ZAGOR 273-275: IL BOUNTY KILLER (analisi di Ivan)Testi: Marcello Toninelli
Disegni: Franco Donatelli
Zagor edizione originale Zenith: n. 324-326 (usciti nel 1988). I numeri reali di Zagor sono: 273-275. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 273-275.
COMMENTO CON TRAMA INCORPORATAViene considerata una delle storie più deludenti della saga. E in effetti, se, dopo averla letta, qualcuno sbuffasse annoiato, non potrei proprio obiettargli niente (anche perché io sono uno di quelli). Eppure non mi sento di sparare a zero su quest'episodio. Anzi, può essere emblematico per analizzare il
modus operandi tipico del Toninelli di quel periodo. Partiamo dall'idea di base:
SOGGETTO: Zagor incontra un suo vecchio amico (
Shamrock) diventato cacciatore di taglie. Poco dopo, Zagor viene accusato di omicidio, ma riesce a fuggire. Gli dà la caccia proprio Shamrock. Per Zagor, l'unico modo di scagionarsi è scoprire il vero colpevole. I sospetti ricadono su VISO PIATTO, un predone pellerossa. Zagor riesce a catturarlo, ma scopre che non era lui il vero colpevole. Purtroppo, Viso Piatto muore, così Zagor si ritrova al punto di partenza, e deve scontrarsi con Shamrock e la posse di inseguitori. Alla fine, il colpevole si rivela essere un vecchio nemico di Zagor, il nano
Jampot, che aveva sfruttato la sua bassa statura per nascondersi in un posto impensabile nella stanza dell'omicidio.
Niente male, direi. Nulla da ridire sul soggetto in sé: un giallo classico (il delitto a stanza chiusa) con, in più, l'aggiunta di un depistaggio sul reale colpevole; il tutto condito da comprimari bizzarri di un certo fascino (Shamrock, Viso Piatto, Jampot) e un sacco di
pim-pum-pam. Ma allora cos'è che non funziona nella lettura della storia? Risposta secca: lo SVOLGIMENTO, ovvero la trasposizione del soggetto in scene narrative. Questo è sempre stato il limite di Toninelli (assieme ai DIALOGHI, che quando non sono piatti sono assurdi). Vediamo qualche esempio nel dettaglio.
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SOGGETTO: Zagor incontra Shamrock. Okay. E come viene rappresentata questa scena?
SVOLGIMENTO: Un rubagalline ricercato da Shamrock si imbatte per caso in Zagor; Zagor lo stende, ma poi gli volta le spalle come un babbeo e il bandito sta per accopparlo, quando interviene Shamrock che salva la pellaccia al nostro eroe.
ARGH! Già qui le braccia del lettore cominciano a cascare. Qualcuno dovrebbe ricordare allo sceneggiatore Marcello Toninelli che Zagor è uno che ha battuto
Supermike. Ciò non significa che debba essere un supereroe tipo Hulk che sistema 20 uomini con una mano sola: però significa che, se un avversario lo mette in difficoltà,
dev'essere uno tosto. Non si può far stendere Zagor da qualsiasi scalzacane che incontra solo perché lo spiritato con la scure gli volta le spalle a guardare i gabbiani: questo è conferire pericolosità a nemici da quattro soldi tramite il trasformare l'eroe in un allocco rimbambito. Non si fa, Marcello,
NON-SI-FA!--------------------------------------------------------------
SOGGETTO: Zagor ha un violento alterco in pubblico col padrone di un saloon, ma perde lo scontro. Okay; è una scena che serve da premessa alla trama gialla. Vediamone la risoluzione.
SVOLGIMENTO: Cico, ubriaco, dà spettacolo ballando sui tavoli. Il padrone del saloon si incavola di brutto in modo esagerato. Zagor lo stende, ma
gli volta le spalle e viene tramortito (AAAAARRGH! Zagor il voltaspalle professionista!) dopodiché
viene buttato fuori come un sacco di patate sotto gli occhi di Shamrock.
Ma questo non è Zagor, questo è Mister No! Zagor deve conservare una sua dignità anche nelle sconfitte. E poi il bonus della "solita-botta-in-testa-dopo-aver-steso-l'avversario" Toninelli se l'era già giocato 20 pagine prima; qui Zagor dovrebbe essere impiccato per
stupidità recidiva. E anche la reazione del padrone, che se la prende subito con Cico per un nonnulla (
DEVASTANDO NEL CONTEMPO IL SUO STESSO LOCALE!), è, come minimo, poco credibile. L'ubriaco qui sembra lui e non Cico. Nolitta lavorava molto di più sulla costruzione delle premesse per giungere allo stesso punto d'arrivo.
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SOGGETTO: Zagor riesce a catturare Viso Piatto, che però muore dopo essergli sfuggito. Okay, è un evento necessario allo sviluppo del giallo. Vediamo come è stato rappresentato.
