Il blog di Joe7

  1. STAN LEE, UNA LEGGENDA

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    Stan Lee
    By joe 7 il 14 Nov. 2018
     
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    IN MEMORIA DI STAN LEE

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    Sullo Zio Stan, ormai non più in questo mondo dal 12 Novembre 2018, adesso si parla e si analizza tutto il suo passato e le sue opere. I messaggi di cordoglio e i sintetici R.I.P. affollano i vari siti web. Come per Bud Spencer, anche lui mi ha accompagnato in tutti questi anni coi supereroi Marvel, soprattutto del periodo della Corno. E qui bisogna essere grati a Luciano Secchi e ad Andrea Corno che ci hanno fatto conoscere i personaggi Marvel in Italia, pubblicandoli in collane di quindicinali ormai entrati nel mito, cominciando proprio dall'Uomo Ragno, la creatura prediletta di Stan Lee, uscito per la prima volta in Italia il 30 aprile 1970, con una copertina emblematica di John Romita, l'italoamericano che ha dato il tratto definitivo al Tessiragnatele.

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    La presentazione in Italia del personaggio più famoso di Stan Lee, e, con lui, di tutto il mondo Marvel di cui è stato l'apripista: la copertina del mitico Uomo Ragno Corno numero uno.


    Per parlare qui di Stan Lee, per semplificare le cose mi permetto di partire dall'ottimo articolo di Andrea Fiamma pubblicato sul sito di Fumettologica, che mi servirà come testo base per le mie considerazioni. Come ho detto nell'articolo di ieri, Stan Lee non è stato certo l'autore unico di tutti i personaggi Marvel, visto che sono stati tutti creati grazie a collaborazioni di Stan con altre persone, che sono state a pieno diritto cocreatori di questi personaggi: non solo nella loro realizzazione grafica, ma anche nella realizzazione delle storie. Ne avevo parlato in mie precedenti carrellate degli autori Marvel, che hanno non solo contribuito col disegno, ma anche con la sceneggiatura (qui, qui e qui). Ma allora cosa ha fatto Stan? La cosa fondamentale: ha proposto le storie di base e le idee, le ha messe insieme a quelle degli altri, ha inserito i dialoghi, ha impostato la versione definitiva della storia, ha suggerito, ha stimolato, eccetera. Ha impostato le copertine, dando il caratteristico angolo in alto a sinistra che rendeva subito riconoscibili i fumetti Marvel in mezzo agli altri. Abbelliva, aggiungeva (per esempio, le famose ragnatele sotto le ascelle dell'Uomo Ragno). Sembrano dettagli, ma non lo sono: grazie alle sue qualità di imbonitore e pubblicista, oltre alle sue capacità narrative, riusciva a rendere accattivante ogni storia, che già di per sè era molto originale rispetto alle altre dell'epoca. L'articolo di Andrea Fiamma definisce Stan Lee in modo azzeccato come "un direttore del circo": infatti, ci sono nel circo personaggi straordinari come trapezisti o domatori di leoni, ma possono fare poco senza qualcuno che sappia come presentarli e come svilupparli al massimo: appunto, un direttore del circo, "Ringmaster" in inglese. E infatti, ironicamente, uno dei personaggi caratteristici della Marvel che può essere considerato la versione a fumetti di Stan Lee è proprio Maynard Tyboldt, "Ringmaster", il capo del Circo del Crimine. Curiosamente, Stan Lee, in passato, aveva fatto, tra i tanti lavori, anche l'ipnotizzatore negli spettacoli, proprio come Ringmaster, che sapeva ipnotizzare il pubblico grazie ad uno strumento simile a una spirale sul suo cappello, così da mettere in trance tutti gli spettatori e rubare loro i soldi. ^_^

    11-Ringmaster
    Ringmaster, il signore del Circo del Crimine, in un disegno di Byrne


