Il blog di Joe7

  1. PRIMA DI PARLARE DELLA BIBBIA, BISOGNEREBBE LEGGERLA

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    Aborto
    Concrete
    Cristianesimo
    By joe 7 il 6 May 2015
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    CONCRETE: I SUOI ERRORI SULL'ABORTO

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    Concrete è un personaggio di Paul Chadwick, che è imprigionato in un corpo di pietra. In una storia ("The Human Dilemma"), prende posizione favorevole all'aborto, sostenendo, tra l'altro, che nella Bibbia non si parla della presenza della vita umana nel grembo. Ma qui si sbaglia clamorosamente: a parte il fatto che basta la logica e la scienza a capire che la vita inizia nel concepimento, la Bibbia questo l'ha sempre sostenuto, sin dall'Antico Testamento. Posto qui l'articolo di Enrico Cattaneo (link)

    "TI HO CONOSCIUTO FIN DAL GREMBO MATERNO". COSI' LA BIBBIA RENDE SACRA LA VITA DAL CONCEPIMENTO
    di Enrico Cattaneo
    Sappiamo che in ogni civiltà e cultura la vita umana è circondata dal massimo rispetto, al punto che l’omicidio volontario è punito con la massima pena, che può variare a seconda delle legislazioni. Per sfuggire a questa terribile accusa, i sostenitori della liceità dell’aborto giustificano questa loro convinzione dicendo che l’embrione è solo un grumo di cellule che fanno parte del corpo della donna, e quindi si possono sopprimere come si sopprimono delle cellule tumorali. Se infatti l’embrione fosse un vero essere umano, la sua soppressione sarebbe un atto gravissimo.

    Embrione


    È vero che nei primissimi stadi, esso non riveste ancora fattezze umane e appare solo come un insieme di cellule in sviluppo, ma questa è solo un’osservazione superficiale, ormai smentita dalla scienza. Inoltre, possono i sostenitori della liceità dell’aborto dire che alla 12ma settimana l’embrione sia ancora un grumo di cellule? Al che essi rispondono dicendo che la donna deve essere libera di disporre del suo corpo. A parte il fatto che nessuno è libero di disporre del proprio corpo come vuole, perché è un bene pubblico, e chi danneggia se stesso danneggia anche gli altri (tant'è vero che la legge ci impone di portare il casco quando si va in moto o di mettere la cintura di sicurezza quando si va in macchina), bisognerebbe dire alla donna che vuole abortire: «Guarda c...

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    Last Post by joe 7 il 8 Mar. 2021
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  2. SUPEREROI PERVERTITI

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    DA SUPEREROI A GENTILI PALADINI DEL SUPERGENDER
    di Rino Cammilleri (01-05-2015)
    Amo i supereroi americani fin da quando ero bambino e Superman si chiamava, da noi, Nembo Kid perché, avendo appena perso la guerra in cui eravamo stati alleati della Germania nazista, si voleva scansare ogni sospetto di elogio del “superuomo”. Era il tempo della cosiddetta Silver Age dei supereroi, con Batman insieme al ridicolo Robin e i loro cloni-sputati Freccia Verde e Saetta, anch’essi miliardario-tutore & orfanello, pure loro con la freccia-mobile e, nel cielo, il freccia-segnale: vestiti da Robin Hood, tiravano frecce con sulla punta un guantone da boxe perché il Comic Code vietava che i cattivi si facessero male sul serio.
    Bambino sì ma scemo no, il mio preferito era Flash, che aveva il costume più bello di tutti. Così, ho salutato con gioia l’avvento del serial televisivo con le avventure del Bolide Rosso attualmente in onda il martedì.

