Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 2

    Tags
    Divina Commedia
    By joe 7 il 27 May 2023
     
    2 Comments   234 Views
    .
    PARADISO CANTO 2: PRIMO CIELO DELLA LUNA
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    DC1
    Dante e Beatrice iniziano il loro viaggio


    SENZA TEOLOGIA DA QUI IN POI NON SI VA AVANTI

    Dante si rivolge ai lettori che hanno scarse nozioni di dottrina cattolica ("O voi che siete in piccioletta barca,"), avvisandoli di tornare indietro e di non continuare a seguirlo per il mare aperto ("pelago"), perchè resterebbero smarriti. Infatti, da adesso in avanti quello che Dante dirà potrà essere ben compreso solo da un cattolico che conosce molto bene la sua fede. Infatti, nei secoli successivi fino ad oggi, la cantica del Paradiso sarà sempre la più trascurata di tutte: e Dante mostra di essere ben consapevole di questo. Minerva, dea della saggezza, soffia il vento della "barca" di Dante; Apollo, evocato da Dante, guida il timone e le Nove Muse gli indicano la giusta rotta da seguire. E' il modo di dire di Dante su quanto ora è ispirato nel narrare il suo viaggio. La rotta seguita dalla poesia dantesca, quindi, non è mai stata percorsa da nessuno e il poeta è assistito dall'ispirazione divina. Solo coloro che si sono dedicati molto allo studio della teologia ("pane degli angeli" la definisce Dante) possono seguirlo senza timore e, leggendo il Paradiso, resteranno meravigliati non meno degli Argonauti (il gruppo di eroi che cercò il Vello d'oro), quando videro il loro capo, Giasone, che arava un campo come un contadino.1

    IL CIELO DELLA LUNA

    Spinti dal desiderio di giungere all'Empireo, cioè nel più alto dei Cieli, dove si trova Dio, Dante e Beatrice procedono con grande velocità verso l'alto e, in un tempo minore di quello in cui una freccia scoccata arriva al bersaglio, ascendono al Primo Cielo, quello della Luna. Ora, non bisogna pensare che Dante e Beatrice abbiano percorso i 384.400 chilometri necessari per raggiungere la Luna: siamo già in Paradiso, a una distanza praticamente infinita da noi, quindi la presenza della Luna qui è soprattutto simbolica, anche se tra un pò parleranno proprio del satellite in sé, che gira intorno alla Terra. Dante osserva sorpreso l'astro della Luna: Beatrice intuisce la sua meraviglia e, sorridente e felice, lo invita a ringraziare Dio di averlo fatto salire fino in quel Cielo. A Dante sembra di essere circondato da una nube spessa, ma splendente e persino solida, quasi come un diamante illuminato dal sole (per quanto questo appaia come una contraddizione). E' dentro il Cielo della Luna, che appare solido, allo stesso modo come un raggio di luce attraversa la solida acqua, e Dante non capisce come questo sia possibile. Infatti lui rimane solido, ha un corpo, eppure è entrato lo stesso in un altro corpo solido, mentre la legge della non compenetrazione dei corpi lo dovrebbe impedire.

    S’io era corpo, e qui non si concepe (Se io avevo - e in effetti è così - un corpo solido, (allora) qui non si capisce)
    com’una dimensione altra patio, (come una dimensione (un corpo fisico) poté sopportare l'altra dimensione (cioè un altro corpo fisico all'interno)
    ch’esser convien se corpo in corpo repe, (una cosa che deve per forza accadere se un corpo penetra in un altro corpo)

    Questo, aggiunge Dante, dovrebbe far aumentare a noi il desiderio di arrivare in Paradiso, dove si potrà comprendere come si unisca la nostra natura con quella divina (Dante fa riferimento all'Incarnazione di Cristo, ma anche al fatto di entrare, lui uomo, nella Maestà Divina). E lo si potrà comprendere come realtà di fede, non attraverso una dimostrazione scientifica ("per fede / non dimostrato").

    LE MACCHIE LUNARI

    Adesso Dante parlerà a Beatrice riguardo alle macchie lunari: si tratta di vere e proprie macchie scure e chiare che vengono oggi di norma identificate coi crateri e i monti della Luna, come disse anche Galileo, esaminandole col cannocchiale. Ma anche così non si ha una spiegazione chiara ed esauriente di tutte le macchie. Anche se non lo si dice spesso, la presenza delle macchie lunari attualmente è un mistero che non si è ancora perfettamente spiegato: c'è chi ipotizza, per esempio, la presenza di "bolle magnetiche". La verità è che queste macchie non sono ancora del tutto spiegabili.

