ZAGOR 55 - 56: "ZAGOR RACCONTA..." (analisi di Ivan, con approfondimenti)(Fare clic sulle immagini premendo il pulsante sinistro e poi "Apri immagine in un'altra scheda" per vederle meglio)Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 106-107 (usciti nel 1970). I numeri reali di Zagor sono: 55-56. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 55-56.
TRAMAZagor racconta a Cico del suo passato: la sua famiglia di trapper si chiamava
Wilding e fu attaccata dagli indiani Abenaki di
Salomon Kinski, un predicatore: il giovane Wilding perdette il padre e la madre, ma riuscì a sopravvivere. Incontrò
Wandering Fitzy, un trapper, che si occupò di lui e lo fece crescere nell'ambiente dei cacciatori e uomini della foresta. Il ragazzo adorava Fitzy e lo considerava come il suo secondo padre, ma voleva vendetta contro Salomon Kinski. Un giorno scoprì dove viveva, insieme ai suoi Abenaki, e attaccò di sorpresa il posto, riuscendo ad incendiare tutto e compiendo una strage. Alla fine, mentre affrontò Kinski, il predicatore rivelò a Wilding che suo padre aveva fatto uno sterminio di indiani in passato e Kinski e i suoi volevano vendicarsi per questo. Il ragazzo rimase sconvolto per questo e Kinski ne approfittò per sparargli; ma Fitzy, all'improvviso, comparve e prese la pallottola al suo posto, uccidendo il predicatore. Il giovane Wilding dovette dare l'ultimo addio a Fitzy e allontanarsi dal posto dove aveva compiuto la strage. Per diverso tempo, visse da trapper solitario, cercando di intervenire in ogni contesa tra bianchi e indiani, riconoscendo che ci sono dei torti da entrambe le parti. Un giorno incontrò i
Sullivan, una famiglia di saltimbanchi, che furono salvati dal giovane Wilding da un attacco indiano. Venuti a conoscenza del suo passato, gli proposero di assumere l'identità dello Spirito con la scure, Za-Gor-Te-Nay in dialetto algonchino, o semplicemente
Zagor, per avere maggiore ascendenza sugli indiani. Grazie ai trucchi dei
saltimbanchi, Zagor si presentò per la prima volta all'incontro annuale dei capi indiani: da allora nacque la sua leggenda.
COMMENTOEpisodio storico. Assieme a
"Magia senza tempo" e
"L'esploratore scomparso", rappresenta una delle tre grandi pietre miliari della collana. Volendo, lo si può vedere "solo" come l'episodio che svela le origini di Zagor, ma, ad un'analisi più accurata, rappresenta molto di più. Vi si possono infatti intraleggere scampoli dell'intima filosofia di Nolitta, soprattutto la sua avversione per il classico schema manicheo "buoni-contro-cattivi" e il (conseguente) assunto che la Verità e la Giustizia non stanno mai del tutto da una parte sola.
Quiete tempestosa: Gradevole (e insolito) l'innesco della vicenda: niente azione, solo Zagor e Cico costretti a rimanersene ad oziare all'interno della capanna a causa di un forte temporale. Riordinando la casa, Cico scopre un vecchio ritratto che provoca in Zagor una strana e violenta reazione. Per riappacificarsi col compagno, Zagor si decide a rivelargli i retroscena di quel dipinto.
Il massacro di Clear Water: Le scene dell'infanzia di Zagor sono abbastanza ordinarie; un ragazzino come tanti che cresce facendo la vita da trapper assieme ai genitori. Il punto di svolta è rappresentato dall'attacco alla capanna da parte di un gruppo di indiani Abenaki guidati da
Salomon Kinsky. Un assalto in apparenza vile e immotivato.