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    Non è la prima volta che Flash finisce sullo schermo. Negli anni Novanta, sulla scia del successo cinematografico del Batman di Tim Burton, il povero attore che impersonava Flash era costretto a correre a perdifiato con indosso un costume-corazza tipo salvatelecomando meliconi, e immaginate la sauna. Ma era l’unica concessione alla “rinnovata sensibilità” del pubblico, perché i personaggi dell’antico fumetto, presentati nel telefilm, erano tutti aderenti all’originale.
    Infatti, stava qui il segreto del loro fascino: la gente voleva vedere i personaggi che aveva amato sulla carta, finalmente realizzati in carne e ossa. Da qui, per i produttori, la ricerca non facile di attori che somigliassero il più possibile ai vecchi eroi del fumetto. Ma oggi la “rinnovata sensibilità del pubblico” non è altro che la sensibilità dei cineasti americani imposta, piaccia o no, alla gente. Infatti, ecco che nel Flash del 2015 la bella morosa del protagonista Barry Allen, già w.a.s.p., è diventata nera-afro. Flash è ora affiancato da ragazzotti latinos e cubiste che però sono tutti geni tecnologici e informatici (con quelle facce? mah). Il capo della polizia è gay e, quando finisce in ospedale, il suo affranto partner lo assiste amorevolmente.
    Finita la puntata di Flash, ecco a ruota quella di Arrow, che sarebbe l’antico Freccia Verde lodevolmente de-ridicolizzato. Ma, anche qui, la sorpresa. Una delle personaggie (dire “personaggio”, termine neutro come “presidente”, è ormai “sessista”) è diventata lesbica. Non seguendo assiduamente la continuity (causa: solo una o due scene d’azione immerse in una noiosa melassa soap a puntata) non saprei dire se si tratta di Huntress (la...

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    Last Post by joe 7 il 18 Oct. 2023
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  3. UOMINI E ANIMALI

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    ANIMALISMO ESTREMO

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    Wolverine degli X-Men ha un’opinione molto chiara sull’uomo: dice che l’uomo è un animale, e che non c’è nessuna differenza sostanziale tra un uomo e un animale. Questo modo di pensare, assai comune al giorno d’oggi, è molto pericoloso, perché le sue conseguenze sono devastanti. Infatti, questa è la via più breve e veloce per diventare feroci come una fiera contro l’uomo. Come Wolverine, appunto.

    La storia insegna che ogni qualvolta si adora un animale, si sacrifica un essere umano. Certo, oggi non si mette un gatto su un altare né si offrono davanti a lui delle vergini immolate, con tanto di sacerdote pazzo col coltello in mano pronto a scannare la vittima. Ma considerare un animale come un uomo, è già adorarlo, perché di questo passo si considera facilmente l’animale come migliore dell’uomo. E da qui fatalmente si arriva al disprezzo per l’uomo in quanto uomo. Non lo si ucciderà magari, ma disprezzare una persona è già ucciderla.

    Wolverine infatti è un assassino, e uccide gli uomini con molta facilità. E spesso ama molto gli animali considerandoli migliori degli uomini. L’animalismo di Wolverine piace molto ai fautori di un pensiero che rifiuta il concetto di dignità umana: è una specie di “comunismo cosmico” come direbbe Chesterton. Ma la distanza tra l’uomo e l’animale è infinita: è una differenza sostanziale, non di livello. Non si tratta, quindi, di “fugaci differenze evolutive”, ma del fatto che l’uomo è totalmente altro rispetto all’animale. L’uomo deve amarlo, rispettarlo, ma se del caso, deve anche mangiarlo, perché ha bisogno di carne per sopravvivere. Senza contare – cosa che gli animalisti spesso dimenticano, pensando agli animali come fossero topolini disneyani – che gli animali stessi mangiano per sopravvivere.

    La negazione di questa differenza infinita porta allo scadimento del concetto cristiano di persona e del suo valore, che è senza prezzo, perché fatto ad immagine e somiglianza di Dio.

    In questo modo, così, si torna ai tempi bui del paganesimo, in cui ogni uomo non aveva una dignità, ma solo un prezzo. Lo si può vedere, per esempio, nell’attuale, legalizzata e barbara pratica dell'aborto, dell’utero in affitto o dell’impianto degli embrioni.

    LINK CRISTIANESIMO

    Edited by joe 7 - 8/12/2021, 19:18
    Last Post by joe 7 il 25 May 2020
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  4. "LADRO GENTILUOMO: SI PUO' RUBARE PER UN FINE BUONO?

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    "LADRO GENTILUOMO": SI PUO' RUBARE PER UN FINE BUONO?

