ZAGOR 119-122: ARRESTATE BILLY BOY! (analisi di Joe7)(Qui l'analisi di Ivan)Proseguo l'analisi della storia "Arrestate Billy Boy":
la prima parte, realizzata da Ivan, ha descritto ottimamente la qualità della storia. Qui aggiungo qualche mio approfondimento personale.
ZAGOR DALLA PARTE DEGLI INDIANI. ANCHE QUANDO SONO COLPEVOLI.Per iniziare, prendo lo spunto da un'osservazione di Ivan. Criticando l'ambiguità di Zagor e Wakopa, Ivan ha detto:
"Ognuna delle due parti ha dei torti e delle ragioni, e Zagor deve fare i salti mortali per evitare che la cosa si riduca ad un semplicistico “Noi-buoni-contro-voi-cattivi” che farebbe perdere di vista le responsabilità individuali del conflitto e il suo casus belli originario (l'omicidio insensato di Osages, compresa la donna di Wakopa, da parte di Billy Boy). Qui Nolitta si mette da solo in una posizione scomodissima, col rischio di far passare l'eroe per un difensore di massacratori di inermi (visione solo parziale, certo, ma giustificabile se letta in modo isolato dal contesto generale). Così il suo Zagor agisce non in funzione di aiutare la fazione “buona”, bensì per un senso della Giustizia che trascende il fazionismo. Così il suo parteggiare per gli Osages è solo APPARENTE, una conseguenza accidentale derivante dal suo scopo principale, ovvero quello di voler portare Billy Boy di fronte alla Legge per rispondere dei suoi atti criminali. In tal modo Nolitta si salva in corner, senza né assolvere gli Osages per la loro spropositata reazione, né contravvenire ai princìpi morali che caratterizzano la figura del suo Zagor. Questa “neutralità etica” era l'unico modo possibile per sviluppare una trama fondata su premesse così delicate."Infatti è così: solo che qui Zagor, invece di essere un intermediario tra i bianchi e gli indiani, come effettivamente dovrebbe essere, sembra parteggiare più per gli indiani che per i bianchi. Eppure, gli abitanti di Stoneville non si comportavano in modo ostile verso gli Osages, che camminavano per la main street senza essere stati molestati da nessuno, se non dall'ubriaco Billy Boy alla fine. Perchè quindi Zagor sos
tiene che
"la colpa di aver risvegliato questi istinti di violenza in loro ricade soltanto su di voi che li mettete continuamente in condizioni di doversi difendere disperatamente"? A vedere la scena iniziale della storia, con Wakopa e la moglie in cammino ad ammirare le vetrine, non si direbbe proprio che sia così: non si stavano
"difendendo disperatamente", ma facevano i passanti come tutti.
Qui Zagor va sulle generali, scaricando sugli abitanti di Stoneville tutte le malefatte fatte dai bianchi contro gli indiani, passando così da una responsabilità personale (Billy Boy) a una collettiva (tutta Stoneville). E in questo modo, volente o nolente,
Zagor si mette dalla parte di Wakopa, che colpevolizza tutti gli abitanti per l'azione di uno solo e fa ammazzare i conducenti di una diligenza, una famiglia (bambini compresi) e altre persone che non c'entrano nulla in questa storia. Che sia poi accaduto con o senza la partecipazione di Wakopa non conta: come capo indiano, doveva sapere che cose come queste sarebbero successe. Certo, non era questa l'intenzione di Zagor, ma nei fatti, come dice Ivan,
l'impressione rimane.
Inoltre, Wakopa parla della
"pavidità di chi ha permesso l'atroce delitto". Ma
come era possibile impedire una sparatoria che era avvenuta in pochi secondi? Senza contare che Billy Boy, strafatto com'era, avrebbe ammazzato subito chiunque si sarebbe messo di mezzo. Dice anche che
"col mutismo ora ne difendono il colpevole". Questo è vero, si tratta di una specie di omertà mafiosa, perchè rischiano la vita nel parlare: ma con questo ragionamento si dovrebbero ammazzare tutti i siciliani che non vogliono testimoniare contro la Mafia. Rimediare ad una vigliaccheria ammazzando il vigliacco non è certo una soluzione giusta, nè civile. Senza contare che non sai come ti comporteresti tu al loro posto, visto che hai anche moglie e figli...l'eroismo non è alla portata di tutti.
UNA STORIA RAZZISTA: NON VERSO L'UOMO ROSSO, MA VERSO L'UOMO BIANCODai dialoghi e dall'impostazone della storia, si capisce che lo sceneggiatore (Nolitta), in questa storia, mostra un certo disprezzo per tutti i bianchi, nessuno escluso, e per la loro vita quotidiana. Basta leggere le parole di
Benny, che, guarda caso, è
l'unico che non partecipa alle attività normali di Stoneville (lavorare, costruire, coltivare, eccetera): si ubriaca e basta. Anche se questo è visto da Nolitta in modo romantico come una specie di
bohemien, resta il fatto che Benny vive una vita squallida da una bottiglia a un'altra. Benny, quindi, da "esterno", dice che
"questi rispettabili signori...hanno paura di morire, di veder bruciare le loro comode casette o i loro negozi pieni di preziose mercanzie". Sono parole di disprezzo non solo verso il bianco, ma anche verso il suo mondo e la sua civiltà, considerando migliore quella dell'ubriaco o quella dell'indiano.
