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  1. ZAGOR: "INDIAN CIRCUS" (Ivan)

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    Ivan
    Zagor
    By joe 7 il 8 Sep. 2022
     
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    84 - INDIAN CIRCUS (analisi di Ivan)
    (Qui l'analisi di Joe7)

    Testi: Guido Nolitta/Sergio Bonelli
    Disegni: Gallieno Ferri
    Pagine: 94
    Anno: 1972

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 135 (uscito nel 1972). Il numero reale è 84. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, cioè col numero 84.

    TRAMA

    Tonka, capo dei Mohawk e grande amico di Zagor, cade in una trappola del "Collezionista", alias il colonnello Rod Mac Carthy, che vuole catturare gli indiani migliori per farne spettacolo nel suo circo, appunto l'Indian Circus. Zagor cerca di liberare Tonka, ma viene sopraffatto e legato. Una volta che viene liberato da Cico, lo spirito con la scure chiede spiegazioni al suo amico, il comandante Faulkner: Mac Carthy - gli racconta il comandante - è un ex colonnello in pensione che ha amicizie altolocate che gli permettono di fare, più che un circo, una specie di zoo dove al posto degli animali ci sono gli indiani. Zagor cerca di liberare gli indiani usando il Collezionista come ostaggio, ma il piano fallisce. Nel secondo tentativo, con l'aiuto di Cico, fa incendiare la tenda e si inserisce tra i prigionieri, sconfiggendo le guardie e opponendo una resistenza armata all'interno del circo. La situazione è incerta, fino a quando uno dei prigionieri, Falco Rosso, un Sioux, sale su un cavallo, raggiungendo gli avversari nascosto dietro il fianco dell'animale, e spara a bruciapelo al Collezionista, ammazzandolo. Il Sioux perde la vita nell'attacco, ma dà a Zagor e agli altri il tempo di fuggire nella foresta. Gli uomini del Collezionista, con la morte del loro capo, abbandonano la caccia e l'Indian Circus.

    COMMENTO

    Primo numero a colori e autoconclusivo della collana, pur senza essere motivato da una speciale ricorrenza. Volendo, lo si può considerare anche il primo episodio "non ufficiale" della Golden Age (dal punto di vita qualitativo potrebbe rientrarci...però ritengo giusto che la Golden Age, convenzionalmente, sia considerata aperta da una super-storia come Angoscia).

    PREGI

    Come nella maggior parte delle storie di Nolitta, il soggetto di base è molto semplice: un ex ufficiale dell'esercito rapisce vari pellerossa per poi esibirli in un bizzarro circo, in modo da dimostrare ai cittadini della East Coast che i temibili indiani sono in realtà addomesticabili come cagnolini. Uno spunto molto elementare, neppure tanto originale (l'idea è probabilmente ispirata al famoso "Circo del West" di Buffalo Bill), ma sufficiente per creare una storia gustosa, grazie alle doti narrative di Sergio Bonelli. Infatti, non servono soggettoni iper-articolati per costruire una storia ricca di pathos; basta saper cucinare bene i pochi ingredienti a disposizione. Qui sta la bravura degli chef di razza. A dimostrazione di quanto sopra, prendiamo la scena in cui Zagor viene lasciato legato nella radura, dopo il rapimento di Tonka: in teoria, sarebbe bastata una paginetta per mostrare Zagor che si libera tagliando le corde su una pietra appuntita...invece il Sergione dilata questa sequenza per ben 8 pagine, mostrando gli inutili sforzi di Zagor per liberarsi, la tensione del prigioniero, il rischio di venire aggredito da animali feroci, ed infine fa risolvere il problema tramite una spassosa gag di Cico.

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    Dal punto di vista meramente narrativo, è tutto materiale "di contorno", superfluo, decurtabile...eppure il suo svolgimento è coinvolgente, trascina il lettore all'interno della scena rappresentata. In tal senso non c'è una vignetta di troppo. Bene; proviamo ora a fare il paragone tra questo metodo espositivo e quello di certe storie moderne che "vanno dritte al sodo" presentando solo le sequenze utili al progredire della trama: secondo me, il motivo per cui Nolitta è così rimpianto dai vecchi zagoriani emerge in maniera palese. L'antagonista di turno è Rod Mac Carthy, detto "Il Collezionista". Per una volta, Nolitta presenta una canaglia a tutto tondo, senza nessuna sfumatura "buona" che possa ispirare empatia col personaggio. E in questa particolare storia, ci sta bene anche un malvagio-malvagio e basta, in stile Raskin di Sandy River.

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    Come sempre, Cico è ottimamente usato da Nolitta. A margine delle consuete gag comiche, qui il messicano è attivo anche per gli sviluppi della trama "seria". Spicca la sua assunzione come stalliere del circo per far entrare Zagor nel tendone, usando un carretto di fieno come "Cavallo di Troia".

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    Da notare che, durante il primo spettacolo dell'Indian Circus, sia lui che Zagor si trattengono a turno dal reagire con rabbia a ciò a cui stanno assistendo.

