Il blog di Joe7

  1. ZAGOR: "INDIAN CIRCUS" (Joe7)

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    Zagor
    By joe 7 il 6 Nov. 2020
     
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    84 - INDIAN CIRCUS (analisi di Joe7)
    (Qui l'analisi di Ivan)

    Testi: Guido Nolitta/Sergio Bonelli
    Disegni: Gallieno Ferri

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 135 (uscito nel 1972). Il numero reale è 84. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, cioè col numero 84.

    TRAMA

    Tonka, capo dei Mohawk e grande amico di Zagor, cade in una trappola del "Collezionista", alias il colonnello Rod Mac Carthy, che vuole catturare gli indiani migliori per farne spettacolo nel suo circo, appunto l'Indian Circus. Zagor cerca di liberare Tonka, ma viene sopraffatto e legato. Una volta che viene liberato da Cico, lo spirito con la scure chiede spiegazioni al suo amico, il comandante Faulkner: Mac Carthy - gli racconta il comandante - è un ex colonnello in pensione che ha amicizie altolocate che gli permettono di fare, più che un circo, una specie di zoo dove al posto degli animali ci sono gli indiani. Zagor cerca di liberare gli indiani usando il Collezionista come ostaggio, ma il piano fallisce. Nel secondo tentativo, con l'aiuto di Cico fa incendiare la tenda e si inserisce tra i prigionieri, sconfiggendo le guardie e opponendo una resistenza armata all'interno del circo. La situazione è incerta, fino a quando uno dei prigionieri, Falco Rosso, un Sioux, sale su un cavallo, raggiungendo gli avversari nascosto dietro il fianco dell'animale, e spara a bruciapelo al Collezionista, ammazzandolo. Il Sioux perde la vita nell'attacco, ma dà a Zagor e agli altri il tempo di fuggire nella foresta. Gli uomini del Collezionista, con la morte del loro capo, abbandonano la caccia e l'Indian Circus.

    COMMENTO

    Una storia non certo memorabile, che viene ricordata spesso non tanto per la trama, ma solo perchè è la prima storia a colori di Zagor e, caso unico - credo - nella storia della Bonelli, non era una storia centenaria nè commemorativa come era sempre stato nelle altre collane. Che ci crediate o no, l'avevano colorata perchè a quei tempi (i primi anni '70) Zagor vendeva moltissimo e hanno voluto celebrare le vendite con questa novità. Davvero roba d'altri tempi. Sergio Bonelli disse, anni dopo, che quell'iniziativa era stata fatta proprio per premiare i lettori per il successo delle vendite. Anzi, sembra che la copertina fu colorata a mano da Ferri in persona. La novità dello Zagor a colori fu pubblicata in quarta di copertina sui numeri di Tex di allora (139-140). Come dice Cico qui sotto, si era a Giugno, in piena estate, e i lettori in quel periodo sono sempre di più: era stata anche un'occasione per far aumentare di più le vendite. C'è anche un'altra possibilità: ho sentito dire che, in quegli anni, la Bonelli aveva fatto un questionario per sondare le preferenze dei lettori. Le lettere arrivate in via Buonarroti furono un fiume in piena, e Sergio Bonelli decise di ringraziare la partecipazione dei lettori con un numero a colori. E' una tesi interessante, anche se a tutt'oggi non ho ancora trovato alcuna traccia su questo fantomatico questionario. Se qualcuno ne sa qualcosa, me lo faccia sapere, che gliene sarò grato.

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    Ecco cosa si poteva leggere sul retro di Tex 139-140.


    Il cattivo ha un nome da personaggio Marvel dei fumetti, il Collezionista: è difficile dire se questo sia stato intenzionale o meno da parte di Nolitta. Comunque, il suo vero nome è Rod Mac Carthy, un cognome che ricorda quello del senatore americano Mac Carthy, famoso per la sua attività di caccia ai comunisti negli anni '50, in piena guerra fredda. Anche qui è difficile dire se sia stato intenzionale o meno: è possibile comunque che Nolitta abbia voluto criticare le attività del senatore equiparandole a quelle del Collezionista.

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    Nessuno può fermare un Collezionista. Chiedetelo all'omonimo di Sergio Toppi.


