Il blog di Joe7

  1. ZAGOR: "IL SEGNO DEL CORAGGIO" (Ivan)

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    Ivan
    Zagor
    By joe 7 il 24 April 2020
     
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    ZAGOR 148-150: IL SEGNO DEL CORAGGIO - Analisi di Ivan
    (Fare clic sulle immagini premendo il pulsante sinistro e poi "Apri immagine in un'altra scheda" per vederle meglio)

    Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
    Disegni: Gallieno Ferri e Giancarlo Tenenti

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 199-201 (usciti nel 1977-78). I numeri reali di Zagor sono 148-150. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, cioè col numero 148-150.

    TRAMA

    A Fort Bravery, Zagor e Cico incontrano il Colonnello Maddenbrook, una vecchia conoscenza di Zagor. Il colonnello presenta loro il figlio Walter, che il padre vorrebbe iniziare alla carriera militare: a Walter, però, la vita militare non interessa e accetta solo per non dare una delusione al padre. Walter, col grado di tenente, guida una spedizione contro gli indiani Shawnee guidati da Red Warrior, ma, dopo qualche giorno, lo squadrone torna sconfitto e decimato, con in più l'accusa di vigliaccheria lanciata a Walter dai suoi soldati. Infatti, gli Shawnee avevano anche preso la bandiera del reggimento, una cosa che comporta il disonore per un soldato. Walter viene messo agli arresti, ma Zagor lo libera e, insieme, partono per recuperare la bandiera affrontando Red Warrior e i suoi Shawnee. L'impresa è più difficile del previsto: Red Warrior alla fine, però, viene ucciso e la bandiera recuperata. Dopo i festeggiamenti al forte, Walter dà le dimissioni dall'esercito, nonostante l'opinione contraria del padre.

    COMMENTO

    Episodio che, generalmente, non viene menzionato né tra i più riusciti né tra i più deludenti. Eppure gli spunti interessanti abbondano: si tratta solo di una storia impostata in modo diverso dal solito. Innanzitutto, una considerazione generale sul modus operandi di Nolitta: le sue storie di Zagor erano un mix di Forma (la trama e il suo svolgimento) e Contenuto (i "messaggi" più o meno velati tra le righe della storia). Questo è chiaramente un episodio in cui prevale la seconda componente. Infatti, la successione degli eventi appare quasi un "pretesto" per esporre degli scampoli di filosofia personale dell'autore. Pur essendo un episodio incentrato principalmente sul piano filosofico, Nolitta dissemina tante perline anche sul piano narrativo. Qui la fusione tra Forma e Contenuto risulta un po' frammentaria rispetto ad altre storie, ma è comunque supportata dalla gradevolezza dello stile del Sergione.

    Il soggetto di base è stringatissimo: recuperare uno stendardo rubato da un gruppo di predoni pellerossa per riscattare l'onore dell'ufficiale che non era riuscito ad impedirne il furto. Uno spunticino risibile, se preso solo di per sé. Ma, come al solito, la maestria di Nolitta si manifestava nel COME veniva esposta la trama di base: nel ritmo di lettura, nella definizione dei personaggi, nelle sequenze "di passaggio" apparentemente non importanti allo sviluppo della vicenda, nella fluidità dei dialoghi, nel fascino delle didascalie...in una parola, nello stile espositivo. Nolitta era come De André: un cantastorie che riusciva a trasformare spunti assai elementari in vicende epiche, usando solo 2 accordi e una raffinata abilità di incantare la platea. E chi se ne frega se le sue composizioni non avevano la complessa architettura di un Bach o di un Alan Moore. Anche in questo episodio la composizione è molto semplice: per leggere "Il segno del coraggio" non occorre essere dei super-esperti di fumetti o compiere chissà quali sforzi mentali. Infatti, persino un bambino di 8 anni è in grado di seguire la trama e di godersi appieno sia la storia che i suoi contenuti.