SVOLGIMENTO: Zagor si avvicina all'orlo di un burrone e scopre che Viso Piatto ci è scivolato dentro da solo,
rimanendo impiccato perché la corda che aveva legata al collo si era impigliata ad una sporgenza.Ma dico, Marcello, OOOH! Questo terribile indiano è un tal imbecille che non sa passare vicino ad un burrone senza finirci dentro? E ci rimane pure impiccato tutto da solo? C'erano un sacco di modi meno
ridicoli per attenersi all'indicazione del soggetto. Okay, una trovata del genere non si era mai vista prima (e magari un motivo ci sarà), ma non è che
“originale” dev'essere per forza sinonimo di
“assurdo”, eh!
Si potrebbe andare avanti così per un bel pezzo, ma penso di aver reso l'idea.
DIALOGHIUna mezza tortura. In generale sono piatti, banali o innaturali. In particolare, risaltano (in negativo) quelli durante gli scontri: è tutto un susseguirsi di
“Non cantar vittoria troppo presto!”, “Preparati a morire!”, “Se vuoi colpirmi, dovrai essere più veloce!”, e spacconate simili. Nolitta non ha mai usato un frasario del genere (non in dosi così massicce, almeno). Anche questa banalizzazione dei dialoghi contribuisce a rendere irriconoscibile lo
stile storico della collana. Pure CICO non fa altro che parlare di cibo, sempre di cibo, solo di cibo. Eppure sappiamo bene che il “mangiare” era solo
UN aspetto della multiforme personalità del messicano...ma il Cico di Toninelli sembra che non abbia in testa altro. Risulta monocorde e – a lungo andare – anche fastidioso.
CONCLUSIONEMorale: se il soggetto di base fosse stato risolto con un
differente stile narrativo, poteva uscirne una storia almeno caruccia. Questa, come moltissime altre del cosiddetto
Medioevo Toninelliano, è solo un esempio: infatti, le stesse sconcertanti modalità narrative si riscontrano in quasi tutta la produzione del Toninelli “seconda fase”: soggetti
potenzialmente buoni, ma
trasposti in modo insipido in fase di sceneggiatura. Ora dirò un'eresia, ma secondo me Toninelli, come
soggettista, era persino migliore di Nolitta (il cui talento non stava tanto nel creare trame straordinarie, quanto nel saper raccontare in maniera magistrale soggetti dalla struttura abbastanza semplice). Purtroppo, lo stile narrativo di Toninelli non era adatto a Zagor (o perlomeno, non coi ritmi lavorativi che gli sono stati addossati, dato che, quando ha avuto il tempo materiale di curare un po' meglio i propri lavori, il buon Marcello ha dimostrato di saper sfornare anche buone cose). A parer mio, i redattori dell'epoca avrebbero dovuto assegnargli il ruolo di semplice
soggettista, o, al limite, affiancargli un altro sceneggiatore nella fase di sviluppo dei suoi soggetti. Poiché, viceversa, in quelle condizioni, Toninelli ha poco da lamentarsi del fatto che i perfidi Sclavi & Canzio “gli bocciavano le idee migliori”, se tanto questi capolavori incompresi sarebbero poi stati realizzati con lo
stesso stile de “IL BOUNTY KILLER”. Non conta che le storie proposte fossero stile
“DARK ZAGOR” 1 o no: non era questione di
idee-buone-oppure-no, bensì di
trasposizione finale delle medesime. In quelle condizioni lavorative, Toninelli non dava affatto garanzie in tal senso). Anche se a prima vista può non sembrare, la mia è una (parziale) difesa di Toninelli (intendo di Toninelli come
uomo e
professionista, non dei suoi lavori). I suoi limiti come
autore completo erano evidenti a noi lettori, figuriamoci perciò ai supervisori della Casa Editrice. Non si comprende quindi perché non abbiano messo il buon Marcello in condizioni di rendere al meglio delle sue capacità ed abbiano costretto i lettori ad un calvario mensile che ha messo a dura prova la loro fedeltà alla collana, portandola - alla lunga - sull'orlo della chiusura. Quali che siano state le ragioni di questo mancato ricorso ai ripari, un po' di
mea culpa i curatori del tempo devono recitarla. Non credo che commenterò altre storie di Toninelli di questa fattura; dopotutto, lo standard di realizzazione (inclusi pregi & difetti) è sempre quello. Tuttavia, del senno di poi (e con buona pace degli stoici lettori che hanno vissuto quel periodo in diretta) si può guardare indietro a storie come “IL BOUNTY KILLER”
et similia con un certo affetto, testimonianze di un periodo di
Storia Zagoriana certo non ripetibile. Nel bene e nel male.
Soggetto:
7Svolgimento:
5Disegni:
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1 DARK ZAGOR: era stata una proposta di Roberto Sonaglia, realizzatore di una fanzine, per alzare - secondo lui - le vendite di Zagor con un intervento shock: la morte di Cico e Zagor che, di conseguenza, cambia il suo costume con uno più dark e diventa spietato. Insomma, uno Zagor-Punitore. Ne parliamo
qui.
QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:43
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