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    Oggi parliamo un attimo di ladri gentiluomini, una categoria sempre presente sin dai tempi del primo Lupin di Maurice Leblanc (il primo romanzo di Lupin fu pubblicato nel 1908). Non solo la tradizione è continuata fino agli anni ’70 – ‘80 con Lupin III e Occhi di Gatto: infatti, ultimamente si è aggiunto anche il ladro gentiluomo Fantomius, autore di bellissime storie di Marco Gervasio pubblicate su Topolino.Il punto qui in questione è quello morale: va bene essere ladri, purché si sia gentiluomini? Oppure si può rubare qualcosa per un fine buono, come fanno le tre ragazze di Occhi di Gatto, che rubano i quadri per trovare il loro padre scomparso?

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    Intanto, il concetto di “ladro gentiluomo” è una contraddizione in termini: sarebbe come dire l’onesto disonesto. O fai una cosa onesta o ne fai una disonesta, ma non puoi farle entrambe. Si potrebbe concludere qui, dicendo semplicemente che per il cristiano il quinto comandamento dice di non rubare, e che il concetto di non rubare esiste anche in altre culture. Ma questo non aiuterebbe la riflessione: perché non si dovrebbe rubare, se il fine è lecito, come fanno le Occhi di Gatto? E se rubi a dei delinquenti come spesso (ma non sempre) fa Lupin? O se rubi per farti beffe dell’ipocrisia della società in cui vivi, come nel caso di Fantomius? Lasciamo stare i casi estremi come Diabolik, Satanik o Kriminal, che rubano semplicemente per avidità o per un distorto senso di giustizia e uccidono senza il minimo scrupolo: quello che fanno è oggettivamente malvagio, e qui il problema non si pone: sono colpevoli comunque. Ma gli altri?

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    Si potrebbe citare il Catechismo della Chiesa Cattolica, che dice in particolare, in risposta alla domanda:

    “Quando l’atto è moralmente buono?”
    L’atto è moralmente buono quando suppone ad un tempo la bontà dell’oggetto, del fine e delle circostanze. L’oggetto scelto può da solo viziare tutta un’azione, anche se l’intenzione è buona. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene. Un fine cattivo può corrompere l’azione, anche se il suo oggetto, in sé, è buono. Invece, un fine buono non rende buono un comportamento che per il suo oggetto è cattivo, in quanto il fine non giustifica i...

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    Last Post by joe 7 il 8 Dec. 2022
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  5. PRIMA LE DONNE E POI I BAMBINI?

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    «PRIMA LE DONNE E I BAMBINI». MA CHI L'HA DETTO?

    Un’antica legge del mare dice che, in caso di pericolo di naufragio, sulle scialuppe di salvataggio si dia la precedenza alle donne e ai bambini. Così è stato, infatti, per il naufragio più famoso della storia, quello del Titanic.

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    Su quella celebrata nave, anzi, l’orchestra continuò a suonare per far coraggio a quanti sarebbero annegati, musicanti compresi. E un prete cattolico confessò e assolse tutti quelli che lo chiedevano, inabissandosi con loro. Gentlemen d’altri tempi? No, cristiani. Infatti, la regola non scritta del «prima le donne e i bambini» risale ai tempi in cui il cristianesimo rivalutò i più deboli e ordinò ai più forti di prendersene cura. Prima, vigeva la legge della giungla, perché nemmeno i civilissimi Romani tenevano in qualche conto donne e bambini.
    Ci si faccia caso, frugando nelle proprie reminiscenze storiche e antropologiche: solo nella civiltà cristiana è invalsa l’abitudine di trattare coi guanti donne e bambini, tanto che ancor oggi, se qualcuno apre la portiera a una signora, lo si dice “cavaliere”. Cioè, il guerriero “macho” a cui la Chiesa aveva insegnato a difendere la vedova e l’orfano, il povero e l’oppresso.