    In ogni caso, un riferimento è sicuro: quello su Buffalo Bill/William Cody (anche qui un nome d'arte e un nome vero), il fondatore del Wild West Show, in cui partecipavano anche indiani veri e veri tiratori del west, compresa Anne Oakley, famosa per la sua mira. Il Collezionista assomiglia anche fisicamente a Buffalo Bill: che Nolitta abbia voluto criticare anche lui, col suo spettacolo itinerante? Tuttavia, la differenza è parecchia: se il circo del Collezionista era, in sostanza, uno zoo in cui far vedere i pellirossa come animali, quello di Buffalo Bill era un normale circo con gli indiani che partecipavano liberamente allo spettacolo e venivano pagati. Tutta un'altra cosa rispetto alle scene infamanti e umilianti del circo del Collezionista.

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    Come si vede, è uno zoo, più che un circo. E scene tristi come queste purtroppo sono davvero accadute. Ma anche gli indiani potevano avere la stessa tentazione: basta guardare "Un uomo chiamato cavallo". Il male è una realtà che può colpire tutti noi, bianchi o rossi o di altro colore, se non se ne sta attenti.


    In ogni caso, la vergogna di questi "zoo umani" fa riferimento a una realtà storica, accennata anche nei fumetti di Adam Wild della Bonelli. A partire dal 1870 circa fino a metà '900 ci furono diversi zoo umani in cui si esponevano pubblicamente delle persone di etnia diversa (in genere neri, ma anche indiani o altro) mostrati come "inferiori" in città come Parigi, Londra, Barcellona, Milano, New York, Varsavia, e questo nonostante le proteste della Chiesa. Infatti, erano il frutto delle ideologie evolutive e razziste di quei tempi, spacciate come scientifiche, grazie a testi come "L'origine della specie" di Darwin, pubblicato per la prima volta nel 1859. La Chiesa Cattolica, che diceva che tutti gli uomini sono fratelli perchè figli di Dio e perchè provengono da un unico progenitore, avversò sempre queste iniziative, ma senza successo. Infatti, questi zoo umani erano stati realizzati in paesi protestanti, che non ascoltavano certo la Chiesa Cattolica, o in paesi dove la massoneria e il laicismo la facevano da padrone e avevano sempre appoggiato le teorie razziste darwiniane, avversando duramente la Chiesa Cattolica.

    Tornando a Zagor e a questa storia, si nota che appare un pò affrettata nel finale: ha tutta l'aria di essere stata troncata di netto, per restare nel limite delle pagine, in modo da essere così una storia che inizia e finisce nello stesso numero. Sembra però che, nella sua preparazione, questo non sia stato intenzionale, visto che la storia, nella sua prima parte, si sviluppa lentamente, come per tutte le altre storie normali di Nolitta, come se avesse dovuto essere realizzata in almeno due numeri, se non di più. Invece, la seconda parte della storia va avanti sempre più precipitosamente fino all'ultimo tratto, togliendo ogni particolare approfondimento a quello che sarebbe stato un interessante confronto: quello tra Zagor e il Collezionista, due modi antitetici di pensare. Invece, l'incontro tra i due avversari viene ridotto ad un banale tentativo di prendere il Collezionista come ostaggio (tentativo, tra l'altro, mandato a rotoli...).

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    Due avversari che non si sono parlati molto tra di loro in questa storia. Forse perchè non si sarebbero mai capiti.


    Per quanto riguarda i colori, personalmente, non sono un amante dei colori nella Bonelli, che ha sempre avuto la tradizione di raccontare storie in bianco e nero, che possono essere evocative come e più di quelle colorate. Il colore ci può stare una tantum, ma anche lì non mi piace molti. I colori, alla Bonelli, a mio parere ammazzano i disegni, li rendono assai piatti rispetto alla profondità del classico bianco e nero.

    In ogni caso, Indian Circus è un buon albo celebrativo, perchè è "riassuntivo". Fa vedere, infatti, tutto il mondo zagoriano, con la sua foresta, gli indiani e i soldati, le gag di Cico, gli animali in libertà, e in particolare la filosofia zagoriana contro quella del Collezionista: un contrasto simbolico e significativo. Complessivamente, non è certo una storia tra le migliori, ma si può leggere.