    Il vero protagonista, qui, è Walter Maddenbrook, che incarna lo stilema dell'individuo "condannato" a seguire un destino non scelto da lui. Nella fattispecie, a seguire la carriera militare come desidera il padre colonnello. Una carriera che però Walter non "sente" essere la sua vera strada. Il personaggio è chiaramente usato da Nolitta come simbolo di tutti coloro che si ritrovano indotti a sacrificare le proprie reali aspirazioni per non deludere le aspettative altrui. Un personaggio "universale" in cui qualunque lettore (chi più, chi meno) può riconoscersi.

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    In questa storia, abbiamo un raro caso in cui Nolitta esclude Cico dalla vicenda principale, "parcheggiandolo" nella prigione del forte. Peraltro, la gag che ne provoca l'arresto non è tra le migliori; infatti, stavolta Cico non fa nulla per mettersi nei guai: si limita solo a reagire (giustamente) alle provocazioni di due bulli da saloon. Molto cruda la sequenza in cui Zagor e Walter scoprono i cadaveri dei soldati, brutalizzati post-mortem dagli Shawnees. Per Nolitta è l'occasione di esporre – tramite le parole di Zagor – una profonda considerazione sull'animo dell'Uomo-in-guerra.

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    Sempre per la serie "Stile espositivo": Nolitta dedica due pagine all'incontro di Zagor e Walter con un puma, che ringhia minaccioso e poi si defila nella boscaglia.

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    Questa sequenza è una parentesi del tutto INUTILE dal punto di vista della trama: tuttavia, fa trascorrere due pagine di piacevole lettura. Oggi non sarebbe più consentito inserire digressioni del genere, il che ci fa capire perché le storie moderne risultino appassionanti come la lettura di un elenco telefonico. Torna sempre qui il solito discorso: il vero valore di un autore si denota dal "COME" racconta, non dal "COSA" racconta. Di grande effetto la reazione di Zagor dopo lo scontro col primo gruppo di Shawnees, in cui rifila un pugno a Walter – scusandosi subito dopo.

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    Qui si può ammirare lo Zagor sanguigno di Nolitta, quello che perde il controllo per poi fare ammenda. Una caratteristica che purtroppo gli altri autori hanno saputo imitare solo esteriormente, senza conferirgli quella credibilità comportamentale tipicamente nolittiana.

    Red Warrior: gran bel personaggio, solido e ben caratterizzato. A mio avviso, su un antagonista del genere si poteva imbastire una storia di 3-4 albi ponendolo come fulcro della vicenda. Invece, qui Nolitta sceglie di relegarlo a semplice strumento per far accadere gli eventi necessari a portare avanti lo scopo principale: tant'è vero che Red Warrior muore nella prima ed unica sequenza in cui appare. Pur essendo un personaggio "usa-e-getta", Nolitta lo descrive in pochi tratti ma ben precisi, da cui traspare la sua cinica filosofia guerriera.

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    La vista di Zagor "morto" scuote Walter, che riscatta il proprio onore affrontando da solo tutto il gruppo di Shawnees. Dalla sua furia si salva solo Red Warrior, che si appresta a uccidere sadicamente l'indifeso Walter mentre sfoggia una parlantina sarcastica di grande fascino (i dialoghi di Red Warrior sono tutti memorabili, ognuno a suo modo). :lol:

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    Intenso lo scontro finale con Red Warrior, per nulla intimorito dalla reputazione "divina" di Zagor.

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    Alla fine Zagor si ritrova costretto ad uccidere Red Warrior strangolandolo a mani nude. Una morte orribile, che ricorda molto l'analoga situazione col capitano Nilsen in Il mostro della laguna. Il riscatto di Walter raggiunge il suo culmine quando presenta al padre la sua lettera di dimissioni dall'esercito. Qui il vecchio tenta ancora la carta del "ricatto morale" simulando un attacco di cuore, ma stavolta Walter non abbocca al trucco.