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    I mitizzati nativi americani (i pellerossa), per esempio, viaggiavano così: la squaw a piedi, carica dei bagagli e col papoose sulla schiena; il marito davanti, a cavallo. Sicuramente molti dei gentlemen colati a picco col Titanic non erano per niente religiosi e tanti erano i massoni e gli antipapisti. Ma erano nati e cresciuti in una cultura che aveva diciannove secoli, una cultura che non poteva non dirsi cristiana, come dovette ammettere il liberale Benedetto Croce.
    Ora, apprendiamo che sul traghetto italo-greco andato in fiamme due giorni fa c’era il soprano Dimitra Theodossiou, che ha testimoniato: «Sono stata picchiata e trascinata, hanno tentato di tirarmi giù dalle scale. Ma ho reagito con forza. Ho detto: “Tocca a noi!”». Le sue parole sono state confermate da molte altre passeggere che avevano subìto lo stesso trattamento. Infatti, gli uomini degli elicotteri di soccorso cercavano di dare la precedenza a donne, bambini e anziani. Ma «c’erano almeno una cinquantina di uomini (…) che li picchiavano, tiravano loro i capelli e li buttavano fuori per prendere il loro posto». Nella frase riportata, dentro alla parentesi con i puntini c’era questo: «soprattutto turchi, irakeni e pakistani». Un comandante dei soccorsi ha dichiarato: «Per cercare di mettere in salvo, come si fa sempre, prima i bambini, le donne, gli anziani e i feriti ho gr...

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    Last Post by joe 7 il 9 Dec. 2021
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  6. BENIGNI E I DIECI COMANDAMENTI

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    Cristianesimo
    By joe 7 il 18 Dec. 2014
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    BELLO LO SPETTACOLO DI BENIGNI, MA NON E' VERO CHE IL CRISTIANESIMO HA AVVELENATO IL MESSAGGIO BIBLICO

    Dicembre 18, 2014
    Non si può che rallegrarsi per la freschezza del comico toscano, che però non è un teologo. Qualche osservazione dostoevskiana.

    Benigni


    Il seguitissimo show di Roberto Benigni andato in onda in questi giorni su Rai 1 è stata l’occasione, per milioni di Italiani, per tornare a riflettere sui Dieci Comandamenti, e questo rappresenta, senza dubbio, un elemento apprezzabile: tanto più in una fase storica in cui la religione tende ad essere relegata all’ambito individuale, smarrendo la propria costitutiva dimensione pubblica. Al mattatore toscano va inoltre riconosciuto il merito d’aver restituito attualità e freschezza a dettami che diversamente, agli occhi di parecchi, avrebbero mantenuto un’àura cupa e punitiva; con passione e poesia, Benigni ha saputo invece condurre il pubblico verso una riscoperta della quale – se si è onesti, ed al di là di considerazioni sui comunque astrali e discutibili compensi del protagonista de “La vita è bella” - non si può che rallegrarsi, specie alla luce dei contenuti incommentabili sovente proposti sul piccolo schermo.

    Detto questo, e senza misconoscere la bellezza dello spettacolo di Benigni, anzi cogliendo proprio spunto dallo stesso, vi sono tuttavia alcune imprecisioni sulle quali – per amore di verità – non si può sorvolare.

    La prima riguarda il fatto che in nome di Dio si sarebbero commesse atrocità: vero, purtroppo. Ma generalizzare o esagerare in tutti i casi, incluso questo, sarebbe sbagliato. Infatti, non solo è nel Novecento - secolo che certo non ha brillato per devozione religiosa - che si sono verificati i crimini più feroci di sempre, ma, in seguito ad un accurato esame di quasi 1.800 conflitti, si è appurato come meno del 7% di questi, in realtà, sia stato originato da motivi religiosi (Encyclopedia of Wars, 2004). Per quanta ostilità si possa avere verso la religione, le cause delle peggiori crudeltà vanno dunque ricercate altrove.

    Non convince neppure l’idea – proposta da Benigni – secondo cui, alla luce dei Comandamenti, in particolare del Terzo ("Ricordati di santificare le feste"), si evincerebbe una sostanziale parità fra gli uomini e gli animali. Del resto, senza scomodare Gesù, il quale chiaramente spiegava che l’uomo vale «più di molti passeri»(Mt 10,31), è Dio stesso, nell’Antico Testamento, non solo a permettere, ma anche a prescrivere sacrifici animali, o perfino ad effettuarli, come quando Adamo ed Eva pecca...

