Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 9 (terza e ultima parte)

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 7 Oct. 2023
     
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    PARADISO CANTO 9 - TERZO CIELO DI VENERE - SPIRITI AMANTI: RAAB, CONCLUSIONE (terza parte)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    Raab
    Raab, la prostituta di Gerico, nasconde gli inviati di Giosuè.


    Siamo sempre nel Canto 9, che descrive il Terzo Cielo di Venere, dove ci sono gli spiriti amanti. Dopo Carlo Martello d'Angiò e Cunizza da Romano, si è presentato anche Folchetto di Marsiglia. Quest'ultimo vuole appagare tutti i desideri di Dante: ha capito subito, infatti, che il poeta vorrebbe sapere di chi è l'anima vicino a lui, che sfolgora come un'acqua cristallina colpita dal raggio di sole. Folchetto spiega che si tratta di Raab, la prostituta di Gerico, comparsa nel Libro di Giosuè dell'Antico Testamento. Infatti, Giosuè mandò in esplorazione a Gerico due spie, prima della conquista della città: loro trovarono alloggio e nascondiglio proprio nella casa di Raab. Lei aveva capito - non si sa come - che il loro Dio aveva consegnato Gerico, città pagana e ormai corrotta da mille abiezioni, ad Israele. Raab li fece sfuggire ai soldati di Gerico, che li cercavano, nascondendoli in cataste di fieno. Poiché il Signore avrebbe consegnato Gerico a Israele, Raab chiese agli esploratori di intercedere per risparmiare lei e la sua famiglia, quando Israele avrà conquistato Gerico. E così avvenne: al momento della presa della città, Raab e la sua famiglia furono risparmiati e da quel momento lei abitò in mezzo ad Israele. Ovviamente, Raab smise per sempre di esercitare il "lavoro" della prostituzione. Dio ricompensò la sua fede non solo risparmiando la vita a lei e ai familiari, ma facendola diventare poi antenata di Davide e dello stesso Messia, Gesù. Ecco come Folchetto presenta Raab (che qui non parla):

    Or sappi che là entro si tranquilla (Ora sappi che lì dentro gode la pace)
    Raab; e a nostr’ordine congiunta, (Raab; e, unita al nostro Cielo,)
    di lei nel sommo grado si sigilla. (esso riceve l'impronta di lei al massimo grado (è lo spirito più luminoso).

    Da questo cielo, in cui l’ombra s’appunta (Essa fu assunta da questo Cielo, in cui termina il "cono d'ombra": Dante allude alla teoria astronomica secondo cui il cono d'ombra proiettato dalla Terra per opera del Sole aveva la sua fine proprio nel Cielo di Venere.)
    che ‘l vostro mondo face, pria ch’altr’alma (proiettato dalla Terra, prima di ogni altra anima)
    del triunfo di Cristo fu assunta. (dal trionfo di Cristo.)

    Raab, infatti, fu assunta nel Terzo Cielo di Venere prima di ogni altra anima, in seguito al trionfo di Cristo. Lei è il simbolo della grande vittoria ottenuta da Cristo col sacrificio della croce, poiché ella favorì la prima vittoria militare di Giosuè in Terrasanta, "la regione di cui ora il papa poco si ricorda", conclude Folchetto. Dante qui fa riferimento al fatto che, con Papa Bonifacio VIII, finirono praticamente le Crociate, perchè Gerusalemme era diventata ormai imprendibile e in mano definitivamente ai Musulmani: anzi, gli ultimi Stati Cristiani in Siria e Palestina caddero poco prima del papato di Bonifacio VIII (1294-1303). Infatti, Tripoli cadde nel 1289 e Acri due anni dopo, nel 1291: molti cristiani scapparono a Cipro via mare, o vennero uccisi o furono resi schiavi dai musulmani. Per questo, Bonifacio VIII fece indire il primo Giubileo del 1300. Se i Cristiani non potevano più andare a Gerusalemme, almeno potevano andare a Roma. Ma, per secoli, i Cristiani desiderarono sempre ritornare a Gerusalemme e riavere i Luoghi Santi (che, bisogna ricordarselo, erano in mano ai cristiani ben prima che venissero i Musulmani), e Dante era tra quelli.