    QUI TUTTI GLI ARTICOLI SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 21:45
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    Effettivamente ho letto la storia, ma non ricordo molto.
    Si nota comunque che Zagor e il villain di questa storia sono due personaggi perfettamente opposti.
    Ricordo di aver visto la pubblicità sui vecchi Tex di mio padre.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky @ 6/11/2020, 21:35) 
    Effettivamente ho letto la storia, ma non ricordo molto.
    Si nota comunque che Zagor e il villain di questa storia sono due personaggi perfettamente opposti.
    Ricordo di aver visto la pubblicità sui vecchi Tex di mio padre.

    Effettivamente, non è una storia che si fa ricordare: anch'io ho dovuto rileggerla per farmela venire in mente. Zagor qui mi sembra poco "protagonista", tant'è vero che il suo piano fallisce due volte e la seconda volta ce la fa solo perchè un indiano si è sacrificato per liberarli. Non è che qui sia tanto eroe...ci fa un mucchio di figure da cioccolatino.
     
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    Troppa carne sul fuoco e cucinata in fretta.
    Troppi spunti e troppi personaggi che finiscono per essere abbozzati. Gli indiani schiavizzati sono delle comparse, non ricordo nemmeno il nome di quello che si sacrifica per salvare gli altri.
    Lo stesso antagonista principale ha una personalità monocorde.
    Comunque questo è un albo storico, perchè è a colori e soprattutto perchè era un omaggio (allo stesso prezzo) con cui l'editore aveva premiato i lettori per le vendite.
    Eh sì, la golden age di Zagor doveva ancora venire, eppure il re di Darwood trionfava già in edicola.
    Se "Indian Circus" è del 1972, da almeno 4 anni la collana regalava grandissime storie, accanto a qualche storia minore.
    Ma soprattutto affascinava con questo personaggio, Zagor, ormai iconico e insostituibile nel cuore dei lettori.
    Chi leggeva Zagor è perchè amava quel personaggio con quelle caratteristiche, non tanto per il genere della collana, un western molto, ma molto atipico. Se fosse stato ambientato nella Grecia antica, nel medioevo o in qualunque altra parte del mondo nella prima metà dell'800 non sarebbe cambiato molto.
    Una delle storie più amate, Oceano, non è una storia western.
    Un discorso simile non vale mi sembra per un altro personaggio della Bonelli, Dylan Dog.
    Lì è stato il filone della serie, l'horror con la sua atmosfera cupa, a fare da catalizzatore più del personaggio.
    Zagor oggi è morto, tuttavia trattandosi di un eroe dei fumetti, c'è la speranza che un giorno torni a vivere. Per questa speranza suppongo sia ancora in edicola.
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 30/4/2023, 16:29) 
    Troppa carne sul fuoco e cucinata in fretta.

    Ottima sintesi. In sostanza, era la prima impressione che avevo avuto anch'io quando la lessi per la prima volta: "Ma come, è già finito?" Forse Nolitta ha fatto così perchè quello di "Indian Circus" non era un argomento facile da sviluppare, e nemmeno gradevole. Si tratta di uomini trattati come animali da circo...

    CITAZIONE (Kirihito @ 30/4/2023, 16:29) 
    Troppi spunti e troppi personaggi che finiscono per essere abbozzati. Gli indiani schiavizzati sono delle comparse, non ricordo nemmeno il nome di quello che si sacrifica per salvare gli altri. Lo stesso antagonista principale ha una personalità monocorde.

    Infatti la storia è stata sviluppata in modo troppo sbrigativo: sarebbe stato meglio svilupparla in due-tre numeri, in modo da dare più profondità al "Collezionista" e anche all'indiano sconosciuto che va a sacrificarsi. Addio, coraggioso uomo rosso comparso in solo quattro vignette, ci ricorderemo sempre di te. :XD:

    CITAZIONE (Kirihito @ 30/4/2023, 16:29) 
    Comunque questo è un albo storico, perchè è a colori e soprattutto perchè era un omaggio (allo stesso prezzo) con cui l'editore aveva premiato i lettori per le vendite.

    Proprio così. Non è stata una gran storia, però è stato un evento: sono molto pochi i casi in cui un numero che non sia centenario ha avuto una colorazione. Per esempio Sul sentiero dei ricordi di Tex. E a proposito di Tex, "Indian Circus" uscì in contemporanea a "Tex tre stelle" numero 100, che era anch'esso a colori. Nolitta aveva cavalcato l'onda. ^_^

    CITAZIONE (Kirihito @ 30/4/2023, 16:29) 
    Eh sì, la golden age di Zagor doveva ancora venire, eppure il re di Darwood trionfava già in edicola.

