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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 10 (prima parte)

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 14 Oct. 2023
     
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    PARADISO CANTO 10 - QUARTO CIELO DEL SOLE - L'ORDINE DIVINO DEL CREATO (prima parte)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    Trinit
    Padre, Figlio e Spirito Santo: la Santissima Trinità, Dio Trino e Uno.


    DANTE CONTEMPLA L'ORDINE DEL CREATO, IMMAGINE DELLA TRINITA'

    Dante interrompe un attimo il racconto, rivolgendosi al lettore: infatti, da adesso in avanti, che si è raggiunto il Quarto Cielo del Sole, riservato agli Spiriti Sapienti, a Dante è stato spalancato praticamente l'intero Paradiso, in un modo tale che non avrà più tempo di dare spiegazioni al lettore. Tanto alta ora è la sua contemplazione, che avrà solo il tempo di descrivere ciò che vede, consapevole dell'impossibilità di spiegarlo chiaramente a chi è ancora sulla Terra.

    Per prima cosa, il poeta fiorentino osserva che Dio ha creato i Cieli con una tale perfezione, che non è possibile guardare questo spettacolo senza godere del suo valore. E' come osservare qualcosa di incredibilmente bello, tanto da farti ammutolire e restare a bocca aperta. Ecco le parole di Dante:

    Guardando nel suo Figlio con l’Amore (La prima e indicibile Potenza, cioè il Padre - citato nel terzo verso - guardando il Figlio con l'Amore, cioè lo Spirito Santo)
    che l’uno e l’altro etternalmente spira, (che spira eternamente da entrambi,)
    lo primo e ineffabile Valore (La prima e indicibile Potenza (il Padre): è il soggetto della frase, citato all'inizio di questa parafrasi per chiarezza)

    quanto per mente e per loco si gira (creò l'armonioso movimento dei Cieli)
    con tant’ordine fé, ch’esser non puote (in modo così perfetto, che non è possibile ammirarlo)
    sanza gustar di lui chi ciò rimira. (senza godere dell'immagine divina, cioè senza contemplare Lui)

    Da sempre la bellezza porta a Dio, che è appunto Bellezza. Tutto ciò che è bello fa capire all'uomo che c'è qualcosa di misterioso, armonico, immenso in tutto questo equilibrio che porta ad ammirare quella misteriosa cosa che si chiama bellezza: le opere di Fidia, Michelangelo, Bernini, tutto ciò che ci suscita meraviglia. Anche nella natura c'è la bellezza: l'armonia di un fiore, di un paesaggio, delle nuvole, il tramonto sul mare. Se la si osserva davvero, la bellezza, si capisce che non è di questa Terra, ma viene da Qualcosa di più alto. Da sempre la bellezza è immagine di Dio. Al contrario, la bruttezza (per esempio, i film horror, il vestirsi in modo orrido, il gusto necrofilo per le cose morte e altre tendenze del genere) viene da qualcosa di più basso, dagli inferi.

    Dante dice qui che Dio ("lo primo e ineffabile Valore"), guardando il Figlio con lo Spirito Santo ("l'Amore") che spira da entrambi, ha creato il movimento armonioso dei Cieli "quanto per mente e per loco si gira": ovvero grazie alle Intelligenze angeliche motrici. Dio, infatti, agisce attraverso gli Angeli, esecutori dei Suoi comandi.

    Inoltre, il verso di Dante "che l'uno e l'altro eternamente spira", parla chiaramente dello Spirito Santo, l'Amore, cioè la Terza Persona della SS. Trinità, che procede dal Padre e dal Figlio, come diciamo nel Credo. E' la condizione essenziale perchè ci sia la Trinità: la stessa sostanza in tre persone, quindi l'equivalenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Proprio per questo è errata, e non cristiana, la versione eretica della Chiesa Ortodossa, che dice che lo Spirito Santo procede dal Padre, ma non dal Figlio, negando così l'equivalenza completa a Dio del Figlio, e quindi negando in parte l'Incarnazione, cioè Dio che si è fatto uomo.