Fitzy il girovago: Il giovane Wilding viene salvato e poi "adottato" da un trapper errante,
Wandering Fitzy, che gli comunica la sua esperienza di vita. Tuttavia, Wilding jr cova sempre in modo ossessivo il proposito di vendicarsi. Molto forte la parentesi in cui Fitzy lo invita a considerare che Kinsky
potrebbe aver avuto delle buone ragioni per compiere quel massacro, ma il giovane respinge furiosamente quella semplice ipotesi.
Furia cieca: Finalmente la lunga ricerca ha termine: Wilding jr individua l'accampamento di Kinsky e prepara un piano per prendersi la sua vendetta. Vendetta che vuole compiere da solo, quindi lui e Fitzy si separano.
Questa vignetta segna il
punto di non ritorno: il giovane Wilding uccide a tradimento un povero cristo che stava tranquillamente zappando il suo orticello. Non si chiede neanche se sia uno degli Abenaki che avevano partecipato al massacro di Clear Water; per lui è solo un ostacolo che si trova sulla strada fra lui e Kinsky. Quest'atto è irreparabile: può essere espiato, ma non rimediato. Tuttavia, al momento, il futuro Zagor non è ancora consapevole della gravità del suo gesto, e così prosegue con l'eccidio, convinto di essere nel giusto. Alla fine della decimazione, rimangono solo lui e Kinsky, faccia a faccia.
Per me, la seconda qui sopra è una vignetta eccezionale, una prova di bravura di Ferri. Sarebbe bastato variare di un millimetro la piega della bocca o la chiusura degli occhi, e l'espressione di Zagor non sarebbe apparsa così terribile. Un mini-capolavoro grafico.
L'amara verità: Ormai sconfitto, Kinsky invita Wilding jr a consultare dei vecchi giornali, che dimostrano che l'assalto al Clear Water era stato a sua volta un atto di vendetta per un massacro commesso da Mike Wilding anni prima. Per il giovane è una mazzata: di colpo, scopre che tutto l'odio e il desiderio di vendetta che per anni avevano dato un senso alla sua esistenza erano fondati su un'idea sbagliata. Wilding junior è così sconvolto da quella rivelazione che non si avvede neppure che Kinsky si appresta a sparargli alle spalle. Solo l'intervento di Fitzy gli salva la vita...ma nel fare ciò ci rimette la propria. La morte del suo tutore è la mazzata finale. Il giovane Wilding si aggira in stato di shock nell'accampamento devastato e si allontana senza meta da quel tragico luogo.
Si può dire che la "vera" storia del passato di Zagor termina a questo punto. Da qui in poi, infatti, segue una serie di rivelazioni secondarie riguardanti l'orgine del suo costume, la sua presentazione come "inviato di Manito" presso gli indiani e la sua decisione di dedicarsi a combattere ogni forma di ingustizia. Tutti particolari importanti e narrati con la consueta verve nolittiana, i quali, però, hanno una rilevanza più che altro sul piano "narrativo" rispetto a quello "psicologico" della prima parte.
APPROFONDIMENTOIl valore straordinario di quest'episodio è che non solo funge da base per lo Zagor a venire, ma è coerente anche con lo Zagor del
passato, ovvero quando Nolitta scriveva storie senza avere ancora la minima idea di quello che sarebbe stato il retroterra del suo personaggio. Per capirci: possiamo prendere un episodio a caso tra quelli scritti prima di
Zagor Racconta e verificare che non ci sono contraddizioni nella psicologia del protagonista. Da questo punto di vista, il rischio maggiore Nolitta se l'era preso (senza ancora saperlo, ovviamente) con l'episodio
"L'avvoltoio". Lì Zagor incontra un personaggio,
Jan Siegel, che è il suo
esatto specchio: la vittima di una grave ingiustizia, che però sceglie i modi sbagliati per soddisfare il suo desiderio di vendetta, e Zagor lo rimprovera in tal senso.
