GLI INDIANI VERI NON ERANO QUELLI IDEALIZZATI DAI FUMETTIConcludo l'analisi su "Arrestate Billy Boy" (la prima parte
qui e la seconda
qui) con una visione d'insieme della realtà indiana, spesso falsata nei mass media.
All'inizio fu Tex; poi Zagor e, successivamente, dagli anni '60 in avanti, praticamente si aggiunsero tutti i film e cartoni animati che facevano a gara nel presentare gli indiani d'America come bravissime persone che vivevano in serena armonia tra di loro e con la natura fino all'arrivo, ahimè, del cattivo uomo bianco: anche
"Arrestate Billy Boy" ha seguito questo clichè. Da
Soldato Blu a
Balla coi lupi, da
Tex a
Ken Parker, da
Pocahontas a
Spirit: tutti seguono lo stesso canovaccio. Così pure la letteratura: il libro
Alce Nero parla è un cult che non tiene minimamente conto del vero Alce Nero, che rinnegò il suo passato da sciamano e divenne catechista cattolico.
Questa favola del "buon selvaggio in pace e in armonia con la Natura" (rigorosamente in maiuscolo) non si riferisce solo agli indiani: infatti, si loda anche la saggezza degli antichi celti corrotti dalla conquista romana (
Asterix) e la sapienza del Giappone degli antichi samurai rovinata dall'irrompere dei cattivi americani (
L'Ultimo samurai con Tom Cruise) e, perchè no, anche dall'invadenza di cattolici un pò ottusi, fanatici e imbecilli che non capiscono l'immensità della loro sapienza orientale (
Silence di Scorsese). Per non dimenticare i pacifici e contemplativi Maya, Incas e Aztechi sterminati dai cattivissimi spagnoli. Eccetera.
Ma alla fine gli antropologi sono stati costretti ad ammettere che i "bravi celti" praticavano i sacrifici umani e che i "cattivi romani" tolsero loro il vizio costringendoli a diventare civili. E il lunghissimo feudalesimo giapponese, che era durato fino a metà Ottocento, fu un tempo efferato, oppressivo e persecutore. Per fare solo un esempio che dia l'idea: era norma per i samurai provare l'efficacia delle loro nuove spade usandole sui contadini, che non avevano praticamente nessun diritto (spesso non avevano neanche un nome), e lo stesso sui condannati a morte. Nelle Americhe, Incas e Aztechi praticavano sacrifici umani di massa e vivevano in un sistema totalitario e sanguinar
io: infatti, erano sempre in guerra col solo scopo di procurarsi delle vittime da immolare sui altari. I conquistadores, pochi in confronto a quell'impero, erano aiutati dalle popolazioni locali che non volevano essere sacrificate (c'è dell'altro, ma magari ne parlerò un'altra volta).
Torniamo ai mitici indiani: la vita delle tribù indiane era da età della pietra, con un nomadismo incessante da pura sopravvivenza, in cui lo sfruttamento delle donne, l'infanticidio, l'abbandono dei vecchi e dei malati era la norma. E anche la schiavitù era la norma: su questo, il film
L'uomo chiamato cavallo si basava su una realtà storica. L'agricoltura era sconosciuta e si viveva di carne di bisonte: per questo erano costretti a seguire continuamente gli spostamenti delle mandrie. Una donna veniva comprata e venduta per un cavallo o un paio di pantofole, e a trent'anni ne dimostrava sessanta a causa delle incessanti fatiche a cui doveva sottoporsi. La fame era la regola, e non di rado le mutilazioni dei nemici uccisi erano più che rituali.