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    Last Post by joe 7 il 18 Dec. 2014
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  7. LIBRI: ESPERIENZE DI VITA DOPO LA MORTE, DI ANTONIO SOCCI

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    Cristianesimo
    Vita dopo la morte
    By joe 7 il 6 Dec. 2014
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    TORNATI DALL'ALDILA', un libro di Antonio Socci. Risurrezioni, una vita oltre la morte
    di Rino Cammilleri
    da: www.lanuovabq.it/it/articoli-risurr...-morte-8843.htm

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    Il caso di Caterina Socci, figlia del noto giornalista Antonio, è inspiegabile, almeno in termini scientifici. A pochi giorni dalla laurea, improvvisamente, il suo cuore si fermò. E rimase fermo per un’ora intera. Morta. Poi, arrivò un prete, il suo direttore spirituale, si inginocchiò a pregare e il cuore di Caterina riprese a battere.

    Il padre ha dedicato più libri a questa vicenda e adesso, con l’ultimo, si interroga sul fenomeno della cosiddetta “Nde” (Near-Death Experience, Esperienza vicino alla morte), sigla che la medicina ha dovuto coniare alla luce delle impressionanti cifre che ne sono emerse. Il primo a occuparsene seriamente fu il filosofo americano Raymond Moody, che raccolse in un libro del 1975 un certo numero di testimonianze. Da allora fu una valanga: dal 1975 al 2005 hanno visto la luce ben 42 studi, su riviste scientifiche o monografici, per un totale di 2500 casi. Nel 2001 se ne occupò anche la prestigiosa The Lancet, pubblicando le risultanze del lavoro di un’équipe di cardiologi olandesi su 344 pazienti «clinicamente morti», 62 dei quali (il 18%) erano «tornati dall’aldilà» raccontando la loro Nde.

    La cosa impressionante è che tutti quelli che hanno avuto un’esperienza Nde riferiscono praticamente le stesse cose. La prima è la coscienza precisa di essere morti. Poi, si trovano in alto e vedono il proprio corpo, in basso, attorniato da quanti si prodigano per esso. Alcuni percorrono un lungo e buio tunnel, alla fine del quale li attende una meravigliosa luce. Sensazioni di pace profonda, di totale benessere, talvolta l’incontro con persone care defunte o con esseri luminosi. Non pochi, poi, dicono di aver rivisto il «film» della propria vita. E altrettanti sono quelli che, tornati nel mondo, hanno cambiato il proprio modo di vivere in senso più vicino alla prospettiva cristiana.

    Ma c’è anche una minoranza -«non piccola»- che ha incontrato presenze oscure e terrificanti e dice di aver provato, a causa loro, angoscia e turbamento. Scrive Socci: «Anzitutto stupisce constatare le dimensioni del fenomeno. Circa un terzo di coloro che hanno avuto un coma, una morte cerebrale e una rianimazione riferiscono di...

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    Last Post by joe 7 il 6 Dec. 2014
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  8. FILM: INTERSTELLAR

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    By joe 7 il 1 Dec. 2014
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    INTERSTELLAR, LO SPAZIO AI TEMPI DELL'ATEISMO di Giovanna Jacob


    Da qualche tempo a questa parte, si sente molto parlare di Interstellar di Christopher Nolan, uscito di recente nelle sale italiane. Questo film ha un valore epocale, in quanto esprime una visione della scienza e dell’uomo che appare quasi agli antipodi di quella che è alla base di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, uscito nel 1968.

    Innanzitutto, i due film sono agli antipodi sul piano formale. In 2001, le immagini e la musica prevalgono nettamente sulle parole, mentre in Interstellar le parole (fra dialoghi drammatici e lunghi "spiegoni") prevalgono nettamente sulle immagini e sulla musica. Al centro di 2001 c’è lo spazio cosmico, mentre al centro di Interstellar c’è il volto umano.

    Soprattutto, in 2001 la fede nel progresso tecno-scientifico è ancora molto forte, mentre in Interstellar appare molto affievolita, quasi in fin di vita. Se nel 1968 Kubrick immaginava che entro il 2001 avremmo avuto stazioni orbitanti attorno alla terra e basi sulla Luna, nel 2014 Nolan immagina che in un imprecisato futuro prossimo tutti gli enti spaziali chiuderanno i battenti e l’umanità, a causa di una emergenza alimentare, non avrà altra preoccupazione che quella di lavorare la terra, tornando, in un certo senso, al neolitico.
    In 2001 l'umanità entra nel terzo millennio alzando gli occhi verso le stelle e guardando oltre se stessa, a trascendere i suoi limiti per scoprire i misteri dell'universo, che sono tanti diversi aspetti dell'unico grande mistero che non la scienza, ma solo la fede può affrontare: il mistero della “causa prima non causata” dell’universo stesso. Invece, gli scienziati di Interstellar studiano alacremente i più grandi misteri dello spazio-tempo (che poi vengono illustrati allo spettatore mediante lunghi “spiegoni” didascalici) senza essere veramente interessati ad essi. Dei buchi di verme, dei buchi neri e dei paradossi della teoria della relatività, a loro interessa solo sapere quel tanto che basta per trovare la maniera di trasferire l’umanità su un altro pianeta, perché la Terra è resa quasi completamente inabitabile da un apocalittico disastro ambientale.