    Luna


    Tornando al poema: Dante dice a Beatrice di essere grato a Dio che lo ha ammesso in Paradiso, quindi le domanda quale sia l'origine delle macchie lunari, che è oggetto sulla Terra di varie leggende, come quella di Caino2. Beatrice sorride e risponde: l'opinione degli uomini è in errore quando i loro sensi non possono fornire una spiegazione adeguata. Dante non dovrebbe stupirsi di questo: la ragione infatti non può sempre basarsi sull'esperienza sensibile, quando questa non è sufficiente. Poi chiede a Dante quali siano le sue opinioni in merito alle macchie lunari: in seguito, lei gli risponderà. Dante risponde, dicendo che crede che le macchie lunari siano dovute alla maggiore o minore densità fisica della Luna.3 Beatrice gli replica che la sua spiegazione confuterà l'errata teoria di Dante.

    Inizia partendo da un fatto: nell'Ottavo Cielo, che è quello delle Stelle Fisse (qui siamo nel Primo Cielo, quello della Luna), ci sono tanti astri, diversi per qualità e dimensione. Se questa diversità fosse dovuta solo alla densità, come dice Dante per le macchie lunari, questo vorrebbe dire che in tutte le Stelle, piccole e grandi, sarebbe presente la stessa Virtù (cioè quella della densità, chiamata qui "virtù" nel senso di "caratteristica"), però distribuita in modo diseguale. Ma le virtù/caratteristiche sono molte, non c'è solo la densità, e il risultato finale è la combinazione di tutte queste diverse caratteristiche.

    Inoltre, se la Luna fosse più o meno densa a seconda delle macchie, questo vorrebbe dire che o ci sono dei fori che la passano da parte a parte, o che la sua massa è distribuita in modo non uniforme. Ora: se ci fossero dei fori sulla Luna, questo si vedrebbe durante le eclissi solari. La luce del Sole infatti attraverserebbe la Luna. Ma questo non accade, quindi la Luna non ha dei fori. Se invece la Luna avesse una diversa distribuzione di massa, allora in un punto ci sarà una distribuzione minore di massa, in un altro punto una distribuzione maggiore e così via. Nei punti di massa maggiore, i raggi luminosi quindi sarebbero riflessi, facendo diventare la massa lunare più scura. Ma non è così: infatti, continua Beatrice, se Dante mettesse due specchi, uno a destra e uno a sinistra, alla stessa distanza da lui (questi specchi rappresentano la "parte densa" della Luna) e mettesse un terzo specchio più lontano, davanti a sè (e questo rappresenta la "parte leggera" della Luna) e con questi facesse riflettere la fiamma di una candela alle sue spalle, noterà che lo specchio più lontano rifletterà la luce con minor dimensione, ma con l'uguale intensità dei due specchi laterali. Quindi, anche nell'ipotesi della diversa massa lunare, non ci sarebbero veri cambiamenti della luce del Sole: la luce si rifletterebbe infatti allo stesso modo sia sulle messe dense che su quelle leggere, con solo una differenza minima, non tale da giustificare la presenza delle macchie lunari.

    Ora Beatrice, con la sua spiegazione, può illuminare la mente di Dante con una luce vivida, come quando la luce del sole fa sciogliere la neve:

    Or, come ai colpi de li caldi rai (Ora, come ai caldi raggi del sole)
    de la neve riman nudo il suggetto4 (la neve si scioglie e si trasforma in acqua)
    e dal colore e dal freddo primai, (priva del colore e del freddo della neve stessa,)

    così rimaso te ne l’intelletto (così io voglio dare nuova forma al tuo intelletto,)
    voglio informar di luce sì vivace, (illuminandoti con una luce così intensa)
    che ti tremolerà nel suo aspetto (che nel suo aspetto ti sembrerà tremolante come quella di una stella.)

    La spiegazione di Beatrice parte da lontano, descrivendo ancora la struttura del Paradiso: nell'Empireo, cioè nel Cielo più in alto di tutti, quello della Pace divina, il "Cielo Immobile" dove risiede Dio, si trova il Nono Cielo, cioè il Primo Mobile, nella cui virtù (cioè capacità di vita, movimento, azione) è presente tutto l'Universo ("l’esser di tutto suo contento giace") e dove sono presenti tutti gli altri otto Cieli. Beatrice chiama questa "virtù" col termine "l'essenza di tutte le cose":

    Dentro dal ciel de la divina pace (Nel Cielo della pace divina (cioè l'Empireo, Cielo Immobile)
    si gira un corpo ne la cui virtute (ne ruota un altro (il Primo Mobile o Nono Cielo, chiamato "corpo") nella cui virtù)
    l’esser di tutto suo contento giace. (giace l'essenza di ogni suo contenuto (cioè di tutte le cose dell'Universo).