Gli indiani non erano affatto pacifici, tolleranti, leali e generosi: anzi, la loro esistenza era totalmente basata sulla violenza. Alcune tribù o nazioni indiane chiamavano se stessi "uomini" (a esempio, i Lakota e gli Inuit) negando tale qualifica a tutte le altre (e quindi autorizzando allo sterminio delle altre tribù). Tra gli indiani la tortura, la vendetta, il furto, lo stupro erano all'ordine del giorno. La guerra era incessante, feroce e sleale, e non facevano distinzioni tra guerrieri e civili, donne e bambini, vecchi e malati. Lo scopo, come ho detto, era lo sterminio degli avversari, che venivano fatti prigionieri solo per i sacrifici o anche per il cannibalismo rituale, oppure per appropriarsi della loro "forza" al palo della tortur). L'87% degli indiani in America combatteva più guerre all'anno e il 65% era sempre in guerra. Inoltre, nella maggior parte dei casi la guerra era condotta per motivi "tradizionali": per esempio, gli Uroni erano nemici "tradizionali" degli Irochesi, i quali lo erano degli Algonkini, eccetera. Certi nomi, dati da una nazione indiana a un'altra, erano significativi: "Apache" significava "il nemico", "Sioux" "il serpente", eccetera.
Si calcola che almeno il 50% della popolazione indiana in America sia stato sterminato in queste guerre incessanti, cosa che spiega perchè i primi esploratori bianchi trovavano immense aree del tutto spopolate. L'incredibile varietà di "dialetti" tuttora esistenti tra i popoli amerindi - in una sola nazione possono esisterne migliaia - è dovuta soprattutto alle continue separazioni interne dovute agli odii e alle conseguenti guerre. Insomma, malgrado fiction pur premiate con l'oscar come
Balla coi lupi, la descrizione dell'incontro tra il bianco civilizzato, violento, avido, fanatico e l'indiano pacifico, generoso e fiero è puramente fantastica e non rispondente al vero.
LO STERMINIO DEGLI INDIANI DA PARTE DEI BIANCHI. PROTESTANTI.Tuttavia, lo sterminio degli indiani è stato effettivamente realizzato dai bianchi: queste accuse sono comunque vere e pesano ancora oggi sulla coscienza degli statunitensi, che per "rimediare" cercano di infilare un indiano o un nero (altra storia) in tutti i film o fumetti. Quello che spesso, anzi, sempre, viene omesso è che i motivi dello sterminio erano
religiosi.
A differenza dei cattolici, che credono che Dio vuole la salvezza in Paradiso per tutti, bianchi, indiani e chiunque altro perchè sono tutti figli di Dio e dotati di un'anima immortale, la visione
protestante, che è sempre stata prevalente negli USA, crede (soprattutto ai tempi del west) nella
predestinazione: cioè ritiene che Dio abbia creato alcuni (i bianchi) per il Paradiso e altri (gli indiani e tutti i non credenti) solo per mandarli all'Inferno, indipendentemente dalle loro opere, buone o cattive che siano. Quindi, gli statunitensi bianchi (prevalentemente protestanti, ripeto) avevano considerato gli indiani come una razza dannata e maledetta da Dio, quindi destinata sin dall'inizio all'Inferno. Quindi gli indiani non avevano il diritto di abitare su una terra che doveva spettare ai Prescelti da Dio, appunto i protestanti. Ci sono state delle variazioni di questo punto di vista (il mondo protestante è molto frastagliato), ma la base è stata comunque questa. Naturalmente c'è stata anche la fame di oro e terre, ma questa giustificazione religiosa ha messo a tacere per molto tempo le coscienze.
A questo punto c'è sempre uno che dice:
"e la Chiesa Cattolica con gli Indios non ha fatto lo stesso?". No, perchè sin dall'inizio la Chiesa ha considerato gli indios come degli uomini come noi e dotati di anima (si vedano i documenti dei papi e del magistero dell'epoca): quindi vietarono la schiavitù e la conversione forzata degli indios, favorendo anzi il matrimonio tra spagnoli e indios, tanto che da quelle parti i meticci sono comuni. Lo sterminio degli indios è accaduto dopo che la corona spagnola, seguendo le ideologie degli illuministi e massoni, aveva esautorato la Chiesa di ogni attività: da allora sono cominciati i dolori per il popolo indio, come pure quello messicano e, generalmente, sudamericano, comandato da una gerarchia ricca, potente e spietatissima (gli stermini dei cattolici messicani per opera del governo illuminista e massonico degli inizi del novecento ne sono una tragica conseguenza).