    Oppure, se si vuole fare un altro paragone, Stan Lee è stato come un direttore d'orchestra. E' stato in sostanza il Walt Disney della Marvel: Disney non era un disegnatore nè uno sceneggiatore, ma sapeva guidare sia gli sceneggiatori che i disegnatori. Non solo: la pagina della posta, un'altra idea di Lee - copiata poi pari pari dalla Corno in Italia - permetteva un rapporto diretto coi lettori, una cosa che non c'era mai stata prima. Come dice l'articolo di Andrea Fiamma:

    "Dai crediti (in cui si mettevano per la prima volta i nomi degli autori, una cosa che il Topolino nostrano a quei tempi non faceva mai, n.d.) ai saluti, alla pagina della posta, in cui si invocavano pareri e suggerimenti o si alimentava la rivalità con la DC Comics a colpi di nomignoli (Brand Ecch), il lettore trovava dei testi caldi, una scrittura frizzante, allitterazioni, slogan e tormentoni (“Excelsior!”, “’Nuff said!”, “Face front, true believers!”): tutti espedienti che Stan Lee, da pubblicitario mancato, sapeva far funzionare bene sulle menti dei giovani. Non si comprende appieno quanto rivoluzionario fosse, se non si tiene presente il contesto. E il contesto era la pagina della posta DC Comics, in cui l’editor/sceneggiatore Robert Kanigher rispondeva malamente ai lettori troppo pignoli che non avevano lasciato correre tale errore di continuity. Nessuno scriveva come Stan. Dove gli altri incutevano un timore che obbligava ad apporre in incipit alle missive il vocativo “Egregio Editore”, Lee accoglieva i lettori in un luogo dove erano liberi di inviare lettere che iniziassero con un “Ciao Stan!”.

    Fu con Stan Lee che gli autori iniziarono a diventare prodotti tanto quanto i fumetti e i fan presero a leggere certi titoli non perché vi appariva un tale personaggio, ma perché lo disegnava o lo scriveva un dato autore. Con la creazione del culto dell’autore, Lee fece conoscere chi c’era dietro le storie: un duplice passo avanti rispetto alla consuetudine di non accreditare gli artisti e di farli restare dei nomi stampati sulla carta."

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    Gli autori comparivano anche nel mondo dei personaggi. Qui Stan Lee e Jack Kirby vogliono partecipare al matrimonio di Reed e Sue dei Fantastici Quattro, ma vengono sbattuti fuori perchè non hanno gli inviti. Una scena storica. ^_^



    Tutto questo, comunque, non poteva non creare dei contrasti: quelli tra Lee e Kirby, e Lee e Ditko, per esempio, sono leggendari e alla fine sono giunti alla rottura. Senza contare che Stan Lee non era certo perfetto - parlandone da vivo - e ha sempre recalcitrato sul fatto che gli altri autori come Kirby e compagnia fossero cocreatori dei personaggi Marvel da lui creati. Inoltre, gli stessi autori spesso erano, e sono stati, persone difficili da trattare: Steve Ditko, per esempio, era praticamente un misantropo e non amava avere relazioni. E anche gli altri avevano le loro fissazioni. Stan Lee, come tutti gli uomini grandi, alla pari degli autori che gestiva, voleva il massimo da ciascuno e non si accontentava del livello medio dei lavori: trovava sempre il modo perchè facessero di più e meglio, esasperando così tante volte gli autori. Ma il risultato finale era innegabilmente di qualità. Visto però quanto lo Zio Stan tormentava gli autori perchè dessero il massimo, non è una sorpresa quindi che il personaggio di John Jonah Jameson, il collerico e irascibile direttore del giornale Daily Bugle, sia stato visto dagli autori come una caricatura di Stan Lee. Senza contare che Jameson è anche un tipo mezzo isterico che odia profondamente l'Uomo Ragno, proprio la creatura più famosa di Lee.