    L'Ottavo Cielo, quello delle Stelle Fisse, distribuisce questa "virtù" nei vari astri che sono presenti in esso; così pure gli altri Cieli sottostanti, che la distribuiscono per vari fini: tutti insomma ricevono un influsso dall'alto e lo riverberano verso il basso, guidati dalle varie Intelligenze Angeliche che si trovano in ogni Cerchio (come fa il fabbro usando il martello): per esempio, il Cielo delle Stelle Fisse riceve la sua impronta (cioè, "guida") dai Cherubini, gli Angeli di quel Cerchio. Già adesso, dice Beatrice a Dante, puoi intuire dove voglio arrivare per spiegare la presenza delle macchie lunari: come l'anima dell'uomo si differenzia nelle diverse membra del corpo, create ciascuna per fini diversi, così l'intelligenza, per esempio, dei Cherubini si dispiega per i vari astri del Cerchio, variamente distribuiti, ma sempre uniti, come lo sono le membra del corpo. La virtù divina quindi si lega in modo diverso con la materia del corpo stellare dando ad essa vita, come dà vita all'uomo. E, siccome la virtù che dà vita all'astro deriva da una natura gioiosa (Dio, che è Vita, è anche Gioia) per questo gli astri brillano, proprio come la gioia risplende nella pupilla dell'occhio. La differenza quindi nello splendore delle stelle non dipende dalla densità o da qualcosa del genere, ma dalla maggiore o minore gioia dell'intelligenza della virtù che si manifesta nelle varie stelle e anche nelle parti di uno stesso astro, come appunto la Luna. E questa è l'origine delle macchie scure su di essa.

    Beatrice


    COMMENTO

    Il Canto descrive l'ascesa di Dante e Beatrice al Cielo della Luna ed è dedicato in gran parte alla spiegazione dell'origine delle macchie lunari. Per molti commentatori questo canto è sembrato un arido esercizio didascalico e intellettuale, una sorta di pausa filosofica prima dell'incontro con i beati. Ma questa spiegazione, invece, è importante, perchè è una sorta di introduzione preliminare al Paradiso e alla sua struttura, ed è infatti posta proprio all'inizio della Cantica del Paradiso, poiché deve preparare il lettore al modo corretto di interpretare ciò che sarà descritto in seguito. Non a caso, l'inizio del Canto è una sorta di severo ammonimento ai lettori "in piccioletta barca", ovvero non in pieno possesso delle conoscenze teologiche necessarie ad affrontare il viaggio in Paradiso, che sono invitati a tornare "a riva" per evitare il rischio di perdersi.

    Chi leggerà il Paradiso, vedrà cose mai viste prima d'ora e si stupirà tanto quanto gli Argonauti quando videro Giasone trasformato in contadino, con un significativo riferimento ad Argo, che nel mito era stata la prima nave a solcare il mare e la cui apparizione stupì tutte le divinità marine, compreso Nettuno.

    In effetti, l'ascesa al Cielo della Luna è un primo esempio del carattere incredibile delle cose narrate, a cominciare dal fatto che Dante, dotato di un corpo solido, penetra nella materia dell'astro in modo incomprensibile alla ragione umana: di ciò non è fornita una spiegazione fisica o scientifica, ma si dice solo che questo e altri misteri ci saranno svelati quando saremo in Paradiso, dove ciò che crediamo per fede sarà spiegato non attraverso una dimostrazione ragionata (anche se sarà usata comunque la ragione, come nella spiegazione di Beatrice sulle macchie lunari, quando confuta scientificamente la teoria dantesca), ma attraverso degli assiomi evidenti di per se stessi.

    Questo è il punto centrale del Canto, ovvero la non dimostrabilità razionale dei misteri del divino e l'insufficienza della sola ragione umana a comprenderli: per cui la questione delle macchie lunari serve come esempio per ribadire questo concetto. Beatrice chiede a Dante la sua opinione in merito e il poeta riferisce quella che aveva espresso in passato nel Convivio, secondo cui le macchie scure sulla Luna sarebbero dovute alla maggiore o minore densità dell'astro. Tale spiegazione è appunto «scientifica» e Beatrice la confuta prima con argomenti fisici, per poi illustrare la vera origine del fenomeno, che avrà invece carattere metafisico e sarà collegata alla teoria degli influssi celesti già trattati nel Canto precedente. Questo ribadisce la non dimostrabilità degli articoli di fede e l'insufficienza degli argomenti sensibili, che da soli non spiegano tutto. Infatti, ancora oggi non si sa dare una spiegazione chiara sulle macchie lunari.

