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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 19

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 21 Jan. 2023
     
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    PURGATORIO CANTO 19 - SOGNO DI DANTE; QUINTA CORNICE: AVARI E PRODIGHI - PAPA ADRIANO V
    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    Dante e Virgilio incontrano gli avari e i prodighi del Purgatorio, costretti a stare distesi e rivolti verso il basso, piangendo i propri peccati (dalla litografia di Dorè).



    LA FEMMINA BALBA

    Siamo vicini all'alba: Dante e Virgilio sono sempre nella Quarta Cornice del Purgatorio, riservata agli accidiosi. La costellazione dei Pesci sorge sull'orizzonte. Dante sta dormendo e fa un sogno strano: sogna una donna, che prima le appare balbuziente ("femmina balba", appunto balbuziente, la chiama il Poeta), con gli occhi storti e zoppa, con le dita rattrappite e di colorito smorto. Poco dopo appare bellissima, come il calore del sole che riscalda le membra infreddolite nella notte. La donna parla con scioltezza, quasi cantando, tanto che Dante non riesce a toglierle gli occhi di dosso. Dice di essere una dolce sirena che tenta i marinai nell'oceano, proprio come aveva fatto con Ulisse, ed è in grado di legare a sé chi la ascolta. La donna non ha ancora smesso di parlare, quando Dante vede che compare un'altra donna, dall'aspetto di santa, che chiede a Virgilio - che compare anche lui nel sogno - chi sia l'altra donna. Virgilio, continuando a guardare la donna santa, strappa la veste alla prima donna che era comparsa e mostra a Dante il suo ventre, da cui esce un gran puzzo, tale da risvegliare immediatamente il poeta. Mentre si sveglia, Virgilio gli dice di averlo già chiamato tre volte, invitandolo ad alzarsi e a seguirlo, così da trovare il passaggio alla Cornice seguente, la Quinta, riservata agli Avari e ai Prodighi. Dante obbedisce e segue il maestro, ma col capo rivolto verso il basso, pensoso, simile a un mezzo arco di ponte. L'angelo della sollecitudine compare e li esorta a salire la scala che li porterà alla cornice successiva, con voce dolce e benevola. L'angelo apre le ali bianche come quelle di un cigno e li introduce alla scala, stretta tra due pareti rocciose, quindi muove le penne e fa vento verso i due poeti, affermando che "sono beati coloro che piangono e che saranno consolati". Mentre i due iniziano a salire la scala, Virgilio chiede a Dante perché cammina così pensieroso: il poeta risponde che ha avuto uno strano sogno. Virgilio gli spiega che la femmina che ha sognato rappresenta la cupidigia dei beni terreni, che danno una falsa illusione di felicità ed è l'occhio avido degli uomini a renderli appetibili, mentre la ragione umana (allegorizzata da Virgilio) ne svela la reale natura e il carattere vile. La donna che si oppone alla femmina balba può essere la Temperanza, la virtù opposta alla cupidigia. La cupidigia dei beni terreni è il peccato che viene punito nelle tre Cornici soprastanti. Virgilio invita dunque Dante ad affrettare il passo e a rivolgere lo sguardo ai beni celesti, che devono essere il solo richiamo per l'uomo. Dante diventa come il falcone che, fino a quel momento, aveva guardato in basso e poi drizza il collo al richiamo del padrone che gli porge il cibo. Così si affretta a percorrere la scala fino all'ingresso nella V Cornice.

    PAPA ADRIANO V

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    Dante incontra Papa Adriano V.


