si vede solo il male dei bianchi e il bene dei rossi.

    E' chiaro che in un fumetto bisogna semplificare un pò le cose, ma qui si pigia sull'acceleratore: Nolitta non è molto chiaro, e nemmeno vuole esserlo, nella morale di fondo della storia, scaricando su alcuni (gli abitanti di Stoneville) le colpe di tutti (l'uomo bianco).

    ZAGOR, IL PERSONAGGIO INUTILE

    La storia ha un sottofondo desolato, come gli alberi e le rocce di Donatelli, e disperante perchè Zagor non risolve nulla: tutti i suoi sforzi si riducono a nulla. Se non ci fosse stato Zagor in questa storia, si sarebbe conclusa ugualmente con l'azione omicida-suicida di Wakopa. Infatti, la storia di Billy Boy è quella di una vendetta indiana, con Wakopa come effettivo protagonista che "risolve" la situazione stile Punitore/kamikaze. Qui Zagor fallisce su tutti i fronti. E ci chiediamo allora: cosa ci stava a fare Zagor in questa storia? La bella statuina? Lo stesso si può dire di altre storie pur elogiate e ben realizzate come Libertà o morte, Tigre, Spedizione punitiva. Un giorno ne parlerò.

    UN PROBLEMA, NESSUNA SOLUZIONE

    Lo Zagor di Nolitta a volte è un personaggio ambiguo, e lo si vede bene nella storia di Billy Boy.

    Quello che ho sottolineato sono delle ambiguità morali che nella storia non hanno, nè vogliono avere, soluzioni, e per questo appesantiscono il racconto, lasciando il nodo irrisolto.

    Anche se l'impresa di Zagor avesse avuto successo, il problema di fondo (responsabilità personale-responsabilità collettiva) sarebbe rimasto. Nolitta in quel tipo di storie amava sollevare questioni morali: che bisogno c'era di far vedere lo sterminio di una famiglia di bianchi innocenti da parte di Wakopa? Era una scena che si poteva benissimo tagliare. Ma quella scena fu messa da Nolitta, a quanto si vede, per avere l'occasione di sparare una filippica fuori posto contro "il cattivo uomo bianco", una cosa che, come ho detto prima, sa di razzismo, visto che si considera il bianco come un "impuro" di base, colpevole sempre, a prescindere. Quindi, Nolitta dava problemi morali, ma non amava dare delle soluzioni, se non quelle più generiche e populiste possibile, semplificando fin troppo le cose e senza risolverle sostanzialmente. E questo è sempre stato un suo limite. Ma lo è stato anche di molti altri autori italiani: metto qui sotto un esempio limite, una storia di Ken Parker di Berardi e Milazzo.

    QUESTO TIPO DI STORIE SONO UNA COSTANTE NEI FUMETTI WESTERN

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    La storia che prendo in esame è “Metis”, pubblicata su Ken Parker Magazine 10-11 (1993). Dopo aver ucciso, apparentemente senza motivo, due persone, il meticcio Andrè prende in ostaggio la giovane Amy e fugge verso il nord, là “dove i bianchi non sanno vivere”. Ken, al quale Andrè aveva sottratto la slitta e il fucile, si unisce agli inseguitori. Ken, alla fine, giustifica l’indiano, perchè è stato perseguitato e gli hanno ucciso il cane.

    Ma il "povero indiano perseguitato al quale gli hanno ucciso il cane":
    - ha ammazzato due o tre persone a sangue freddo, così imparano ad uccidergli il cane. Ma tanto erano dei bianchi, colpevoli sempre e comunque. E poi è chiaro che un cane vale molto più di tre uomini bianchi.
    - ha violentato una donna (bianca) nel bosco con la scusa che "tanto lo trattano male". Povero piccino, deve pur sfogarsi. Naturalmente la donna era bianca, quindi non conta: razzismo alla rovescia anche qui.

    Dire che questa storia era di parte a favore degli indiani è un eufemismo, tanto la tesi presentata qui è sfacciata.

    I BIANCHI E GLI INDIANI: CHI ERANO?

    Ma, in sostanza, gli indiani, quelli veri, come erano? Buoni o cattivi o altro? E questo sterminio degli indiani, c'è stato o no? Lo sterminio c'è stato, ma non per i motivi che si pensano (la terra, l'oro, eccetera), e gli indiani erano delle persone come noi. Ma la faccenda è più complessa e richiede spazio: la spiegherò domani.

    (Continua qui)



    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 15/9/2022, 14:55
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  1. Mauro Corti1
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    Non so come argomenterai lo sterminio, ma visto che hai già detto che c'è stato, non pensi che risarcire i pellerossa in un fumetto italiano scritto 100 anni dopo, anche a costo di essere un po' "razzisti al contrario" sia molto meno del minimo sindacale? In fin dei conti non stiamo parlando di revisionismo storico, ma di un banalissimo fumetto edito a migliaia di chilometri dai fatti che tenta di narrare, e che probabilmente nessun pellerossa americano ha mai letto ne leggerà mai. A dirla brutta può essere un modo da Bianchi per lavarsi un pochino la coscienza, anche se naturalmente non si può incolpare un intera razza per lo sterminio di un'altra, le responsabilità sono sempre individuali, ma mi sembra un atteggiamento molto "umano" e un po' politically correct, brutto termine che però non sempre è una iattura.
     