    La spiegazione di Beatrice si divide - proprio come nelle analisi scientifiche - in due parti: la prima è la "pars destruens", che dimostra errata la teoria di Dante con argomentazioni di carattere scientifico, mentre la seconda è la "pars construens" che, viceversa, chiama in causa ragioni di ordine metafisico e trascendente. Beatrice, cioè, - che qui rappresenta la teologia - dimostra l'inadeguatezza della sola filosofia ad affrontare simili questioni. Questo era stato probabilmente il peccato compiuto da Dante all'epoca del cosiddetto «traviamento», cioè la sua eccessiva fiducia nelle possibilità della ragione umana di spiegare ogni cosa, rifiutando l'esistenza di cose "non spiegabili", proprio come si fa oggi.

    La dimostrazione di Beatrice segue rigorosamente i procedimenti della Scolastica e della logica aristotelica, per cui l'opinione di Dante è ricondotta a due possibilità (o la Luna è talmente rada da avere dei «buchi» da parte a parte, cosa evidentemente non vera, oppure ha una massa compatta anche se con diversa densità); l'esperimento dei tre specchi e del lume dimostra scientificamente che la superficie lunare, anche se più o meno densa, riflette allo stesso modo la luce in ogni punto, quindi non può essere questa la causa delle macchie scure.

    Logica
    Beatrice: metodo scientifico e teologia


    Essa è spiegata nella seconda parte del ragionamento, venendo ricondotta alla teoria generale degli influssi celesti: la virtù indistinta che ha origine dal Primo Mobile discende nell'VIII Cielo, dove si divide nelle varie stelle; da qui discende nei Cieli sottostanti, dove le intelligenze angeliche che fanno ruotare i Cieli infondono tale virtù nella materia dell'astro, che si lega in modo diverso e risplende in modo più o meno intenso a seconda di come avviene questo legame, proprio come la gioia si manifesta in maggiore o minor misura negli occhi delle persone.

    Questo fa sì che le Stelle siano più o meno splendenti e che la Luna sia scura in alcune parti, per cui la spiegazione è di ordine metafisico e non può essere dimostrata in modo scientifico, con argomenti sensibili, poiché i sensi umani sono del tutto inadeguati alla comprensione di ciò che va oltre l'intelletto umano.

    In tal modo Dante ha fatto seguire un esempio lampante di quanto ha affermato nel monito dei primi versi, poiché è evidente che chi non ha adeguate conoscenze teologiche non è in grado di comprendere una simile spiegazione, né tutte le altre di tenore analogo che seguiranno nella Cantica. Lungi dall'essere una parentesi didascalica, questo Canto vuole spiegare quale sarà il carattere della descrizione del Paradiso e vuole prendere le distanze dal tentativo compiuto dal Convivio, in cui l'origine dei fenomeni naturali era sempre ricercata solo ed esclusivamente attraverso la ragione.

    Come nell'episodio di Ulisse, Dante ci spiega che l'intelletto umano ha un limite invalicabile e oltre ad esso può esserci solo la fede che si nutre del "pan de li angeli", cioè della dottrina teologica: qualunque altro tentativo è destinato a fallire, come il viaggio folle di Ulisse, che terminò col naufragio, che è indirettamente evocato all'inizio nell'immagine della piccioletta barca, e come forse ha rischiato di finire il viaggio dantesco prima di iniziare la composizione del poema.

    IL DANTE DI NAGAI

    Nel manga non ci sono riferimenti alle macchie lunari. Dante e Beatrice, insieme ad altre anime, sono portate in alto da una nuvola, che, però, nella Commedia originale non c'è: Dante e Beatrice si innalzano senza l'aiuto di nuvole. Ecco il dialogo:

    Beatrice: Tra poco vedrai il primo cielo, quello della Luna.
    Dante vede le stelle in cielo.
    Dante: Le stelle del firmamento sono stupende, sembrano gocce di luce. Quelle stelle meravigliose...ruotano nel cielo!
    Beatrice: E' così, ma la loro posizione relativa non muta. E' solo la loro luminosità a cambiare, in accordo con l'amore divino. Quando i cuori delle persone sono pieni di amore, la luce di quelle stelle diventa abbagliante!


