ZAGOR 157-161: IL SIGILLO DELL'IMPERATORE (analisi di Ivan)Testi: Sergio Bonelli/Guido Nolitta
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 208-212 (usciti nel 1978). I numeri reali di Zagor sono: 157-161. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 157-161.
TRAMAZagor e Cico ricevono una lettera dal capitano Fishleg, un loro amico, che chiede loro di incontrarli alla Taverna del Gufo. Ma laggiù si trova solo un ragazzo minacciato da delinquenti. Zagor, dopo averlo salvato, scopre con sorpresa che si tratta di una ragazza: nientemeno che
Virginia Humbold, la nipote del capitano Fishleg: si era travestita da uomo per non avere difficoltà durante il viaggio. Dopo aver raggiunto la nave del capitano, si trovano coinvolti in un complotto cinese del quartiere di Chinatown, dove due dei maggiori esponenti di quella comunità,
Choo-Fan e
Wong-Lot, cercano il
Sigillo dell'imperatore, un oggetto che permetterà loro di avere autorità su tutto il quartiere cinese. Choo-Fan manda lo scalcinato detective
Bat Batterton, una vecchia conoscenza di Zagor e Cico, ad indagare, mentre Virginia, invece, viene rapita da Wong-Lot. Infatti, sembra che il Sigillo dell'imperatore si trovi sulla nave di Fishleg. Bat Batterton fa sapere a tutti la storia, e
Ramath, il fachiro della nave, con un aiuto incredibile grazie ai suoi poteri, aiuta Zagor a ritrovare Virginia, sulle cui tracce c'è anche il capitano della polizia
Harold Gibson. Tuttavia, vengono tutti catturati da Wong-Lot e gettati in pasto agli squali. Ma Zagor riesce a liberarsi prima che questo avvenga. Dopo aver sconfitto gli scagnozzi di Wong-Lot e liberato Virginia e Gibson, il Sigillo dell'imperatore viene dato in mano a Choo-Fan, mentre Wong-Lot, per evitare l'arresto, preferisce suicidarsi. Virginia ringrazia Zagor con un abbraccio in mezzo al mare, cosa che piace poco allo zio Fishleg.
COMMENTOTerzultima prova del magico duo Nolitta/Ferri su Zagor (anche se sarà l'ultima con entrambi gli autori a pieno servizio). Una curiosità statistica: nel referendum del 1981 questa storia risultò al 6° posto delle storie più
DELUDENTI di quel periodo. Una valutazione che mi ha sempre sorpreso, dato che, personalmente, la ritengo un quasi-capolavoro dell'intera collana.
PREGI Nolitta rinnova la sfida con se stesso, già affrontata in
“Kandrax”: ovvero, riuscire ad equilibrare una grande quantità di personaggi e di elementi narrativi concentrandoli in un'unica storia. Sfida vinta di nuovo. A conti fatti, la storia risulta, forse, meno epica di quella col druido, ma si sviluppa comunque in modo scorrevole e appassionante. In mano a Nolitta, la presenza di Fishleg risulta sempre garanzia di una grande storia – sia sul fronte avventuroso che su quello umoristico (impagabili i duetti tra Cico e i bizzarri membri dell'equipaggio). Stranamente, non si tratta di una storia “marinara” (infatti la Golden Baby resterà ancorata al porto di Norfolk per tutta la vicenda), ma la presenza di Fishleg & C. ha comunque una sua ragion d'essere. Inoltre, questa è la terza avventura zagoriana arricchita da una forte impronta femminile: dopo
Frida Lang in "La marcia della disperazione" e
Margie Coleman in "Kandrax il mago", qui abbiamo
Virginia, la nipote di Fishleg. Attraverso questo personaggio, chiaramente Nolitta ha voluto rappresentare la sua idea del movimento femminista, ritraendo Virginia come una donna intraprendente, emancipata, e persino un po' manesca...ma senza con ciò perdere nulla in dolcezza e sensualità.
Ben descritta la comunità cinese (pur con tutte le licenze storiche del caso, ovviamente).
Wong-Lot è ben caratterizzato: nonostante sia un malvagio senza mezze misure, i suoi modi di agire risultano perfettamente coerenti coi suoi scopi e con la sua personalità.
Persino comprimari e comparse appaiono affascinanti, malgrado il ricorso ad alcuni stereotipi classici (cinesi che parlano con la “L”, o servili e cerimoniosi). Da segnalare, in particolar modo, la sequenza della visita di Zagor e del “fantasma” di Ramath alla fumeria d'oppio, dove Nolitta fa magnificamente comunicare da Zagor il suo senso di disagio. Cico e Bat in gran forma, soprattutto durante la ricerca delle statuette vendute. Da rilevare il personaggio del
capitano Gibson, scorbutico poliziotto istintivamente in conflitto con Zagor.
