ZAGOR 170-172: VIAGGIO SENZA RITORNO / L'ULTIMO VIKINGO (analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta/Sergio Bonelli
Disegni: Pini Segna
Zagor edizione originale Zenith: n. 221-223 (usciti nel 1979). I numeri reali di Zagor sono: 170-172. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 170-172.
TRAMAZagor e Cico vengono a sapere di misteriosi "banditi senza volto" che rubano, stranamente, solo il vino: alla fine, scoprono che si tratta di una loro conoscenza, il capo vichingo
Guthrum, loro amico, incontrato precedentemente in
"Sfida all'ignoto". L'anziano capo, insieme ai suoi uomini vichinghi (qui chiamati "vikinghi"), hanno dovuto fare un "prelievo" di vino e altro per sostenere il loro viaggio verso
"Nuova Vita" una terra nascosta dove vivono serenamente degli altri vichinghi, sui quali Guthrum è venuto a sapere per vie indirette. Infatti, Guthrum e i suoi potrebbero continuare a vivere lì, seguendo così in pace le loro tradizioni vichinghe. Guthrum, con un trucco (vino con sonnifero, un classico), porta Zagor e Cico con sè: dopo una vibrata protesta, i due accettano di accompagnare il loro amico nel viaggio, che però si rivela talmente drammatico da diventare alla fine un vero e proprio incubo: non solo cerbiatti carnivori e amebe gigantesche mangiatrici di uomini, ma gli stessi abitanti vichinghi di Nuova Vita sono diventati tutti dei veri e propri lupi mannari.
Riescono a sfuggire a stento dagli uomini belva, ma alla fine i soli sopravvissuti sono Zagor, Cico e Guthrum, che ritornano nella civiltà più morti che vivi: Zagor rimane a letto con la febbre per diversi giorni, e, quando si riprende, si accorge che Cico e Guthrum, che si sono ripresi prima di lui, hanno aperto, coi suoi soldi, un'os
teria-bar chiamata "All'ultimo Vikingo" dove fanno dei buoni affari. Zagor sviene di nuovo appena scopre la loro trovata.
COMMENTOEpisodio controverso, con tanti pregi e altrettanti difetti, al punto da far sorgere il dubbio:
"E' una buona storia con molte cadute di tono...oppure è una pessima storia con vari buoni momenti?" Una nota per sottolineare l'atipicità di questa storia: nel famoso referendum del 1981, essa compariva sia nell'elenco delle storie più
apprezzate che nell'elenco delle più
deludenti. Insomma,
nel bene e nel male, è un “must” per qualunque zagorofilo d.o.c.
PREGIIl canovaccio, chiaramente, ricalca quello di
“Odissea americana”, e per molti versi (parlo di
scene isolate, n.b.) regge bene il confronto. Qui c'è inoltre la variante di uno Zagor che - a differenza della precedente
Odissea - viene COSTRETTO, suo malgrado, ad aggregarsi alla spedizione. Buona la trovata del tunnel nella montagna che dà accesso ad una “prolunga” del grande lago, nascosta ai normali esploratori. Efficace la suspense che precede la rivelazione dei vikinghi-licantropi: una lunga sequenza notturna, in cui i volti dei mostri restano in ombra fin quando il gruppo di Guthrum non si trova praticamente naso-contro-naso con loro. A proposito: è affascinante notare che, pur essendo ridotti a creature belluine, i vikinghi di
“Nuova Vita” si acconciano ancora i capelli con trecce e le femmine indossano ornamenti “di bellezza” come orecchini e braccialetti...Tutti elementi tipicamente “umani”, che lasciano intuire che la colonia possegga ancora delle usanze sociali assai precise, e non è solo un covo di bestiacce feroci.
DIFETTIIl gruppo di esploratori è
troppo numeroso (si parla di 30 vikinghi!). Questo limita la possibilità di approfondire la caratterizzazione dei singoli, cosicché, quando si assiste al “body-countdown”, il lettore non è coinvolto emotivamente dalla scomparsa delle singole vittime. Discorso differente nella prima “Odissea”, in cui erano stati presentati solo CINQUE comprimari: il lettore aveva perciò tutto il tempo di prendere
familiarità coi personaggi, e quindi di “sentire” la loro morte. Qui invece sembra di assistere ad una mattanza di tonni, dove ogni singola morte ha poco significato. Rispetto a
“Sfida all'ignoto”, qui il personaggio di Guthrum perde di carisma. Nolitta esagera nel rimarcarne il lato buffonesco; difficile vedere in
questo Guthrum il capo di un popolo di terribili guerrieri. La gag finale, con Cico e Guthrum a fare da camerieri in un bar, mi è parsa fuori luogo. In quel contesto, forse ci stava meglio una chiosa “seriosa” sul futuro di Guthrum.
DISEGNIA me Pini Segna piace(va) abbastanza; forse il suo tratto non era molto “zagoriano”, ma di certo era un disegnatore tecnicamente ben preparato. Se vogliamo fargli un appunto, i suoi “vikinghi mannari” cambiano fisionomia da una vignetta all'altra: in alcune sono creature davvero terrificanti (come nella prima vignetta in cui si rivelano), in altre invece sembrano la caricatura di Braccobaldo Bau.
Storia:
7,5Disegni:
7QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:22
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