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    CITAZIONE (Mauro Corti1 @ 23/5/2017, 21:27) 
    Non so come argomenterai lo sterminio, ma visto che hai già detto che c'è stato, non pensi che risarcire i pellerossa in un fumetto italiano scritto 100 anni dopo, anche a costo di essere un po' "razzisti al contrario" sia molto meno del minimo sindacale?

    La verità rende liberi. Non è con le bugie che si mettono a posto le cose, ma è dicendo le cose come sono veramente successe che aiuterebbe davvero a curare le ferite del passato. La menzogna fatta a fin di bene è pelosa e dannosa, anche se, a prima vista, può apparire giusto farla. E' meglio comunque parlarne domani che avrò postato il resto, in cui cercherò di spiegare come vivevano realmente gli indiani e cosa pensavano veramente i bianchi. L'orrore dello sterminio è stato innegabile, ma è necessario capire bene il perchè del conflitto perchè si possano chiarire bene le cose.

    CITAZIONE (Mauro Corti1 @ 23/5/2017, 21:27) 
    In fin dei conti non stiamo parlando di revisionismo storico, ma di un banalissimo fumetto edito a migliaia di chilometri dai fatti che tenta di narrare, e che probabilmente nessun pellerossa americano ha mai letto ne leggerà mai.

    Qui sta il punto: il fumetto non è mai banale. E' un mezzo di comunicazione, un mezzo espressivo che trasmette un'idea che rimane fortemente impressa, quindi ha una capacità di influenzare gli animi che non può essere sottovalutata. Non conta che li legga un pellerossa o no: viene comunque letto, ed è importante capire che tipo di messaggio trasmette. Un messaggio che viene assimilato da chi legge, quasi senza che se ne renda conto.

    CITAZIONE (Mauro Corti1 @ 23/5/2017, 21:27) 
    A dirla brutta può essere un modo da Bianchi per lavarsi un pochino la coscienza, anche se naturalmente non si può incolpare un intera razza per lo sterminio di un'altra, le responsabilità sono sempre individuali, ma mi sembra un atteggiamento molto "umano" e un po' politically correct, brutto termine che però non sempre è una iattura.

    Te lo ripeto: la verità rende liberi. Non si arriva da nessuna parte colpevolizzando senza appello il bianco. Non ci si lava la coscienza con una falsa confessione (colpa collettiva di tutti i bianchi, in questo caso), ma con una vera confessione (colpa personale di chi è stato responsabile, ma non di tutti, perchè non tutti lo furono). Non va bene sparare nel mucchio, trascinando dentro sia colpevoli che innocenti: è un esempio di "menzogna" che rende la toppa peggiore del buco.

    Su queste cose è doveroso cercare la verità, non usare degli slogan come manganelli per colpire all'infinito, in un atto di eterna accusa, il bianco e la sua stessa esistenza. Infatti, spesso, con queste accuse fatte al bianco nei fumetti western si accusa nello stesso tempo tutto ciò che siamo, facciamo e viviamo, anche oggi. Le implicazioni sono enormi perchè coinvolgono anche noi, anche se non ce ne rendiamo conto.

    Infatti, in Billy Boy, con la faccenda dell'omicidio degli indiani e lo sterminio di tutti i pellerossa, Benny (la voce narrante dello sceneggiatore) accusa non solo le azioni dei bianchi, ma la loro stessa vita, la loro stessa esistenza come e fosse quella, e non un errore di qualcuno, la causa di tutti i mali. Le "comode casette", i "negozi pieni di mercanzie", citati da Benny mostrano il disprezzo di Benny e di Nolitta, almeno in questa storia, dell'idea stessa di civiltà, rappresentata da due elementi chiave (non gli unici, ma comunque importanti): la casa (che significa residenza, stabilità, sicurezza, storia, tradizione) e il negozio (il lavoro, l'attività umana, l'iniziativa personale, la relazione tra le persone).

    Edited by joe 7 - 19/7/2019, 19:28
     
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    Figurati se un lettore-collezionista di fumetti come me ne può negare l'importanza, persino come forma d'arte, ma arrivare a dire che il fumetto "ha una capacità di influenzare gli animi che non può essere sottovalutata", mi sembra a dire poco eccessivo.
    Soprattutto oggi in un mondo in cui il web e i social network la fanno da padrone, il fumetto è una forma di intrattenimento sempre più di nicchia, che si rivolge tendenzialmente ad un pubblico adulto e di discreto livello culturale... insomma a gente che sa discernere le opinioni di chi scrive dalle verità assolute e che non si lascia certo condizionare.