    Beatrice nel manga parla del "cambiamento di luminosità delle stelle", dovuto all' "amore divino". Però, subito dopo, parla dei "cuori delle persone pieni di amore" che rendono le "stelle abbaglianti". E quindi questo "amore divino" verrebbe dai "cuori pieni di amore" degli uomini? Qui si capovolge il senso del cristianesimo: infatti, nel Cristianesimo non è l'uomo che è buono, è solo Dio che è buono. E l'amore che c'è nei cuori degli uomini viene da Dio, non dall'uomo: Dio è Amore, ma non lo è l'uomo. Qui invece, nel manga, sembra quasi che le stelle dipendano dai sentimenti degli uomini, mentre invece dipendono ad Dio e dal Suo amore. Nagai presenta una forma di panteismo, dove Dio è tutto, l'uomo è Dio, il mondo è Dio, e tutto è connesso, senza mai avere un Dio-persona, un Dio Creatore, dal quale proviene tutto: le stelle, il mondo, l'uomo, e, soprattutto, l'Amore.

    jpg
    "Uh, che bello, i fuochi artificiali!" "No, Dante, sono delle stelle, che brillano tanto per via del fatto che i cuori degli uomini sono tutti pieni d'amore." "Che stupidata, Beatrice. Se fosse davvero così, il cielo sarebbe tutto buio!"


    Inoltre, non è vero che "la posizione relative delle stelle non muta", come dice Beatrice nel manga: le stelle invece ruotano, non stanno ferme, e questo lo si vede. Anche qui si ha una forma di buddismo, o visione orientale, dove tutto è illusione, dove nulla è ciò che sembra, dove sembra che le stelle mutino posizione, invece non lo fanno. Ma, ragionando in questi modo, anche la realtà alla fine viene rifiutata.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-ii.html

    ---------------------------------------
    1 Dante qui fa riferimento alle Metamorfosi di Ovidio, in cui Giasone, giunto nella Colchide, dovette affrontare alcune prove, tra cui quella di arare un campo con due buoi mostruosi da lui domati. Però nel testo ovidiano lo stupore nel vedere l'eroe compiere questo è dei Colchidi, non degli Argonauti.

    2 Dante si riferisce alla leggenda medievale secondo cui le macchie lunari erano dovute a Caino, confinato sulla Luna e condannato a portare un fascio di spine sulle spalle.

    3 Qui Dante cita la sua opinione circa le macchie lunari, che aveva espresso nel Convivio: "Che se la Luna si guarda bene, due cose si veggiono in essa proprie, che non si veggiono ne l’altre stelle: l’una sì è l’ombra che è in essa, la quale non è altro che raritade del suo corpo, a la quale non possono terminare li raggi del sole e ripercuotersi così come ne l’altre parti". Questa teoria risale probabilmente ad Averroè (De substantia orbis), anche se Dante nel Convivio segue il pensiero di San Tommaso d'Aquino (Commentarii de Caelo et Mundo).

    4 Il "suggetto" del verso è il "subiectum" della Scolastica: cioè, ciò che sta a fondamento di una cosa, come l'acqua lo è della neve. Beatrice intende dire che la mente di Dante, che ora è diventata sgombra dalle idee sbagliate, può acquisire una nuova forma, come la neve, sciolta dal sole, è tornata acqua e può tramutarsi in qualcos'altro.

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 13/6/2023, 14:28
      Share  
     
    .

Comments
  1. view post
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    408

    Status
    Offline
    Beh, il canto del Paradiso dovrebbe ricordare a tutti noi che l'uomo non é onnipotente e che esiste un'entità superiore che guida le nostre vite.
    L'impegno di Dante nel realizzarlo dimostra la sua Fede e la fondatezza di quest'ultima: infatti, la Divina Commedia può essere considerato il testo sacro più importante dopo Bibbia e vangeli; mentre nessun testo basato sull'ateismo viene ricordato altrettanto bene.
     
    Top
    .
  2. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,426

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 27/5/2023, 18:51) 
    Beh, il canto del Paradiso dovrebbe ricordare a tutti noi che l'uomo non é onnipotente e che esiste un'entità superiore che guida le nostre vite.
    L'impegno di Dante nel realizzarlo dimostra la sua Fede e la fondatezza di quest'ultima: infatti, la Divina Commedia può essere considerato il testo sacro più importante dopo Bibbia e vangeli; mentre nessun testo basato sull'ateismo viene ricordato altrettanto bene.

    Infatti, credo che, dopo la Bibbia, la Divina Commedia sia il testo più ispirato di tutti. Ci sono dei famosi testi sull'ateismo ma non sono altrettanto popolari, nè convincenti.
     
    Top
    .