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  1. ZAGOR: "ODISSEA AMERICANA" (Ivan)

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    By joe 7 il 13 June 2017
     
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    ZAGOR 87-89: ODISSEA AMERICANA (analisi di Ivan)

    Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
    Disegni: Gallieno Ferri

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 138, 139 e 140 (usciti nel 1972). I numeri reali di Zagor sono: 87, 88 e 89. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, l'edizione Zenith pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 87, 88 e 89.

    TRAMA

    Homerus Bannington, uomo ricco e fiero discendente di rinomati poeti, desidera esplorare un'area ancora selvaggia della frontiera a bordo di una nave per trovare spunto per il suo nuovo lavoro poetico. Preoccupati per la sua sicurezza, il colonnello del forte, oltre a dargli un buon equipaggio, lo fa accompagnare da Zagor e Cico, che accettano di aiutare il colonnello. Il viaggio si rivela alla fine allucinante, in cui gli uomini si trovano in preda ad una natura impazzita, scimmioni antropomorfi e crudeli, inganni mortali: solo Zagor, Cico e Bannington usciranno provati ma vivi da quell'inferno, alla pari di Ulisse che nell'Odissea sarà alla fine l'unico a raggiungere Itaca.

    PREGI

    Tipico esempio di “soggetto banale esposto in maniera magistrale”. Infatti, la trama di base è di una semplicità sconcertante: un riccone vuole fare un viaggio in una zona ancora inesplorata, affitta un barcone, e uno alla volta i membri dell'equipaggio resteranno vittima delle insidie misteriose di quella zona. Punto, nient'altro. Nessun antagonista e nessun giallo da risolvere. Tutto il pathos è affidato al senso dell'avventura e alla caratterizzazione dei protagonisti. Entrambi da manuale.
    Il punto di forza dell'episodio è la definizione psicologica dei comprimari. Qui Nolitta tratteggia molto bene i singoli componenti della spedizione, in modo che il lettore sia toccato dalla morte di personaggi che gli erano familiari. In particolare, risalta il controverso rapporto tra Tattoo e Frisco Kid: all'inizio sembrano detestarsi “a pelle”, tanto che, quando Frisco Kid scompare, si sospetta che sia stato Tattoo a farlo fuori per vendicarsi di un'umiliazione subita. Ma, quando Kid sta per essere ucciso dal capo delle superscimmie, Tattoo non può trattenersi dal cercare di aiutarlo, rimettendoci la vita a sua volta. Secondo me, quella sequenza è uno dei passaggi più toccanti dell'intera saga zagoriana.

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    Inoltre, sono affascinanti le insidie del territorio sconosciuto. Qui Nolitta si sbizzarrisce nel creare pericoli “fantascientifici”, senza con ciò scadere nel grottesco o nel pacchiano:
    – le piante carnivore che si avviluppano alle prede come una sorta di “piovra vegetale”;
    – la comunità di superscimmie, una feroce razza di primati a metà tra la scimmia e l'uomo;
    – le pietre “animate”, che crescono in reazione alle sostanze emanate da un vicino vulcano;
    – la nebbia infernale, una cortina di vapori allucinogeni che destano nella vittima i personalissimi sogni e desideri. Interessanti le singole reazioni dei personaggi: Moreland vede la propria moglie, Bannington il suo idolo Omero, Cico un succulento pollo arrosto, e Zagor...i propri genitori uccisi a Clear Water. Quest'ultimo punto è degno di nota: si può ipotizzare che, attraverso quest'episodio, Nolitta abbia voluto suggerire che tutta la psicologia di Zagor sia fondata su quel tragico evento e sul suo inconscio desiderio di esorcizzare quel trauma tramite l'agire contro ogni forma di ingiustizia.

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    E' ben studiata la sequenza con le piante carnivore, che inizia con un divertente prologo con Cico e subito dopo rivela la drammaticità del vero pericolo. Un netto e improvviso contrasto di atmosfera che rende ancor più efficace l'apparizione della minaccia.