    Oggi il condizionamento passa dai nuovi media, popolati dalla massa, che è una entità piuttosto indistinta nella quale si trova tutto e il contrario di tutto, nella quale domina l'interclassismo economico e culturale.
    All'interno di questa massa, le persone meno smaliziate sono, purtroppo, propense a credere ad ogni sciocchezza che viene loro propinata, senza sentire quasi mai la necessità di verificare ed approfondire (Facebook docet), cosa peraltro non difficile perché sul web c'è tanta spazzatura, ma anche tanta buona informazione, basta cercarla.

    Tornando ai fumetti, che io giudico quindi una pura forma di intrattenimento, non penso si possa caricare su di essi la responsabilità di insegnare o condizionare nessuno, ma è ovvio che ogni autore quando scrive si lasci pilotare un po' dalle sue convinzioni, e questo traspare nelle trame e nei comportamenti dei personaggi, senza che si debba tirare in ballo una presunta "Propaganda", di Sinistra o di Destra che sia, (come mi hai scritto in una risposta di qualche giorno fa).

    L'esempio di Giancarlo Berardi, che hai citato riguardo a Ken Parker è lampante. In tutte le sue storie o quasi, le sue convinzioni politiche traspaiono, e pur non condividendole ho sempre trovato che fosse un autore molto valido, ma certo non si può credere che inserisca volutamente "elementi di propaganda" per condizionare alcuno, semplicemente emerge nei suoi scritti il suo pensiero, e questo mi sembra anche interessante, poi non nego che a volte qualche autore ecceda, e nel caso di Berardi è uno dei motivi che mi ha spinto ad interrompere la collezione di Julia - maestrina dalla penna rossa davvero insopportabile alla lunga.

    Quindi in estrema sintesi la mia convinzione è la seguente: I fumetti sono una forma d'arte non inferiore alla scrittura tucur, ma non influenzano un bel niente, perché non ne hanno la forza (sono una nicchia), e il loro pubblico è smaliziato.
    Gli Autori non fanno alcuna propaganda, e se davvero pensano di farne sono dei poveri scemi, più facilmente le loro convinzioni di ogni tipo vengono trasposte nei loro personaggi e alla fine per il lettore smaliziato può essere divertente, fino a che non gli diventi fastidioso.

    Detto tutto questo, e tornando a BILLY BOY, che io giudico comunque una bella storia, io a Nolitta sono pronto a perdonare praticamente tutto, tranne il primo ritorno e poi la sparizione di Supermike ;-)
     
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    CITAZIONE (maurocorti68@gmail.com @ 24/5/2017, 17:57) 
    Figurati se un lettore-collezionista di fumetti come me ne può negare l'importanza, persino come forma d'arte, ma arrivare a dire che il fumetto "ha una capacità di influenzare gli animi che non può essere sottovalutata", mi sembra a dire poco eccessivo. Soprattutto oggi, in un mondo in cui il web e i social network la fanno da padrone, il fumetto è una forma di intrattenimento sempre più di nicchia, che si rivolge tendenzialmente ad un pubblico adulto e di discreto livello culturale... insomma a gente che sa discernere le opinioni di chi scrive dalle verità assolute e che non si lascia certo condizionare. Oggi il condizionamento passa dai nuovi media, popolati dalla massa, che è un'entità piuttosto indistinta, nella quale si trova tutto e il contrario di tutto, nella quale domina l'interclassismo economico e culturale. All'interno di questa massa, le persone meno smaliziate sono, purtroppo, propense a credere ad ogni sciocchezza che viene loro propinata, senza sentire quasi mai la necessità di verificare ed approfondire (Facebook docet), cosa peraltro non difficile perché sul web c'è tanta spazzatura, ma anche tanta buona informazione, basta cercarla.

    Ogni mezzo di comunicazione, dal fumetto al web, dalla televisione al cinema, ha la capacità di influenzare gli animi. Il fatto che il fumetto ormai sia una cosa di nicchia è vero, ma la capacità di mandare messaggi, impliciti o espliciti, rimane, per la natura stessa del fumetto di essere, appunto, un messaggio. Letto da pochi, letto da tanti, sempre messaggio resta.

    Ogni mezzo di comunicazione, dalla parola ai gesti, dallo scritto al parlato, dal disegno al web, è un messaggio che trasmette qualcosa. E' questo che volevo dire, parlando del fumetto, e, visto che questo blog si occupa soprattutto di fumetti, è inevitabile che siano considerati qui maggiormente che nel mondo circostante.

    La caratteristica del fumetto, che ora è diventato di elite, non deve portare a dire che non sia più capace di dare messaggi: continua a darli per forza, non può farne a meno. Messaggi che possono essere buoni, o cattivi, o ambigui: ma li manda.

    Anche se la gente che legge fumetti fosse diventata smaliziata (ma dubito fortemente che tutti quelli che leggono fumetti siano smaliziati), resta influenzata comunque. Infatti, il livello culturale della nostra epoca è assai basso, quindi non penso che siano molti quelli capaci di analizzare un fumetto in modo serio.

