ZAGOR 104-107: IL BUONO E IL CATTIVO - TERRE BRUCIATE (analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 155, 156, 157, 158 (usciti nel 1974). I numeri reali di Zagor sono:
104, 105, 106, 107. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, l'edizione Zenith pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 104, 105, 106,107.
TRAMANella città di Rapid City, il ricco e potente Henry "Master" Murchisson è morto, lasciando tutto in eredità ai due nipoti, Simon Greaves e Bobby Larson: o meglio, a chi dei due raggiungerà un determinato oggetto che lui aveva lasciato a Cathedral Peak, un luogo roccioso in mezzo al deserto. Simon è noto per essere un poco di buono e delinquente, e Bobby, invece, che è un uomo onesto, subisce degli attacchi misteriosi la cui responsabilità è sicuramente di Simon. Bat Batterton, il detective amico di Zagor, viene ingaggiato da Bobby per fare delle indagini. E' in questo contesto che Zagor e Cico arrivano a Rapid City, decidendo di aiutare Bobby e il loro amico Bat. Con l'aiuto della guida Archer, dovranno intraprendere un viaggio debilitante e pericoloso, ostacolato non solo da Simon, ma anche da indiani misteriosi, agguati, inganni, fino a raggiungere finalmente il Cathedral Peak, dove li aspetta una sorpresa clamorosa: il colpevole di tutti gli attentati è il notaio di Rapid City, Klaus Fiedermann. Dopo uno scontro rapido e feroce, Klaus viene ucciso e Bobby e Simon (che è riuscito a raggiungere per primo il Cathedral Peak) fanno la pace e dividono l'eredità del nonno.
COMMENTOUno degli episodi di punta della
golden age, scritto da un Nolitta in gran forma. A conti fatti, è una sorta di
Odissea Americana in chiave realistica, arricchita da un contorno più variegato (nonostante ciò, in senso globale io preferisco di un pelino l'
Odissea originale...anche se sono entrambe memorabili, ognuna a proprio modo).
PREGIAncora una volta il soggetto di base è abbastanza semplice (quasi
disneyano, direi: una corsa a due verso un'eredità...pare proprio una storia di Paperone vs Rockerduck, senza contare il rapporto zio - due nipoti), ma lo svolgimento è mozzafiato. Il ritmo non perde un colpo, e tiene inchiodati alla lettura dall'inizio alla fine. Questa era la grande abilità narratoria di Nolitta: un raffinato raccontastorie che riusciva ad incantare la platea trasformando favole banali in epopee avvincenti. Il De André del Fumetto. (Ed è inutile che Gigi D'Alessio cerchi di nascondersi dietro al penoso alibi
“Lo faceva anche De André”...La
Classe non si imita appiccicando qualche vaga similitudine qua e là.) Rara incursione di Nolitta nel genere
Giallo (o “parzialmente Giallo”), genere per il quale notoriamente non stravedeva...ma che dimostra di saper maneggiare all'occorrenza, con buoni risultati. Qui inserisce un doppio depistaggio sul presunto colpevole, dopo aver dirottato i sospetti su Simon in modo quasi
scontato fin dall'inizio. Ben caratterizzati i due cugini rivali. Fin dal titolo del primo albo (
IL BUONO E IL CATTIVO) si desumono le loro caratteristiche e il loro antagonismo.
Bobby il “BUONO”, un cuore d'oro quasi
noioso nella sua purezza d'animo.
Simon il “CATTIVO”, un bulletto locale prepotente e violento, disposto a ricorrere a mezzi sporchi per ottenere ciò che vuole. Se la personalità iniziale di Bobby non verrà mai messa in discussione, quella di Simon avrà invece una inattesa svolta “buonista” nel finale.
Quarta apparizione per
Bat Batterton, il detective strampalato. Come al solito, la sua presenza serve solo a fare numero, però i suoi siparietti sono sempre gradevoli. Insolitamente, in questo episodio non ci sono gags dedicate al solo Cico; gli spunti comici del messicano vengono esposti mentre partecipa attivamente alle azioni del gruppo. In compenso, c'è una lunga gag dedicata a
Icaro la Plume, divertente anche se del tutto avulsa dallo sviluppo narrativo (un tipico inserto di
"grasso”). Tra i comprimari spicca senza dubbio
Archer, una guida abile e ricca di sfaccettature (tant'è che in varie occasioni ruba la scena persino a Zagor). Uno dei migliori co-protagonisti positivi creati da Nolitta. Come in
"Odissea americana" (e di lì a poco in
"La marcia della disperazione"), Nolitta riprende uno dei suoi temi preferiti, ovvero il progressivo logoramento fisico e mentale di un gruppo di uomini calati in un ambiente ostile ed estremo. Qui la difficoltà è rappresentata dalla
marcia nel deserto, interminabile e insidiosa. Nolitta descrive bene il senso di oppressione dovuto al sole cocente e alla carenza d'acqua, con pennellate quasi poetiche in didascalia.