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    Una scena di simpatia e affetto tra Jameson e l'Uomo Ragno. Senza contare i numerosi Ammazzaragni che gli ha mandato contro nel corso degli anni... ^_^


    In ogni caso, i "figli" di queste relazioni tormentate, cioè l'Uomo Ragno, Hulk, i Fantastici Quattro e compagnia, raggiunsero un successo strepitoso e furono conosciuti come i "supereroi con superproblemi". A quei tempi, gli unici supereroi presenti erano quelli tipo Batman e Superman, che affrontavano mostri scimmia intelligenti o pagliacci malvagi al Luna Park e poi tornavano alle loro identità fittizie e anonime di Bruce Wayne e Clark Kent, che occupavano sì e no tre-quattro vignette della storiellina autoconclusiva, tutta incentrata sull'attività supereroistica. I supereroi di Stan Lee invece affrontavano dei problemi reali, tipo la bolletta della luce e del gas, e la loro identità segreta era un problema, più che un'avventura divertente. E Peter Parker era un personaggio alla pari col suo alter ego, l'Uomo Ragno, tanto che a volte lo oscurava: non era certo un anonimo Clark Kent. Oppure i Fantastici Quattro: loro non erano Mister Fantastic, la Ragazza Invisibile, la Torcia Umana e la Cosa, ma Reed, Sue, Johnny e Ben. Si facevano chiamare sempre coi loro nomi, e i nomi di battaglia erano solo decorativi. I personaggi Marvel non erano maschere, ma persone, coi loro problemi, dubbi, paure, ma anche col loro altruismo, generosità, coraggio. L'Uomo Ragno è un adolescente: nel mondo DC, al massimo, sarebbe diventato la spalla del superuomo di turno, tipo Robin di Batman o Speedy di Freccia Verde o Jimmy Olsen di Superman. Invece l'arrampicamuri diventa addirittura il protagonista di punta della Marvel, col suo mondo, la sue relazioni, i suoi problemi, le sue sconfitte e le sue vittorie, i suoi momenti felici e quelli tristi. Il punto è che questi personaggi sono stati sempre il frutto di collaborazioni tra Stan Lee e gli autori coinvolti, dai quali Stan sapeva tirare fuori il meglio. Ma, quando questi autori si separarono e fecero esclusivamente da sè, i risultati furono penosi e imbarazzanti. Le storie di Jack Kirby come autore unico (il Quarto Mondo, Captain Victory, Gli Eterni, Capitan America) erano sempre ampollose, auliche, ridondanti, noiose, verbose, pesanti. Lo stesso si può dire, per esempio, di Ditko e il suo Changing Man. Ma lo stesso discorso si può dire di Stan Lee stesso, coi suoi personaggi imbarazzanti di Ravage 2099 (un tizio violentissimo rivestito di stracci presi dalla spazzatura, che vive nel futuro del 2099) e Stripperella (un'eroina spogliarellista che fa la lap dance). I personaggi Marvel potevano uscire solo dal connubio di Stan con altri: ciascuno aveva avuto bisogno dell'altro per fare l'Uomo Ragno e compagnia. Da soli, Stan e gli altri hanno fatto ben poco.

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    Ravage e Stripperella, gli unici personaggi creati interamente da Stan Lee


    Inoltre, non ho mai capito la frase : "La Marvel parlava alle nicchie, agli emarginati, agli adolescenti, a chi non si vedeva mai rappresentato". Sembra di capire così che parlasse a poche persone. Eppure, nel suo periodo d'oro, vendeva dappertutto in America, con centinaia di migliaia di lettori, per non parlare dei lettori italiani ed esteri. Mi riesce difficile pensare che fossero tutti quanti degli emarginati o delle nicchie da milioni di persone, per non dire di più. Semplicemente, la Marvel (e quindi Stan) sapeva coinvolgere, affascinare, rendere interessanti i personaggi, che soffrivano, amavano, vivevano, morivano. Queste cose coinvolgono tutti, non solo degli "emarginati". Stan era stato il creatore di mondi e personaggi che non sarebbero mai esistiti senza la sua azione: senza di lui, Kirby non avrebbe fatto i Fantastici Quattro e compagnia - anche se ne era stato di fatto il cocreatore - e lo stesso si può dire di Ditko sull'Uomo Ragno e sul Dottor Strange. E Stan, novello Walt Disney, ha lasciato un'eredità pari come fama a quella di Topolino. 'Nuff Said.

