84 - INDIAN CIRCUS (analisi di Joe7)(Qui l'analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta/Sergio Bonelli
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 135 (uscito nel 1972). Il numero reale è 84. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, cioè col numero 84.
TRAMATonka, capo dei Mohawk e grande amico di Zagor, cade in una trappola del
"Collezionista", alias il colonnello
Rod Mac Carthy, che vuole catturare gli indiani migliori per farne spettacolo nel suo circo, appunto l'
Indian Circus. Zagor cerca di liberare Tonka, ma viene sopraffatto e legato. Una volta che viene liberato da Cico, lo spirito con la scure chiede spiegazioni al suo amico, il comandante
Faulkner: Mac Carthy - gli racconta il comandante - è un ex colonnello in pensione che ha amicizie altolocate che gli permettono di fare, più che un circo, una specie di zoo dove al posto degli animali ci sono gli indiani. Zagor cerca di liberare gli indiani usando il Collezionista come ostaggio, ma il piano fallisce. Nel secondo tentativo, con l'aiuto di Cico fa incendiare la tenda e si inserisce tra i prigionieri, sconfiggendo le guardie e opponendo una resistenza armata all'interno del circo. La situazione è incerta, fino a quando uno dei prigionieri,
Falco Rosso, un Sioux, sale su un cavallo, raggiungendo gli avversari nascosto dietro il fianco dell'animale, e spara a bruciapelo al Collezionista, ammazzandolo. Il Sioux perde la vita nell'attacco, ma dà a Zagor e agli altri il tempo di fuggire nella foresta. Gli uomini del Collezionista, con la morte del loro capo, abbandonano la caccia e l'Indian Circus.
COMMENTOUna storia non certo memorabile, che viene ricordata spesso non tanto per la trama, ma solo perchè
è la prima storia a colori di Zagor e, caso unico - credo - nella storia della Bonelli,
non era una storia centenaria nè commemorativa come era sempre stato nelle altre collane. Che ci crediate o no, l'avevano colorata perchè a quei tempi (i primi anni '70) Zagor
vendeva moltissimo e hanno voluto celebrare le vendite con questa novità. Davvero roba d'altri tempi. Sergio Bonelli disse, anni dopo, che quell'iniziativa era stata fatta proprio per premiare i lettori per il successo delle vendite. Anzi, sembra che la copertina fu colorata a mano da Ferri in persona. La novità dello Zagor a colori fu pubblicata in quarta di copertina sui numeri di Tex di allora (139-140). Come dice Cico qui sotto, si era a Giugno, in piena estate, e i lettori in quel periodo sono sempre di più: era stata anche un'occasione per far aumentare di più le vendite. C'è anche un'altra possibilità: ho sentito dire che, in quegli anni, la Bonelli aveva fatto un questionario per sondare le preferenze dei lettori. Le lettere arrivate in via Buonarroti furono un fiume in piena, e Sergio Bonelli decise di ringraziare la partecipazione dei lettori con un numero a colori. E' una tesi interessante, anche se a tutt'oggi non ho ancora trovato alcuna traccia su questo fantomatico questionario. Se qualcuno ne sa qualcosa, me lo faccia sapere, che gliene sarò grato.
Ecco cosa si poteva leggere sul retro di Tex 139-140.
Il cattivo ha un nome da personaggio Marvel dei fumetti, il
Collezionista: è difficile dire se questo sia stato intenzionale o meno da parte di Nolitta. Comunque, il suo vero nome è
Rod Mac Carthy, un cognome che ricorda quello del senatore americano Mac Carthy, famoso per la sua attività di caccia ai comunisti negli anni '50, in piena guerra fredda. Anche qui è difficile dire se sia stato intenzionale o meno: è possibile comunque che Nolitta abbia voluto criticare le attività del senatore equiparandole a quelle del Collezionista.
Nessuno può fermare un Collezionista. Chiedetelo all'omonimo di Sergio Toppi.