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    La parte narrativamente più vivace dell'episodio è l'incontro-scontro col popolo delle superscimmie. A parte la già citata sequenza con Tattoo e Frisco Kid, è da notare la rappresentazione vagamente “umana” della comunità: le scimmie hanno ornamenti “di bellezza” come collane o monili, sanno costruire sbarre legando insieme pali e finimenti, e possiedono pure un'arena per gli scontri. Curiosa la reazione del capobranco che, quando viene sfidato da Zagor, tiene lontano il resto delle scimmie, preferendo affermare il proprio dominio tramite una prova di forza individuale contro l'intruso: un comportamento sociale “a metà” tra la bestia e l'uomo. La scena è un omaggio al personaggio di Tarzan delle scimmie: Zagor, infatti, proprio come Tarzan, per salvare i suoi compagni, scende di sua volontà nell'arena, davanti a tutte le scimmie sorprese, passa come se niente fosse davanti a loro e, arrivato davanti al loro capo, gli dà un forte pugno:è un gesto di sfida, davanti al quale il capo non può tirarsi indietro. Tarzan non avrebbe fatto diversamente.

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    La lunga sequenza sulla zattera, per quanto monotona dal mero punto di vista narrativo, è la più intensa della storia. Il senso di logoramento, sia fisico che mentale, dei sopravvissuti è reso alla perfezione: cantano per rimanere desti, Cico crolla per la fame, Moreland si appoggia al timone per rimanere in piedi...Il tutto è contornato da piccoli colpi di scena, tipo quando l'unica corda d'ormeggio si spezza, privando i naufraghi della possibilità di riposarsi durante la notte. Quello del “progressivo logoramento di un gruppo di uomini in un ambiente ostile” è un tema ricorrente nelle storie di Nolitta, come si vedrà in seguito anche in “Terre bruciate" o “La marcia della disperazione".

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    Finale “filosofico” che non stona. Bannington impara una lezione di umiltà, dove l'ambizione non giustifica il prezzo da pagare per raggiungerla. Infatti butta via tutta l'"Odissea" che aveva composto, ormai macchiata dal sangue di troppe persone.

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    DIFETTI

    Non mi sento di segnalare nulla di rilevante. Forse, è proprio l'estrema semplicità del soggetto di base e l'assenza di un antagonista “classico” che mettono la storia al riparo dalle critiche...ma questi due aspetti ne rappresentano anche il suo limite di potenziale. Insomma, si può parlare di “soggetto sfruttato al 100%”, ma non di “capolavoro assoluto”. Diciamo che è un “capolavoro dei soggetti semplici”, però secondo me non è paragonabile a capolavori dalla trama più articolata come "Oceano" o "Kandrax" – pur essendo raccontato con lo stesso magistrale pathos.

    DISEGNI

    Ferri impeccabile. Qui conferma il livello di eccellenza già raggiunto con "Zagor contro il vampiro" e non mostra segni di fretta, nonostante sia alla terza fatica consecutiva (caso unico nella cronologia regolare della collana in cui - a parte i primissimi numeri - verranno presentati TRE episodi di fila a firma del Maestro).

    VOTO:
    Storia: 9
    Disegni: 10


    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 21:48
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    Il momento in cui Zagor vede le immagini dei suoi genitori é la scena della storia che più mi é rimasta impressa nella mente.
    Degna di nota é la gag quasi iniziale di Cico e Trampy, novelli pifferai di Hamelin, che si risolve nell'ennesimo disastro.
    La caratterizzazione dei coprimari é ben riuscita e ci permette di familiarizzare con loro, capendone le azioni.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky @ 30/8/2020, 08:24) 
    Il momento in cui Zagor vede le immagini dei suoi genitori é la scena della storia che più mi é rimasta impressa nella mente.
    Degna di nota é la gag quasi iniziale di Cico e Trampy, novelli pifferai di Hamelin, che si risolve nell'ennesimo disastro.
    La caratterizzazione dei coprimari é ben riuscita e ci permette di familiarizzare con loro, capendone le azioni.

    Tutta l'Odissea Americana è un capolavoro, sia nei dettagli, che nelle gag, che nei personaggi. Tutte le difficoltà vengono vissute con partecipazione, e con un coinvolgimento oggi impensabile, in queste storie moderne e attuali di Zagor , che sono talmente asettiche e smorte da essere noiose sin dalla prima vignetta. Quello che mi è rimasto impresso dell'Odissea è Zagor che sfida davanti a tutti il capo degli scimmioni.
     
