ZAGOR 76-77: MOLOK! (analisi di Ivan)Testi: Alfredo Castelli (con l'aiuto di Sergio Bonelli/Guido Nolitta)
Disegni: Franco Bignotti
Zagor edizione originale Zenith: n. 127-128 (usciti nel 1971). I numeri reali di Zagor sono:
76-77. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 76-77.
TRAMAIl professor
Talbot, un antropologo, chiede a Zagor e Cico di aiutarlo a recuperare un reperto umano venerato come divinità dagli indiani: potrebbe fornire importanti rivelazioni sull'evoluzione dell'uomo.
Dopo essere riusciti nell'impresa, Talbot e l'essere misterioso scompaiono: infatti, l'essere misterioso era in realtà un mostro "alla Frankestein" realizzato da Talbot e chiamato da lui
Molok. L'assistente di Talbot, il deforme Ivan, vuole usare Molok per i suoi scopi: ma l'intervento di Zagor fa scatenare la creatura, che uccide Ivan e minaccia Talbot. Ma il professore si reca alle sabbie mobili, portando con sè Molok e sacrificandosi.
COMMENTOAlbo storico; una delle prime incursioni zagoriane nel genere
horror (genere di cui, in seguito, si abuserà troppo spesso e con poco senso della misura). La storia viene comunemente accreditata ad
Alfredo Castelli, tuttavia la mano degli interventi “correttivi” di Nolitta si sente tutta. Storia breve, sobria, semplice, forse anche un po' ingenua, ma di grande impatto emotivo (chi l'ha letta da giovane non se l'è mai dimenticata...Sigh!)
PREGIDopo un inizio al piccolo trotto, la storia ingrana e procede a ritmo serratissimo. Castelli è abile nel concatenare tra loro i vari avve
nimenti e nel tratteggiare i personaggi comprimari.
Molok, pur essendo solo un gigante statico e ringhioso costruito in laboratorio, è un personaggio reso molto bene. Sono credibili le sue lente movenze e la sua espressività (vacua e maligna al tempo stesso).
Castelli gli fa strapazzare facilmente Zagor per ben due volte, conferendo al mostro un'aura di
invincibilità sul piano dello scontro fisico. Anche l'assistente di Talbot,
Ivan, è un bel personaggio; le sue motivazioni (l'odio per l'umanità a causa del suo aspetto deforme) vengono appena accennate da Talbot. Il fatto che si redima in punto di morte non è una trovata di buonismo gratuito, dato che non è mai stato realmente “malvagio” (anzi, era molto affezionato a Talbot). Una figura più patetica che detestabile.
Affascinante la figura del pittore
Poliakoff, persona colta e raffinata in un villaggio di bifolchi pronti ad impiccare un uomo soltanto sulla base di un semplice sospetto. Davvero spaventevole la sequenza (muta) in cui Molok scosta lentamente la porta della “camera mortuaria”, rivelandosi a Zagor e Cico. Complimenti a Castelli per la composizione delle vignette, e a Bignotti per averle illustrate con la giusta atmosfera. Il finale - con Talbot e Molok abbracciati mentre affondano lentamente nelle sabbie mobili - è struggente; una chiusura tragica di grande effetto, sottolineata anche dalla (voluta) lunghezza della sequenza.
DIFETTIUn po' debole l'episodio iniziale coi pellerossa Micmac...ma del resto doveva essere una sequenza “di passaggio”, introduttiva alla storia vera e propria. Sia temporalmente che logisticamente, è poco credibile che durante il viaggio di ritorno Zagor e Cico incappino “per caso” PROPRIO nella cittadina in cui nel frattempo si è stabilito anche Talbot. E' una coincidenza a cui si sarebbe dovuto arrivare attraverso un differente percorso narrativo, e non solo per “pura casualità”. Quando il pittore Poliakoff descrive a Zagor la fisionomia del misterioso assassino, Zagor manifesta subito il sospetto che possa trattarsi di Molok, dimostrando un intuito decisamente
eccessivo. E' necessario considerare che, in quel momento, per lui Molok è ancora soltanto
il fossile di un uomo preistorico; non può avere nessuna percezione che si tratti di una creatura vivente. Inoltre, l'avventura con Talbot si era svolta
in tutt'altro luogo e molto tempo prima, quindi il suo (pressoché immediato) associare Molok alla descrizione del “gigantesco assassino dalla pelle rugosa” è quantomeno forzato. Ciò smorza l'effetto-sorpresa quando Poliakoff gli mostra il suo ritratto dell'assassino (Molok, appunto).
DISEGNIUn Bignotti ancora un po' acerbo, però qui fornisce una prova più
memorabile che in suoi lavori più “maturi”. Bignotti dimostra di trovarsi a suo agio con le atmosfere cupe: il suo Molok è realmente spaventoso (da apprezzare vignetta per vignetta), ed anche i suoi giochi di
chiaro-scuro degli ambienti comunicano un reale senso di oppressione. Da incorniciare la vignetta “verticale” di pagina 84, dove si vede Molok dall'alto di una rupe che scruta la casa di Talbot. Qui il senso di
tragedia imminente è reso alla perfezione.
Storia:
8,5Disegni:
9QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:42
Last comments