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    Questo è un Cico perfettamente complementare a Zagor. Si può affermare che, senza l'apporto di Cico, non sarebbe mai esistito quell'incantevole equilibrio tra Dramma & Commedia che rendevano così affascinanti le storie dello Zagor di Nolitta. Un peccato che la maggior parte degli autori moderni lo considerino una "palla al piede" da accantonare il più possibile, invece che una "risorsa aggiunta", come lo era di fatto durante la gestione Nolitta. E le differenze di fascino tra le storie dello Zagor classico e quelle dello Zagor attuale si notano in maniera impietosa, purtroppo. =_= Suggestiva la reazione dei pellerossa prigionieri, dopo il primo tentativo (poi fallito) di Zagor per liberarli. Solo alcuni sono disposti a combattere per la propria libertà; molti altri, per varie ragioni, preferiscono rimanere in stato di sottomissione.

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    La seconda incursione di Zagor nel circo ha successo...solo a metà. Nel senso che riesce a liberare gli indiani prigionieri, ma rimangono poi assediati all'interno del tendone dagli sgherri di Mac Carthy. La situazione viene sbloccata da un coraggioso sakem, che compie una sortita-suicida riuscendo ad uccidere il Collezionista, prima di essere a sua volta abbattuto dai fucili dei guardiani.

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    Con la morte di Mac Carthy, si spengono anche tutte le velleità aggressive dei suoi uomini. I rivoltosi possono così tornare ai loro villaggi, in un finale positivo che – in questo caso – non stona.

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    DIFETTI

    Nel finale, quando Zagor e gli indiani sono assediati all'interno del tendone, l'unico modo per uscire da quella situazione disperata sarebbe uccidere Mac Carthy...ma questo risultato sarebbe ottenibile solo tramite un'azione suicida. Se ne incarica uno dei prigionieri – tal Falco Rosso – che in effetti riesce nell'impresa, pur sapendo bene che quel gesto coraggioso gli sarebbe costato la vita. Tutto perfetto...tranne che, a parer mio, il sacrificio di Falco Rosso manca di epicità, per il fatto di essere stato compiuto da un personaggio totalmente anonimo. Per ciò che si è visto, infatti, Falco Rosso è solo un indiano scelto a caso fra il gruppo dei tanti indiani rapiti: poteva essere chiunque altro. Risulta quindi troppo poco familiare al lettore per suscitarne la partecipazione emotiva per la sua eroica morte. Sarebbe stato meglio che in precedenza Nolitta avesse dedicato qualche sequenza alla definizione di questo personaggio, in modo che il suo sacrificio finale coinvolgesse il lettore sul piano affettivo...ma così posso solo pensare "E' morto da eroe un tizio qualunque", la sua morte non mi dice granché. :huh: Inoltre, manca il confronto "ideologico" tra Zagor e Mac Carthy. Quando i due nemici si trovano faccia a faccia nel carrozzone, ci si sarebbe aspettati che Zagor rinfacciasse a Mac Carthy la disumanità delle sue azioni...invece lo tratta solo come un comune ostaggio.

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    Ok, nessuno si illude che Mac Carthy si sarebbe ravveduto solo per un discorsetto...però almeno fargli un severo rimprovero rientra nella filosofia del personaggio di Zagor (come è avvenuto con Hellingen, Verybad, Minamoto o il professor Lookford), se non altro per conferire maggior risalto al contrasto ideologico tra i due avversari.

    DISEGNI/COLORI

    Parere personale, ma trovo che il colore penalizzi un po' il segno di Ferri, che possiede tridimensionalità già di suo anche solo in bianco e nero. Qui comunque abbiamo una colorazione tenue, non invasiva, con gradevoli sfumature acquarellate. Un buon risultato, in definitiva.

    Storia: 8
    Disegni: 9,5
    Colorazione: 9

    QUI TUTTI GLI ARTICOLI SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 21:46
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    Questa puntata ebbe anche un adattamento simil-supergulp:
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 9/9/2022, 18:28) 
    Questa puntata ebbe anche un adattamento simil-supergulp: www.youtube.com/watch?v=TMTblMQ7wfc

    Questa non la sapevo! ^_^
     
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    Sui volumi allegati alla Gazzetta c'era scritto che adattarono in tutto 5 storie: Il mio amico Guitar Jim, La preda umana, Sulle orme di Titan, Zagor racconta e appunto Indian Circus.
    Ogni tanto i video fanno capolino su YT.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 9/9/2022, 19:06) 
    Sui volumi allegati alla Gazzetta c'era scritto che adattarono in tutto 5 storie: Il mio amico Guitar Jim, La preda umana, Sulle orme di Titan, Zagor racconta e appunto Indian Circus.
    Ogni tanto i video fanno capolino su YT.

    Peccato che non le abbiano trasmesse più spesso. A Supergulp non le avevo mai viste, solo Tex con "El Muerto".
     
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