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    ll mio parere su questo episodio.
    È una storia per me memorabile e questo significa che merita applausi e anche riletture. Non è tuttavia una delle mie preferite.
    Il personaggio chiave, ovvero Homerus Bannington dovrebbe essere un simpatico mezzo matto, il problema è che è un mezzo matto che ha denaro per convincere l’equipaggio ad imbarcarsi in una spedizione molto rischiosa. Che si tratti di un viaggio pericoloso dovrebbero saperlo tutti i membri dell’Athena. Sicuramente lo sa Zagor, che è stato avvertito dal sindaco della città che nessuna spedizione è ritornata da quellle terre. Zagor e Cico però sono probabilmente gli unici due che partecipano per motivi “nobili”, spinti dallo spirito di avventura e dalla volontà di mantenere la promessa fatta al sindaco.
    Il resto della ciurma lo fa principalmente per il denaro.
    Come dicevo, Bannington è un mezzo matto, un personaggio molto naif e adolescenziale, con le sue rime da scuola media. Per tutto il viaggio è in balia degli eventi e non si capisce bene come riesca ad essere uno dei tre superstiti della spedizione, probabilmente merito del coraggio degli altri partecipanti e di una bella dose di fortuna.
    Riguardo alle prove che i nostri devono superare per portare a casa la pelle, quella contro gli scimmioni è quella che vale l’acquisto dell’albo. Mi ricorda un’avventura di Tarzan nel suo periodo d’oro. Qui il tocco di classe di Nolitta è avere dato alle scimmie dei connotati “umani”, che le rende ancora più terribili. Sono organizzate, hanno costruito una grata di legno per i prigionieri, indossano collane e suonano tamburi. E vanno tutte dallo stesso barbiere!
    Anche il viaggio della zattera (altro riferimento omerico) attraverso i canyon regala pagine emozionanti. Forse è il momento più drammatico, perchè l’equipaggio non ha di fronte una minaccia che incombe, dalla quale può sfuggire con la forza della disperazione. Qui il nemico è costantemente presente, può essere una roccia che emerge all’improvviso,il sole cocente, le pareti di roccia inaccessibili, la forza della corrente, la stanchezza.
    In conclusione, è un’avventura in cui il comico e il tragico si avvicendano nello stile di Nolitta, ma per me il personaggio di Homerus è un pò troppo caricaturale e le sue motivazioni anche.
    In cerca di emozioni da raccontare, poi quando le ha vissute che fa? Abbandona il suo progetto.
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 23/5/2022, 21:51) 
    per me il personaggio di Homerus è un pò troppo caricaturale e le sue motivazioni anche. In cerca di emozioni da raccontare, poi quando le ha vissute che fa? Abbandona il suo progetto.

    Che altro poteva fare? Bannington non voleva certo la morte di Moreland e degli altri. A che sarebbe servito ricamarci su un poema che è costato il sangue di tante persone? Bannington ha scelto la cosa migliore da fare davanti alla morte: il silenzio.

    Anche se la faccenda di mettersi poi, subito dopo, a fare delle poesie per al marmellata "tutti frutti" fa capire che quello lì di certo non ha le rotelle a posto...

    Nolitta ha cercato di renderlo un personaggio un pò comico, come Digging Bill, Icaro la Plume e altri, ma stavolta non ci è riuscito. Infatti, Bannington, nonostante sia un tipo un pò svitato come quelli che ho citato, ha provocato la morte di diverse persone, anche se indirettamente: e questa non è una cosa che si possa alleggerire con delle battute.

