ZAGOR 178-182: HELLINGEN! / MAGIA SENZA TEMPO (analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta/Sergio Bonelli
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 229-233 (usciti nel 1980). I numeri reali di Zagor sono: 178-182. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 178-182.
TRAMAIl colonnello Perry invita Zagor e Cico a rivedere il loro antico nemico, Hellingen, nel forte scientifico chiamato Skylab, perchè possa guarire dalla sua follia e rendersi utile col suo genio scientifico. Tuttavia, quando arrivano al forte, scoprono che i soldati sono tutti morti in modo strano, come mummificati, e Hellingen è scomparso: anzi, c'è una sua tomba, che però, Zagor, insospettito, esamina e scopre che è vuota. Alla fine, scopre che Hellingen è riuscito a contattare degli alieni, chiamati Akkroniani, che lo avevano liberato dal forte dove era rinchiuso: col suo aiuto contano di catturare abbastanza umani da cui estrarre del sangue, necessario per la loro sopravvivenza. Dopo aver catturato Zagor e Cico, Hellingen li condiziona in modo che possano ingannare gli indiani, così da lasciarsi catturare dagli alieni e così diventare "materiale di sussistenza" per gli alieni. Cico, in uno dei suoi tentativi di scroccare del cio gratis, viene riempito di botte da alcune squaw: in questa esperienza, il messicano perde l'apparecchio che lo condizionava. Ritornato in sè, libera anche Zagor. Mentre Cico va dal colonnello Perry a chiedere rinforzi, Zagor, nel tentativo d sfuggire agli alieni, finisce in una grotta del monte Naatani, dove viene accolto dallo stregone Keokuk, che gli racconta dell'Eroe Rosso, chiamato Rakum, un indiano che, molti anni fa, aveva respinto gli akkroniani con le armi che gli aveva dato Manito-testa-di-bisonte, una divinità indiana. Ora Rakum, ormai morto da tempo, giace mummificato in fondo alla grotta: grazie alle preghiere di Keokuk, il morto ritorna in vita egli consegna a Zagor le armi con cui aveva c
ombattuto gli alieni. Lo sforzo provoca la morte di Keokuk, mentre Zagor, in possesso delle armi di Rakum, ha la meglio sugli alieni, che fuggono, lasciando Hellingen alla mercè di Zagor. Lo scienziato è costretto a liberare gli indiani, mentre arrivano il colonnello Perry e Cico, che avevano portato con sè l'esercito americano: ma ormai non ce n'è più bisogno. Zagor fa distruggere dagli indiani tutte le apparecchiature degli alieni, tranne una cabina trasparente, che viene risparmiata su richiesta di Perry, che la vorrebbe esaminare. Chiedono a Hellingen quale sia il suo funzionamento, e lo scienziato entra nell'apparecchio: però, a sorpresa, si chiude dentro e si lascia colpire da una scarica di fulmini che lo riducono in cenere. Da questa scena partirà l'infinito tormentone che circolerà per decenni tra i lettori di Zagor e i successivi sceneggiatori, che alla fine diranno che Hellingen è morto, si è teleportato, è stato clonato, è nell'inferno, è vivo
tutto insieme. Un finale in cui, insomma, Hellingen è vivo
e morto, mandando a quel paese il principio di non contraddizione e trasformando un personaggio criminale tra i meglio riusciti del fumetto in una barzelletta. Da parte mia (Joe7), visto il bassissimo livello di qualità delle storie hellingeniane successive, preferisco dire che è morto nella cabina e amen.
Per concludere, Zagor, alla fine della storia (e nella sua ultima scena sceneggiata da Nolitta, essendo questa la sua ultima storia), consegna le armi dell'Eroe Rosso ad Akoto, il giovane indiano erede di Keokuk alla custodia delle armi sacre.
E Zagor fa il suo discorso breve e conclusivo, terminando così in modo definitivo una saga, quella dello Zagor nolittiano, che è stata leggendaria.
COMMENTOCon questa storia
magnifica-ma-non-troppo, Nolitta si congeda da scrittore di Zagor, lasciando un vuoto che non verrà mai più colmato da un degno successore. Una sorta di “riassunto dei 20 anni precedenti” in cui Nolitta riprende - e consacra - tutti gli stilemi del personaggio. Un'opera maestosa, forse non del tutto
riuscita, ma rimane probabilmente la più
rappresentativa del personaggio “Zagor”. (Una curiosità: Nel famoso referendum del 1981, questa storia fu votata come la più apprezzata dai lettori dell'epoca, davanti a
“Kandrax” e
“Supermike”.)