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    Si tratta di una sequenza tutto sommato ironica (quasi una "gag cichiana"), che fa da contraltare alla drammaticità delle vicende precedenti. Tutto in puro stile-Nolitta: un colpo al cerchio (dramma), un colpo alla botte (commedia). Il Ringo Starr del fumetto. :lol:

    DISEGNI: 9 (Ferri), 8 (Tenenti)
    Avevo sempre notato che le chine delle prime 30 pagine erano di una mano diversa da quella di Ferri: infatti erano state eseguite da Giancarlo Tenenti: un lavoro dignitoso, senza né lode né infamia. Lo stesso Ferri qui appare assai affrettato nel ripasso delle proprie matite, probabilmente per questione di tempi stretti nella consegna.

    STORIA: 8,5

    NOTICINA CONCLUSIVA: L'EVOLUZIONE DI NOLITTA

    Penso che ognuno degli zagoriani storici possa concordare sul fatto che, dopo la goden age, Nolitta abbia deciso di virare verso l'alto il suo percorso di autore. Per 15 anni aveva proposto un fumetto avventuroso che potesse essere letto sia dai bambini che dagli adulti, con eguale soddisfazione per entrambe le fasce. Ora sentiva il bisogno di dedicarsi ad un prodotto orientato ad un pubblico più "maturo". Il suo ultimo periodo su Zagor può essere visto come una sorta di "prova generale" per questo cambio di stile (che troverà piena affermazione in Mister No). Difatti, dopo Magia senza tempo, Nolitta non tornerà mai più a scrivere Zagor, considerandolo un periodo ormai superato nel suo percorso di evoluzione come scrittore. "Il segno del coraggio" è, appunto, un esempio del passaggio di Nolitta dal suo stile "classico" allo stile del nuovo corso: meno importanza alle trame in sé, più importanza al contenuto che esse dovevano veicolare. Questa è una storia ancora allo stadio "sperimentale", una via-di-mezzo tra Forma e Contenuto, senza una vera e propria identità stilistica. Infatti, non è riuscitissima a livello di Forma e non è riuscitissima a livello di Contenuto...ma nel suo insieme risulta comunque un episodio ricco di fascino. Un prototipo del "nuovo Nolitta" ancora in fase di costruzione. Nella carriera di un autore, ci sta che egli decida di fare un salto di qualità, discostandosi dallo stile che lo aveva consacrato, onde evitare di fossilizzarsi su di esso. Questo lo abbiamo visto molte volte: nel fumetto, nella musica, nel cinema...Ovviamente, non sempre il pubblico approva questa "svolta stilistica" del proprio beniamino e preferirebbe che egli restasse sempre fedele al tipo di stile per cui veniva apprezzato (cosa non possibile per legge di Natura: ciò che non si evolve è destinato a degenerare.) Ora; se mi chiedessero quale Nolitta preferisco, risponderei seccamente: il Nolitta "classico", cioè quello che aveva la rara abilità di fare una storia che poteva venire apprezzata dai lettori a qualunque età la leggessero, da 6 a 50 anni. Sono davvero pochi gli autori che possedevano tale abilità (penso a Robin Wood, a Gerry Conway, al Claremont dei primi X-Men...). Preciso che anche il Nolitta del suo periodo "impegnato" mi piace molto...però quelle storie non toccano le corde del mio lato infantile quanto le storie dello Zagor golden-age. Esse parlano solo alla mia parte "adulta": gli manca qualcosa, quell'ingrediente rivolto al cuore dei giovanissimi, che era invece presente nel Nolitta vecchio stile (e men che meno è presente nello Zagor moderno, il cui stile narrativo è totalmente privo di Componente Infantile). :( Ma tant'è. Prima o poi Nolitta doveva cambiare, ed è già un miracolo se per 15 anni la sua produzione ha mantenuto uno standard fisso sui livelli che ben conosciamo. A me – a noi – rimane la certezza di poter rileggere all'infinito le sue vecchie opere, senza che mi vengano a noia, replicando ogni volta la medesima sensazione di incanto della prima volta che le ho lette. Et così sia. =_=

    QUI TUTTI I LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 22:15
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    Sigh! Che bel discorso.
    Ti ringrazio Joe7, perché senza il tuo blog non avrei potuto conoscere questo grande autore.
    Il tuo discorso sull'evoluzione dell'autore mi ha ricordato il regista James Cameron, paragonando il classico TERMINATOR al moderno AVATAR.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky @ 24/4/2020, 16:45) 
    Sigh! Che bel discorso.
    Ti ringrazio Joe7, perché senza il tuo blog non avrei potuto conoscere questo grande autore.
    Il tuo discorso sull'evoluzione dell'autore mi ha ricordato il regista James Cameron, paragonando il classico TERMINATOR al moderno AVATAR.