    CITAZIONE (maurocorti68@gmail.com @ 24/5/2017, 17:57) 
    Tornando ai fumetti, che io giudico quindi una pura forma di intrattenimento, non penso si possa caricare su di essi la responsabilità di insegnare o condizionare nessuno, ma è ovvio che ogni autore quando scrive si lasci pilotare un po' dalle sue convinzioni, e questo traspare nelle trame e nei comportamenti dei personaggi, senza che si debba tirare in ballo una presunta "Propaganda", di Sinistra o di Destra che sia, (come mi hai scritto in una risposta di qualche giorno fa). L'esempio di Giancarlo Berardi, che hai citato riguardo a Ken Parker è lampante. In tutte le sue storie o quasi, le sue convinzioni politiche traspaiono, e pur non condividendole ho sempre trovato che fosse un autore molto valido, ma certo non si può credere che inserisca volutamente "elementi di propaganda" per condizionare alcuno, semplicemente emerge nei suoi scritti il suo pensiero, e questo mi sembra anche interessante, poi non nego che a volte qualche autore ecceda, e nel caso di Berardi è uno dei motivi che mi ha spinto ad interrompere la collezione di Julia - maestrina dalla penna rossa davvero insopportabile alla lunga.

    I "messaggi di propaganda" non sono mai, o quasi mai, inseriti intenzionalmente dall'autore. Ognuno tira fuori quello che ha dalla profondità del suo cuore. Se l'autore è di sinistra, non può fare a meno di fare una storia impostata secondo le idee di sinistra. Lo stesso se l'autore è di destra; oppure vegano, animalista, ecologista, eccetera. Esattamente come un inglese non può fare a meno di parlare inglese.

    Analizzare un fumetto significa anche tenere da conto dello schema mentale dell'autore. E quindi analizzare la sua impostazione della vita, della società, della religione, dell'uomo.

    Io lo faccio tenendo conto del criterio cattolico, che considero essere quello giusto: perchè un criterio di base, per valutare i messaggi, deve sempre esserci, comunque. La neutralità non esiste, nonostante siano tanti quelli che si dicono neutrali: ma mentono senza rendersene conto.

    CITAZIONE (maurocorti68@gmail.com @ 24/5/2017, 17:57) 
    Detto tutto questo, e tornando a BILLY BOY, che io giudico comunque una bella storia, io a Nolitta sono pronto a perdonare praticamente tutto, tranne il primo ritorno e poi la sparizione di Supermike ;-)

    Non ho detto che Billy Boy sia una brutta storia: anzi è realizzata splendidamente a livello di sceneggiatura, mentre invece è il soggetto a non essere buono. Ovviamente non c'è nulla di male se tu pensi che sia buono anche il soggetto: qui sto solo impostando una mia tesi, sulla quale si può essere d'accordo o meno.

    Ah, il ritorno di Supermike è invece pessimo sia a livello di soggetto che di sceneggiatura...

    Edited by joe 7 - 19/7/2019, 19:33
     
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    Onestamente questa storia non l' ho mai considerata bianchi contro indiani, ma una condanna verso chi ha i soldi ed il potere e pensa di poter comandare tutto. Alla fine però l' imprevedibile gesto per Kirby senior di Wakopa non farà uscire ne vincitori ne vinti. Zagor secondo me quì non fa la bella statuina, ma compie come al solito il suo dovere portando a termine la sua missione che è quella di portare BB in tribunale. La legge come si sà purtroppo a volte non è uguale per tutti però.
    Una storia più incline a ciò secondo me è "Sandy river". Riguardo "Tigre", Zagor mica fa la bella statuina, anzi! Che poi la storia finisca in un certo modo è un altro discorso.

    "che bisogno c'era di far vedere lo sterminio di una famiglia di bianchi innocenti da parte di Wakopa? Era una scena che si poteva benissimo tagliare. Ma quella scena fu messa da Nolitta, a quanto si vede, per avere l'occasione di sparare una filippica fuori posto contro "il cattivo uomo bianco""

    Alla fine la scena ambigua più che altro è questa. Purtroppo o per fortuna a Nolitta, soprattutto su Mister no, piaceva esagerare.
    Onestamente a me il ritorno di Supermike non è mai dispiaciuto. XD La storia a livello di soggetto non è certo il top e senza il nostro biondone sarebbe un giallo terra terra niente affatto memorabile, ma IBVZA inserisce qualcuno dei suoi tocchi e Gordon lo trovo sempre in forma. Il fatto poi di essere ambientata in trasferta è in continuity con quando visto nella precedente. Unico vero neo, è uno Zagor a volte un pò sopra le righe. Alla fine se non tornava forse era meglio, ma così a me è andata bene! XD

    CITAZIONE (joe 7 @ 24/5/2017, 19:07) 
    Ogni mezzo di comunicazione, dalla parola ai gesti, dallo scritto al parlato, dal disegno al web, è un messaggio che trasmette qualcosa. E' questo che volevo dire, parlando del fumetto, e, visto che questo blog si occupa soprattutto di fumetti, è inevitabile che siano considerati qui maggiormente che nel mondo circostante.