    Per il resto, complimenti per la tua descrizione e commento sull'Odissea! ^_^
     
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    Prendo spunto da questo episodio, quello con il Re delle Scimmie, per parlare dei DUELLI di Zagor ovviamente dello Zagor classico.
    Escludendo i normali avversari umani,forzuti o non, mi limito ad analizzare gli scontri con animali e creature mostruose.
    Questa tipologia di duelli ha una costante: Zagor non impiega quasi mai le armi da fuoco, al massimo armi bianche come un coltello o la sua famosa scure.
    Che vi sia costretto o meno, alla fine li affronta usando soltanto la sua forza fisica ed il suo coraggio.
    Anche nei duelli emergono chiaramente alcuni aspetti della suo carattere: l’impulsività spinta fino alla temerarietà, perchè si getta nella lotta senza fare troppi calcoli sulle forze dell’avversario, ma anche la lealtà, perchè si mette alla pari degli avversari.
    Così affronta ogni genere di animali: puma, orsi, stormi di aquile, squali, una piovra gigante, un alligatore gigante, un gorilla. Non una volta fa ricorso alla sua pistola ed esce sempre vincitore.
    Molto diverso è invece l’esito quando si scontra con i mostri della saga.
    Il primo è l’Uomo Lupo. Nel duello iniziale viene salvato da Cico, nel secondo sembra difendersi meglio, finchè l’avversario precipita in un burrone sullo slancio.
    Il secondo mostro è Molok, il frankestein castelliano. Qui Zagor soccombe nettamente nella lotta e alla fine la creatura viene sconfitta con l’inganno dal suo creatore.
    Il terzo è il Vampiro. Anche qui la lotta è impari, Zagor può solo cercare di resistere alla forza disumana del non-morto, quando la luce del sole lo annienta.
    Il quarto è il mostro di Dark Canal. Dopo una sconfitta iniziale, lo Spirito con La Scure insegue la creatura e la uccide con un colpo fortunato del suo pugnale. Il secondo mostro sconfigge nuovamente Zagor, che è salvato da uno dei ricercatori.
    Il quinto è l’Uomo Tigre. Ancora una volta Zagor viene salvato dal colpo di fucile di Kellogg, mentre gli artigli del mostro lo stavano dilaniando.
    Sesto è Ultor, il vendicatore alato. Un giovane indiano che ha la ferocia e le ali di un’aquila.
    Qual’è la sorte del combattimento? Zagor perde e viene salvato da Prometeus, che uccide la sua creatura.
    Per ultimi ci sarebbero gli extraterrestri Akkroniani, ma meritano un discorso a parte.
    I duelli con i mostri confermano che Zagor non è un super eroe, invincibile e al di sopra di qualunque essere umano. Questo secondo me conferiva molta più tensione e credibilità alle (rare all’epoca) incursioni horror della collana.
     
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    Anche se Zagor è considerato da alcuni, non senza ragioni, "un supereroe italiano", non è un supereroe: di questo tipo di personaggio ha solo la facciata. Un supereroe, oltre ad avere un'identità segreta (che Zagor non ha) è estraneo alla vita comune degli altri. Appare, fa la sua impresa, scompare.

    Ma Zagor, invece, nonostante il suo costume, fa completamente parte della vita comune. Partecipa alla vita dei trapper e gareggia con loro, a volte anche perdendo; ha molti amici che lo conoscono e lo vanno a trovare nella sua capanna o lui va a trovare loro; partecipa alle imprese di Fishleg nella sua baleniera; è sia spirito che amico degli indiani e fa parte della loro vita quotidiana.

    Gli esempi che tu mi hai mostrato fanno vedere che Zagor non usa mai i suoi superpoteri contro degli esseri fuori dalla norma, semplicemente perchè non li ha: i suoi "poteri" sono una grande agilità, una notevole forza, coraggio, intelligenza, inventiva, capacità di interagire in ogni situazione. Sa anche sparare e usare una scure. E queste sono cose alla portata di ogni uomo normale, sano di fisico e di mente: lo si potrebbe paragonare al massimo a Capitan America. Che affronta nemici nettamente superiori, usando però solo le sue forze "umane".

    Quindi Zagor non è un supereroe con superpoteri: è sì un uomo eccezionale, ma resta sempre un uomo, è sempre a livello umano. Quindi affronta degli esseri "superiori" usando le sue capacità umane, spesso vincendo in un modo o nell'altro, o con un aiuto o con un colpo fortunato, perchè la fortuna aiuta gli audaci, e Zagor lo è senza dubbio.

    A dire il vero, comunque, lui userebbe la pistola contro i mostri, ma, nei casi che hai elencato, Zagor non la usa perchè non ce l'ha, non perchè "vuole combattere alla pari". Oppure perchè non conviene. Non spara al gorilla dell'Odissea Americana, perchè sa che, usando la pistola, avrebbe perso credibilità presso le altre scimmie. Quindi è stata una cosa calcolata: ma, potendo, gli avrebbe sparato. Zagor non è stupido, nè un incosciente. Se affronta a mani nude un mostro, è perchè in quel momento non ha altro da usare.
     
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