PREGINolitta era consapevole che questa sarebbe stata la sua
ultima storia per Zagor e ha voluto congedarsi con qualcosa di
epico che racchiudesse in sé tutti i canoni tipici del suo stile: avventura, umorismo, fantasia, caratterizzazione dei personaggi...e, soprattutto, la sua inimitabile maestria di equilibrare tra loro tutti questi ingredienti così diversificati, senza che uno stonasse di fianco all'altro. Operazione riuscita solo
in parte, ma il risultato resta comunque di altissimo livello.
Avvincente tutta la parte preparatoria: un incarico in teoria semplice (scortare Perry al centro Skylab), poi la vicenda ha una svolta improvvisa con la scoperta che tutti i militari del forte sono stati ridotti a cadaveri mummificati. Di Hellingen non c'è nessuna traccia: la sua presunta tomba si rivelerà
vuota (nota di Joe7: ed è davvero curiosa la faccenda dell'ultimo ritorno dell'Hellingen di Nolitta che inizia con una sua tomba e finisce con la sua "morte"...). E fino al momento in cui Hellingen non si presenta fisicamente, la tensione narrativa rimane ai massimi livelli.
Gli akkroniani. Inserire degli extraterrestri nell'universo zagoriano era una scelta azzardata, col serio rischio di scadere nel
grottesco. Invece Nolitta se la cava benone, e, pur con molte licenze narrative, conferisce agli alieni una discreta credibilità e - tutto sommato - anche una certa
coerenza con lo stile narrativo della collana. Stonatura evitata. Dal canto loro, gli akkroniani appaiono nemici quasi invincibili: potenti, invulnerabili e dotati di marchingegni tecnologici che invalidano sistematicamente qualunque tentativo di reazione degli umani. Zagor non fa altro che buscarle, e per quasi 4 albi non si intravede alcun punto debole nello strapotere degli alieni. Emblematica la frase di Hellingen:
«Non illuderti, Zagor...Le altre volte sei sempre riuscito a individuare il mio punto debole nella stupidità degli uomini di cui dovevo servirmi come aiutanti»...e in effetti è vero: nei loro tre precedenti scontri, Zagor ha sconfitto Hellingen sfruttando l'imperizia dei suoi tirapiedi. Stavolta, invece, Nolitta suggerisce che la soluzione del conflitto dovrà provenire da una direzione
diversa. E' buffo notare come il punto di svolta di una situazione così disperata sia rappresentato da una
gag di Cico: pur sotto l'effetto ipnotico dell'
innesto, il messicano non rinuncia a cercare di scroccare un pasto da una colonia di indiani...ricevendone in cambio una scarica di legnate che fracassano il condizionatore mentale che ha in testa.
Et voilà: gag funzionali allo sviluppo della trama: dov'è finito
questo modo di utilizzare Cico?
La mummia di Rakum che si rianima per deporre le armi sacre ai piedi di Zagor è stata una scena rischiosissima: una sequenza del genere risolta usando uno stile narrativo
diverso da quello di Nolitta avrebbe potuto scadere nel ridicolo involontario...Invece Nolitta, con un sapiente gioco di premesse e suggestioni, riesce ad incantare il lettore e a rendere accettabile persino una scena così inverosimile e grottesca.
Efficace la scena finale con
la scomparsa di Hellingen nella cabina di teletrasporto, che lasciava intuire una comoda possibilità di ritorno del personaggio in futuro. Sclavi ha invece spiazzato le aspettative del lettore rivelando che in realtà in quella scena Hellingen
moriva, e questo è un punto a suo favore...Peccato che il resto della storia
“Incubi” manchi di
equilibrio, sfociando spesso nella fantascienza delirante.
DIFETTIRispetto a “ORA ZERO”,
Hellingen appare molto meno umano e più supervillain della Marvel. Non mi è facile spiegare questa sensazione...ma ho come l'impressione che a furia di potenziarlo esponenzialmente ad ogni suo ritorno, Nolitta gli abbia fatto perdere quell'aura realistica che rendeva
credibili sia le sue invenzioni che le sue ambizioni. In “ORA ZERO” Nolitta aveva raggiunto un equilibrio perfetto tra realismo e potenza del personaggio: qui, invece, Hellingen mi appare un po'
eccessivo, quasi onnipotente, come se la sua intelligenza fosse un superpotere marvelliano.
Nel finale, gli akkroniani alzano bandiera bianca troppo in fretta: appena vedono che un terrestre (Zagor) possiede un'arma in grado di ucciderli, Daimon decreta che
«tutto è perduto, e solo una fuga con l'astronave può ormai salvarci» Non tentano neanche di prendere tempo per studiare la nuova minaccia e organizzare una controffensiva; fuggono e basta, e tanti saluti. Ok, in quanto alieni non devono reagire a un pericolo in modo proprio “umano”...però l'impressione è che 'sti feroci extraterrestri siano dei gran calabraghe. Insomma...E' come una squadra di calcio che sta vincendo 10-0, subisce un goal, e il suo allenatore decide di ritirarla dalla gara per
manifesta inferiorità. Fate vobis...