    FOLCHETTO CONDANNA L'AVARIZIA DEI RELIGIOSI

    Folchetto prosegue spiegando che Firenze, città che è il prodotto di Lucifero ("La tua città, che di colui è pianta / che pria volse le spalle al suo fattore" "Firenze, la tua città che è prodotto di colui (Lucifero) / che per primo si ribellò a Dio". Credo che questo sia stato l'insulto peggiore che Dante abbia mai dato a una città) e la cui invidia è fonte di tanta sofferenza, produce e diffonde il maledetto fiorino. Si trattava della moneta fiorentina, il denaro più importante nel mondo di allora. Ai tempi di Dante, e per tutto il Rinascimento, il fiorino, grazie alla crescente potenza bancaria di Firenze, divenne la moneta di scambio preferita nei commerci dell'intera Europa. Per capire l'importanza e il valore che aveva, possiamo dire che era equivalente al dollaro o alla sterlina attuali. I banchieri fiorentini, per dire, finanziavano la monarchia francese e anche le altre monarchie.

    fiorino-blog
    Questo è il famoso fiorino di Firenze: una moneta d'oro da 24 carati. Era la monete più preziosa e più usata per tutto il Medioevo e Rinascimento. Se Paperone fosse vissuto in quel periodo, avrebbe avuto un deposito pieno di fiorini. Tra l'altro, le monete americane del deposito di Paperone - nonostante siano sempre colorate di giallo - non sono d'oro, ma di metallo grigio, non pregiato.


    Questo fiorino, continua Folchetto, ha sviato "le pecore e gli agnelli" (cioè tutto il popolo cristiano), dal momento che "ha trasformato in lupo il pastore" (cioè ha suscitato avidità nel Papa e nei prelati). Per questo, Folchetto dice che i Vangeli e i libri dei Padri della Chiesa (le Confessioni di Sant'Agostino, i Commenti di Sant'Ambrogio, eccetera) sono stati abbandonati, e al loro posto si leggono solo i Decretali, come si vede dai loro margini sgualciti. I Decretali erano i testi di diritto canonico: si tratta della definizione di ciò in cui si deve credere come cristiano, spiegato in modo esauriente e dettagliato partendo dalle basi, come i Dieci Comandamenti e il Discorso della Montagna. Anche se questo solo poteva bastare all'inizio del cristianesimo, con la sua diffusione nel mondo era necessaria la messa a punto di un diritto, di produzione umana e direttamente applicabile, che permettesse di far fronte ad una serie di problematiche organizzative (tipo il problema se circoncidersi o no) e disciplinari, nonché per preservare un'unica dottrina al riparo dalle eresie. Tale produzione viene conosciuta anche come "Tradizione" e sarà via via sempre meglio definita lungo i vari Concili della Chiesa nel corso dei secoli. I "Decretali" quindi comprendono tutte le norme, i dogmi, le definizioni, le encicliche, eccetera, compiuti dalla Chiesa dall'età apostolica in avanti. Di per sè l'uso dei Decretali non è una colpa: lo è se vengono usati senza fede, cioè senza tenere conto della Parola di Dio e nella fiducia in Lui, diventando solo un mare di parole senza più un Centro, appunto Dio. E questo può accadere proprio per avidità, dice Folchetto: non solo avidità dei soldi, ma anche dell'applauso della gente e non di Dio. Folchetto conclude con una profezia: se il Papa e i cardinali pensano solo a chiudersi nelle loro normative, trascurando Dio e senza pensare di bandire una Crociata per liberare Nazareth, là dove l'arcangelo Gabriele fece a Maria l'Annunciazione, presto il Vaticano e tutti gli altri luoghi sacri di Roma, dove furono martirizzati i primi cristiani, saranno presto liberi dalla profanazione di questi ecclesiastici corrotti. Ecco le parole di Folchetto:

    "A questo intende il papa e’ cardinali; (Il papa e i cardinali pensano solo a questo;)
    non vanno i lor pensieri a Nazarette, (i loro pensieri non vanno certo a Nazareth,)
    là dove Gabriello aperse l’ali. (dove l'arcangelo Gabriele aprì le ali (per fare l'Annunciazione a Maria).

    Ma Vaticano e l’altre parti elette (Tuttavia, il Vaticano e gli altri luoghi sacri)
    di Roma che son state cimitero (di Roma, che hanno visto il martirio)
    a la milizia che Pietro seguette, (dei primi cristiani che seguirono Pietro,)

    tosto libere fien de l’avoltero." (saranno presto liberi da questa profanazione".)

