Il blog di Joe7

  1. ZAGOR: "PUGNI E PEPITE" (Ivan)

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    By joe 7 il 16 Jan. 2018
     
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    ZAGOR 144-146: PUGNI E PEPITE (analisi di Ivan)

    Testi: Decio Canzio
    Disegni: Gallieno Ferri

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 195-197 (usciti nel 1977). I numeri reali di Zagor sono: 144-146. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 144-146.

    TRAMA

    I trapper di Darkwood vengono a sapere di un giacimento d'oro a Goose Creek che viene già sfruttato dai cercatori d'oro e si dirigono laggiù per fare fortuna: per circostanze varie, Zagor e Cico li accompagnano, incontrando laggiù i Sullivan, la famiglia di saltimbanchi che aveva aiutato Zagor a farsi un costume e creare gli effetti speciali per ingannare gli indiani, come raccontato nella storia "Zagor racconta". Oltre a possedere un claim (giacimento aurifero) piuttosto ricco, i Sullivan continuano coi loro spettacoli, aiutati anche dall'egiziano Durga.

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    Wallace, un proprietario di vari claim, desidera quello dei Sullivan e accusa papà Sullivan di averlo rapinato. Con un frettoloso processo, papà Sullivan viene condannato alla forca: Zagor riesce a liberarlo e affronta Wallace. Ma la cosa strana è che Wallace è stato davvero derubato da uno che somigliava a papà Sullivan. Alla fine, Zagor sospetta dell'egiziano Durga, che alla fine si rivela essere stato il vero traditore del gruppo, che aveva cercato di far accusare papà Sullivan per impossessarsi del claim. Dopo uno scontro serrato, Zagor sconfigge Durga e torna a Darkwood insieme coi trapper, delusi dall'esperienza di cercatori d'oro. Una curiosità: il titolo ufficiale della storia "Pugni e pepite", è un omaggio al film "Pugni, pupe e pepite" con John Wayne. Siccome le "pupe"; non ci sono in questa storia, il termine fu ovviamente tagliato... ^_^

    COMMENTO

    Seconda prova di Decio Canzio su Zagor, dopo la collaborazione in tandem con Nolitta per l'infelice “IL CAVALIERE MISTERIOSO”...ma stavolta fa decisamente un centro pieno. A mio parere, resta una delle migliori storie del dopo-golden age, nonché la migliore in assoluto di Canzio (e c'è da chiedersi come mai non sia più riuscito a ripetersi a questi livelli). Canzio ha uno stile espositivo differente da Nolitta e lo si nota: la sua narrazione non ha quel carisma “epico” che caratterizzava le storie di Nolitta. Canzio punta più sulla sobrietà della narrazione, che sulla suggestione, risultando in generale più freddo rispetto al più “emozionale” Nolitta. Ciò non toglie che lo svolgimento sia comunque dinamico, e anche la lettura risulta fluida e godibile.
    Ben descritto il mondo dei cercatori d'oro, illusi da un miraggio di ricchezza e poi abbrutiti dalla frustrazione per lo scontro con la dura realtà dei fatti. A sbatterci in naso qui sono i trapper di Darkwood, che partono carichi di entusiasmo per poi ridursi a ubriaconi disillusi. Emblematica l'espressione tra il pietoso e il disgustato di Zagor quando, di fronte a un irriconoscibile Rochas, dice a Cico “Andiamocene”, come non volesse vedere lo stato in cui si sono ridotti i suoi allegri amici. Il messaggio filosofico è chiaro, e Canzio è bravo a lasciarlo solo “suggerito” senza esporlo in maniera troppo smaccata.
    L'impianto “giallo western” della storia funziona: potremmo considerarlo un prototipo del filone “L'ispettore Wilding” tanto caro a Burattini (Wilding è il vero nome di Zagor). Peraltro, Canzio cambia abilmente le carte già messe in tavola, rivelando che il furto NON era stato una messinscena di Wallace per incastrare Tobia Sullivan - come invece sembrava evidente ai Nostri.
    Cico è ben sfruttato, in modo molto “nolittiano”. A margine di gag ben riuscite, Canzio gli assegna anche ruoli importanti per lo sviluppo della trama.
    Ottima la caratterizzazione di Durga. Non tanto per la sua psicologia, quanto per la sua iniziale presentazione come personaggio positivo e successiva smentita di questa premessa. Un colpo di scena non certo telefonato. Azzeccata anche la scelta di presentarlo come un gran combattente (con tanto di commento di Zagor “Non vorrei mai trovarmelo di fronte come avversario”), che crea una forte aspettativa in occasione dello scontro finale. Aspettativa che non viene delusa: l'egiziano si dimostra in effetti un osso duro, e il suo duello con Zagor è uno dei corpo-a-corpo più memorabili della saga.

