ZAGOR 85-87: ZAGOR CONTRO IL VAMPIRO (Approfondimento di Ivan)La prima analisi è stata fatta
qui.
Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 136-138 (usciti nel 1972). I numeri reali di Zagor sono:
85-87. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 85-87.
TRAMAZagor e Cico, per fare un favore al vecchio amico Parkman, accompagnano il figlio di lui in una carovana dove il giovane Parkman deve fare da guida e capocarovana, perchè non gli accada nulla. Durante il viaggio avvengono fatti strani ed inquietanti, con morti misteriose e uomini impazziti, mentre uno strano carro di zingari, che fa parte della carovana, continua a seguire la fila, indifferente a quello che accade, mentre al loro interno custodiscono gelosamente una bara. Parkman, Zagor e Cico accompagnano i misteriosi zingari al castello del loro padrone per ricevere la paga per il viaggio: ed è l'inizio di un incubo, in cui Zagor per la prima volta dovrà affrontare un non-morto assetato di sangue...
COMMENTODelizia riletta per la 20° volta, senza che perda di fascino (è come un buon vino che migliora col tempo, solo che il Fumetto è una "bottiglia" che non si svuota mai). È considerato l'episodio che inaugura la cosiddetta
Golden Age di Zagor. Non a caso. Da qui in poi, infatti, Nolitta non sbaglierà un colpo per 5 anni di fila, sfornando una superstoria dietro l'altra. Rara incursione di Nolitta nel genere horror, dal quale riprende il tema più classico:
il vampiro. Nolitta non si discosta dalla versione classica della figura del vampiro, però ci mette il suo inconfondibile
stile nella costruzione della storia. Va notato che il soggetto di base è di una
semplicità elementare, composto da due sole locations (il viaggio verso Fairmont e la casa di Rakosi); la forza di questo episodio sta nella maestria narratoria di Nolitta e nella piacevolezza delle singole scene, talvolta composte da
una sola vignetta.
Anche se è scollegata dal filo della trama, la gag iniziale di Cico è una delle migliori di sempre (per quanto sia assurdo varare una nave facendola scorrere in scivolata libera su delle traversine di legno, ma vabbe'...a chi importa?)
Per tutto l'albo di ANGOSCIA, la minaccia resta oscura al lettore (anche se suggerita già dal titolo in 3° di copertina, uno spoiler mica da poco), sorretta da un senso della
suspense da manuale. Ben tratteggiato il co-protagonista,
Albert Parkman, giovane guida orgogliosa e testarda, ma anche capace di gesti coraggiosi e spiazzanti – come quando si espone indifeso alle frecce degli Yurok per dimostrare la propria innocenza.
Durante il primo incontro (amichevole) con gli Yurok, Nolitta accenna – tramite Zagor – uno scampolo della sua filosofia filo-pellerossa, nonché una critica (condivisibilissima) al
Progresso quando è slegato dai valori etici.
Gradevole la panoramica sui coloni aggregati alla carovana di Parkman:
I summenzionati NON sono dei protagonisti, anzi, questo sarà l'unico spazio a loro dedicato...però intanto Nolitta ce li rende piacevolmente
familiari; un modo per dire che anche le comparse hanno una vita propria tra le righe della storia, pur se la vicenda principale va in tutt'altra direzione. Eccezionale la scena in cui Bruce, con lo sguardo allucinato, vagheggia sui picchi delirando "L'HO VISTO! L'HO VISTO!". Esiste UN solo lettore a cui quella sequenza non è rimasta impressa nella memoria?
Memorabile la presentazione iniziale di Rakosi, in cui dissimula la propria natura vampiresca ai suoi ospiti facendo sfoggio di modi garbatissimi e una parlata di raffinata cultura.
Una parentesi
en passant: Anche Nolitta cade nello stesso errore di logistica che farà poi Castelli,
riguardo la conoscenza di Aline da parte di Rakosi. Bisogna tener presente che, anche se Rakosi millanta di abitare in America già da molto tempo,
in realtà è arrivato solo da pochi minuti[; non può ancora conoscere la casa in cui si trova...eppure si dirige con risolutezza verso il mobile bar per prendere una precisa bottiglia di vino. (Piccole distrazioni degli autori che scrivono "ad istinto".)
(qui una possibile spiegazione: il maniero era quello originale di Rakosi riportato tale e quale dall'Ungheria, quindi già conosciuto dal vampiro, che evidentemente era un tipo casalingo. E' solo un'ipotesi, eh. Nota di Joe7)Affascinanti le figure dei servitori di Rakosi (in particolare Molnar e Zoltan): essi NON sono vampirizzati, tuttavia si pongono lo stesso al servizio di un vampiro per motivi ignoti (e nessun lettore sente la necessità di conoscerli; sono umani che servono Rakosi, punto e basta). Fantastica la
scena della cripta, sia per il pathos della sequenza che per l'esecuzione grafica. Se dovessi scegliere una sequenza che illustri la magia del segno di Ferri, opterei senza dubbio per questa.