    LA SFERA CELESTE

    Dante invita il lettore a contemplare la grandezza divina nelle sue opere celesti: descrive, infatti, il punto in cui si intersecano l'Equatore celeste e l'Eclittica.

    Qui è necessario interrompere un momento la narrazione e spiegare quello che Dante voleva dire. E la complessità dell'argomento dà un'idea di cosa fosse davvero quel "Medioevo da ignoranti" di cui si parla oggi senza sapere nulla. Fate attenzione adesso e portate pazienza, perchè qui ci vuole un certo sforzo per capire bene.

    Gli astronomi, sia quelli del Medioevo che quelli moderni, per comodità, immaginano che tutto l'Universo sia una immensa sfera, detta Sfera Celeste, di cui la Terra occupa il centro. Indipendentemente dal fatto che la Terra sia davvero al centro dell'Universo o del Sistema Solare o no, deve comunque essere al centro della Sfera Celeste, per permettere così le misurazioni astronomiche, che hanno bisogno di un punto fermo: e la Terra è adatta ad esserlo.

    Sia gli astronomi medievali, che quelli moderni, sanno che l'Universo non è infinito, ma ha una fine, anche se non è possibile indicarla, tanto sono grandi le sue dimensioni. Da qui era nata l'idea di una Sfera Celeste.

    Ora, questa sfera ipotetica, la Sfera Celeste, è, per forza di cose, la proiezione della Terra stessa. Quindi, l'Equatore della Terra sarà sullo stesso piano dell'Equatore Celeste e l'Asse Terrestre è sulla stessa linea dell'Asse della Sfera Celeste (si veda il disegno qui sotto per chiarezza).

    Il piano dell'Equatore Celeste è tagliato trasversalmente dal piano dell'Eclittica, che è il circolo descritto dal Sole nel suo cammino annuale. Cammino apparente, lo sappiamo, perchè è la Terra che si muove, non il Sole: ma, per comodità di misurazione, si fa finta che il Sole si muova attorno alla Terra in questo schema.

    Nell'Eclittica, il Sole percorre tutte le dodici costellazioni zodiacali.

    L'Eclittica è chiamata così perché le eclissi avvengono quando la Luna, la Terra e il Sole si trovano appunto sullo stesso piano dell'Eclittica.

    L'Eclittica è inclinata di 23°, 30', cioè di 23 gradi e mezzo (quindi 30 sessantesimi di grado), rispetto all'Equatore, sia terrestre che Celeste.

    Sfera-celeste


    I punti in cui l'Eclittica, il percorso del Sole, incrocia il piano dell'Equatore Celeste sono detti Equinozi.

    In un Equinozio, su tutta la Terra la notte dura tanto quanto il giorno: 12 ore ciascuno. Infatti, "equinozio" in latino significa "notti uguali".

    Si hanno due Equinozi all'anno: l'Equinozio d'Autunno, il 23 Settembre, in cui finisce l'Estate e inizia l'Autunno. In quel momento, il Sole è nella costellazione della Bilancia. Poi si ha l'Equinozio di Primavera, il 21 Marzo, in cui finisce l'Inverno e inizia la Primavera. In quel momento, il Sole è nella costellazione dei Pesci.

    Dante, in questo momento della Divina Commedia, si trova nell'Equinozio di Primavera, quindi siamo al 21 Marzo.

    Solo per completezza, che in questa narrazione non è necessario raccontare, aggiungo il concetto dei Solstizi.

    Nel Solstizio, il Sole sembra raggiungere la sua posizione più alta - in questo caso, a Nord rispetto all'Equatore - o più bassa - in questo caso, a Sud rispetto all'Equatore. Quasi come se si fosse "fermato": e infatti "Solstizio" viene dal latino "sol", sole, e "sistere", fermarsi.

