ZAGOR 226-229: IL RITORNO DI SUPERMIKE - IL TRENO FANTASMA (analisi di Ivan)Testi: Alfredo Castelli
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 277-280 (usciti nel 1984). I numeri reali di Zagor sono: 226-229. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 226-229.
TRAMAZagor e Cico, nell'indagare sulla scomparsa dell'ingegner Robson e su un fantomatico treno che scompare, si imbattono in un Supermike versione San Francesco, che poi torna col suo solito costume ad "aiutare" Zagor a modo suo.
COMMENTODoppio titolo non casuale. Infatti, per me, questa storia è composta da DUE trame parallele ben distinte, ognuna delle quali aveva un grande potenziale
se presa di per se stessa; sfortunatamente, Castelli non è riuscito a miscelarle fra loro in modo armonico. Purtroppo. la presenza di Supermike (e soprattutto di
questo particolare “Supermike”) non era compatibile con quel tipo di storia, col risultato che trama & personaggio finiscono per ostacolarsi a vicenda. In breve, la storia sarebbe funzionata benissimo anche SENZA l'ingombrante presenza di Supermike – il cui apporto finale, infatti, è solo di...
aiutare Zagor a scoprire alcuni indizi, che potevano benissimo essere scoperti anche tramite ALTRI espedienti narrativi. (Dico davvero: a conti fatti, Supermike non ha fatto altro che fornire a Zagor un paio di dritte; il resto è stato tutta agitazione e pim-pum-pam.) La mia sensazione è che Castelli non abbia costruito questa storia “su” Supermike, ma – al contrario – abbia incastrato
a forza Supermike in maniera artificiosa, in una storia che era già funzionale in modo
autonomo. Il senso di “presenza post
iccia” traspare inevitabilmente.
PREGIL'impianto “giallo” funziona. Castelli riesce a creare una buona atmosfera di mistero intorno alla scomparsa del treno. In proposito, ottima la trovata per creare il mito del “treno fantasma”: la locomotiva viene spostata dai binari all'uscita del tunnel, poi Johnson e i suoi complici ripercorrono a piedi la galleria e millantano stupore quando si trovano di fronte al gruppo dalla parte opposta. Dando per scontata la buonafede dei testimoni, la scomparsa della locomotiva risultava effettivamente inspiegabile.
La caratterizzazione iniziale di Supermike in versione “San Francesco” ha un suo fascino. Castelli riesce a spiazzare il lettore allontanandosi dal canone nolittiano (che di fatto era irriproponibile senza scadere nel
déjà-vu); peccato che poi la versione “francescana” di Supermike scompaia all'improvviso, e senza alcuna motivazione. Accantonata in quel modo brusco, dà l'impressione che fosse solo una
recita temporanea di Supermike, mentre invece - in teoria - la sua conversione avrebbe dovuto essere
autentica. In ogni caso, indirettamente, Castelli ha fornito un possibile spunto (forse l'
unico plausibile, ormai) per un eventuale recupero di Supermike; cioè fare in modo che Zagor e Supermike siano in qualche modo COSTRETTI a collaborare insieme, pur mantenendo i reciproci rapporti di antipatia e rivalità.
DIFETTISuperfluo dire che il difetto principale di questa storia è
proprio l'elemento che avrebbe dovuto rappresentare il suo punto di forza:
Supermike. Rispetto allo straordinario personaggio dell'
episodio precedente, qui Mike Gordon è stato completamente stravolto. Innanzitutto, la sua arringa difensiva nel flashback del processo è a dir poco
imbarazzante. Date le caratteristiche del personaggio, non è verosimile credere ad una sua così improvvisa conversione “buonista”. E anche prendendo per buona la sua “redenzione mistica”, Supermike riprende subito la sua vecchia personalità fin dalla
seconda sequenza in cui compare (lo scontro al buio con Zagor nella galleria, dove non ha più nemmeno il saio, bensì il suo vecchio costume), quindi non si capisce che senso abbia avuto la sua presentazione iniziale come fraticello, dato che essa non avrà più alcuna influenza nel prosieguo della storia. Sarebbe stato meglio che Supermike avesse continuato a mantenere la sua nuova identità di “Super-Penitente” per un po', per poi rinnegare la propria conversione in base al succedersi di eventi che lo avrebbero indotto a ripensarci.