    La caratteristica del fumetto, che ora è diventato di elite, non deve portare a dire che non sia più capace di dare messaggi: continua a darli per forza, non può farne a meno. Messaggi che possono essere buoni, o cattivi, o ambigui: ma li manda.

    Anche se la gente che legge fumetti fosse diventata smaliziata (ma dubito fortemente che tutti quelli che leggono fumetti siano smaliziati), resta influenzata comunque.

    Non posso che quotare! E aggiungo che non capisco il nesso che il fumetto ormai è di nicchia e quindi non influenza. Si, ma comunque prima non lo era! Boh!
     
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    CITAZIONE (Francesco Romani @ 28/5/2017, 01:43) 
    Onestamente questa storia non l' ho mai considerata bianchi contro indiani, ma una condanna verso chi ha i soldi ed il potere e pensa di poter comandare tutto.

    E' vero, ma il contesto resta sempre quello di bianchi e indiani: il discorso di Zagor agli abitanti di Stoneville parla proprio di questo, non della faccenda di "chi ha il potere", che c'è, ma è sottintesa.

    CITAZIONE (Francesco Romani @ 28/5/2017, 01:43) 
    Alla fine, però, l' imprevedibile gesto per Kirby senior di Wakopa non farà uscire ne vincitori ne vinti. Zagor, secondo me, quì non fa la bella statuina, ma compie, come al solito, il suo dovere, portando a termine la sua missione, che è quella di portare BB in tribunale. La legge come si sà purtroppo a volte non è uguale per tutti però.

    Non ho detto infatti che Zagor fa la "bella statuina" nel senso che non fa niente, ma nel senso che tutto quello che ha fatto, purtroppo, non è servito a niente. Inoltre, ha dimostrato una fiducia spropositata nella legge, dimenticando che è amministrata degli uomini, che non sono perfetti. Portare Billy Boy in un processo proprio a Stoneville significava fare un processo falsato sin dall'inizio: infatti, di norma, non si fanno i processi in contesti in cui si possono influenzare i risultati, ma in altre sedi. E' una regola giudiziaria realizzata proprio per evitare casi come quelli di Stoneville. Ma in questa storia è stata totalmente ignorata.

    CITAZIONE (Francesco Romani @ 28/5/2017, 01:43) 
    Una storia più incline a ciò secondo me è "Sandy River". Riguardo "Tigre", Zagor mica fa la bella statuina, anzi! Che poi la storia finisca in un certo modo è un altro discorso.

    In Sandy River, Zagor fallisce, esattamente come in Billy Boy, e al posto di Wakopa c'è Cinzia Bradmayer che "risolve" la situazione a modo suo. E anche qui Zagor fa la "bella statuina" nel senso che ho detto: non è che non faccia niente, è che quello che fa non serve a niente. La storia di Sandy River, in particolare, avrebbe potuto benissimo svilupparsi senza la presenza di Zagor: se lo togli dal racconto, vedi che procede comunque lo stesso per conto suo fino al finale.

    Riguardo a Tigre...Zagor non risolve la situazione nemmeno lì. Wilfred Kellog e suo fratello (i veri protagonisti della storia) cadono definitivamente vittima della maledizione di Dharma e Zagor è qui addirittura solo uno spettatore e poco più: i suoi scontri con l'uomo tigre sono spettacolari, ma non portano alla risoluzione della maledizione, nè alla punizione di Dharma. Qui il finale ha un aspetto tronco come in Libertà o Morte, dove gli assassini di Manetola e dei Seminole ne escono impuniti.

    CITAZIONE (Francesco Romani @ 28/5/2017, 01:43) 
    "che bisogno c'era di far vedere lo sterminio di una famiglia di bianchi innocenti da parte di Wakopa? Era una scena che si poteva benissimo tagliare. Ma quella scena fu messa da Nolitta, a quanto si vede, per avere l'occasione di sparare una filippica fuori posto contro "il cattivo uomo bianco""

    Alla fine la scena ambigua più che altro è questa. Purtroppo o per fortuna a Nolitta, soprattutto su Mister No, piaceva esagerare. Onestamente a me il ritorno di Supermike non è mai dispiaciuto. XD La storia a livello di soggetto non è certo il top e senza il nostro biondone sarebbe un giallo terra terra niente affatto memorabile, ma IBVZA inserisce qualcuno dei suoi tocchi e Gordon lo trovo sempre in forma. Il fatto poi di essere ambientata in trasferta è in continuity con quando visto nella precedente. Unico vero neo, è uno Zagor a volte un pò sopra le righe. Alla fine se non tornava forse era meglio, ma così a me è andata bene! XD

    Lo Zagor di Castelli a volte è sopra le righe, soprattutto in questa storia del ritorno di Supermike: è stato uno spunto sviluppato male, ma credo fosse impossibile svilupparlo bene, proprio per via della impossibilità di riproporre Supermike senza snaturarlo. Ne riparliamo magari quando posterò l'analisi.