Epico lo scontro col gigantesco lottatore cinese nel negozio di Choo-Fan: davvero indimenticabile, sia per il suo insolito andamento (vediamo Zagor incapace di contrastare un avversario sul piano dello scontro fisico) che per la sua risoluzione (Zagor infilza il lottatore con una zanna d'elefante). Uno dei duelli zagoriani più memorabili di sempre. Geniale lo stratagemma del barracuda dai denti affilati, con cui Nolitta fa cavare dai guai Zagor dopo averlo messo in una situazione apparentemente disperata (legato e portato in alto mare per venire gettato agli squali, senza possibilità di ricevere aiuto da parte di terzi). Mi sento di sottolineare una sequenza che esalta il peculiare stile narrativo di Nolitta, ovvero quella in cui Ramath si rende protagonista di una parentesi “magica” all'interno di una storia realistica. Nell'occasione, è da apprezzare il MODO in cui Nolitta gli fa compiere gesta sovrannaturali: c'è una lunga preparazione in cui Ramath compie i dovuti rituali, e attraverso l'incredulità dei personaggi che assistono alla scena il lettore “sente” l'atmosfera magica che si viene a creare, e percepisce anche lo sforzo fisico e psichico del fachiro, che si contorce e si irrigidisce; infine l'esperimento sfuma per la spossatezza di Ramath, che non riesce a mantenere la proiezione del proprio corpo astrale. Ecco: risolto in questo modo, un inserto magico risulta narrativamente affascinante e “credibile”. Quello di Nolitta era uno stile ricco di pathos che i narratori moderni hanno perso o accantonato, accontentandosi di far compiere magie agli stregoni con un semplice schiocco di dita. Ma risolte solo così, sono magie fredde e prive di coinvolgimento emotivo.
Si dovrebbe riscoprire (sia da parte degli autori che da parte dei lettori) questo particolare gusto per il modo di rappresentare le sequenze di un soggetto. In breve, curare più la FORMA che la SOSTANZA (abilità che conferiva alle opere di Nolitta quel
sense of wonder rimasto tuttora ineguagliato).
DIFETTIPer quanto divertente, la gag iniziale di Cico è forse un po' troppo lunga (50 tavole), tant'è che l'albo “La taverna del Gufo” termina senza neanche aver posto le premesse della trama principale. Una noticina stonata durante il combattimento col cinesone:
Zagor ha ancora con sé la pistola. Difficile quindi crederlo davvero in pericolo di vita, sapendo che, in qualunque momento, potrebbe tranquillamente estrarre l'arma e sparare al ciccione...eppure lo vediamo guardarsi attorno disperato mentre pensa
“Mi farà a pezzi se non trovo un sistema per fermarlo!” (guardare nella fondina NO, eh? Meglio le zanne d'elefante...) Per rendere davvero credibile la drammaticità della situazione, Nolitta avrebbe dovuto perlomeno creare delle premesse per cui Zagor sarebbe rimasto senza pistola PRIMA di affrontare il lottatore.
Concordo con quanti ritengono un po' eccessiva la disinvoltura di Zagor nella scena finale. La pomiciata con Virginia ci sta bene, ma nell'occasione Zagor non si comporta “da Zagor” (solitamente imbarazzato di fronte alle avances del gentil sesso). Mi sarei aspettato di vederlo impacciato e timoroso di venir scoperto, invece fa pure lo spavaldo con Fishleg. Probabilmente si è trattato di un transfert “MisterNoiano” di Nolitta su Zagor, che all'epoca tratteggiava in modo quasi indistinto i suoi due personaggi.
DISEGNI Ferri in stato di grazia. E per una volta, in quel periodo di super-lavoro, non ha dovuto ricorrere all'aiuto di Bignotti. Tutto è magistralmente
ferriano. Anche la sua Virgina è tratteggiata in modo molto sensuale e delicato, senza essere sfacciata nelle fattezze. Incantevole. Unica pecchettina: anche a colpo d'occhio, appare fin troppo evidente che il passeggero che si presenta alla Taverna del Gufo sia una donna (Virginia), cosicché la “rivelazione” successiva non sorprende nessun lettore. Ferri avrebbe dovuto perlomeno dotarla di un paio di baffetti finti.
Storia:
9,5Disegni:
10QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:19
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