    Appena entrato, Dante vede le anime dei penitenti (gli avari e i prodighi) stese con la faccia a terra, intente a piangere, mentre recitano il salmo Adhaesit pavimento anima mea1, con profondi sospiri. Virgilio si rivolge alle anime chiedendo loro la via per la Cornice successiva: una di queste risponde invitandoli a procedere col fianco destro verso la parte esterna della Cornice, dove troveranno l'uscita. Dante intuisce che il penitente vorrebbe dire altro, per cui guarda interrogativamente Virgilio, che gli consente, felicemente, con un cenno, di parlare a lui. Il poeta si avvicina all'anima che ha parlato e le chiede di rivelare chi sono questi peccatori e di dirgli il suo nome, così da giovargli, una volta tornato sulla Terra, pregando per lui. L'anima purgante risponde presentandosi come "il successore di Pietro": papa Adriano V2 (anche se non dice il suo nome) e spiega di essere originario della terra di Lavagna, in Liguria, come la nobile casata cui appartenne in vita. Fu papa per poco più di un mese, in cui, tuttavia, sperimentò quanto sia gravoso ricoprire quell'alta carica. Egli si convertì tardivamente: infatti, non appena divenne papa, capì i suoi errori passati e si avvide che i beni terreni non danno la felicità, dal momento che non poteva aspirare a una più alta dignità. Fino a quel momento, era stato ambizioso e avaro e ora, in Purgatorio, sconta la pena per i suoi peccati. La pena degli avari rispecchia il loro peccato in vita ed è la più amara di tutto il Purgatorio: come sulla Terra essi non hanno rivolto lo sguardo in alto, ma lo hanno tenuto fisso sulle cose terrene, così ora la giustizia divina li tiene stesi e rivolti a terra, con piedi e mani legati, e li terrà in quelle condizioni, fin tanto che piacerà a Dio, per purificare le loro colpe. Dante si inginocchia davanti a papa Adriano e sta per parlare, quando il penitente gli chiede per quale motivo si sia inchinato. Dante risponde di averlo fatto in segno di rispetto per la sua dignità di pontefice: ma il penitente lo esorta ad alzarsi in piedi, poiché lui e Dante sono egualmente soggetti alla stessa autorità di Dio. Nell'Oltremondo si è tutti uguali e le dignità terrene non contano più, come disse una volta Gesù: "Neque nubent".3 Quindi Adriano invita Dante ad allontanarsi, poiché il protrarsi del colloquio gli impedisce di espiare la colpa in modo conveniente. Aggiunge di avere una nipote di nome Alagia4, piena di virtù, a patto che la sua famiglia non la corrompa: è la sola che possa pregare per lui sulla Terra.

    IL DANTE DI NAGAI

    Il sogno di Dante, con la "femmina balba" non compare nella versione di Nagai. In sostanza, a parte questo, il canto è stato seguito: però Papa Adriano dice nel manga che

    "Forse, quando la terra sarà satura delle mie stolte lacrime, il mio animo si sarà almeno in parte purificato. Ora andate, altrimenti non potrò piangere".

    Come si vede, Adriano non si mostra sicuro della sua totale purificazione, come invece lo è l'Adriano originale del poema : "FORSE il mio animo sarà ALMENO IN PARTE purificato". In Paradiso non si va purificati in parte: si va purificati totalmente. E dubitare del fatto che si raggiunga la totale purificazione nel Purgatorio significa, di conseguenza, non credere nella salvezza. E' anche un'offesa implicita a Dio, perchè si dubita della sua potenza e della sua bontà, credendolo non capace di purificare fino in fondo un'anima. Ma non solo: in questa frase non c'è nessun riferimento a Dio: anzi c'è un cenno del panteismo orientale, in cui tutto è Dio e Dio è tutto e Dio si identifica col mondo, cosa che non c'è nel Cristianesimo, dove Dio è separato dal mondo e non si identifica con esso, perchè il mondo è una creatura di Dio, mentre Lui rimane il Creatore. Che crea il mondo, ma non si identifica col mondo. Infatti, Papa Adrian nel manga parla della "TERRA che sarà satura delle lacrime", quasi come se fosse la terra ad attendere e a giudicare della penitenza di Adriano, e non Dio. Invece, nel poema, Adriano fa riferimento chiaramente a Dio:

    "e quanto fia piacer del giusto Sire," (tanto quanto piacerà al giusto Signore)
    tanto staremo immobili e distesi." (staremo qui immobili e stesi a terra)

