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  1. LA FURIA DELLA PANTERA - ANALISI (3)

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    Marvel
    Pantera Nera
    By joe 7 il 26 April 2018
     
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    LA FURIA DELLA PANTERA - ANALISI - TERZA PARTE
    (inizio qui; precedente articolo qui)

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    LE IDEE INNOVATIVE DI McGREGOR

    La Furia della Pantera fu uno shock per i lettori dell’epoca: era infatti una storia completamente al di fuori degli standard narrativi della Marvel di allora. Anche i lettori italiani del 1978 che leggevano il Thor dell'Editorale Corno, dove erano pubblicate le storie della Pantera in mezzo a quelle del mitico Thor e di Ka-Zar (che, tra l'altro, era anche lui un tarzanide come la Pantera), avvertivano la differenza tra questi due supereroi che, per quanto fossero ben realizzati e coinvolgenti, non raggiungevano l'apice della drammaticità e del dolore della Pantera, coinvolta nelle trame di Killmonger, con una costruzione psicologica dei personaggi che superava di molto quella presente a quei tempi, che era comunque assai buona in genere (i drammi dell'Uomo Ragno, i vari supereroi con superproblemi). Ma non raggiungeva l'intensità della Pantera, che in quelle pagine faceva vedere un altro modo di raccontare, più profondo, più intimo, più intenso. Per fare un esempio di quanto La Furia della Pantera influenzò il racconto a fumetti di allora, Frank Miller, nel suo Devil, rese omaggio a McGregor ideando i farseschi e comici criminali Turk e Grotto, un richiamo ai comprimari Tayete e Kazibe della Pantera.

    Turk_Grotto

    Turk_Grotto_2


    Anche i disegnatori parteciparono all'entusiasmo di McGregor: Rich Buckler, Gil Kane, Klaus Janson e soprattutto Billy Graham. Ma anche la colorista, Glynis Oliver, era contenta di colorare scene diverse da quelle tipicamente urbane dei supereroi. Infatti, anche la luminosità fu un elemento studiato da McGregor nell'opera: la luna doveva essere alla Frazetta, il blu della Pantera doveva essere di un tono particolare, e altre impostazioni simili, per dare un tono misterioso, nitido, magico alla storia. Persino i lettori erano entusiasti del lavoro mandavano lettere di analisi a McGregor, una cosa che non succedeva con le altre serie supereroistiche.

    LO STRANO FINALE: CHE C'ENTRA KANTU?

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    Alla fine della storia - secondo la visione di McGregor - T'Challa fa pace coi suoi errori (il fatto di aver abbandonato il suo popolo), riscopre la fiducia in se stesso e affronta Killmonger combattendo contro di lui, con un'apparente vittoria vicina...finché Killmonger non riafferma ancora il suo dominio, dice che stava solo giocando con lui, solleva facilmente il corpo della Pantera sopra la sua testa, preparandosi a spezzargli la spina dorsale, stile Bane con Batman anni dopo. Proprio così: l'eroe fa pace col suo conflitto interiore, riscopre se stesso, si sente pronto ad andare a combattere contro il nemico e perde lo stesso. La differenza di forza non è nemmeno in discussione: Killmonger gioca con lui e si prepara ad ammazzarlo senza problemi. Com'è il sapore del fallimento, T'Challa? Però interviene il bambino, Kantu, che è una vittima dimenticata della guerra tra T'Challa e Killmonger, in cui aveva perso suo padre, e salva la Pantera uccidendo Killmonger.

    Come mai questo sviluppo narrativo inusitato? Le storie della Pantera di McGregor sono anche delle espressioni del suo pensiero sociale, visto soprattutto nell'ep11 ("A cosa servono le rivoluzioni?"). Inoltre, sono una lucida e drammatica analisi della guerra e di ogni forma di conflitto, con una presentazione di denuncia. Quando nella guerra si abbattono decine di persone con una mitragliatrice, sono decine e decine di orfani che vengono introdotti nel mondo: orfani ai quali nessuno pensa. Quindi non è un caso se è proprio il bambino orfano Kantu a provocare la fine di Killmonger, il responsabile principale del conflitto. Un finale inverosimile dal punto di vista logico e fisico (un marmocchietto rachitico non può fare niente contro un mostro di potenza come Killmonger), ma comprensibile dal punto di vista della denuncia sociale. Qui il finale della Furia della Pantera si mostra però come la parte più debole della storia, dove la denuncia sociale di McGregor raggiunge livelli tali da rendere inverosimile la logica stessa della storia, annullando la sospensione dell'incredulità. Infatti, McGregor ricevette molte lettere di protesta per questo finale fin troppo ideologico. Avrebbe dovuto essere la Pantera a sconfiggere Killmonger, non Kantu: la denuncia della guerra era già stata contemplata parecchio nei capitoli precedenti. Quello di Kantu è stato un vero e proprio eccesso.