    Se il Sole raggiunge il suo punto più alto a Nord dell'Equatore, si ha il Solstizio d'Estate, che è il giorno più lungo dell'anno ed è il 21 Giugno: la fine della Primavera e l'inizio dell'Estate. Se il Sole, invece, raggiunge il suo punto più basso a Sud dell'Equatore, si ha il Solstizio d'Inverno, che è il giorno più corto dell'anno, ed è il 22 Dicembre: la fine dell'Autunno e l'inizio dell'Inverno.


    Ecco cosa dice Dante al riguardo:

    Leva dunque, lettore, a l’alte rote (Dunque, o lettore, alza lo sguardo con me alle sfere celesti,)
    meco la vista, dritto a quella parte (proprio verso quel punto)
    dove l’un moto e l’altro si percuote; (in cui i due movimenti opposti si intersecano (il punto equinoziale)

    Dante sta parlando qui di due moti opposti che si incontrano:
    - il primo, che è quello dell'Equatore (sia terrestre che celeste), che passa da est a ovest in un giorno (moto diurno), e
    - il secondo, che è quello dell'Eclittica, in cui il Sole passa da ovest a est in un anno, attraversando le Dodici Costellazioni dello Zodiaco.
    I due piani (Equatore Celeste ed Eclittica), come si è detto, si incrociano, formando un angolo di 23 gradi e mezzo, in due punti detti equinoziali, che corrispondono appunto alla posizione del Sole ai due equinozi, come descritto prima.

    In questo momento della Divina Commedia, il Sole si trova al punto dell'Equinozio di Primavera, il 21 Marzo, e Dante, nel verso che ho appena presentato prima, chiama il lettore ad osservare proprio quel punto dell'Equinozio.

    Dante poi continua, descrivendo la presenza di Dio Creatore in tutto questo:

    e lì comincia a vagheggiar ne l’arte (e (tu, lettore) comincia ad ammirare lì l'opera d'arte)
    di quel maestro che dentro a sé l’ama, (di quell'artefice (Dio) che la ama dentro di sé,)
    tanto che mai da lei l’occhio non parte. (al punto che non ne distoglie mai lo sguardo.)

    Vedi come da indi si dirama (Vedi come da lì diverge)
    l’oblico cerchio che i pianeti porta, (lo Zodiaco che porta con sé i pianeti,)
    per sodisfare al mondo che li chiama. (per soddisfare le esigenze della Terra che li invoca (per le influenze e per il ciclo stagionale)

    L' "oblico cerchio", cioè "cerchio obliquo" è lo Zodiaco, descritto nell'Eclittica. Questo è l'unico caso in cui si usa questo termine, "oblico/obliquo": è un neologismo dantesco.

    Il cerchio dello Zodiaco e il cerchio dell'Eclittica si identificano. E l'inclinazione dell'Eclittica/Cerchio zodiacale rispetto all'Equatore Celeste è responsabile del ciclo delle stagioni, rendendo quindi possibile la vita sulla Terra.

    Infatti, se il Sole passasse in modo esattamente perpendicolare attorno alla Terra, non ci sarebbero più le stagioni.

    C'è anche l'ipotesi che il Diluvio abbia provocato uno spostamento dell'asse terrestre, creando così le stagioni, che prima non c'erano.


    E, se l'angolo tra il piano dell'Equatore Celeste e l'Eclittica fosse diverso, l'ordine della Terra verrebbe alterato. Dante spiega così questo fatto:

    Che se la strada lor non fosse torta, (Infatti, se la sua traiettoria (quella dell'Eclittica) non fosse obliqua rispetto all'Equatore celeste,)
    molta virtù nel ciel sarebbe in vano, (molti influssi astrali sarebbero inutili)
    e quasi ogne potenza qua giù morta; (e qui, sulla Terra, ogni potenzialità della natura resterebbe inattiva;)

    e se dal dritto più o men lontano (e se la divergenza (cioè l'angolo tra l'Equatore Celeste e l'Eclittica) fosse maggiore o minore,)
    fosse ‘l partire, assai sarebbe manco (l'ordine del mondo sarebbe assai manchevole)
    e giù e sù de l’ordine mondano. (in entrambi gli emisferi.)