    CITAZIONE (Francesco Romani @ 28/5/2017, 01:43) 
    Ogni mezzo di comunicazione, dalla parola ai gesti, dallo scritto al parlato, dal disegno al web, è un messaggio che trasmette qualcosa. E' questo che volevo dire, parlando del fumetto, e, visto che questo blog si occupa soprattutto di fumetti, è inevitabile che siano considerati qui maggiormente che nel mondo circostante. La caratteristica del fumetto, che ora è diventato di elite, non deve portare a dire che non sia più capace di dare messaggi: continua a darli per forza, non può farne a meno. Messaggi che possono essere buoni, o cattivi, o ambigui: ma li manda. Anche se la gente che legge fumetti fosse diventata smaliziata (ma dubito fortemente che tutti quelli che leggono fumetti siano smaliziati), resta influenzata comunque.

    Non posso che quotare! E aggiungo che non capisco il nesso che il fumetto ormai è di nicchia e quindi non influenza. Si, ma comunque prima non lo era! Boh!

    Il fumetto prima non era di nicchia perchè costava poco ed era alla portata di tutti: adesso, coi costi astronomici (Topolino costa ben 5.000 delle vecchie lire, una cosa che ai vecchi tempi non si sarebbe mai pensata!) il fumetto non è alla portata di tutti, senza contare il boom dell'elettronica, computer, internet, tablet e simili. Ormai il fumetto è solo per gli appassionati e per chi ha i soldi per permettersi il lusso di comperarli. Ma resta comunque un messaggio, non importa se ora di nicchia, e quindi comunica sempre qualcosa. Spesso, inoltre, segue le mode del momento, in questo caso sottolineandole e rinforzandone il concetto, diventando, nei casi limite, veicoli di propaganda per concetti ideologici, e non più una storia coi personaggi.

    Edited by joe 7 - 19/7/2019, 19:40
     
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    Benny é l'ennesimo prototipo di Mister No, di cui Nolitta si serve per far conoscere le sue visioni idealizzate, proprio come aveva precedentemente fatto con Smiling Joe.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 22/7/2023, 12:24) 
    Benny é l'ennesimo prototipo di Mister No, di cui Nolitta si serve per far conoscere le sue visioni idealizzate, proprio come aveva precedentemente fatto con Smiling Joe.

    E' vero: sono visioni idealizzate, bucoliche, dei tempi in cui si rimpiangeva l'età dell'oro o simili, in cui non si doveva guadagnare il pane col sudore della fronte.

    E infatti, Mister No, Smiling Joe, Benny, sono tutti dei pelandroni: il primo passa il tempo a ubriacarsi, il secondo a pescare prendendo quello che riesce e a cogliere qualche bacca (sai che schifezza di cena), Benny a ubriacarsi anche lui di bettola in bettola, dicendo ma quant'è cattivo il padre di Billy Boy che mi ha rubato la miniera, dai, beviamoci su. Poi criticano i cattivi cittadini, che, guarda un pò, a differenza di loro, lavorano, si danno da fare, costruiscono qualcosa. Non dico che i cittadini siano privi di difetti, ma a fare i criticoni sono bravi tutti.

    Mister No ha un aereo da gestire, Smiling Joe ha una casa a cui badare, Benny ha una vita da ricostruire. E invece di darsi da fare, cosa fanno? Tirano a campare, ridendo degli altri. Sono quelli che una volta si chiamavano perditempo e falliti.
     
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    Discorso interessante, mi ricorda l'impostazione attuale violenze sulle donne=tutti gli uomini colpevoli, un pò come l'impostazione di certi autori citati sulla colpa di tutti i bianchi sui massacri verso gli uomini primitivi. Generalizzare è ideologico e sbagliato...
     
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    CITAZIONE (Ray Meyers @ 11/9/2023, 11:43) 
    Discorso interessante, mi ricorda l'impostazione attuale violenze sulle donne=tutti gli uomini colpevoli, un pò come l'impostazione di certi autori citati sulla colpa di tutti i bianchi sui massacri verso gli uomini primitivi. Generalizzare è ideologico e sbagliato...

    Anche il "femminicidio", come lo chiamano stupidamente oggi, è il frutto di una mentalità che non guarda la realtà, ma solo gli schemi. Non importa se vengono ammazzati anche degli uomini: quello che conta è solo il fatto che vengono ammazzate delle donne, mostrando così un razzismo sessuale.

