ZAGOR 148-150: IL SEGNO DEL CORAGGIO - Analisi di Ivan(Fare clic sulle immagini premendo il pulsante sinistro e poi "Apri immagine in un'altra scheda" per vederle meglio)Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Gallieno Ferri e Giancarlo Tenenti
Zagor edizione originale Zenith: n. 199-201 (usciti nel 1977-78). I numeri reali di Zagor sono 148-150. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, cioè col numero 148-150.
TRAMAA Fort Bravery, Zagor e Cico incontrano il
Colonnello Maddenbrook, una vecchia conoscenza di Zagor. Il colonnello presenta loro il figlio
Walter, che il padre vorrebbe iniziare alla carriera militare: a Walter, però, la vita militare non interessa e accetta solo per non dare una delusione al padre. Walter, col grado di tenente, guida una spedizione contro gli indiani Shawnee guidati da
Red Warrior, ma, dopo qualche giorno, lo squadrone torna sconfitto e decimato, con in più l'accusa di vigliaccheria lanciata a Walter dai suoi soldati. Infatti, gli Shawnee avevano anche preso la bandiera del reggimento, una cosa che comporta il disonore per un soldato. Walter viene messo agli arresti, ma Zagor lo libera e, insieme, partono per recuperare la bandiera affrontando Red Warrior e i suoi Shawnee. L'impresa è più difficile del previsto: Red Warrior alla fine, però, viene ucciso e la bandiera recuperata. Dopo i festeggiamenti al forte, Walter dà le dimissioni dall'esercito, nonostante l'opinione contraria del padre.
COMMENTOEpisodio che, generalmente, non viene menzionato né tra i più riusciti né tra i più deludenti. Eppure gli spunti interessanti abbondano: si tratta solo di una storia impostata in modo
diverso dal solito. Innanzitutto, una considerazione generale sul
modus operandi di Nolitta: le sue storie di
Zagor erano un mix di
Forma (la trama e il suo svolgimento) e
Contenuto (i "messaggi" più o meno velati tra le righe della storia). Questo è chiaramente un episodio in cui prevale
la seconda componente. Infatti, la successione degli eventi appare quasi un "pretesto" per esporre degli scampoli di filosofia personale dell'autore. Pur essendo un episodio incentrato principalmente sul piano filosofico, Nolitta dissemina tante perline anche sul piano narrativo. Qui la fusione tra Forma e Contenuto risulta un po'
frammentaria rispetto ad altre storie, ma è comunque supportata dalla gradevolezza dello stile del Sergione.
Il soggetto di base è stringatissimo:
recuperare uno stendardo rubato da un gruppo di predoni pellerossa per riscattare l'onore dell'ufficiale che non era riuscito ad impedirne il furto. Uno spunticino
risibile, se preso solo di per sé. Ma, come al solito, la maestria di Nolitta si manifestava nel COME veniva esposta la trama di base: nel ritmo di lettura, nella definizione dei personaggi, nelle sequenze "di passaggio" apparentemente non importanti allo sviluppo della vicenda, nella fluidità dei dialoghi, nel fascino delle didascalie...in una parola, nello
stile espositivo. Nolitta era come De André: un cantastorie che riusciva a trasformare spunti assai elementari in vicende epiche, usando solo 2 accordi e una raffinata abilità di incantare la platea. E chi se ne frega se le sue composizioni non avevano la complessa architettura di un Bach o di un Alan Moore. Anche in questo episodio la composizione è molto semplice: per leggere "Il segno del coraggio" non occorre essere dei super-esperti di fumetti o compiere chissà quali sforzi mentali. Infatti, persino un bambino di 8 anni è in grado di seguire la trama e di godersi appieno sia la storia che i suoi contenuti.