    Guarda che questo articolo non è opera mia, ma di Ivan, un collega che interviene ogni tanto con le sue analisi e che posto qui: le sue osservazioni approfondite colpiscono anche me e le leggo sempre volentieri. ^_^
    L'esempio di Cameron che hai fatto è azzeccato: in genere, gli autori si specializzano seguendo la loro strada. Quella che ha scelto di percorrere Nolitta, abbandonando Zagor per Mister No, non mi è mai andata a genio, ma è chiaro che ormai Zagor a lui cominciava a stargli stretto. Quindi non avrebbe potuto più continuare a fare delle storie su di lui: quando un autore non è più interessato, è inutile che continui, farebbe solo delle storie spente. Dobbiamo accontentarci del periodo magico e irripetibile che c'è stato negli anni in cui Nolitta si dedicava tutto a Zagor: è una cosa che non si ripeterà mai più. Paganini non replica.

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    Il discorso finale di Ivan è fantastico e mi trova totalmente d'accordo.
     
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    CITAZIONE (Moreno Pavanello @ 26/4/2020, 15:42) 
    Il discorso finale di Ivan è fantastico e mi trova totalmente d'accordo.

    Infatti anche a me Ivan, con la sua analisi, ha fatto notare in quella storia dei particolari a cui non avevo mai pensato. Ora capisco perchè la storia, pur essendo buona, non mi convinceva del tutto. La spiegazione di Ivan è molto plausibile. ^_^
     
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    Ho letto la prima metà della storia.
    Simpatico il personaggio di Walter, per quale viene spontaneo tifare, soprattutto nella spiegazione del perché lascia che lo stendardo venga rubato.
    La sequenza di Cico nel saloon mi è piaciuta pur non essendo comica ed anche quella di Zagor alle prese con le scommesse dei soldati.
    La sequenza dei cadaveri mi ha colpito molto: Nolitta aveva buone nozioni di psicologia.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 17/7/2021, 15:44) 
    Ho letto la prima metà della storia.
    Simpatico il personaggio di Walter, per quale viene spontaneo tifare, soprattutto nella spiegazione del perché lascia che lo stendardo venga rubato.
    La sequenza di Cico nel saloon mi è piaciuta pur non essendo comica ed anche quella di Zagor alle prese con le scommesse dei soldati.
    La sequenza dei cadaveri mi ha colpito molto: Nolitta aveva buone nozioni di psicologia.

    E' una storia che mi ha sempre lasciato così e così: bella, ben fatta, ben disegnata, bei personaggi, ma...e non so dire altro.

    Non mi ha colpito molto, forse solo il personaggio di Red Warrior mi è rimasto impresso. Comunque è una buona storia lo stesso, e confermo le tue impressioni. ^_^
     
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    Finito.
    Se la prima parte lasciava confusi, questa seconda parte riprende il classico stile zagoriano.
    Ho apprezzato molto la sequenza del lancio della moneta: un qualsiasi autore avrebbe fatto sì che Zagor e Walter avessero avuto la fortuna di beccare il gruppo di indiani che aveva tenuto la bandiera, invece Nolitta li fa incappare nel gruppo sbagliato.
    Bella anche la sequenza dei puma, che pur essendo di grasso, risulta piacevole.
    Di Red Warrior ho apprezzato soprattutto l'aspetto "ateo", che sembra fungere da monito a coloro che credono di poter compiere grandi imprese senza il sostegno del proprio dio (bianchi o indiani che siano).
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 24/7/2021, 15:33) 
    Finito.
    Se la prima parte lasciava confusi, questa seconda parte riprende il classico stile zagoriano.
    Ho apprezzato molto la sequenza del lancio della moneta: un qualsiasi autore avrebbe fatto sì che Zagor e Walter avessero avuto la fortuna di beccare il gruppo di indiani che aveva tenuto la bandiera, invece Nolitta li fa incappare nel gruppo sbagliato.
    Bella anche la sequenza dei puma, che pur essendo di grasso, risulta piacevole.
    Di Red Warrior ho apprezzato soprattutto l'aspetto "ateo", che sembra fungere da monito a coloro che credono di poter compiere grandi imprese senza il sostegno del proprio dio (bianchi o indiani che siano).