Altra perlina seminascosta: Quando Cico – ricordando le indicazioni di Metrevelic – si munisce di una rozza croce, Zagor commenta in modo sprezzante.
Quel
"Puah!" buttato lì quasi per caso è una raffinatezza sottile. Sottintende che Zagor, uomo pratico e coi piedi per terra, presta poco credito al resoconto di Metrevelic sui vampiri, giudicandola mera superstizione (fatto rimarcato anche più avanti, quando Rakosi si cala dal balcone
"senza volare come un fantasma"). Eppure, i fatti successivi smentiscono la strafottenza di Zagor, dato che sarà proprio la croce di Cico a salvargli la vita, mettendo in fuga il vampiro.
In pratica, attraverso questa doppia scena congiunta, Nolitta rifila a Zagor una piccola lezione di umiltà, che tuttavia non sminuisce il suo carisma, dato che è proprio la fallibilità delle sue valutazioni che rende(va) così affascinante il personaggio. Da antologia il primo scontro tra Zagor e Rakosi: il vampiro surclassa Zagor, che è chiaramente sorpreso dalla incredibile forza fisica del suo avversario. Solo l'intervento di Cico, "armato" di croce, mette in fuga il barone.
Una piccola incoerenza comportamentale: Quando Rakosi fugge perché spaventato dalla croce di Cico, Zagor lo insegue calandosi dalla balconata...e Rakosi
continua a fuggire. Perché? A quel punto non c'è più la croce ad inibirlo, quindi ora potrebbe facilmente fare a pezzi Zagor appena scende a terra.
Forse Nolitta avrebbe potuto ovviare a questo dubbio semplicemente mettendo la croce di Cico in mano a Zagor durante il suo inseguimento; in quel caso sia la fuga di Rakosi che la sua mancata partecipazione allo scontro tra Zagor e gli ungheresi sarebbero apparse giustificate. Lo scontro finale è di nuovo dominato da Rakosi: tuttavia, Zagor riesce a resistere abbastanza tempo da impedirgli di tornare nella cripta prima dell'alba. I raggi del sole fanno il resto, polverizzando il vampiro. Qui la genialità di Nolitta non sta nell'espediente in sé per distruggere il mostro (espediente abbastanza scontato, essendo un classico sul tema dei vampiri) quanto piuttosto nella reazione stupefatta di Zagor dopo l'evento. Vediamo infatti uno Zagor talmente sconvolto che, all'arrivo di Metrevelic, non riesce nemmeno a trovare le parole per descrivergli ciò che è accaduto.
Questa era una caratteristica dello stile narrativo di Nolitta. Nella fattispecie: persino i bambini sanno che il sole è fatale ai vampiri, ma riuscendo a far immedesimare i lettori nella mentalità di un trapper dell'800, questa conoscenza scompare, rendendo ancora sorprendente un evento arcinoto. Una strategia narratoria che, purtroppo, gli scrittori moderni sembrano aver dimenticato, o reputato obsoleta, trattando i protagonisti come se avessero la stessa sapienza dei lettori. Mentre, invece, il segreto della narrazione empatica è proprio
il contrario: ovvero, condurre il lettore dentro la testa di un dato personaggio. Ecco allora che un evento "banale" e arcinoto a tutti (tipo la mortalità del sole per i vampiri) può divenire ancora un trucco di grande effetto.
Anche dopo la distruzione del vampiro Nolitta trova il modo di rivitalizzare la vicenda, con Zoltan che dà fuoco alla casa e minaccia di sparare a Zagor, impossibilitato a difendersi.
DIDASCALIEDevo ripetermi: la soppressione delle didascalie nei fumetti moderni è uno dei maggiori delitti fumettofili che siano mai stati commessi
(nota di Joe7: e di questo dobbiamo ringraziare anche Berardi col suo "Ken Parker" privo di didascalie. Che magari lì funzionava, ma poi gli altri hanno voluto imitarlo a manetta per darsi un tono).
