ZAGOR 87-89: ODISSEA AMERICANA (analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 138, 139 e 140 (usciti nel 1972). I numeri reali di Zagor sono:
87, 88 e 89. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, l'edizione Zenith pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 87, 88 e 89.
TRAMAHomerus Bannington, uomo ricco e fiero discendente di rinomati poeti, desidera esplorare un'area ancora selvaggia della frontiera a bordo di una nave per trovare spunto per il suo nuovo lavoro poetico. Preoccupati per la sua sicurezza, il colonnello del forte, oltre a dargli un buon equipaggio, lo fa accompagnare da Zagor e Cico, che accettano di aiutare il colonnello. Il viaggio si rivela alla fine allucinante, in cui gli uomini si trovano in preda ad una natura impazzita, scimmioni antropomorfi e crudeli, inganni mortali: solo Zagor, Cico e Bannington usciranno provati ma vivi da quell'inferno, alla pari di Ulisse che nell'Odissea sarà alla fine l'unico a raggiungere Itaca.
PREGITipico esempio di
“soggetto banale esposto in maniera magistrale”. Infatti, la trama di base è di una semplicità
sconcertante: un riccone vuole fare un viaggio in una zona ancora inesplorata, affitta un barcone, e uno alla volta i membri dell'equipaggio resteranno vittima delle insidie misteriose di quella zona. Punto, nient'altro. Nessun antagonista e nessun giallo da risolvere. Tutto il
pathos è affidato al senso dell'avventura e alla caratterizzazione dei protagonisti. Entrambi da manuale.
Il punto di forza dell'episodio è la
definizione psicologica dei comprimari. Qui Nolitta tratteggia molto bene i singoli componenti della spedizione, in modo che il lettore sia toccato dalla morte di personaggi che gli erano
familiari. In particolare,
risalta il controverso rapporto tra Tattoo e Frisco Kid: all'inizio sembrano detestarsi “a pelle”, tanto che, quando Frisco Kid scompare, si sospetta che sia stato Tattoo a farlo fuori per vendicarsi di un'umiliazione subita. Ma, quando Kid sta per essere ucciso dal capo delle
superscimmie, Tattoo non può trattenersi dal cercare di aiutarlo, rimettendoci la vita a sua volta. Secondo me, quella sequenza è uno dei passaggi
più toccanti dell'intera saga zagoriana.
Inoltre, sono affascinanti le insidie del territorio sconosciuto. Qui Nolitta si sbizzarrisce nel creare pericoli “fantascientifici”, senza con ciò scadere nel grottesco o nel pacchiano:
– le piante carnivore che si avviluppano alle prede come una sorta di “piovra vegetale”;
– la comunità di superscimmie, una feroce razza di primati a metà tra la scimmia e l'uomo;
– le pietre “animate”, che crescono in reazione alle sostanze emanate da un vicino vulcano;
– la nebbia infernale, una cortina di vapori allucinogeni che destano nella vittima i personalissimi sogni e desideri. Interessanti le singole reazioni dei personaggi: Moreland vede la propria moglie, Bannington il suo idolo Omero, Cico un succulento pollo arrosto, e Zagor...
i propri genitori uccisi a Clear Water. Quest'ultimo punto è degno di nota: si può ipotizzare che, attraverso quest'episodio, Nolitta abbia voluto suggerire che tutta la psicologia di Zagor sia fondata su quel tragico evento e sul suo inconscio desiderio di esorcizzare quel trauma tramite l'agire contro ogni forma di ingiustizia.
E' ben studiata la sequenza con le
piante carnivore, che inizia con un divertente prologo con Cico e subito dopo rivela la drammaticità del vero pericolo. Un netto e improvviso contrasto di atmosfera che rende ancor più efficace l'apparizione della minaccia.
La parte narrativamente più vivace dell'episodio è
l'incontro-scontro col popolo delle superscimmie. A parte la già citata sequenza con Tattoo e Frisco Kid, è da notare la rappresentazione vagamente “umana” della comunità: le scimmie hanno ornamenti “di bellezza” come collane o monili, sanno costruire sbarre legando insieme pali e finimenti, e possiedono pure un'arena per gli scontri. Curiosa la reazione del capobranco che, quando viene sfidato da Zagor, tiene lontano il resto delle scimmie, preferendo affermare il proprio dominio tramite una prova di forza individuale contro l'intruso: un comportamento sociale “a metà” tra la bestia e l'uomo. La scena è un omaggio al personaggio di Tarzan delle scimmie: Zagor, infatti, proprio come Tarzan, per salvare i suoi compagni, scende di sua volontà nell'arena, davanti a tutte le scimmie sorprese, passa come se niente fosse davanti a loro e, arrivato davanti al loro capo, gli dà un forte pugno:è un gesto di sfida, davanti al quale il capo non può tirarsi indietro. Tarzan non avrebbe fatto diversamente.
La lunga
sequenza sulla zattera, per quanto monotona dal mero punto di vista narrativo, è la più intensa della storia. Il senso di
logoramento, sia fisico che mentale, dei sopravvissuti è reso alla perfezione: cantano per rimanere desti, Cico crolla per la fame, Moreland si appoggia al timone per rimanere in piedi...Il tutto è contornato da piccoli colpi di scena, tipo quando l'unica corda d'ormeggio si spezza, privando i naufraghi della possibilità di riposarsi durante la notte. Quello del
“progressivo logoramento di un gruppo di uomini in un ambiente ostile” è un tema ricorrente nelle storie di Nolitta, come si vedrà in seguito anche in
“Terre bruciate" o
“La marcia della disperazione".
Finale “filosofico” che non stona. Bannington impara una lezione di umiltà, dove l'ambizione non giustifica il prezzo da pagare per raggiungerla. Infatti butta via tutta l'"Odissea" che aveva composto, ormai macchiata dal sangue di troppe persone.
DIFETTINon mi sento di segnalare nulla di rilevante. Forse, è proprio
l'estrema semplicità del soggetto di base e l'assenza di un antagonista “classico” che mettono la storia al riparo dalle critiche...ma questi due aspetti ne rappresentano anche il suo
limite di potenziale. Insomma, si può parlare di
“soggetto sfruttato al 100%”, ma non di
“capolavoro assoluto”. Diciamo che è un “capolavoro dei soggetti semplici”, però secondo me non è paragonabile a capolavori dalla trama più articolata come
"Oceano" o
"Kandrax" – pur essendo raccontato con lo stesso magistrale pathos.
DISEGNIFerri impeccabile. Qui conferma il livello di eccellenza già raggiunto con
"Zagor contro il vampiro" e non mostra segni di fretta, nonostante sia alla
terza fatica consecutiva (caso unico nella cronologia regolare della collana in cui - a parte i primissimi numeri - verranno presentati TRE episodi di fila a firma del Maestro).
VOTO:Storia:
9Disegni:
10QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:48
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