    Insomma, nel futuro ipotetico di Intestellar l’uomo ha perso non solo il desiderio di conoscere ma perfino la capacità di stupirsi di fronte ai misteri e al grande mistero dell’universo. Ma perché è venuto meno questo sacro stupore? Probabilmente, perché l’universo non sembra più fatto per l’uomo. E siamo al punto.

    Se in 2001 l’umanità usava la scienza per conoscere, e quindi provare a dominare, l'universo, in I...

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    Last Post by joe 7 il 19 Nov. 2022
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  9. GO NAGAI: UN APPROFONDIMENTO

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    Cristianesimo
    Go Nagai
    By joe 7 il 28 Nov. 2014
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    GO NAGAI SI SBAGLIA: L’UOMO NON E’ VIOLENTO PER NATURA

    Da un’intervista a Go Nagai fatta da Gianluca di Fratta e Antonio Iannotta e pubblicata sul numero 51 di “Scuola del Fumetto”, Aprile 2007, posto qui uno stralcio:

    Con “Violence Jack” ho voluto offrire una visione realistica di come sarebbe un mondo dove non esiste nessun principio morale che inibisca l’unico desiderio naturale dell’uomo, cioè l’istinto di sopravvivenza e la sete di comando e dominazione che ne derivano.

    Lo stesso modo di pensare è stato mostrato da Go Nagai in altri suoi manga, come Devilman.

    Devilman
    Devilman e Violence Jack, i manga di Nagai tra i più emblematici del suo lavoro.


    Questa è una visione non solo pessimistica, ma anche sbagliata dell’uomo. Nell’uomo, infatti non c’è solo lo spirito di sopravvivenza, la sete di comando e di dominazione. Esiste anche il cercare un significato alla propria vita, il chiedersi perché si nasce, si vive, si muore: la religione risponde a queste domande ed è inestirpabile dal cuore dell’uomo. Esiste nell’uomo lo stupore di fronte alla bellezza. Esiste anche la poesia nel cuore dell’uomo. Così pure l’arte. E la riflessione. E l'amore, quello vero e non quello perverso.

    Platone-e-Aristotele
    Il David di Michelangelo; Platone e Aristotele, i massimi filosofi, raffigurati nella "Scuola di Atene" di Raffaello Sanzio. Sono solo alcuni esempi della grandezza e dignità dell'uomo.


    Non solo Go Nagai, ma molti altri sostengono la tesi che l’essere umano sia “naturalmente violento”, ovvero che covi dentro di sé, da sempre, istinti omicidi e pulsioni distruttive e che quindi la biologia umana sia irrimediabilmente maligna. Tale argomentazione è una forma di approccio riduzionista (cioè limitata, parziale, di parte) all’uomo: un approccio che si sforza, attraverso “argomenti scientifici” (o meglio pseudo-scientifici) di negare e ridurre l’essere umano e la sua unicità, per arrivare così a negare il Creatore, Dio. Più che un approccio, è un progetto ideologico chiamato “riduzionismo filosofico”, parte consistente del naturalismo filosofico.

    Adriano Zamperini, docente di Psicologia della violenza, di Psicologia del disagio sociale e di Relazioni interpersonali all’Università di Padova, mostra, attraverso diversi esempi storici e studi scientifici, che l’aggressività per l’uomo non è affatto qualcosa di “naturale” e fare del male a qualcuno è un atto di nostra pertinenza, non è un appannaggio di tirannici processi biochimici. L’aggressività e la violenza sono tutte de...

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    Last Post by joe 7 il 19 Feb. 2024
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