    Più che ateo, Red Warrior sembra un bestemmiatore: crede nel suo fucile e dice di non aver paura di Manito. Quindi crede che Manito esiste, però lo insulta.

    E' comunque una storia strana, che Ivan ha spiegato bene. Qui Zagor fa da presentatore, mentore e maestro al personaggio di Walter, che diventa praticamente il protagonista, con Zagor che è quasi un personaggio secondario. Credo sia questo il motivo per cui è una storia poco ricordata dai fan.
     
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    Le storie successive a "Il segno del coraggio"scritte da Nolitta per Zagor, ovvero "Tropical Corp", "L'idolo cinese", " Il tiranno del lago", "Viaggio senza ritorno", sono storie avventurose in linea con tanti altri episodi, non le vedo così impegnate a mostrarci il pensiero di Sergio Bonelli.
    Le storie "impegnate" di Zagor sono antecedenti e mi riferisco a "Libertà o morte", " Billy Boy", "Tigre" , "Spedizione punitiva".
    Quindi non riesco ad interpretare la frase di Ivan:
    "...preciso che anche il Nolitta del suo periodo "impegnato" mi piace molto...però quelle storie non toccano le corde del mio lato infantile quanto le storie dello Zagor golden-age...."
    Piuttosto direi che sono le storie di Mister No che non toccano il lato infantile.
    Difficile che un bambino possa identificarsi con un personaggio così pessimista.
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 22/1/2023, 12:12) 
    Le storie successive a "Il segno del coraggio"scritte da Nolitta per Zagor, ovvero "Tropical Corp", "L'idolo cinese", " Il tiranno del lago", "Viaggio senza ritorno", sono storie avventurose in linea con tanti altri episodi, non le vedo così impegnate a mostrarci il pensiero di Sergio Bonelli.
    Le storie "impegnate" di Zagor sono antecedenti e mi riferisco a "Libertà o morte", " Billy Boy", "Tigre" , "Spedizione punitiva".
    Quindi non riesco ad interpretare la frase di Ivan:
    "...preciso che anche il Nolitta del suo periodo "impegnato" mi piace molto...però quelle storie non toccano le corde del mio lato infantile quanto le storie dello Zagor golden-age...."
    Piuttosto direi che sono le storie di Mister No che non toccano il lato infantile.
    Difficile che un bambino possa identificarsi con un personaggio così pessimista.

    Infatti, Ivan si riferisce proprio alle storie "impegnate" antecedenti, quelle che dici tu: Libertà o morte, ecc.

    Più che impegnate, però, sono storie pessimistiche, in linea col pessimismo di base di Mister No, che è un fuggitivo che non vuole affrontare la vita: già questo è un pessimismo di base. Ma ne ho già parlato in precedenza.