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    DA GRANDI POTERI DERIVANO GRANDI RESPONSABILITA': MA CHE SENSO HA?

    Questa è la frase famosa di Stan Lee, creata nel contesto dell'Uomo Ragno, dopo che questi aveva provocato indirettamente la morte di suo zio Ben, perchè, per egoismo, aveva lasciato andare un ladro che, successivamente, aveva ammazzato suo zio: da allora Peter avrà sempre il rimorso di non aver mai fermato prima quel ladro. Anche se è una bella frase che ha una sua efficacia, non ha molto senso. Responsabilità...verso chi? "Responsabilità" significa rispondere a qualcuno delle proprie azioni. Il cristiano risponde a Dio delle proprie azioni. Il soldato risponde al sergente delle proprie azioni. Il fidanzato risponde alla fidanzata delle proprie azioni. Ma l'Uomo Ragno a chi deve rispondere? A se stesso? Quindi alla sua coscienza? E come fa la sua coscienza a sapere da sola ciò che è bene e ciò che è male? Si baserà sulle sue impressioni, sulla sua morale che si è costruito? Ma saranno comunque sempre basamenti fragili, sui quali non saprà mai fino in fondo se ha fatto veramente bene o no. Si condannerà senza appello quando non è il caso (eccesso di scrupolo)? Oppure si assolverà senza problemi quando invece qualcosa di male l'avrà davvero fatto (mancanza di scrupolo)? L'Uomo Ragno così resterà sempre un incerto, un indeciso, un insicuro. Può darsi benissimo che questo lo renda simpatico a qualcuno: ma in questo caso la frase "da grandi poteri" eccetera si basa sul nulla. L'Uomo Ragno è essenzialmente ateo o agnostico: non l'ho mai visto pregare una sola volta. Magari ha detto per l'unica volta la parola "Dio" davanti all'attentato delle Torri Gemelle, in una scena famosa. Ma in sostanza non ha nessuno fuori di sè a cui rispondere delle sue azioni. La zia May? I suoi amici? Le vittime dei criminali? In ultima analisi, però, resta sempre la sua "coscienza", e si torna al punto di prima. Senza un punto di riferimento esterno, cioè senza Dio, quindi da solo e senza nessun altro a cui rispondere davvero, con una coscienza malleabile a volontà, non hai una vera responsabilità. Come ho detto, è una frase ad effetto senza dubbio, ma non ha senso.

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    L'unico momento, forse, in cui l'Uomo Ragno parla di Dio e quindi di Qualcuno a cui rispondere.



    TUTTI I LINK SULLA MARVEL

    LINK A TUTTI GLI AUTORI DI FUMETTI E MANGA

    Edited by joe 7 - 27/3/2019, 21:31
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    " L'Uomo Ragno è un adolescente: nel mondo DC, al massimo, sarebbe diventato la spalla del superuomo di turno, tipo Robin di Batman o Speedy di Freccia Verde o Jimmy Olsen di Superman".
    Questo é il motivo per cui lo Spider-Man di Tom Holland non mi piace: era praticamente lo spalla (per non dire lo strisciante leccapiedi) di Iron Man.

    Su Gli Eterni di Kirby ti do pienamente ragione: é un fumetto lento e soprattutto VERBOSO.
    Sul serio, ci sono dei dialoghi che sono tipo una conferenza di 6 ore sulla diffusione delle ostriche negli oceani.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 29/12/2021, 22:36) 
    " L'Uomo Ragno è un adolescente: nel mondo DC, al massimo, sarebbe diventato la spalla del superuomo di turno, tipo Robin di Batman o Speedy di Freccia Verde o Jimmy Olsen di Superman".
    Questo é il motivo per cui lo Spider-Man di Tom Holland non mi piace: era praticamente lo spalla (per non dire lo strisciante leccapiedi) di Iron Man.