    image


    Molto nolittianamente, Canzio conferisce un buon pathos anche a situazioni e personaggi secondari. Note di colore che mantengono alto l'interesse anche durante le sequenze “di passaggio”. In particolare risaltano:
    L'esibizione iniziale dei Sullivan, con la reciproca sorpresa per il loro rincontro con Zagor.
    Lo scontro nel “claim” tra i Sullivan e gli sgherri di Wallace, dove Durga fa sfoggio delle sue qualità di lottatore.
    La sequenza della sottrazione di Tobia al patibolo, in cui vengono esaltate le doti “teatrali” dei Sullivan.
    Lo scontro alle Hot Springs tra Zagor e Steel, scagnozzo di Wallace che rivela una inaspettata vigoria fisica. Tremenda la sua fine tra le acque bollenti.
    Il personaggio di Twisted Hair, capo indiano corrotto dall'alcol che si mette agli ordini di Wallace in cambio di qualche bottiglia. Con pochi tratti, Canzio descrive molto bene il senso di corruzione della dignità del Popolo Rosso di fronte agli aspetti più deleteri della cultura dei Bianchi. Anche il fatto che alla fine venga lasciato libero (e pure “premiato” con un barile di alcol), è una trovata insolita e suggestiva.
    In definitiva: pur non essendo al livello dei migliori lavori di Nolitta, questo di Canzio è un episodio piacevolissimo che non stona affatto nel contesto dorato (o quasi) in cui era inserito. Una storia che inserirei sicuramente in una ipotetica Top Ten di storie non-nolittiane. Mi resterebbero da commentare i disegni, ma...insomma, qui abbiamo il Ferri di fine anni '70 e senza neanche l'assillo dei tempi di consegna: c'è bisogno di commentare?

    Storia: 8,5
    Disegni: 10


    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 22:14
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    Ho cominciato a leggere la storia sui volumi della Gazzetta.
    L'inizio é buono e mi viene da pensare che Canzio si sia fatto aiutare un pochino da Nolitta.
    Degna di nota é la circostanza che spinge Zagor ad unirsi ai trappers/cercatori : Rochas spara accidentalmente a Cico, credendo di averlo fatto fuori, ma il messicano se la cava con un'escoriazione sul sedere; comico e drammatico si mescolano, anche se non dosati perfettamente.
    La riflessione di Zagor al momento dell'arrivo a Goose Creeck ci fa capire quanto i personaggi della serie fossero umani, in quanto soggetti alle debolezze di noi tutti.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 16/10/2021, 17:08) 
    Ho cominciato a leggere la storia sui volumi della Gazzetta.
    L'inizio é buono e mi viene da pensare che Canzio si sia fatto aiutare un pochino da Nolitta.
    Degna di nota é la circostanza che spinge Zagor ad unirsi ai trappers/cercatori : Rochas spara accidentalmente a Cico, credendo di averlo fatto fuori, ma il messicano se la cava con un'escoriazione sul sedere; comico e drammatico si mescolano, anche se non dosati perfettamente.
    La riflessione di Zagor al momento dell'arrivo a Goose Creeck ci fa capire quanto i personaggi della serie fossero umani, in quanto soggetti alle debolezze di noi tutti.