Indimenticabile la sequenza della
veglia nel deserto, con l'attacco dei “morti viventi”. Da manuale la costruzione della suspense: la frase
"Le tombe vomitano i vivi" riecheggia infatti a più riprese, creando una forte
aspettativa su questa misteriosa insidia, e finalmente ne viene rivelato il significato. Si inizia con uno scambio di battute tra Cico e Bat, poi l'atmosfera muta di colpo da comica a tragica: una specie di “zombi” emerge da una fossa spostando una lastra di pietra, imitato subito dopo da molti altri consimili, animati da chiare intenzioni bellicose. In realtà questi esseri sono una tribù indigena che si è adattata alla dura vita di quel deserto, vivendo sottoterra e uscendone solo durante la notte per cacciare. Una razza di nativi caratterizzata in modo molto originale e credibile.
Toccante la scena in cui Archer, in preda al panico, spara all'impazzata sul fondo di una fossa in penombra, uccidendo una donna e il suo bambino. Nolitta non calca la mano sulla tristezza di quella sequenza, limitandosi a far pronunciare una frase di rimorso ad Archer...Certo è che quella scena rimane impressa per la sua crudezza e penosità.
La monotona marcia di avvicinamento a Cathedral Peak si movimenta all'improvviso, in modo frenetico, quando Zagor - avvedutosi del fatto che la fonte d'acqua è stata avvelenata - deve prendere a cazzotti i propri compagni per impedire loro di bere. Di lì a poco scoprono i cadaveri degli ultimi due sgherri di Simon, morti avvelenati. A quel punto, paiono non esserci più dubbi sulla natura spietata di Simon, e Nolitta raggiunge il suo scopo di accentrare su di lui tutto l'astio di personaggi e lettori. Per questo, è di grande effetto scoprire che, in realtà, i sabotaggi e gli omicidi erano invece stati commessi dal notaio
Klaus Fiedermann, che fin dall'inizio aveva seguito di nascosto entrambi i gruppi rivali. Dopo l'uccisione di Fiedermann da parte di un Archer fuori di sè, c'è il finale ficcante, con alternarsi di vicende tragiche/comiche/ironiche/sentimentali/filosofiche. Simon dimostra di non essere poi quella carogna che si credeva, e il famoso oggetto al Cathedral Peak si rivela più “simbolico” che altro (una pipa da riflessione).
DIFETTIQuesto è talmente celebre che è quasi superfluo ribadirlo:
l'arrivo “impossibile” di Fiedermann a Cathedral Peak prima dei due eredi. Qui Nolitta probabilmente si è preoccupato solo del colpo di scena (un colpevole esterno ai due gruppi è in effetti una buona trovata), senza curarsi di costruire i dettagli narrativi che lo rendessero anche verosimile. Succede, quando si scrive “ad istinto”. Inoltre,
l'assunzione di Archer non è stata affatto presentata. Data l'importanza del personaggio, è un'omissione non da poco. Dobbiamo considerare che la precedente guida di Bobby è stata appena uccisa, mettendo il suo team in grandi difficoltà. Il trovare in fretta e furia una nuova guida è una questione urgentissima...eppure il giorno dopo, il gruppo di Bobby parte come se niente fosse, con una nuova guida (Archer, appunto) apparsa come
per incanto: neanche una vignetta dedicata alla ricerca di un sostituto, né alla presentazione del personaggio, né alle trattative per convincerlo ad unirsi alla spedizione. Una
frettolosità decisamente non nolittiana. Questo “vuoto narrativo” è una delle lacune che mi appaiono più evidenti nel ripensare a questa storia in senso generale. (
nota di Joe7: un altro difetto è vedere Klaus Fiedermann, che dopotutto ha i suoi anni e non è certo Supermike, tenere testa a un tizio tutto muscoli e agilità come Zagor! Ma questa la si potrebbe aggirare col dire che lo spirito con la scure era debilitato e indebolito per il massacrante viaggio che aveva fatto, quindi non era in forma...)
DISEGNIFerri golden age...C'è bisogno di dire altro? Forse sì. Ovvero, che rileggendo
adesso le storie di quel periodo dorato (non solo per i disegni) si ha una maggior percezione di quanto sia stata significativa la recente scomparsa del Maestro. Un disegnatore unico al mondo, insostituibile. Una fortuna aver potuto godere del binomio Nolitta/Ferri nel loro massimo splendore.
Storia:
9Disegni:
10QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:57
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