Qui posso solo accennare al fatto, visto che richiederebbe troppo spazio, ma la differenza di trattamento, comunque, tra il periodo in cui la Chiesa poteva agire (le famose
"reducciones" gesuitiche, per esempio, dove gli indios, mantenendo le loro tradizioni, imparavano le altre lingue come lo spagnolo e facevano attività lavorative, artistiche, culturali, ottenendo anche delle lauree e migliorando il loro stato di vita ad un livello impensabile prima dell'arrivo degli spagnoli) e il periodo in cui le caste illuministe e massoniche ebbero libertà d'azione (schiavitù, prigionia, privazione dei diritti più elementari) fu lampante.
In ogni caso, le cifre parlano da sole: mentre i "pellerossa" superstiti nel Nord America si contano oggi a poche migliaia, nell’America ex-spagnola ed ex-portoghese la maggioranza della popolazione (nonostante le attività illuministe, che non sono riuscite ad annullare del tutto l'azione del cattolicesimo) è ancora di origine india o è il frutto di incroci di precolombiani con europei e (soprattutto in Brasile) con africani.
Anzi, gli indiani sono quasi scomparsi negli attuali Stati Uniti, dove sono registrati come
"membri di tribù indiana" circa un milione e mezzo di persone. In realtà, la cifra, già assai esigua, si riduce di molto, se si considera che, per quella registrazione, basta un quarto di sangue indiano. Situazione rovesciata nel Sudamerica, dove – nella zona messicana, in quella andina, in molti territori brasiliani – quasi il 90 per cento della popolazione o discende direttamente dagli antichi abitanti o è il frutto di incroci tra indigeni e nuovi arrivati.
Inoltre, mentre la cultura degli Stati Uniti non deve a quella indiana che qualche parola, essendosi sviluppata dalle sue origini europee senza quasi scambi con le popolazioni indiane, non così nell’America ispanoportoghese, dove l’incrocio non è stato certo solo demografico, ma ha creato una cultura e una società nuove, dalle caratteristiche inconfondibili.
Certo: questo è dovuto anche al diverso stadio di sviluppo dei popoli che anglosassoni e iberici trovarono in quei continenti. Ma è dovuto anche, se non soprattutto, alla diversa impostazione religiosa. A differenza di spagnoli e portoghesi cattolici, che non esitavano a sposare indigene, nelle quali vedevano persone umane alla pari di loro, i protestanti (seguendo la logica di cui ho parlato prima) erano animati da quella sorta di "razzismo" o, almeno, di senso di superiorità da "stirpe eletta". Questo, unito alla teologia della predestinazione (l’indiano è arretrato perché "predestinato" alla dannazione, il bianco è progredito come segno di elezione divina), portava a considerare come una violazione del piano provvidenziale divino il rimescolamento etnico o anche solo culturale.
Così è avvenuto non solo in America e con gli inglesi, ma in tutte le altre zone del mondo dove giunsero europei di tradizione protestante:
l’apartheid sudafricano, per fare l’esempio più clamoroso, è una tipica creazione – e teologicamente del tutto coerente – del calvinismo olandese, una forma di protestantesimo. E’ proprio dalle diverse teologie che traggono origine i diversi modi di "conquista" delle Americhe: gli spagnoli, cattolici, non considerarono la popolazione dei loro territori come una sorta di spazzatura da eliminare per installarvisi da soli padroni.
-------------------------------------
Fonti:
Cammilleri, il Kattolico 3, Ed. Gilgamesh, p. 50e segg.;
Nicholas Wade: "Before the dawn: recovering the lost hystory of our ancestors"
Libertà e PersonaEdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:03
Last comments