    Sarebbe venuta proprio il numero dopo, con "Angoscia!" ^_^

    CITAZIONE (Kirihito @ 30/4/2023, 16:29) 
    Se "Indian Circus" è del 1972, da almeno 4 anni la collana regalava grandissime storie, accanto a qualche storia minore. Ma soprattutto affascinava con questo personaggio, Zagor, ormai iconico e insostituibile nel cuore dei lettori. Chi leggeva Zagor è perchè amava quel personaggio con quelle caratteristiche, non tanto per il genere della collana, un western molto, ma molto atipico. Se fosse stato ambientato nella Grecia antica, nel medioevo o in qualunque altra parte del mondo nella prima metà dell'800 non sarebbe cambiato molto. Una delle storie più amate, Oceano, non è una storia western.

    Non so come sarebbe stata una storia di Nolitta ambientata nella Grecia antica o nel Medioevo, ma ho dei dubbi sul loro successo. Il contesto e il modo di vivere di quelle epoche è troppo lontano dal nostro per essere compreso facilmente. Ci sono difficoltà culturali troppo grandi da essere scavalcate con semplicità. I fumetti ambientati in quei periodi storici non hanno mai avuto un gran successo.

    CITAZIONE (Kirihito @ 30/4/2023, 16:29) 
    Un discorso simile non vale mi sembra per un altro personaggio della Bonelli, Dylan Dog. Lì è stato il filone della serie, l'horror con la sua atmosfera cupa, a fare da catalizzatore più del personaggio.

    Io invece credo che il successo della serie sia dovuto proprio ai personaggi di Dylan Dog e di Groucho, non al contesto horror. Io, per esempio, non ho mai visto nella mia vita neanche un film horror, perchè detesto vederli: eppure Dylan Dog mi colpì lo stesso per il personaggio e per il suo tipo di narrazione. Per dire. Poi l'ho abbandonato perchè non aveva più nulla da dire: però ha fatto delle storie veramente ben costruite. Ma il segreto era proprio il personaggio, che era ben realizzato, insieme alla narrazione particolare di Sclavi.

    CITAZIONE (Kirihito @ 30/4/2023, 16:29) 
    Zagor oggi è morto, tuttavia trattandosi di un eroe dei fumetti, c'è la speranza che un giorno torni a vivere. Per questa speranza suppongo sia ancora in edicola.

    Mah, mi spiace dirtelo, ma io credo che i tempi di Zagor siano finiti e ci ho messo una pietra sopra. Anche perchè adesso costa troppo e non dà nulla, almeno per me: quindi ho chiuso. La storia attuale su Manetola poi è una totale delusione.

    Si può sperare in un miracolo, certo: ma deve essere davvero un miracolo. =_=
     
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    Della storia di Manetola ho letto il primo albo per curiosità. Non so se acquisterò il seguito, troppa differenza rispetto allo Zagor che amavo. Nemmeno i disegni mi piacciono. Sì magari fanno sfondi dettagliati, ma Zagor ha una faccia inespressiva e sembra perennemente incacchiato!
    Bei tempi quelli in cui erano le novità le chicche da prendere in edicola! Non le ristampe come adesso.
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 30/4/2023, 20:19) 
    Della storia di Manetola ho letto il primo albo per curiosità. Non so se acquisterò il seguito, troppa differenza rispetto allo Zagor che amavo. Nemmeno i disegni mi piacciono. Sì magari fanno sfondi dettagliati, ma Zagor ha una faccia inespressiva e sembra perennemente incacchiato!
    Bei tempi quelli in cui erano le novità le chicche da prendere in edicola! Non le ristampe come adesso.

    Neanch'io acquisterò il seguito. A parte il fatto che la storia è appassionante come un documentario sulle foche monache, il disegno non mi dice niente, con uno Zagor faccia di legno al massimo. Non me ne frega niente di sapere come vanno a finire Manetola e Manetolino. Così risparmio soldi per prendere qualcosa di meglio, se lo trovo. E dubito che sarà della Bonelli: lì penso di prendere solo il Texone e basta. =_=
     
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