PARADISO CANTO 10 - QUARTO CIELO DEL SOLE - I 12 SPIRITI SAPIENTI DELLA PRIMA CORONA - SAN TOMMASO D'AQUINO (seconda parte)(primo post: qui; precedente post: qui)
San Tommaso d'Aquino, domenicano, Dottore della Chiesa e autore della Summa Theologica, che collega la Fede alla Ragione parlando di ogni cosa (appunto, una "Summa"). E' la base del pensiero razionale.
ASCESA AL QUARTO CIELO DEL SOLE: L'ORDINE TOLEMAICO (IL SOLE CHE GIRA ATTORNO ALLA TERRA) NON E' SBAGLIATO, NELLA PROSPETTIVA DI FEDEIl Sole, che riflette sulla Terra il suo influsso benefico e misura il tempo, si trova,
come abbiamo detto, nel punto equinoziale, e viaggia seguendo un'orbita a forma di spirale ascendente e discendente (
"si girava per le spire"). Infatti, Dante seguiva il sistema tolemaico, in cui si riteneva che il Sole ruotasse davvero intorno alla Terra. Vero o no che fosse, questo non ha importanza: quello che conta è che
la Terra è davvero più importante del Sole, perchè è lì che vive l'uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, ed è lì che Dio si è fatto uomo. Quindi la Terra è davvero al centro dell'Universo: se non fisicamente, lo è però in ordine di importanza. E il Sole, essendo sì più grande della Terra, ma mano importante di questo corpo celeste, sia nel sistema tolemaico che in quello copernicano effettivamente "gira" intorno alla Terra: se non fisicamente, lo fa in ordine di importanza. Perchè qui non stiamo facendo un trattato di astronomia, ma di fede, in cui l'ordine di importanza dei pianeti, delle stelle, del Sole deve esser tale da mettere sempre e comunque la Terra al primo posto. Senza togliere nulla a Copernico e agli astronomi, che possono esporre liberamente le loro teorie scientifiche: qui siamo su due piani diversi, che non si contraddicono, ma si completano.
Il sistema tolemaico: il Sole gira intorno alla Terra. Se nella realtà questo non accade, nella prospettiva di fede lo è, vista l'importanza capitale che hanno la Terra e l'uomo nel piano di Dio.
GLI SPIRITI SAPIENTI: DANTE RINGRAZIA DIODante non si accorge di penetrare nel cielo del Sole, se non dopo che ci è entrato: come una persona che ha avuto un pensiero improvviso e se ne accorge solo quando gli si è manifestato. Beatrice, infatti, in questa salita in Paradiso, guida Dante di Cielo in Cielo tanto velocemente, che il suo atto è quasi istantaneo. Una volta che Dante si trova nel Quarto Cielo del Sole, vede delle luci ancor più splendenti del Sole, e Dante le sapeva distinguere anche se erano dello stesso colore: Dante, insomma, non riesce a spiegare a parole umane quello che sta osservando. Il nostro linguaggio, infatti, è incapace di esprimere realtà così elevate. Le luci che appaiono a Dante sono la quarta schiera dei beati, gli
spiriti sapienti, sempre appagati dalla visione di Dio. Il Padre, infatti, li sazia di continuo mostrando loro il mistero della Trinità:
Tal era quivi la quarta famiglia (Qui si presentava in tal modo la quarta schiera dei beati (spiriti sapienti),de l’alto Padre, che sempre la sazia, (che il Padre sazia di continuo)mostrando come spira e come figlia. (mostrandogli il mistero della Trinità: cioè "come spira" (dal Padre procede lo Spirito Santo) e "come figlia" (il Padre genera il Figlio)Beatrice esorta Dante a ringraziare l'Altissimo (
"Sol degli angeli", cioè Sole degli Angeli) per il privilegio cui lo ha ammesso. E il cuore di un uomo non fu mai così ben disposto a rivolgersi a Dio e pronto a esprimere la propria gratitudine, come lo è stato quello di Dante: egli si volge a Dio per ringraziarlo e il suo raccoglimento, la sua riconoscenza verso Dio è talmente grande che si dimentica di Beatrice. E questo a lei non dispiace, anzi ne sorride a tal punto che lo splendore dei suoi occhi gioiosi induce il poeta a dividere la sua attenzione tra Dio e il suo sorriso.
LA PRIMA CORONA DEI DODICI SPIRITI SAPIENTIDante vede tante luci sfolgoranti, in tutto dodici (che più avanti saranno riconosciuti come
i dodici beati della Prima Corona) che circondano lui e Beatrice, proprio come una corona: cantano con voce melodiosa e sono simili all'alone luminoso che, talvolta, di notte, circonda la Luna quando l'aria è molto umida.
Nella corte del Paradiso, da dove Dante poi è ritornato alla fine del poema, ci sono tanti gioielli belli e preziosi, che non si possono portar via da quel regno: e il canto di quelle luci era uno di quei gioielli. E chi non sarà in grado di volare fin lassù (quindi andando in Paradiso dopo la morte) non si aspetti che io lo descriva, dice Dante: io sono come un muto, dice il poeta, che non può recare notizie con la sua voce.