    Se per "uomini primitivi" intendevi gli indiani, allora è difficile da capire subito: avevo pensato che l'uomo bianco avesse ammazzato gli uomini di Neanderthal o i primi Homo Sapiens. Comunque, il "ragionamento per schemi" è lo stesso che ha Zagor, che non vede la realtà: vede solo quello che ha fatto Billy Boy e il fatto degli abitanti di Stoneville che hanno paura di Kirby. Ma non vede le famiglie e i bambini uccisi da Wakopa. Non vede che Wakopa vuole sterminare tutto il villaggio per la colpa di uno solo. Anzi, lo giustifica, col suo schema: "indiano sempre buono, cattivo solo per colpa dell'uomo bianco, che è sempre cattivo".

    Bisogna ricordare sempre che la verità è l'adesione al vero. Se no, è menzogna.
     
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    Mi piace leggere questi commenti perchè mettono in luce degli aspetti che non avevo prima considerato.
    Hai ragione Joe a puntare il dito contro l'ingenuità di Zagor di voler far processare Billy Boy nello stesso paese in cui il padre spadroneggiava.
    Sarebbe stato diverso l'esito in un altro luogo?
    In un fumetto è giusto alimentare la speranza nella giustizia.
    Dal punto di vista storico come andavano le cose?
    So che ai tempi del Far West ci furono diversi tribunali bianchi che giudicarono i nativi per delitti commessi contro i bianchi, uno famoso fu il processo contro Orso Bianco, più noto come Satanta, capo dei Kiowa.
    L'unico organo che mi viene in mente abbia giudicato invece un bianco per un delitto contro i nativi è la Commissione d'inchiesta del Congresso nei confronti di Chivington, il maggiore responsabile del massacro presso il fiume Sand Creek.
    La Commissione suggerì la sua degradazione e punizione, ma sembra che Chivington non subì alcun provvedimento punitivo, perchè evidentemente nessun organo con potere giurisdizionale deliberò quanto suggerito dalla Commissione. Ne fu tuttavia probabilmente stroncata la carriera politica di Chivington, che finì per diventare uno sceriffo.
    Da rimarcare che il capitano Silas Soule, uno dei primi a denunciare l'azione e criticare la condotta di Chivington, fu assassinato in pieno giorno in una strada di Denver il 23 aprile 1865, poche settimane dopo aver reso la sua testimonianza alla commissione d'inchiesta. Dunque ci fu un bianco che pagò con la propria vita per difendere la giustizia.
    Credo che quindi Wakopa avesse storicamente ragione quando, durante il suo celebre incontro con Zagor, gli dice:"...anch'io ho visto i colpevoli appesi all'albero della morte...ma quei colpevoli si erano macchiati di crimini che agli uomini bianchi appaiono ben più gravi che l'assassinio di un paio di osages. Avevano rubato del metallo giallo, forse, oppure messo le mani sul cavallo di un altro o avevano mancato di rispetto ad uno sceriffo...." Ma ci fu storicamente anche uno Zagor, il capitano Soule.
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 11/9/2023, 17:23) 
    Mi piace leggere questi commenti perchè mettono in luce degli aspetti che non avevo prima considerato. Hai ragione Joe a puntare il dito contro l'ingenuità di Zagor di voler far processare Billy Boy nello stesso paese in cui il padre spadroneggiava. Sarebbe stato diverso l'esito in un altro luogo?

    Come avevo già scritto al riguardo, di norma, anzi sempre, i processi (quelli normali, non quelli truccati) si devono svolgere in una zona diversa da quella dove sono avvenuti i fatti, per non influenzare nè i giudici nè la giuria. Per questo è stata una mossa stupida quella di Zagor di portare Billy Boy proprio a Stoneville, dove è accaduto il fatto e tutti sono coinvolti. Invece, avrebbe dovuto consegnarlo alle autorità di un altro paese, magari abbastanza lontano da lì.

    CITAZIONE (Kirihito @ 11/9/2023, 17:23) 
    In un fumetto è giusto alimentare la speranza nella giustizia.

    Non in un fumetto: sempre. In ogni luogo, con ogni mezzo, la speranza nella giustizia dev'essere sempre alimentata. Se non avviene giustizia, questo va dichiarato: ma non bisogna mai rassegnarsi al fatto che "è così e sarà sempre così". Questa è la cosa peggiore, la rassegnazione. Bisogna essere uomini di speranza: di uomini disperati ce ne sono fin troppi.

    CITAZIONE (Kirihito @ 11/9/2023, 17:23) 
    So che ai tempi del Far West ci furono diversi tribunali bianchi che giudicarono i nativi per delitti commessi contro i bianchi, uno famoso fu il processo contro Orso Bianco, più noto come Satanta, capo dei Kiowa.

    Se li chiami "nativi" non ti capisco: è meglio se li chiami indiani, così capisco meglio. Dire "nativi" sarebbe come dire che nessun americano è mai nato in America: è un'assurdità. Gli indiani sono nati in America esattamente come gli Americani, e non conta se sono nati prima o dopo.

    Non conosco la storia di Satanta, l'avevo letta una volta nella Storia del West e non me la ricordo bene: in ogni caso, i processi sommari nei tempi selvaggi come quelli del west erano la norma.