    Bè, anche nel fumetto di "Civil War" l'Uomo Ragno era diventato il leccapiedi di Iron Man. Questo per dire che Millar e gli autori dei film non hanno mai capito niente del personaggio. L'Uomo Ragno, al massimo, è stato alleato alla pari con Iron Man contro qualche criminale e basta. Non è mai stato il suo leccapiedi nè lo ha mai visto come "padre putativo": tutte idiozie. Ma lasciamo perdere: ormai su questi personaggi, che sono diventate delle marionette senz'anima, fanno raccontare quello che vogliono. Prima o poi faranno l'Uomo Ragno ballerina, magari l'hanno già fatto.

    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 29/12/2021, 22:36) 
    Su Gli Eterni di Kirby ti do pienamente ragione: é un fumetto lento e soprattutto VERBOSO.
    Sul serio, ci sono dei dialoghi che sono tipo una conferenza di 6 ore sulla diffusione delle ostriche negli oceani.

    TUTTI i fumetti di Kirby come unico autore sono verbosissimi, ampollosi, noiosi. E spettacolari, ma di uno spettacolo che alla fine stanca per al sua legnosità: ti sembra di vedere sempre le stesse tre o quattro scene ripetute. Il Capitan America del solo Kirby, gli Eterni, Mister Macchina, la Pantera Nera erano veramente insopportabili. Almeno per me. =_=
     
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    Almeno nei fumetti, alla fine, Spider-Man si ribella ad Iron Man...nei film invece, rimane uno strisciante leccapiedi fino alla fine.
    Figurarsi che, quando Tony Star ksi riprende l'iper tecnologico spider costume da lui progettato, Tom Holland addirittura gli dice "Ma senza costume non sono niente".
    Ma quando mai lo Spider-Man VERO dei fumetti direbbe una cosa simile?

    A dire il vero, il Capitan America di Kirby, così come il suo Machine Man, mi sono piaciuti. Sono proprio gli Eterni ad essere pesanti: sembra che i buoni, anziché sconfiggere i cattivi, vogliano sfinire i lettori a suon di chiacchere.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 30/12/2021, 09:16) 
    Almeno nei fumetti, alla fine, Spider-Man si ribella ad Iron Man...nei film invece, rimane uno strisciante leccapiedi fino alla fine.
    Figurarsi che, quando Tony Star ksi riprende l'iper tecnologico spider costume da lui progettato, Tom Holland addirittura gli dice "Ma senza costume non sono niente".
    Ma quando mai lo Spider-Man VERO dei fumetti direbbe una cosa simile?

    A dire il vero, il Capitan America di Kirby, così come il suo Machine Man, mi sono piaciuti. Sono proprio gli Eterni ad essere pesanti: sembra che i buoni, anziché sconfiggere i cattivi, vogliano sfinire i lettori a suon di chiacchere.

    I personaggi dei film non c'entrano nulla con quelli dei fumetti. E l'Uomo Ragno nei fumetti ha combattuto diverse volte senza costume. Si era anche messo un sacchetto del pane coi buchi per gli occhi, una volta, per dire. Oppure aveva preso una maschera da un negozio di giocattoli. Il costume per l'Uomo Ragno, almeno quello dei fumetti, è un simbolo, non è la persona. E non è mai stato lo schiavetto di Tony Stark; e Tony Stark non è mai stato uno schiavista. Sono dei personaggi che gli autori moderni, sia quelli dei film che quelli dei fumetti, hanno completamente rovinato.

    Per quanto riguarda Capitan America e Mister Macchina, dal mio punto di vista il capitano era piuttosto verboso e con paragrafi lunghissimi, e Mister Macchina (o Machine Man, come preferisci) era una buona idea, anche se pure lì c'era la verbosità. Ma quello che non mi andava era anche il disegno spigoloso e massiccio di Kirby, che in quel periodo aveva raggiunto livelli esagerati. Volti deformati, bocche enormi, situazioni incomprensibili (io non ho ancora capito cosa cavolo è successo nella storia della Bomba della Follia di Capitan America), corpi che sembrano scolpiti nella roccia, situazioni inquietanti a non finire. Kirby non è certo rilassante.
     
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