Le luci dei dodici spiriti della Prima Corona ruotano attorno a Dante e Beatrice per tre volte, simili a stelle che ruotano attorno al polo celeste: poi si arrestano, come le donne che danzano e si fermano in silenzio, attendendo che la musica riprenda. Il poeta qui allude alla danza delle
"ballate", in cui le donne danzavano appunto in cerchio, al suono della ripresa: dopo un giro intero, si interrompevano un momento e poi veniva cantata la prima strofa e il ballo riprendeva, continuando così per tutta la ballata. Dante si riferisce quindi al momento in cui le danzatrici, terminata la ripresa o la strofa, si fermano, attendendo la prosecuzione della danza, quasi come in certe scene di
Fantasia di Disney.
SAN TOMMASO D'AQUINO SI PRESENTAUno dei dodici beati - che poi si saprà essere
San Tommaso d'Aquino - si rivolge a Dante e dichiara che la grazia divina,
"onde s’accende verace amore e che poi cresce amando", cioè
"dal quale si accende il vero amore che poi, amando, continua a crescere", risplende nel poeta. Infatti, la grazia divina gli ha permesso di accedere da vivo in Paradiso: quindi è impossibile che gli spiriti beati non esaudiscano spontaneamente tutti i suoi desideri, proprio come l'acqua scende naturalmente dall'alto verso il basso.
E' chiaro che Tommaso ha capito che Dante vorrebbe sapere di quali fiori è formata questa
"ghirlanda", cioè la Corona dei dodici spiriti, che è disposta tutt'intorno a Beatrice,
"la bella donna che ti guida al Cielo". San Tommaso, senza dire ancora il suo nome, si presenta come un membro dell'Ordine domenicano, dove ci si arricchisce spiritualmente, se non si devia dalla regola: infatti Tommaso d'Aquino fu domenicano.
Io fui de li agni de la santa greggia (Io fui uno degli agnelli del santo gregge)che Domenico mena per cammino (che san Domenico conduce per il cammino,)u’ ben s’impingua se non si vaneggia. (dove ci si arricchisce di beni spirituali se non si devia dalla regola.)SAN DOMENICO DI GUZMAN, FONDATORE DEI DOMENICANI
La Madonna dà il Rosario a San Domenico.
San Domenico fu fondatore dell'ordine dei Domenicani, fondato all'inizio per correggere le eresie dei Catari, poi come ordine predicatore itinerante (cioè in cammino) e povero (simile ai francescani). E' chiamato a volte "di Guzman" perchè proveniva dall'omonima famiglia spagnola. Altra caratteristica dei Domenicani è l'organizzazione monastica (vivono in monasteri) e lo studio approfondito della fede cristiana. L'ordine dei Domenicani è tuttora uno dei più importanti della Chiesa. Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle sue grandi penitenze, il 6 agosto 1221 San Domenico muore circondato dai suoi frati, nel convento domenicano di Bologna, in una cella non sua, perché lui, il Fondatore, non l'aveva. Infatti il suo corpo si trova a Bologna, nella Chiesa di San Domenico. San Domenico è famoso anche per essere stato il primo diffusore della preghiera del
Rosario: la Santa Vergine un giorno gli apparve dandogli la corona del Rosario, dicendo che con essa potrà sconfiggere l'eresia dei Catari e ogni eresia, e salvare così molte anime.
SAN TOMMASO D'AQUINO
La colomba è simbolo dello Spirito Santo, cioè di Dio, che sta facendo comprendere a Tommaso d'Aquino la verità su ogni cosa.
San Tommaso d'Aquino, domenicano, nacque nella contea di Aquino (faceva parte appunto della famiglia nobile dei D'Aquino), più precisamente a Roccasecca, in provincia di Frosinone. E' stato una delle colonne del pensiero filosofico. E' stato santo, teologo e mistico: Dottore della Chiesa, chiamato addirittura
"Dottore Angelico", gode di un’autorevolezza tutta speciale e unica nella cristianità.
Al centro dei suoi studi era Cristo: è noto per la sua monumentale opera teologica e filosofica, in particolare per quel prezioso lavoro di connessione tra i classici del pensiero filosofico (Aristotele, eccetera) e la fede cristiana. Tommaso definisce così la Verità:
"La verità è la corrispondenza dell’intelletto alla realtà".E' la filosofia dell’essere: i sofisti, prima di Tommaso e dopo Tommaso, negano che si possa conoscere la realtà nella sua essenza, ma si conoscerebbe solo “il pensiero”, “il pensabile”, quindi ognuno ha “la sua” verità, pensa ciò che gli pare e gli piace. È una conoscenza umana separata dall’essere, che si allontana dal reale e pertanto da Dio: è il sofisma e la gnosi, al quale Tommaso risponde dicendo che la realtà invece è, esiste, ed è comprensibile ai sensi. Se no, non si va da nessuna parte. Famosa infatti è la sua frase detta agli studenti quando iniziava una lezione: portava una mela, la metteva sulla cattedra e diceva:
"Questa è una mela. Chi non è d'accordo, può andarsene."Inoltre, la sua dottrina si regge sul primato dell’intelletto, che è la condizione stessa dell’amore: solo un essere intelligente è capace di amore. Il sentimento, di per sè, non basta per essere definito "amore". L'amore deve essere fatto anche con intelligenza e volontà, e spirito di sacrificio.