Il vero protagonista, qui, è
Walter Maddenbrook, che incarna lo stilema dell'individuo "condannato" a seguire un destino non scelto da lui. Nella fattispecie, a seguire la carriera militare come desidera il padre colonnello. Una carriera che però Walter non "sente" essere la sua vera strada. Il personaggio è chiaramente usato da Nolitta come
simbolo di tutti coloro che si ritrovano indotti a sacrificare le proprie reali aspirazioni per non deludere le aspettative altrui. Un personaggio "universale" in cui qualunque lettore (chi più, chi meno) può riconoscersi.
In questa storia, abbiamo un raro caso in cui
Nolitta esclude Cico dalla vicenda principale, "parcheggiandolo" nella prigione del forte. Peraltro, la gag che ne provoca l'arresto non è tra le migliori; infatti, stavolta Cico non fa nulla per mettersi nei guai: si limita solo a reagire (giustamente) alle provocazioni di due bulli da saloon. Molto cruda la sequenza in cui Zagor e Walter scoprono i cadaveri dei soldati, brutalizzati post-mortem dagli Shawnees. Per Nolitta è l'occasione di esporre – tramite le parole di Zagor – una profonda considerazione sull'animo dell'
Uomo-in-guerra.
Sempre per la serie "Stile espositivo": Nolitta dedica due pagine all'incontro di Zagor e Walter con un puma, che ringhia minaccioso e poi si defila nella boscaglia.
Questa sequenza è una parentesi del tutto INUTILE dal punto di vista della trama: tuttavia, fa trascorrere due pagine di piacevole lettura. Oggi non sarebbe più consentito inserire digressioni del genere, il che ci fa capire perché le storie moderne risultino appassionanti come la lettura di un elenco telefonico. Torna sempre qui il solito discorso: il vero valore di un autore si denota dal "COME" racconta, non dal "COSA" racconta. Di grande effetto la reazione di Zagor dopo lo scontro col primo gruppo di Shawnees, in cui rifila un pugno a Walter – scusandosi subito dopo.
Qui si può ammirare lo
Zagor sanguigno di Nolitta, quello che perde il controllo per poi fare ammenda. Una caratteristica che purtroppo gli altri autori hanno saputo imitare solo esteriormente, senza conferirgli quella
credibilità comportamentale tipicamente nolittiana.
Red Warrior: gran bel personaggio, solido e ben caratterizzato. A mio avviso, su un antagonista del genere si poteva imbastire una storia di 3-4 albi ponendolo come fulcro della vicenda. Invece, qui Nolitta sceglie di relegarlo a semplice
strumento per far accadere gli eventi necessari a portare avanti lo scopo principale: tant'è vero che Red Warrior muore nella
prima ed unica sequenza in cui appare. Pur essendo un personaggio "usa-e-getta", Nolitta lo descrive in pochi tratti ma ben precisi, da cui traspare la sua cinica filosofia guerriera.
La vista di Zagor "morto" scuote Walter, che riscatta il proprio onore affrontando da solo tutto il gruppo di Shawnees. Dalla sua furia si salva solo Red Warrior, che si appresta a uccidere sadicamente l'indifeso Walter mentre sfoggia una parlantina sarcastica di grande fascino (i dialoghi di Red Warrior sono tutti memorabili, ognuno a suo modo).
Intenso lo scontro finale con Red Warrior, per nulla intimorito dalla reputazione "divina" di Zagor.
Alla fine Zagor si ritrova costretto ad uccidere Red Warrior strangolandolo a mani nude. Una morte orribile, che ricorda molto l'analoga situazione col capitano Nilsen in
Il mostro della laguna. Il riscatto di Walter raggiunge il suo culmine quando presenta al padre la sua lettera di dimissioni dall'esercito. Qui il vecchio tenta ancora la carta del "ricatto morale" simulando un attacco di cuore, ma stavolta Walter non abbocca al trucco.
Si tratta di una sequenza tutto sommato ironica (quasi una "gag cichiana"), che fa da contraltare alla drammaticità delle vicende precedenti. Tutto in puro stile-Nolitta: un colpo al cerchio (dramma), un colpo alla botte (commedia). Il Ringo Starr del fumetto.