    CITAZIONE (Kirihito @ 11/9/2023, 17:23) 
    L'unico organo che mi viene in mente abbia giudicato invece un bianco per un delitto contro i nativi è la Commissione d'inchiesta del Congresso nei confronti di Chivington, il maggiore responsabile del massacro presso il fiume Sand Creek. La Commissione suggerì la sua degradazione e punizione, ma sembra che Chivington non subì alcun provvedimento punitivo, perchè evidentemente nessun organo con potere giurisdizionale deliberò quanto suggerito dalla Commissione. Ne fu tuttavia probabilmente stroncata la carriera politica di Chivington, che finì per diventare uno sceriffo.

    Chivington era un fanatico protestante, che considerava gli indiani come degli esseri infernali, destinati ad andare all'inferno e che era giusto sterminare. Era un modo di pensare protestante che era molto diffuso allora. Come si dice qui, Chivington non solo uccise, ma addirittura maciullò gli indiani del Sand Creek. Chivington e i suoi uomini mostrarono gli scalpi e altre parti del corpo, soprattutto feti di donne incinte e genitali, nell’Apollo Theater di Denver. Questo significa che non solo Chivington, ma anche i fini spettatori del teatro di Denver apprezzavano e applaudivano all'eroica impresa: infatti erano tutti protestanti come lui.

    CITAZIONE (Kirihito @ 11/9/2023, 17:23) 
    Da rimarcare che il capitano Silas Soule, uno dei primi a denunciare l'azione e criticare la condotta di Chivington, fu assassinato in pieno giorno in una strada di Denver il 23 aprile 1865, poche settimane dopo aver reso la sua testimonianza alla commissione d'inchiesta. Dunque ci fu un bianco che pagò con la propria vita per difendere la giustizia.

    Evidentemente Silas non considerava gli indiani come esseri inumani da macellare. Comunque non fu solo Soule a denunciare Chivington, se ricordo bene ci furono anche altre persone. Grazie a Dio, c'erano dei cattolici che la pensavano diversamente o delle persone che appartenevano a correnti protestanti meno spietate.
    Chivington, comunque, reagì con sincero dispiacere alla sua condanna, dicendo che "le forze del male (leggi: indiani) hanno vinto". Il suo fanatismo non era cambiato, nè si era sinceramente pentito delle sue azioni: era convinto di aver fatto bene. Quando l'anima di una persona è totalmente oscurata, come nel caso di Chivington, non distingue più il bene dal male e fa il male credendo di fare bene. Ma fa comunque il male. L'oscuramento dello spirito è la cosa peggiore che possa capitare ad un uomo.

    CITAZIONE (Kirihito @ 11/9/2023, 17:23) 
    Credo che quindi Wakopa avesse storicamente ragione quando, durante il suo celebre incontro con Zagor, gli dice:"...anch'io ho visto i colpevoli appesi all'albero della morte...ma quei colpevoli si erano macchiati di crimini che agli uomini bianchi appaiono ben più gravi che l'assassinio di un paio di osages. Avevano rubato del metallo giallo, forse, oppure messo le mani sul cavallo di un altro o avevano mancato di rispetto ad uno sceriffo...." Ma ci fu storicamente anche uno Zagor, il capitano Soule.

    Vorrei concludere dicendo che gli indiani si sterminavano a vicenda ben prima che venisse l'uomo bianco. Una tribù indiana, poniamo gli Osages, consideravano altre tribù indiane come degli esseri non umani da sterminare e come nemici naturali. Proprio come faceva Chivington.

    "Apache" significava "nemico"; i Dakota erano chiamati dagli altri indiani "Sioux", cioè "nemici"; gli Apaches odiavano gli Hopi e viceversa; tutti erano contro tutti. Per questo c'erano migliaia di lingue e dialetti indiani, tanti quante erano le tribù in lotta.

    Se Colombo fosse arrivato in America due secoli dopo, molto probabilmente non avrebbe trovato più nessuno, perchè tutti gli indiani si sarebbero sterminati a vicenda. Come accadde all'Isola di Pasqua tra le Orecchie Lunghe e le Orecchie Corte.

    Per questo il discorso di Wakopa sulla giustizia dei banchi mi sembra un tantino ipocrita, visto come gli Osages consideravano gli altri indiani...
     
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    L'ipocrisia di Wakopa in realtà é di Nolitta, che vede SEMPRE gli indiani come santi perché tali e non tiene conto della realtà storica.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 11/9/2023, 21:31) 
    L'ipocrisia di Wakopa in realtà é di Nolitta, che vede SEMPRE gli indiani come santi perché tali e non tiene conto della realtà storica.

    Guarda che non c'è solo Nolitta: la stragrande maggioranza degli sceneggiatori, sia di fumetti che di film, considera gli indiani come dei santi. Il film "Soldato Blu" ha aperto una mania che non si è più fermata: quella dell'indiano buono e del bianco cattivo.
     
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