    L'inizio della storia mi sembrava un pò nolittiana in effetti (anche se il pugno di Doc a Cico non mi sembra farina del suo sacco: troppo violenta come scena). Dramma e umorismo si mescolano nella storia di Zagor: ma anche qui quella scena mi sembra di Canzio. Sparare al sedere di Cico e lui sembra che abbia preso solo una botta? Troppo forzata come cosa.

    A proposito della tua osservazione "umani, cioè soggetti a debolezze come noi tutti": è una frase che ho sentito dire come un disco rotto da quando sono nato. Ma non l'ho mai capita: non ha senso. Cosa vuol dire che avere delle debolezze significa essere umani? Sembra di dire che l'uomo è fatto solo di debolezza, qualcosa da disprezzare.

    Esistono invece tante altre cose nell'uomo, non solo la debolezza: per esempio la propria dignità, l'eleganza, la risata, l'educazione, la galanteria, la cultura, la gentilezza, l'amore per le cose belle, l'ammirare un tramonto o una musica, fare una poesia, dipingere un quadro, l'innamorarsi, il gioire, il soffrire con qualcuno e per qualcuno, il sacrificarsi per il bene di qualcuno. E l'elenco potrebbe andare avanti all'infinito.

    Perchè parlare sempre e solo di "debolezze", quando si parla dell'uomo? Neanche fosse una sentina di fogna. No, non mi è mai piaciuta questa definizione di "umano cioè soggetto a debolezze", perchè trascura le bellezze dell'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio. E Dio è bellezza. Poi l'uomo ha le sue miserie, ma quelle non vengono da Dio, ma dal fatto di essere ferito dentro di sè per opera del peccato originale: non sono cose che vengono da Dio. Ma, tornando al discorso di prima, volevo dire solo questo: che non bisogna dimenticarsi che l'uomo è anche bello, non è solo miseria.
     
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    Letta la seconda parte.
    Anche se non é di Nolitta, questa é una storia di Zagor che merita di essere ricordata.
    Anche se superflua alla narrazione, simpatica la sequenza in cui Zagor e Cico litigano con l'oste che cucina bistecche.
    Degno di nota é anche Willoughby, l'uomo incaricato d'impiccare Pa' Sullivan, tanto più che sembra ci sia lo zampino di Nolitta nella sua caratterizzazione.
    Cosa che non ho apprezzato per nulla é la definizione data all'indiano Twisted Hair, (il nostro amico ha il tipico aspetto di chi dalla CIVILTà BIANCA ha assorbito tutto quello di male che c'era da assorbire):la solita dei bianchi cattivi che corrompono i sempre angelici indiani.
    Bella svolta alla trama scoprire che la rapina dei sacchetti di pepite non é stata una farsa organizzata da Mister Wallace.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 23/10/2021, 15:34) 
    Letta la seconda parte.
    Anche se non é di Nolitta, questa é una storia di Zagor che merita di essere ricordata.
    Anche se superflua alla narrazione, simpatica la sequenza in cui Zagor e Cico litigano con l'oste che cucina bistecche.
    Degno di nota é anche Willoughby, l'uomo incaricato d'impiccare Pa' Sullivan, tanto più che sembra ci sia lo zampino di Nolitta nella sua caratterizzazione.
    Cosa che non ho apprezzato per nulla é la definizione data all'indiano Twisted Hair, (il nostro amico ha il tipico aspetto di chi dalla CIVILTà BIANCA ha assorbito tutto quello di male che c'era da assorbire):la solita dei bianchi cattivi che corrompono i sempre angelici indiani.
    Bella svolta alla trama scoprire che la rapina dei sacchetti di pepite non é stata una farsa organizzata da Mister Wallace.

    Infatti lo scontro finale con Durga è da antologia. ^_^

    Complessivamente è una bella storia, anche se, quando la lessi per la prima volta, mi era piaciuta ma nello stesso tempo mi aveva lasciato perplesso. Avvertivo che non era di Nolitta, anche se non lo sapevo. Forse è stato per via di Zagor che fa l'investigatore - cosa allora insolita - i trapper che non fanno i trapper, i Sullivan che faceva piacere rivederli, ma che non mi sembravano molto caratterizzati secondo lo stile "nolittiano". Era stata una storia piacevole, tuttavia avvertivo un'atmosfera leggermente diversa. Non so se mi spiego.
     