    L'AMBIGUITA' RELIGIOSA IN McGREGOR

    L'episodio 8 ("The God killer") mostra il pensiero di McGregor sull'aspetto religioso, facendo combattere la Pantera contro dei gorilla bianchi enormi, considerati, in passato, come delle divinità dai wakandiani, con tanto di sacerdote (Sombre). McGregor considera la fede religiosa dal punto di vista protestante, e quindi come una convinzione personale appresa in gioventù o attraverso delle esperienze. In sostanza, la religione è vista come un sentimento, che può essere soppresso (da qui il termine "God killer": l'eliminazione di Dio, cioè del proprio sentimento religioso) oppure sostenuto e portato avanti. Se la fede protestante di McGregor è solo un "convincimento personale", e che quindi può stare in piedi o cadere a seconda delle proprie convinzioni personali, la fede vera, invece, dal punto di vista cattolico, è l'adesione razionale alla verità rivelata. Quindi, oltre alla convinzione personale, nel cattolico è coinvolta anche la ragione e la riflessione. La fede cattolica è un incontro con una Realtà altra su cui si deve riflettere e poi credere. Un incontro in cui è coinvolta sia la ragione che il sentimento, come dice San Paolo: "Io so in chi ho creduto".

    IL FALLIMENTARE SEGUITO DELLA "FURIA DELLA PANTERA": "LA PANTERA CONTRO IL KLAN" E IL RESTO

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    Le vendite della Furia della Pantera furono basse: per quanto siano state lette da appassionati, non erano in numero sufficiente per sostenere una testata. McGregor potè continuare la serie grazie alla concessione di Steve Gerber, il suo diretto superiore, e al fatto che, oltre ad essere un autore, McGregor era anche il redattore della serie. Ovviamente non poteva durare. La seconda saga della Pantera era ambientata nel Sud degli Stati Uniti, dove doveva combattere contro il Klan: un tema scottante e controverso, che ebbe un finale rapido e interrotto a metà dello sviluppo con la chiusura improvvisa della testata "Jungle Action" col numero 24 (1976). La brusca interruzione della storia del Klan – che fu comunque meno riuscita della prima – fu sicuramente dovuta ad un “serrare i ranghi” della redazione: fu Gerry Conway, il nuovo direttore editoriale dopo Roy Thomas, a chiudere Jungle Action. Le successive storie della Pantera furono pubblicate su una testata nuova e autonoma, con Jack Kirby come sceneggiatore e disegnatore. Kirby non considerò minimamente la saga del Klan o della Furia della Pantera e diede alla serie un taglio fantascientifico e inverosimile, in cui la Pantera Nera, incredibilmente enfatico e retorico, diventava credibile come un elefante rosa. In ogni caso,la storia del Klan fu ripresa anni dopo su Marvel Premiere 51, 52 e 53 (1979-1980), con la trama di Ed Hannigan. Era la conclusione corretta? Mc Gregor, in un’intervista del 2008, dice di no e di avere ancora gli schizzi di Rick Buckler per il seguito. Ma mi sa che non si vedrà mai, quindi amen. Inoltre, sembra che, all'inizio, la seconda saga della Pantera avrebbe dovuto essere incentrata, anzichè sul Klan, sull'Apartheid in Sudafrica, dove la Pantera sarebbe andata a cercare sua madre. Una storia che, comunque, Mc Gregor realizzerà più avanti nel 1988-89, coi disegni - non proprio adatti al contesto - di Gene Colan: Panther's quest (La ricerca della Pantera), pubblicata a puntate su Marvel Comics Presents dal n. 13 al 37. Infine, l'ultimo lavoro di McGregor sulla Pantera sarà Panther's prey (1991).

    (fine)

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    Edited by joe 7 - 22/11/2023, 19:30
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