    Inoltre, Adriano V, nella Commedia, dice a Dante di andarsene, perchè, parlando con lui, gli fa allungare ancora di più il tempo necessario per espiare la sua colpa. Invece, nel manga, Adriano dice a Dante di andare via "se no, non potrà piangere", senza alcun riferimento al tempo di espiazione che deve attraversare. Sembra un dettaglio: ma, in questo modo, nel manga si ha l'impressione che Adriano V debba rimanere lì a piangere per l'eternità. Mentre invece, nel poema, è chiaro che piangerà per un periodo limitato nel tempo, per quanto lungo possa essere, poi andrà dritto in Paradiso. Le anime di Nagai, nel Purgatorio, spesso sono anime povere di speranza: non dannate, ma semi-dannate. Invece, la speranza c'è in tutte le anime del Purgatorio che il vero Dante incontra, anche in quelle che sono sotto le pene più severe, perchè sanno tutte che sono salvate e che alla fine, dopo un periodo di sofferenza, entreranno felici in Paradiso.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xix.html

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    1 "Adhaesit pavimento anima mea": letteralmente significa "la mia anima si è attaccata al suolo" (Salmo 119 (118), versetto 25), anche se attualmente è tradotto con ""prostrata nella polvere è l'anima mia". Indica la tristezza di chi è nella prova e nella colpa.

    2 Adriano V fu Papa per solo un mese, dall'11 Luglio al 18 Agosto 1276: ebbe sempre una salute malferma.

    3 Neque nubent: qui Papa Adriano fa riferimento al passo di Matteo (cap12, vers30), in cui i Sadducei - che non credevano nella risurrezione dei morti - chiedono a Cristo di chi sarà moglie nel regno dei Cieli una donna che ha sposato in successione sette fratelli. E Gesù risponde: "in resurrectione enim neque nubent neque nubentur", cioè: "dopo la resurrezione, non si prende moglie nè marito". Nel mondo ultraterreno, i rapporti umani non sono gli stessi che c'erano nel mondo terreno: tutto è trasfigurato in una realtà più alta, e tutti sono di uguale dignità davanti a Dio. Per questo non aveva senso l'azione di Dante, che si inginocchiava davanti a Papa Adriano.

    4 Alagia era la moglie di Moroello Malaspina e Dante la conobbe personalmente durante il suo soggiorno in Lunigiana, quando fu ospite di quella nobile casata (da lui celebrata nell'incontro con Corrado Malaspina, nel Canto VIII).

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 28/1/2023, 17:57
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    Ricordo che da piccolo, quando lessi questo canto, pensai "é qui che finirà Paperon de'Paperoni, che é avido, ma non cattivo".
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 21/1/2023, 18:29) 
    Ricordo che da piccolo, quando lessi questo canto, pensai "é qui che finirà Paperon de'Paperoni, che é avido, ma non cattivo".

    E' vero: però a volte Paperone era davvero cattivo, soprattutto nei fumetti di Don Rosa e in quelli italiani di Guido Martina.

    Nella storia "Paperino e il Grande Barunz" di Martina, Zio Paperone è colpevole addirittura di omicidio, perchè aveva abbandonato il suo socio Red il Rosso in mano agli indiani, per avere così tutto l'oro senza dividerlo. E questo lo fa senza il minimo rimorso, nè sul momento e nemmeno dopo, quando è diventato ricchissimo. Martina spesso trasformava Paperone in un vero e proprio delinquente, stravolgendo il personaggio.
     
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    Alla faccia degli stravolgimenti fatti da Uderzo.
    Certo che, come avevi detto tu, pochi hanno capito DAVVERO il personaggio di Paperone.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 22/1/2023, 10:44) 
    Alla faccia degli stravolgimenti fatti da Uderzo.
    Certo che, come avevi detto tu, pochi hanno capito DAVVERO il personaggio di Paperone.

    Sì, perchè è facile trasformarlo in cattivo. Tra quelli che hanno capito Paperone, metterei Romano Scarpa e Rodolfo Cimino.

    L'esempio che ti avevo fatto, quello della storia di Guido Martina dove Paperone è un assassino, è un caso limite, ovviamente. Anche se Martina ha sempre avuto un interesse inquietante verso i personaggi Disney che fanno gli assassini: nel "Doppio segreto di Macchia Nera", vediamo Topolino che uccide con odio Basettoni, accoltellandolo mentre è a letto. Poi si scopre che era tutta una finzione: ma la scena resta tremenda lo stesso.
     
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