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    Storia avvincente nella trama, tuttavia secondo me si è sacrificato troppo la coerenza per cercare il colpo di scena.
    Non possiedo più il primo albo, ho riletto il secondo e ho trovato due importanti rotelle fuori posto nell’ingranaggio perfetto della sceneggiatura.
    La prima è l’assurdo svolgimento del furto a danno di Wallace e la mancanza di un movente per commetterlo da parte di papà Sullivan. Quest’ultimo viene accusato da testimoni che hanno visto una persona con i suoi vestiti, ma è possibile che nessuno si sia reso conto del fatto che Durga è il doppio di corporatura rispetto a Tobia? Nemmeno Wallace che lo ha visto in ufficio da pochi passi? Aggiungiamo anche che Sullivan ha nelle mani un giacimento ricchissimo, che motivo avrebbe di inguaiarsi commettendo un furto? Come ho detto non ricordo il”processo” davanti al giudice ubriacone, però mi sembra strano che Zagor o i figli di Sullivan non abbiano cercato di far emergere questi errori. Se c’è in ballo la vita di una persona non sono ammesse leggerezze e dimenticanze.
    Seconda rotella fuori posto. Le motivazioni di Durga, il suo voltafaccia è davvero inspiegabile. La sua giustificazione è che si è stancato della esistenza grama che faceva con i guitti nei momenti difficili e delle promesse non mantenute. Ve li immaginate i simpatici Sullivan che gozzovigliano dando a Durga “gli avanzi della tavola”? Già con la scoperta del filone il tenore di vita dell’egiziano ne avrebbe senz’altro tratto giovamento, visto che lui faceva parte della loro famiglia , hanno vissuto insieme molto tempo e tutto lascia ad intendere che finalmente per lui si prospettino tempi di vacche grasse. Invece cosa fa? Manda alla forca quello che lo chiama “il mio buono e fedele Durga”.
    Si poteva immaginare un movente più realistico, un debito di gioco o il bisogno di aiutare urgentemente una persona di fronte ad un rifiuto di papà Sullivan. Si è creato il colpo di scena senza le dovute premesse. Durga nell’episodio con cui viene salvato Tobia dal capestro, dà pure una mano al tentativo, piazzando il carro destinato a bloccare gli inseguitori.
    Aggiungo qualche altra nota stonata,meno importante, ma che lascia comunque sorpresi in negativo.
    Durante la fuga dal paese, Zagor uccide o ferisce (non si capisce bene) un uomo. Lo sceriffo ci chiude un occhio sopra? Alla fine tutto si risolve con la confessione di Durga allo sceriffo. Ma cosa lo spinge a confessare? Dopotutto è stato scoperto da Zagor con una congettura, è la sua parola contro la sua. Rischia di essere impiccato autodenunciandosi?
    Infine nella scena in cui Cico viene aggredito nella foresta dagli indiani, Zagor sente gli spari nella direzione in cui ha mandato il messicano, sente addirittura la sua invocazione di aiuto. Lo Spirito con la Scure è un uomo generoso, capace di mettere a repentaglio la sua vita anche per uno sconosciuto, per il suo grande amico mi sarei aspettato che si lanciasse d’istinto verso di lui a difenderlo. Invece si butta sotto il carro ad aspettare l’arrivo degli indiani e deride pure Cico quando questi lo raggiunge con il cuore in gola, fortunatamente illeso, ma non per merito suo!
    Bah, bah e ancora bah!
    Le illustrazioni di Ferri sono splendide, ormai disegnava Zagor a memoria!
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 2/3/2022, 13:22) 
    Storia avvincente nella trama, tuttavia secondo me si è sacrificato troppo la coerenza per cercare il colpo di scena.
    Non possiedo più il primo albo, ho riletto il secondo e ho trovato due importanti rotelle fuori posto nell’ingranaggio perfetto della sceneggiatura. La prima è l’assurdo svolgimento del furto a danno di Wallace e la mancanza di un movente per commetterlo da parte di papà Sullivan. Quest’ultimo viene accusato da testimoni che hanno visto una persona con i suoi vestiti, ma è possibile che nessuno si sia reso conto del fatto che Durga è il doppio di corporatura rispetto a Tobia? Nemmeno Wallace che lo ha visto in ufficio da pochi passi? Aggiungiamo anche che Sullivan ha nelle mani un giacimento ricchissimo, che motivo avrebbe di inguaiarsi commettendo un furto? Come ho detto non ricordo il ”processo” davanti al giudice ubriacone, però mi sembra strano che Zagor o i figli di Sullivan non abbiano cercato di far emergere questi errori. Se c’è in ballo la vita di una persona non sono ammesse leggerezze e dimenticanze.