In ogni caso, un riferimento è sicuro: quello su
Buffalo Bill/William Cody (anche qui un nome d'arte e un nome vero), il fondatore del Wild West Show, in cui partecipavano anche indiani veri e veri tiratori del west, compresa Anne Oakley, famosa per la sua mira. Il Collezionista assomiglia anche fisicamente a Buffalo Bill: che Nolitta abbia voluto criticare anche lui, col suo spettacolo itinerante? Tuttavia, la differenza è parecchia: se il circo del Collezionista era, in sostanza, uno zoo in cui far vedere i pellirossa come animali, quello di Buffalo Bill era un normale circo con gli indiani che partecipavano liberamente allo spettacolo e venivano pagati. Tutta un'altra cosa rispetto alle scene infamanti e umilianti del circo del Collezionista.
Come si vede, è uno zoo, più che un circo. E scene tristi come queste purtroppo sono davvero accadute. Ma anche gli indiani potevano avere la stessa tentazione: basta guardare "Un uomo chiamato cavallo". Il male è una realtà che può colpire tutti noi, bianchi o rossi o di altro colore, se non se ne sta attenti.
In ogni caso, la vergogna di questi "zoo umani" fa riferimento a una
realtà storica, accennata anche nei fumetti di
Adam Wild della Bonelli. A partire dal 1870 circa fino a metà '900 ci furono diversi
zoo umani in cui si esponevano pubblicamente delle persone di etnia diversa (in genere neri, ma anche indiani o altro) mostrati come "inferiori" in città come Parigi, Londra, Barcellona, Milano, New York, Varsavia, e questo nonostante le proteste della Chiesa. Infatti, erano il frutto delle ideologie evolutive e razziste di quei tempi, spacciate come scientifiche, grazie a testi come
"L'origine della specie" di Darwin, pubblicato per la prima volta nel 1859. La Chiesa Cattolica, che diceva che tutti gli uomini sono fratelli perchè figli di Dio e perchè provengono da un unico progenitore, avversò sempre queste iniziative, ma senza successo. Infatti, questi zoo umani erano stati realizzati in paesi protestanti, che non ascoltavano certo la Chiesa Cattolica, o in paesi dove la massoneria e il laicismo la facevano da padrone e avevano sempre appoggiato le teorie razziste darwiniane, avversando duramente la Chiesa Cattolica.
Tornando a Zagor e a questa storia, si nota che appare
un pò affrettata nel finale: ha tutta l'aria di essere stata troncata di netto, per restare nel limite delle pagine, in modo da essere così una storia che inizia e finisce nello stesso numero. Sembra però che, nella sua preparazione, questo non sia stato intenzionale, visto che la storia, nella sua prima parte, si sviluppa lentamente, come per tutte le altre storie normali di Nolitta, come se avesse dovuto essere realizzata in almeno due numeri, se non di più. Invece, la seconda parte della storia va avanti sempre più precipitosamente fino all'ultimo tratto, togliendo ogni particolare approfondimento a quello che sarebbe stato
un interessante confronto: quello tra Zagor e il Collezionista, due modi antitetici di pensare. Invece, l'incontro tra i due avversari viene ridotto ad un banale tentativo di prendere il Collezionista come ostaggio (tentativo, tra l'altro, mandato a rotoli...).
Due avversari che non si sono parlati molto tra di loro in questa storia. Forse perchè non si sarebbero mai capiti.
Per quanto riguarda i colori, personalmente, non sono un amante dei colori nella Bonelli, che ha sempre avuto la tradizione di raccontare storie in bianco e nero, che possono essere evocative come e più di quelle colorate. Il colore ci può stare
una tantum, ma anche lì non mi piace molti. I colori, alla Bonelli, a mio parere
ammazzano i disegni, li rendono assai piatti rispetto alla profondità del classico bianco e nero.
In ogni caso,
Indian Circus è un buon albo celebrativo, perchè è "riassuntivo". Fa vedere, infatti, tutto il mondo zagoriano, con la sua foresta, gli indiani e i soldati, le gag di Cico, gli animali in libertà, e in particolare la filosofia zagoriana contro quella del Collezionista: un contrasto simbolico e significativo. Complessivamente, non è certo una storia tra le migliori, ma si può leggere.
QUI TUTTI GLI ARTICOLI SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:45
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