Qui, leggendo l'episodio
a posteriori e conoscendo già i fatti di
"Zagor racconta", si può provare l'impulso di dire
"Ma da che pulpito viene la predica!"...Tuttavia, si può lo stesso dare una interpretazione coerente: Zagor ha metabolizzato il suo errore passato (futuro, per quanto riguarda la cronologia della collana), e, in base alla sua esperienza, cerca di dare consiglio a chi – come Siegel – si trova ancora nella fase di essere mosso solo da un cieco furore. Va notato che, già nelle pagine introduttive (il furioso screzio con Cico dopo la scoperta del ritratto), Nolitta riassume in anticipo quello che sarà l'assunto della storia a seguire: Zagor si lascia trasportare dall'emotività e commette un errore / si rende conto del torto arrecato / cerca di rimediare. Insomma, il granitico eroe si dimostra
umano. Ed è un "eroe" non perché sgomina da solo una banda di fuorilegge, bensì perché è fallibile nei suoi atti e nelle sue valutazioni. E proprio in queste umanissime debolezze sta la forte attrattività del Personaggio: Zagor è un atipico modello di "eroe imperfetto", contraddittorio e impulsivo, in cui qualunque dei lettori potrebbe identificarsi. Nolitta è rimasto fedele al modello di
Zagor Racconta sino al termine della sua carriera sulla collana.
ZAGORIANITA': GENERI E STILIGli autori successivi, purtroppo, spesso hanno dato a Zagor una interpretazione "generica" della figura di eroe, che fa un po' a pugni con la descrizione del personaggio presentata in
"Zagor Racconta". E' superfluo specificare che mi riferisco a certe versioni che descrivono Zagor come un "predestinato dagli dei", o un "investigatore alla Sherlock Holmes", o un "professorone ferrato su ogni materia dello scibile umano": tutte versioni che sono in contrasto col semplice, umanissimo boscaiolo rappresentato appunto in
"Zagor Racconta" e in tutto il resto della produzione nolittiana. In tal senso, io imporrei per obbligo a qualunque autore di rileggersi ogni volta
"Zagor Racconta", prima di scrivere una sola riga di una nuova storia per Zagor, e chiedersi:
"Questo soggetto/scena/comportamento è coerente o no col personaggio rappresentato in Zagor Racconta?". La Nolittianità ruota tutta attorno a questo perno. Ecco perchè storie come
Incubi,
Ombre su Darkwood,
Resurrezione,
Vampyr, ecc. potrebbero essere buone storie di un
personaggio a sè stante...ma con
Zagor hanno poco a che fare. Proviamo a rileggerle chiedendoci
"Che c'azzecca questa roba con Zagor Racconta?"; probabilmente allora le nostre perplessità troverebbero un'immediata risposta. Per dirla in breve,
"Zagor Racconta" rappresenta il riferimento della cosiddetta
"zagorianità", termine che, altrimenti, in assenza di un riferimento
concreto, avrebbe un significato puramente astratto. A proposito di zagorianità, vorrei aggiungere una precisazione. La testata
Zagor è un contenitore di
GENERI, non di
STILI. Sono due cose profondamente diverse. Il genere della collana è fondamentalmente
western, però vanno bene - quando non se ne abusa, ovviamente - anche l'horror, la fantascienza, il giallo, la magia, l'avventura urbana, lo spy-story, ecc. Ma tutto ciò deve (e sottolineo:
DEVE) restare coerente con lo
stile imposto da Nolitta alla collana. Viceversa, si otterrebbe solo un Dylan Dog, o un Tex, o un James Bond in casacca rossa. Non il
vero Zagor, comunque. Cosa deve dunque fare un autore per rispettare lo stile storico di Zagor? Semplice: gli basta rileggere
"Zagor Racconta" e attenersi a quelle impostazioni. Entro tali impostazioni, può sbizzarrisi all'infinito: infatti, Nolitta non ha espresso neanche UN DECIMO del potenziale del personaggio originario. Per creare nuove storie attorno ad esso, non c'è affatto bisogno di modificare il protagonista o di adottare uno stile diverso da quello nolittiano.