    Tutte le tue osservazioni sono giuste: la storia è avvincente, ma le carenze che ci sono, e che tu hai giustamente elencato, sono gravi. Solo che non ostacolano la lettura del fumetto e vengono fuori solo dopo una lettura più attenta, e questo almeno è un bene: c'è di peggio infatti in giro, con sbandamenti narrativi che saltano fuori a colpo d'occhio.

    Il processo: è chiaro che il processo era stato guidato da Wallace, ma anche così si vede che è stato fatto in modo fin troppo sommario. Scusate: c'è Sullivan, un tizio onesto, ricco, che fa anche il teatrante, e si mette a fare una rapina per avere dei soldi di cui non ha alcun bisogno, visto che ha dell'oro e guadagna con gli spettacoli. E lo accusano solo perchè qualcuno ha visto uno vestito come lui. Senza contare che non c'è il reato di impiccagione per chi rapina: l'impiccagione era per reati più gravi come l'omicidio. C'era il carcere al massimo per i ladri. O multa e restituzione del maltolto. Ma impiccare? :huh: E' troppo forzata come cosa. Perchè nè Zagor nè gli altri fanno queste obiezioni, che sono così ovvie?

    CITAZIONE (Kirihito @ 2/3/2022, 13:22) 
    Seconda rotella fuori posto. Le motivazioni di Durga, il suo voltafaccia è davvero inspiegabile. La sua giustificazione è che si è stancato della esistenza grama che faceva con i guitti nei momenti difficili e delle promesse non mantenute. Ve li immaginate i simpatici Sullivan che gozzovigliano dando a Durga “gli avanzi della tavola”? Già con la scoperta del filone il tenore di vita dell’egiziano ne avrebbe senz’altro tratto giovamento, visto che lui faceva parte della loro famiglia , hanno vissuto insieme molto tempo e tutto lascia ad intendere che finalmente per lui si prospettino tempi di vacche grasse. Invece cosa fa? Manda alla forca quello che lo chiama “il mio buono e fedele Durga”. Si poteva immaginare un movente più realistico, un debito di gioco o il bisogno di aiutare urgentemente una persona di fronte ad un rifiuto di papà Sullivan. Si è creato il colpo di scena senza le dovute premesse. Durga nell’episodio con cui viene salvato Tobia dal capestro, dà pure una mano al tentativo, piazzando il carro destinato a bloccare gli inseguitori.

    Il personaggio di Durga infatti è stato gestito male. Una motivazione più convincente poteva essere quella di un Durga davvero malvagio che aveva fatto finta per tutto il tempo di essere amico dei Sullivan per poi prendere loro tutto l'oro. Ma neanche questo è convincente. Che senso ha andare a frequentare dei guitti come erano i Sullivan allora, senza soldi quasi, per poi ingannarli una volta diventati inaspettatamente ricchi? Durga aveva il dono della profezia? :huh: E poi lui aiuta la fuga di Sullivan, contraddicendosi. Cioè, comunque la si giri, il personaggio di Durga non sta in piedi.

    CITAZIONE (Kirihito @ 2/3/2022, 13:22) 
    Aggiungo qualche altra nota stonata, meno importante, ma che lascia comunque sorpresi in negativo. Durante la fuga dal paese, Zagor uccide o ferisce (non si capisce bene) un uomo. Lo sceriffo ci chiude un occhio sopra?