    Le storie "impegnate" non sono in genere tra le storie che si ricordano più volentieri: per esempio, se guardiamo gli articoli di analisi sulle storie di Zagor che ho messo nel blog, ebbene, l'articolo più letto è quello su "Zagor contro Supermike", che di certo non è una storia "impegnata"... ^_^
     
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    Il Nolitta che scriveva Zagor era chiaro e semplice, nella forma e nel contenuto. Quello che scriveva Mister No era diventato verboso e ideologico. Non ha fatto nessun salto in avanti, ne ha fatti diversi indietro.
    Il suo Zagor lo potranno leggere in futuro divertendosi tanti bambini e adulti, Mister no temo che finirà con essere letto da pochi, ad eccezione di alcune belle storie avventurose stile Zagor.
    Ho letto Omero, Dickens, Stevenson, Hugo, Bronte, Ariosto prima dei 16 anni e li capivo perfettamente.
    Scrivere storie per adulti non significa nulla, se quello che racconti è diretto al cuore e vuole emozionare lo comprende anche un bambino. E anche un adulto si innamora di storie semplici.
    Rimango dell'idea che Nolitta abbia smesso di scrivere Zagor per mancanza d'ispirazione, gli sembrava di avere già detto tutto.
    Con Mister No sperava probabilmente di trovarla di nuovo, la vera ispirazione, ma questo per me non è avvenuto.
    Almeno in Zagor ha finito in bellezza!
     
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    Il Nolitta che scriveva Zagor era chiaro e semplice, nella forma e nel contenuto. Quello che scriveva Mister No era diventato verboso e ideologico. Non ha fatto nessun salto in avanti, ne ha fatti diversi indietro.

    Purtroppo sono d'accordo con te. "Chiaro e semplice", inoltre, non significa "poco profondo" o "infantile": Zagor diceva cose importanti in un linguaggio semplice. Roba da bambini? Provateci voi. Finora, invece, hanno fatto uno Zagor verboso, infantile e a tratti anche ideologico. Segno che lo Zagor di Nolitta nessuno lo sa fare.

    Il suo Zagor lo potranno leggere in futuro divertendosi tanti bambini e adulti, Mister no temo che finirà con essere letto da pochi, ad eccezione di alcune belle storie avventurose stile Zagor.

    Infatti Zagor è per tutti, Mister No per pochi. E' troppo ideologico per attirare le persone. Solo qualche storia non "ideologizzata" si salva, ma sono poche.

    Ho letto Omero, Dickens, Stevenson, Hugo, Bronte, Ariosto prima dei 16 anni e li capivo perfettamente.

    I miei complimenti: è importante aver letto queste cose, perchè non solo si capisce come raccontare, ma si capisce soprattutto l'uomo e comprendi anche te stesso. Cosa che nessuno troverà mai nelle stupidate superficiali di internet e telefonini. No, si devono leggere dei libri, e non su supporti elettronici: LIBRI DI CARTA. Ascoltate il mio consiglio: prendete a calci quelle porcherie elettroniche e dedicate del tempo a leggere dei classici fatti di carta. Imparerete molto.

    Scrivere storie per adulti non significa nulla, se quello che racconti è diretto al cuore e vuole emozionare lo comprende anche un bambino. E anche un adulto si innamora di storie semplici.

    Una storia bella è letta da tutti, ad ogni età, e ad ogni età ti dice qualcosa. Leggete delle storie belle, non ve ne pentirete: sarete più ricchi di prima, interiormente.

    Rimango dell'idea che Nolitta abbia smesso di scrivere Zagor per mancanza d'ispirazione, gli sembrava di avere già detto tutto.

    E' possibile che sia così. Nolitta, infatti, non tornò mai più su Zagor per tutto il resto della sua vita, neanche per fare una storia, almeno. Questo significa molto. E lo ha abbandonato in mano a persone che di Zagor non hanno capito niente. Sclavi soprattutto e il suo orribile Incubi.

    Con Mister No sperava probabilmente di trovarla di nuovo, la vera ispirazione, ma questo per me non è avvenuto.

    Nolitta ha voluto raccontare le sue esperienze in Amazzonia, il suo amore per i viaggi, la sua ideologia terzomondista, eccetera. Tutte cose che vanno bene per i documentari, ma non per delle storie: anzi, le storie vengono appesantite da queste zavorre. Che infatti è quello che è successo con Mister No.

    Almeno in Zagor ha finito in bellezza!

    Hellingen non è stata una storia memorabilissima, ma è stata adatta per concludere un grande ciclo narrativo, che in pratica è entrato nella leggenda.
     
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