Manca l'elemento femminile, un aspetto che ha reso
completi capolavori come “LA MARCIA” o “KANDRAX”, a cui invece “MAGIA SENZA TEMPO” deve - almeno da questo punto di vista - cedere il passo. (
nota di Joe7: sembra una costante di Nolitta concludere definitivamente le storie dei suoi personaggi senza un elemento femminile, proprio lui che di donne ne ha messe spesso nelle sue storie. Anche Mister No, nella sua
ultima e definitiva (e noiosa) storia di Nolitta, la più lunga da lui mai realizzata, qualcosa come dieci numeri, ci sono considerazioni sociali, economiche, morali, ma
niente donne. Nè Patricia, o Delia, o Deborah, o Miranda, Anouk e tante altre. Tutte nel dimenticatoio e chi s'è visto s'è visto, niente femmine, qui parliamo di economia e massimi sistemi, roba seria. E' una cosa che mi aveva lasciato molto perplesso...
)
DISEGNIAppaiono evidenti i ritardi di consegna di Ferri, che hanno costretto la redazione ad affiancargli per l'ennesima volta il fido Bignotti. Ciononostante, molte tavole della 2° parte appaiono lo stesso assai raffazzonate, tirate via di gran fretta. Peccato davvero, perché una storia di quest'importanza meritava una esecuzione grafica più curata. Senza contare che
la scena della morte di Hellingen era davvero un momento clou...ed è stata disegnata da Bignotti! OK, niente da dire su di lui, era bravo come disegnatore, ma è stata davvero un'occasione mancata...
Storia:
9,5Disegni: non giudicabile (si alternano tra il
10 e il
7)
NOTE AGGIUNTIVE: LA SAGA DI HELLINGENHellingen è comparso per la prima volta nella saga
"Sulle orme di Titan". Ritorna nel racconto
"Vittoria!". Compare successivamente nella storia considerata da molti la migliore sullo scienziato:
"Ora Zero!". L'Hellingen di Nolitta, successivamente, conclude la sua corsa qui, in "Magia senza tempo". Successivamente, la palla passerà a Sclavi, con la storia delirante e incomprensibile di
"Incubi". Dopo Sclavi, sarà il turno di Boselli, con
"Ombre su Darkwood", una storia, forse, comprensibile, ma pessimamente realizzata e ugualmente da delirio (Ben Stevens mezzo animale, Edgar Allan Poe, il castello di Grayskull, Hellingen polvere e robot, Wendigo, il marionettista, assassini con lame incorporate e altri
deliramenta) . Infine, l'ultima fatica sarà di Burattini, col prolisso e ingannevole racconto
"Mad Doctor", dove la situazione "Hellingen", con cloni, ideologie naziste, spiegoni inesauribili, indiani robot, robot supereroistici, personaggi usa e getta senza fine, si ingarbuglierà sempre di più in un nodo giordiano impossibile ormai da districare.
R.I.P. POSTILLA: LE VENDITE BONELLI DI ALLORA E LE VENDITE BONELLI DI ADESSO
Questa immagine è sul retro di copertina degli albi originali di Zagor che raccontano l'ultima saga di Hellingen appena descritta. Siamo nel 1980 e si celebra il successo del primo albo extra di Cico,
"Cico Story", che l'anno precedente (il 1979) ha venduto la bellezza di
173.861 copie al prezzo, superiore alla norma, di ben
800 lire. Un capitale, corrispondente agli attuali
40 centesimi di euro di oggi. Inoltre, Zagor a quell'epoca costava la cifra faraonica di
500 lire, inferiore al costo di Cico Story ed equivalente a
25 centesimi di euro di oggi. Adesso Zagor costa
3,50 €, corrispondenti a
7.000 lire di allora, contro le 500/800 lire dei giornalini di allora. Meno male che l'Euro doveva essere la panacea di tutti i mali dell'economia e che avremmo speso più o meno allo stesso modo anche dopo il cambio di moneta. Senza contare il fatto che, se un extra come Cico Story vendeva la bellezza di 170.000 copie e rotti, adesso cifre simili alla Bonelli oggi se le sognano: 170.000 copie (e forse anche meno) è la tiratura attuale di
Tex, che è il fumetto che vende di più alla Bonelli. Vi lascio immaginare gli altri (la tabella di comparazione è
qui). I commenti li lascio a voi.
QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:33
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