    Con questi complessi paragoni astronomici, Dante vuole dire semplicemente che c'è ordine nell'Universo. Un ordine voluto da Dio e controllato in ogni dettaglio. Dante conclude, dicendo direttamente al lettore di riflettere per conto suo da ora in poi su ciò che leggerà, perchè, dice il poeta, parafrasando: "ho troppe cose da dire da adesso in avanti, che non avrò più tempo di dare delle spiegazioni: tanto è alto quello che sto per affrontare".

    Tra l'altro, l'insistenza di Dante in questo Canto sulla posizione del Sole è dovuta proprio al fatto che Dante, ora, è entrato appunto nel Cielo del Sole.

    COMMENTO

    Il Canto descrive l'ascesa al Cielo del Sole di Dante e Beatrice, che lasciano alle spalle i primi tre Cieli (Luna, Mercurio e Venere), in cui i beati avevano subìto un influsso dai rispettivi astri, ed entrano in quello che è stato definito il Paradiso vero e proprio, cui corrisponde un innalzamento della materia. Questo viene sottolineato da Dante mediante l'elevatezza dello stile e l'appello del poeta al lettore, che è invitato a "cibarsi" da solo, in quanto l'attenzione del poeta ora è tutta concentrata sui suoi versi, con un'apostrofe analoga a quella del Canto 9 del Purgatorio, in cui Dante stava per varcare la porta del Purgatorio, presidiata dall'angelo.

    L'inizio di questo Canto è una solenne descrizione del grandioso spettacolo del Creato, opera ineffabile di Dio, che il lettore è invitato a contemplare in tutta la sua perfezione. La perifrasi astronomica, che indica il punto equinoziale dove si trova il Sole, dà modo al poeta di spiegare la funzione dell'inclinazione dello Zodiaco, responsabile del ciclo stagionale, e quindi dell'ordinato procedere del mondo.

    L'intero Universo è una macchina meravigliosa, in cui ogni ingranaggio funziona in modo perfetto, incluso "il ministro maggior de la natura" (il Sole), che imprime il suo benefico influsso sulla Terra e la illumina, fungendo anche da unità di misura del tempo umano.

    Questo accenno alla misurazione del tempo tornerà alla fine del Canto, con la descrizione dell'orologio che tintinna e richiama i frati del monastero alla celebrazione del Mattutino, quindi all'inizio della giornata, riprendendo l'immagine iniziale del cosmo come una perfetta costruzione in cui nulla è lasciato al caso: su tutto domina la volontà di Dio, supremo architetto che ha reso possibile tutto questo.

    BIBLIOGRAFIA
    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-x.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 21/10/2023, 19:50
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    Proprio guardando la perfezione dell'ordine dell'universo dovremmo capire che esiste qualcosa di superiore all'uomo, il cui operato presenta dei difetti.
    A tal proposito, in uno dei suoi film, rivolgendosi al suo nemico-amico, Don Camillo disse "Io ti perdono, povero Peppone, perché so che non vedrai mai l'armonia del creato se non come un'organizzazione politica".
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 14/10/2023, 17:38) 
    Proprio guardando la perfezione dell'ordine dell'universo dovremmo capire che esiste qualcosa di superiore all'uomo, il cui operato presenta dei difetti.

    "Dei difetti"? E' un eufemismo: l'uomo da solo fa solo disastri. Anzi, quando vuole fare da solo il paradiso in terra, crea l'inferno. Tipo quello russo, o cambogiano, o nazista, o burocratico, o cinese, o altre piacevolezze infernali.

    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 14/10/2023, 17:38) 
    A tal proposito, in uno dei suoi film, rivolgendosi al suo nemico-amico, Don Camillo disse "Io ti perdono, povero Peppone, perché so che non vedrai mai l'armonia del creato se non come un'organizzazione politica".

    Per chi crede nella Politica non c'è altra organizzazione. Il problema è che nella Politica non c'è salvezza.
     
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