Il dualismo Zagor/Supermike (che era il pilastro portante del primo episodio) risulta accantonato o mal esposto. Qui la figura di Supermike come “alter-ego negativo” di Zagor non emerge affatto; Castelli si limita a fargli sfoggiare stucchevoli dimostrazioni di abilità fisiche e intellettuali, col solo risultato di irritare il lettore più che Zagor. Zagor stesso si comporta in modo infantile di fronte alla sbruffonaggine di Supermike. Castelli sembra dimenticare che Zagor è “emotivo” ma non “irrazionale”; qui, invece, lo rappresenta come un bambino stizzoso che si irrita per un nonnulla. Lo
Zagor esasperato del precedente episodio era tutt'altra cosa.
La scoperta della grotta con le mummie indiane è fine a se stessa. Ci si aspetta che questa scoperta abbia un qualche ruolo nella narrazione, ma alla fine risulta solo un intermezzo gratuito. Andava perlomeno relazionato in qualche modo al contesto della trama principale.
Sull'albo “I diavoli neri” c'è
uno sconcertante abominio comportamentale: Zagor perlustra la zona con l'intento dichiarato di
“farsi catturare dai Diavoli Neri per dare una scossa alle indagini” (?!) Scusa, Alfredo, ma questa è proprio una
BOIATA. Un proposito assolutamente
demenziale, imbevibile a tutti i livelli (anche a 14 anni avevo pensato subito:
“Ma che cavolo di piano è questo?! Zagor si è bevuto il cervello?!”). E per fortuna che arriva Supermike a tirarlo fuori dai guai, altrimenti il
genio con la scure ci avrebbe lasciato la pelle veramente da idiota.
Molto forzata la scena in cui Cico, in stato di sonnambulismo,
strappa la catena che gli impedisce di dirigersi verso la cucina. Questa dimostrazione di super-forza non è affatto coerente, soprattutto se consideriamo che la liberazione di Cico costituisce un importante punto di svolta nello sviluppo della trama. Una gag è una
GAG; talvolta può anche essere funzionale allo sviluppo della trama “seria”, ma in tal caso deve conservare un'aura di
credibilità nella sua dinamica. Qui invece siamo nel paperinesco.
La scazzottata finale operata in coppia da Zagor & Supermike è piuttosto grottesca e disneyana. I Diavoli Neri vengono abbattuti come birilli (addirittura, con un pugno combinato ne abbattono CINQUE in un colpo solo). Qui Castelli voleva probabilmente esaltare le qualità fisiche dei due mattatori, ma scivola nel ridicolo involontario.
Nel finale, Supermike si allontana attraverso
“un passaggio segreto di cui evidentemente lui conosceva l'esistenza” (cit. Johnson).
Un espediente del tutto inutile: Supermike poteva benissimo andarsene con tutta tranquillità dall'uscita principale, dato che nessuno lo tratteneva. Scappare attraverso un fantomatico “passaggio segreto” apparso dal nulla lascia intendere che qualcuno volesse bloccarlo o arrestarlo, ma non era proprio questo il caso.
Per finire, segnalo una
incongruenza nei dialoghi: a pag 96 di
“I DIAVOLI NERI” Supermike afferma di aver capito CHI c'è dietro a tutta la faccenda, e mentre ne sta rivelando il nome a Zagor c'è un cambio di scena...Poi però nel finale lo stesso Supermike dichiara di essere curioso di sapere chi c'è dietro la maschera del misterioso capo appena catturato. Ok, di per sè non è una contraddizione importante ai fini della trama, però è emblematica della
superficialità con cui Castelli organizzava gli aspetti narrativi delle sue storie per Zagor. In pratica, sembra quasi che assemblasse una scena dopo l'altra come i
mattoncini Lego, “dimenticandosi” di quanto aveva già esposto nelle scene precedenti (originando così una serie di incongruenze più o meno notevoli, come si è visto anche in
"La minaccia verde" o
"Fantasmi"). Per un autore del calibro di Castelli una simile noncuranza è inspiegabile, dato che su
Martin Mystére o
Mister No non incappava in distrazioni così clamorose.
DISEGNIIl Ferri dei primi '80 è sempre una garanzia. Peccato che qui debba sottostare ad una sceneggiatura sgangherata, che prevedeva scene grottesche a livello visivo che nemmeno lui è riuscito a salvare dal ridicolo. Una incongruenza grafica a pag.87-88 del primo albo: nel flashback, Supermike indossa il suo costume da battaglia...ma quel vestito l'aveva adottato solo
dopo aver dichiarato la sua guerra personale contro Zagor. Storico strafalcione ferriano a pag.17 di “IL VOLTO DEL NEMICO”, dove Zagor ha la casacca di Supermike.
VOTOStoria “IL TRENO FANTASMA”:
7;
Storia “IL RITORNO DI SUPERMIKE”:
5;
Disegni:
9QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:39
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