"Il ritorno del vampiro" di Castelli è un palese esempio di come sia possibile realizzare un episodio perfettamente nolittiano anche al di fuori di Nolitta. Pertanto, sarebbe ora di finirla col leitmotiv che
"Sulla collana Zagor si può ficcarci dentro di tutto". A chi si nasconde dietro quest'alibi, va ricordato che la testata Zagor è un
contenitore (per determinate cose), non un
cassonetto (per metterci dentro quello che capita). Per giustificare l'acquisto dell'albo, io voglio ritrovarci dentro
QUESTO Zagor, quello basato sulle impostazioni dettate da Nolitta in
"Zagor Racconta", e non un personaggio reso irriconoscibile da maldestri tentativi di aggiornarlo ai gusti del pubblico moderno. E credo di non essere il solo a (ri)volerlo così.
MAGIA SENZA TEMPO E LO ZAGOR PREDESTINATO DI MANITODa
"Magia senza tempo" i successori di Nolitta hanno preso spunto per le varie derive esoteriche e predestinatrici. Nolitta, volendo, avrebbe potuto poteva bloccarli gia' nella culla anziche' lasciarli fare. Comunque,
in primis, in "Magia senza tempo" Nolitta non ha mai stabilito nulla del genere: si è sempre tenuto sul vago, alla
dico-e-non-dico. La faccenda dello "Zagor predestinato" è un'
interpretazione tutta personale di altri autori (e pure tirata molto per i capelli, secondo me). Riguardo al fatto che Nolitta, volendo, avrebbe potuto bloccarli già all'inizio, anziché lasciarli fare, ci sarebbe qualcosina da ridire, vista la sconcertante
indifferenza che il Sergione sembrava manifestare per il destino della collana Zagor, dopo il suo abbandono. La mia sensazione è che Nolitta/Sergio non volesse entrare in contrasto con le nuove gestioni autoriali, sorvolando su tutte (o quasi) le loro proposte con un bonario
"Fate un po' quello che vi pare, io ho già il mio bel daffare con Mister No e il mio ruolo di editore". Ipotesi
non dimostrabile, ovviamente, però resa abbastanza verosimile dall'analisi dei molti indizi di "ignavia" accumulati nel tempo. Morale: Il ricorrente tormentone che
"tutto ciò che è apparso su Zagor ha avuto la precisa approvazione di Nolitta" secondo me è un mito da sfatare.
"RIMANERE FEDELE" NON E' LA STESSA COSA DI "FOSSILIZZARSI"Per concludere, faccio una sola precisazione sulla mia frase
"Nolitta è rimasto fedele al modello di Zagor Racconta". Ovviamente, sono consapevole che, dai tempi della presente storia, Nolitta ha evoluto il proprio personaggio, connotandolo di nuove caratteristiche, e difatti non intendevo questo con "rimanere fedele" (che forse può essere erroneamente capito con "fossilizzarsi"). Invitando i nuovi autori a leggersi
"Zagor Racconta" non intendevo certo mettere in dubbio che non lo conoscano già; semplicemente, lo considero
un modello esemplare da cui poter carpire i meccanismi narrativi per imitare
QUEL modo di costruire le storie e di conferire
QUEL tipo di pathos alla narrazione. Ecco perché avevo usato l'espressione
"Nolitta è sempre rimasto fedele al modello di Zagor Racconta", anche se, in seguito, ha sviluppato ulteriormente il personaggio; ed ecco perché sostengo che l'attenersi ai meccanismi con cui è stato costruito
"Zagor Racconta" NON è affatto una limitazione del personale stile creativo di un autore, bensì – al contrario – è una direttrice-guida, un binario, che gli permetterebbe di spaziare con la fantasia azzeccando in modo automatico il personaggio, le atmosfere, e lo stile classico della collana – proprio come vorrebbe la maggior parte dei lettori storici.
VOTOStoria:
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9QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:32
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