    Sono dettagli gravi, tipici di Canzio, che ci passa sopra senza pensarci molto. Anche nella storia di Blondie ho sempre trovato assurdo che lo sceriffo lasciasse andare una persona come Don Chisciotte, che era stato responsabile, pur indiretto, dell'omicidio di due dei suoi uomini. Permettendo così a quel deficiente di andare a commettere altri omicidi fatti così, "senza volere". Canzio tratta con troppa leggerezza l'omicidio delle persone. =_=

    CITAZIONE (Kirihito @ 2/3/2022, 13:22) 
    Alla fine tutto si risolve con la confessione di Durga allo sceriffo. Ma cosa lo spinge a confessare? Dopotutto è stato scoperto da Zagor con una congettura, è la sua parola contro la sua. Rischia di essere impiccato autodenunciandosi?

    Zagor avrà trovato delle prove, Ma non va bene che sia il lettore a mettere delle pezze ai buchi di sceneggiatura: avrebbe dovuto pensarci lo sceneggiatore... =_=

    CITAZIONE (Kirihito @ 2/3/2022, 13:22) 
    Infine nella scena in cui Cico viene aggredito nella foresta dagli indiani, Zagor sente gli spari nella direzione in cui ha mandato il messicano, sente addirittura la sua invocazione di aiuto. Lo Spirito con la Scure è un uomo generoso, capace di mettere a repentaglio la sua vita anche per uno sconosciuto, per il suo grande amico mi sarei aspettato che si lanciasse d’istinto verso di lui a difenderlo. Invece si butta sotto il carro ad aspettare l’arrivo degli indiani e deride pure Cico quando questi lo raggiunge con il cuore in gola, fortunatamente illeso, ma non per merito suo!

    Ahimè, è vero: questo è un ritorno ai tempi di ZagorTex e PalladilardoCico del Gianluigi Bonelli, in cui i due se ne fregavano apertamente l'uno dell'altro, però stavano lo stesso insieme senza che questo si spieghi mai...
     
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    Ottima analisi la tua Joe, non avevo considerato la sproporzione tra reato commesso (rapina) e pena (la forca). Forse perchè nei film western si vedevano ladri di cavalli puniti con l'impiccagione, ma si trattava di giustizia privata e non di un procedimento legale.
    Qui un approfondimento del "codice di onore" nel selvaggio West:
    www.farwest.it/?p=28689
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 2/3/2022, 20:17) 
    Ottima analisi la tua Joe, non avevo considerato la sproporzione tra reato commesso (rapina) e pena (la forca). Forse perchè nei film western si vedevano ladri di cavalli puniti con l'impiccagione, ma si trattava di giustizia privata e non di un procedimento legale.
    Qui un approfondimento del "codice di onore" nel selvaggio West:
    www.farwest.it/?p=28689

    Ho letto il "codice d'onore": si trattava di leggi di base, e sono proprio quelle a costruire poi la civiltà diventando leggi vere.

    I ladri di cavalli erano puniti con l'impiccagione perchè un cavallo, in quelle distese infinite, equivaleva alla sopravvivenza: un cavallo valeva ben più di un'automobile da quelle parti. Rubare un cavallo ad un uomo, quindi, equivaleva ad ammazzarlo, e il ladro era di conseguenza trattato come un omicida. Solo quando il cavallo era diventato meno essenziale per l'uomo le pene erano diventate più miti. In genere le leggi sono più o meno severe a seconda delle circostanze.

    E, sì, non aveva senso impiccare Sullivan per un furto. Invece lì sembrava una cosa tranquillamente accettata da tutti: ma non stava in piedi neanche dal punto di vista logico. Anch'io, quando avevo letto la storia per la prima volta, ero rimasto perplesso per l'eccessiva severità del giudizio: mi aspettavo un Sullivan in prigione, non un Sullivan impiccato. Avevo poi accettato l'idea perchè avevo capito che lo sceneggiatore voleva drammatizzare: ma la mia perplessità era rimasta.
     
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