DISEGNI: 9 (Ferri), 8 (Tenenti)
Avevo sempre notato che le chine delle prime 30 pagine erano di una mano diversa da quella di Ferri: infatti erano state eseguite da
Giancarlo Tenenti: un lavoro dignitoso, senza né lode né infamia. Lo stesso Ferri qui appare assai affrettato nel ripasso delle proprie matite, probabilmente per questione di tempi stretti nella consegna.
STORIA: 8,5
NOTICINA CONCLUSIVA: L'EVOLUZIONE DI NOLITTAPenso che ognuno degli zagoriani storici possa concordare sul fatto che, dopo la goden age, Nolitta abbia deciso di virare verso l'alto il suo percorso di autore. Per 15 anni aveva proposto un fumetto avventuroso che potesse essere letto sia dai bambini che dagli adulti, con eguale soddisfazione per entrambe le fasce. Ora sentiva il bisogno di dedicarsi ad un prodotto orientato ad un pubblico più "maturo". Il suo ultimo periodo su Zagor può essere visto come una sorta di "prova generale" per questo cambio di stile (che troverà piena affermazione in
Mister No). Difatti, dopo
Magia senza tempo, Nolitta
non tornerà mai più a scrivere Zagor, considerandolo un periodo ormai superato nel suo percorso di evoluzione come scrittore. "Il segno del coraggio" è, appunto, un esempio del passaggio di Nolitta dal suo stile "classico" allo stile del nuovo corso:
meno importanza alle trame in sé, più importanza al contenuto che esse dovevano veicolare. Questa è una storia ancora allo stadio "sperimentale", una via-di-mezzo tra
Forma e
Contenuto, senza una vera e propria identità stilistica. Infatti, non è riuscitissima a livello di
Forma e non è riuscitissima a livello di
Contenuto...ma nel suo insieme risulta comunque un episodio ricco di fascino. Un prototipo del "nuovo Nolitta" ancora in fase di costruzione. Nella carriera di un autore, ci sta che egli decida di fare un salto di qualità, discostandosi dallo stile che lo aveva consacrato, onde evitare di fossilizzarsi su di esso. Questo lo abbiamo visto molte volte: nel fumetto, nella musica, nel cinema...Ovviamente, non sempre il pubblico approva questa "svolta stilistica" del proprio beniamino e preferirebbe che egli restasse sempre fedele al tipo di stile per cui veniva apprezzato (cosa non possibile per legge di Natura:
ciò che non si evolve è destinato a degenerare.) Ora; se mi chiedessero
quale Nolitta preferisco, risponderei seccamente: il Nolitta "classico", cioè quello che aveva la rara abilità di fare una storia che poteva venire apprezzata dai lettori a
qualunque età la leggessero, da 6 a 50 anni. Sono davvero pochi gli autori che possedevano tale abilità (penso a Robin Wood, a Gerry Conway, al Claremont dei primi X-Men...). Preciso che anche il Nolitta del suo periodo "impegnato" mi piace molto...però quelle storie
non toccano le corde del mio lato infantile quanto le storie dello Zagor golden-age. Esse parlano solo alla mia parte "adulta": gli manca qualcosa, quell'ingrediente rivolto al cuore dei giovanissimi, che era invece presente nel Nolitta vecchio stile (e men che meno è presente nello
Zagor moderno, il cui stile narrativo è totalmente privo di
Componente Infantile).
Ma tant'è. Prima o poi Nolitta doveva cambiare, ed è già un miracolo se per 15 anni la sua produzione ha mantenuto uno standard fisso sui livelli che ben conosciamo. A me – a noi – rimane la certezza di poter rileggere all'infinito le sue vecchie opere, senza che mi vengano a noia, replicando ogni volta la medesima sensazione di
incanto della prima volta che le ho lette. Et così sia.
QUI TUTTI I LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:15
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