Nolitta fa agire tutti gli abitanti di Stoneville in blocco come se fossero la quintessenza della schifosità dell'essere umano, a differenza dell'uomo rosso, sempre giustificato, qualunque sia la ferocia dei suoi atti.
"Cialtroni, branco di miserabili, questo miserabile buco chiamato Stoneville", eccetera: sono solo alcune delle gentili osservazioni di Zagor e Benny per gli abitanti di Stoneville, per i quali non c'è la minima speranza nè di salvezza nè di riscatto. Insomma, c'è qui un manicheismo di base: di là, tutti cattivi, di qua, tutti buoni. E se i buoni (gli indiani) diventano cattivi, è colpa dei cattivi (i bianchi) che li rendono così. E' una visione assai infantile che non tiene conto della realtà: che cioè c'è del bene e del male in tutti, bianchi e rossi. Ma qui si vede solo il male dei bianchi e il bene dei rossi.
E' chiaro che in un fumetto bisogna semplificare un pò le cose, ma qui si pigia sull'acceleratore: Nolitta non è molto chiaro, e nemmeno vuole esserlo, nella morale di fondo della storia, scaricando su alcuni (gli abitanti di Stoneville) le colpe di tutti (l'uomo bianco).
ZAGOR, IL PERSONAGGIO INUTILELa storia ha un sottofondo desolato, come gli alberi e le rocce di Donatelli, e disperante perchè Zagor
non risolve nulla: tutti i suoi sforzi si riducono a nulla. Se non ci fosse stato Zagor in questa storia, si sarebbe conclusa ugualmente con l'azione omicida-suicida di Wakopa. Infatti, la storia di
Billy Boy è quella di una vendetta indiana, con Wakopa come effettivo protagonista che "risolve" la situazione stile Punitore/kamikaze. Qui Zagor fallisce su tutti i fronti. E ci chiediamo allora: cosa ci stava a fare Zagor in questa storia? La bella statuina? Lo stesso si può dire di altre storie pur elogiate e ben realizzate come
Libertà o morte, Tigre, Spedizione punitiva. Un giorno ne parlerò.
UN PROBLEMA, NESSUNA SOLUZIONELo Zagor di Nolitta a volte è un
personaggio ambiguo, e lo si vede bene nella storia di Billy Boy.
Quello che ho sottolineato sono delle
ambiguità morali che nella storia non hanno, nè vogliono avere, soluzioni, e per questo appesantiscono il racconto, lasciando il nodo irrisolto.
Anche se l'impresa di Zagor avesse avuto successo, il problema di fondo (responsabilità personale-responsabilità collettiva) sarebbe rimasto. Nolitta in quel tipo di storie amava sollevare questioni morali: che bisogno c'era di far vedere lo sterminio di una famiglia di bianchi innocenti da parte di Wakopa? Era una scena che si poteva benissimo tagliare. Ma quella scena fu messa da Nolitta, a quanto si vede, per avere l'occasione di sparare una filippica fuori posto contro
"il cattivo uomo bianco", una cosa che, come ho detto prima, sa di razzismo, visto che si considera il bianco come un "impuro" di base, colpevole sempre, a prescindere. Quindi, Nolitta dava problemi morali,
ma non amava dare delle soluzioni, se non quelle più generiche e populiste possibile, semplificando fin troppo le cose e senza risolverle sostanzialmente. E questo è sempre stato un suo limite. Ma lo è stato anche di molti altri autori italiani: metto qui sotto un esempio limite, una storia di
Ken Parker di Berardi e Milazzo.
QUESTO TIPO DI STORIE SONO UNA COSTANTE NEI FUMETTI WESTERNLa storia che prendo in esame è
“Metis”, pubblicata su Ken Parker Magazine 10-11 (1993). Dopo aver ucciso, apparentemente senza motivo, due persone, il meticcio Andrè prende in ostaggio la giovane Amy e fugge verso il nord, là
“dove i bianchi non sanno vivere”. Ken, al quale Andrè aveva sottratto la slitta e il fucile, si unisce agli inseguitori. Ken, alla fine, giustifica l’indiano, perchè è stato perseguitato e gli hanno ucciso il cane.
Ma il
"povero indiano perseguitato al quale gli hanno ucciso il cane":
- ha ammazzato due o tre persone a sangue freddo, così imparano ad uccidergli il cane. Ma tanto erano dei bianchi, colpevoli sempre e comunque. E poi è chiaro che un cane vale molto più di tre uomini bianchi.
- ha violentato una donna (bianca) nel bosco con la scusa che
"tanto lo trattano male". Povero piccino, deve pur sfogarsi. Naturalmente la donna era bianca, quindi non conta: razzismo alla rovescia anche qui.
Dire che questa storia era di parte a favore degli indiani è un eufemismo, tanto la tesi presentata qui è sfacciata.
I BIANCHI E GLI INDIANI: CHI ERANO?Ma, in sostanza, gli indiani, quelli veri, come erano? Buoni o cattivi o altro? E questo sterminio degli indiani, c'è stato o no? Lo sterminio c'è stato, ma non per i motivi che si pensano (la terra, l'oro, eccetera), e gli indiani erano delle persone come noi. Ma la faccenda è più complessa e richiede spazio: la spiegherò domani.
(Continua qui)QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 15/9/2022, 14:55
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