    COMMENTO

    Nel Cielo di Venere, Carlo Martello profetizza gli inganni della sua casata, gli Angiò, parlando della punizione che verrà; Dante rimprovera i cattivi cristiani; Cunizza da Romano parla delle malvagità dei tiranni della Marca Trevigiana e dei chierici corrotti, parlando anche lei di una punizione; Folchetto di Marsiglia minaccia di punizione divina la Chiesa corrotta e l'avidità di ricchezze di Firenze. Questo è un Canto che rimprovera molto le miserie umane, senza essere incline alla misericordia: perchè si dimentica spesso che, se Dio è misericordia, è anche giustizia. E chi rifiuta la Sua misericordia avrà la Sua giustizia.

    L'incontro con Cunizza e Folchetto è al centro dell'episodio e i due personaggi, peraltro diversissimi, hanno in comune la stessa vicenda terrena di amore sfrenato e sensuale, seguito da un ravvedimento: entrambi dichiarano di aver subìto "l'influsso del pianeta Venere", come per dire di aver seguito le loro inclinazioni, del quale tuttavia non si rammaricano, perchè proprio attraverso i loro errori hanno capito l'amore di Dio, che li ha spinti alla penitenza e alla conversione. Nel caso di Folchetto, inoltre, che fu trovatore e poeta lirico al pari di Guido Guinizelli e Arnaut Daniel, incontrati da Dante nel Purgatorio tra i lussuriosi (Canto 26), c'è un'ulteriore riflessione sui rischi insiti nella poesia amorosa e sulla necessità di depurarla di ogni elemento che possa indurre al peccato, per cui Dante sembra voler chiudere definitivamente con la letteratura d'amore per dedicarsi alla poesia dell'amore di Dio, come gli episodi della parte finale del Purgatorio hanno ampiamente dimostrato.

    L'incontro con Raab mostra quanto la salvezza sia aperta a tutti: lei era fuori dal popolo di Israele, eppure aveva capito che lì c'era la salvezza. Lo stesso si può dire di Rut la Moabita (quindi una non ebrea), che divenne anche lei progenitrice di Davide e di Gesù.

    Rut
    Rut, la moabita, raccoglie il grano nel campo di Booz, in Israele: lì trova salvezza e riparo e si converte.


    Le vicende turbolente descritte da Cunizza si inseriscono nel più generale disordine dell'Italia, con regioni dominate da feroci tiranni e uomini senza scrupoli come Ezzelino da Romano, che calpestano i diritti delle popolazioni loro assoggettate e sono autori di soprusi. Dante aveva già denunciato queste cose, ritenendo come causa la mancanza di un'autorità imperiale nella Penisola (ne ha parlato nel Purgatorio, Canti 6 e 16). Dante riponeva grandi aspettative in Cangrande della Scala, signore di Verona, la cui vittoria contro i Guelfi è stata evocata in questo Canto.

    IL DANTE DI NAGAI

    Nessuno degli incontri del Cielo di Venere è contemplato da Nagai: ci sono solo due pagine in cui un uomo e una donna si accoppiano, mostrando che Nagai non ha capito bene il senso del "Cielo di Venere". Beatrice dice a Dante: "Questo è il Terzo Cielo, quello di Venere. Qui vivono le anime di quanti vissero nell'amore puro e virtuoso, gli spiriti amanti." A dire in vero, nè Cunizza nè Folchetto, e nemmeno Raab, vissero di "amore puro e virtuoso". Si sono pentiti dopo, d'accordo, e hanno vissuto di amore puro e virtuoso, ma dopo la conversione: il loro amore all'inizio era tutt'altro che "puro e virtuoso".

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-ix.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 14/10/2023, 15:03
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    Nel paradiso di Nagai praticamente Dante e Beatrice si limitano ad andare dal punto A al punto B, con approfondimenti superficiali.
    Nagai ha proprio liquidato il paradiso in quattro e quattr'otto.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 7/10/2023, 17:31) 
    Nel paradiso di Nagai praticamente Dante e Beatrice si limitano ad andare dal punto A al punto B, con approfondimenti superficiali.
    Nagai ha proprio liquidato il paradiso in quattro e quattr'otto.

    E cosa poteva fare? Sono argomenti troppo alti per un manga. Lo dice anche Dante quando presenta il Paradiso, dicendo che non è per tutti. Infatti non lo trattano quasi mai.
     
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