La sua eredità di fatto è diventata parte integrante del patrimonio di fede: per questo, oltre ad essere Santo, è anche Dottore della Chiesa. Morì a Fossanova nel 1274 e il suo corpo riposa a Tolosa, nella Francia sud-occidentale, in una chiesa a quei tempi domenicana, la
basilica dei Giacobini (cioè di San Giacomo). Nel 1562 furono profanate dai protestanti Ugonotti e Calvinisti; dopo essere state recuperate, furono poi di nuovo profanate durante la Rivoluzione Francese nel 1791. A partire dalla Rivoluzione, infatti, i Domenicani furono scacciati via dalla chiesa, che divenne proprietà del Comune. Il corpo di San Tommaso fu poi riportato nella Chiesa.
A partire dalla sua morte fino ad oggi, l’autorità infallibile della Chiesa lo ha indicato come
il Teologo per eccellenza, da preferirsi a tutti gli altri. I documenti che attestano quanto detto sono centinaia, promulgati da moltissimi pontefici dal 1300 ad oggi: per esempio,
l’Aeterni Patris di Leone XIII, la
Studiorum ducem di Pio XI e la
Fides et ratio di Giovanni Paolo II. Parlando del cammino secolare del pensiero filosofico cristiano, la
Fides et Ratio dice a proposito di Tommaso d'Aquino:
"Notando la sua perfetta ed equilibrata sintesi tra fede (sovrannaturale, propria dei soli cristiani) e ragione (naturale, posseduta da tutti gli uomini) è per questo motivo che, giustamente, san Tommaso è sempre stato proposto dalla Chiesa come maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia. San Tommaso amò in maniera disinteressata la verità: la cercò dovunque essa si potesse manifestare, evidenziando al massimo la sua universalità. Il suo pensiero, proprio perché si mantenne sempre nell’orizzonte della verità universale, oggettiva e trascendente, raggiunse vette che l’intelligenza umana non avrebbe mai potuto pensare. Con ragione, quindi, egli può essere definito "apostolo della verità", proprio perché alla verità mirava senza riserve: nel suo realismo egli seppe riconoscerne l’oggettività. La sua è veramente la filosofia dell’essere e non del semplice apparire.”COMMENTOGli spiriti che appaiono in questo Cielo (i dodici spiriti della prima corona dei beati) sono delle luci sfavillanti, che risaltano per luminosità nella luce pur intensissima del Sole, in un modo che per Dante è quasi impossibile da descrivere a parole: è il preannuncio di quella poetica dell'«inesprimibile» che tanta parte avrà nella Cantica del Paradiso e che in questo Canto è più volte ribadita, col dire che il linguaggio umano è troppo inferiore all'elevatezza della materia.
Inizia da questo Cielo anche l'uso di immagini astratte nell'apparizione dei beati, che infatti formano una corona di dodici spiriti che circondano Dante e Beatrice e ruotano intorno con un canto melodioso: il cerchio è simbolo di perfezione e sapienza, ricordando anche il disco solare, il cui influsso questi beati hanno subìto in vita, così come negli altri Cieli vedremo i beati formare una croce, l'aquila imperiale, una scala dorata.
Dopo il ringraziamento a Dio da parte di Dante, a ciò esortato da Beatrice, è
san Tommaso d'Aquino a presentare se stesso come uno dei beati della corona e a indicare gli altri undici spiriti al poeta (lo vedremo poi). La scelta del domenicano è ovviamente non casuale, trattandosi del maggior filosofo cristiano del Medioevo e appartenente a uno dei due principali Ordini mendicanti, così come filosofi e teologi di primo piano sono i beati che formano con lui la corona dei dodici.
Il lungo discorso di san Tommaso è stilisticamente elevato, con la metafora iniziale del vino e della fiala (
"ampolla") che dovrà soddisfare la sete di conoscenza di Dante, il fatto dell'acqua che non può non scendere verso il basso, il paragone tra i beati della corona e i fiori che formano una ghirlanda, che in questo caso abbellisce Beatrice, che ha portato fin qui Dante.
BIBLIOGRAFIAhttps://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-x.htmlhttps://www.reginadelrosario.it/la-vera-nascita-del-santo-rosario-in-modo-concreto/(Continua qui)QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTEEdited by joe 7 - 5/11/2023, 14:18
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