Le didascalie rallentano il ritmo di lettura: se messe nel posto giusto e al momento giusto, "obbligano" il lettore a soffermarsi su particolari sequenze ad effetto. Anche nel presente episodio, le didascalie (o meglio:
questo particolare tipo di didascalie) contribuiscono a creare un pathos non ottenibile altrimenti. Un esempio per tutti:
Immaginiamo di rimuovere le didascalie dalla scena sopra: la sequenza scorrerebbe via rapidissima, senza tensione: avrebbe un effetto meramente
visivo e basta. Eppure qualcuno ha deciso (non si sa a che titolo) che questo stratagemma narrativo debba essere eliminato. La mia opinione è che questa scelta derivi dal processo di
rimbambimento dei prodotti per giovani, in cui tutto deve essere frenetico, smaccato, pacchiano. Non c'è più spazio per la suggestione, l'atmosfera, il thrilling dell'attesa...Eppure, io nei fumetti leggo didascalie da quando avevo 5 anni, e non mi hanno mai infastidito. Perché allora qualcuno deve pensare che un giovane moderno percepirebbe la presenza delle didascalie in maniera differente? Boh. Misteri dell'incompetenza degli "addetti-ai-lavori" (nei fumetti, nei film, e nei prodotti di narrativa in generale).
LA FAMOSA GAG CICO/RAKOSISulla
scena in sé nulla da ridire, è gustosa e anche narrativamente importante...ma, secondo me, rappresenta una nota stonata in questa sinfonia quasi perfetta, a causa della errata
tempistica con cui è collocata all'interno dell'episodio. Intendo: la
prima manifestazione vampiresca di Rakosi ci viene mostrata tramite una scenetta comica, in cui il barone non fa esattamente la figura del terribile mostro scaltro e quasi invincibile.
Diamine; Nolitta ha impiegato 120 pagine per creare un'atmosfera satura di mistero e di aspettativa...e poi mostra per la prima volta la natura sovrannaturale del nemico nell'ombra facendogli fare una figura da goffo pagliaccio?
Forse sarebbe stato meglio posticipare quella gag DOPO aver presentato il vampiro per quello che in realtà è, aggiungendo PRIMA una scenetta “seria” (per esempio, sarebbe bastato inserire un semplice scambio di battute tra Rakosi e il suo servo Zoltan, in cui si evinceva la vera natura del barone...e DOPO di quella ci sarebbe stata bene anche la gag con Cico). In sintesi, non è la gag a non funzionare, bensì la sua
posizione temporale all'interno della storia.
(nota di Joe7: a me non aveva dato fastidio: già a quel punto, il lettore sapeva bene che quello era il vampiro che aveva attaccato gli indiani e gli uomini della carovana. Sdrammatizzarlo - proprio in quel momento - mi era sembrato adatto e molto "nolittiano": inoltre, Rakosi fa paura anche in quella scena comica, tanto per dire...solo i miei 5 cents di opinione)LA PERLAIn questo episodio di perle ce ne sarebbero a iosa, tuttavia vorrei rimarcare una scena di passaggio che mi era rimasta impressa:
Qui Nolitta esalta il lato "buzzurro" di Zagor, che fondamentalmente – nella sua visione – è un boscaiolo semi-analfabeta; non c'è nulla di strano nel fatto che un trapper dell'800 non conoscesse l'esistenza di una nazione chiamata "Ungheria". Ho sempre trovato significativa questa vignetta, molto "realistica". Persino a 8 anni (quando ho letto ANGOSCIA per la prima volta, e già sapevo benissimo cosa era l'Ungheria) non mi sono mai posto il problema che Zagor fosse un ignorante; questa sua lacuna culturale mi era parsa del tutto giustificabile. Certo,
oggi inserire una trovata del genere sarebbe assolutamente impensabile; Zagor sembra un erudito ferrato su ogni materia dello scibile umano
(neanche fosse un cyborg connesso con Wikipedia, nota di Joe7). Il che dà la misura del perché l'attuale personaggio "Zagor" appaia una specie di automa disumanizzato, e del perché le sue storie risultino appassionanti come la lettura di un elenco telefonico. Recuperare la sottile umanizzazione conferitagli da Nolitta dovrebbe essere la
priorità degli amministratori della serie, invece di affannarsi per renderlo sempre più simile a quegli stucchevoli eroi moderni che però nessuno dei lettori storici vuole ritrovare in Zagor. Per me,
Zagor è e deve rimanere lo Zagor definito da Nolitta; se ciò non rientra nei piani dell'Azienda (per incapacità degli autori di riprodurlo tale & quale, o per desiderio di rincorrere le nuove mode, o per qualsivoglia altro motivo), allora ci posso rinunciare senza alcun rimpianto.
CLASSIFICA "UFFICIALE"Una curiosità: nel famoso referendum del 1981, questa storia fu votata comunque...nonostante il fatto che il regolamento limitasse i voti solo a storie pubblicate negli ultimi
5 anni (in pratica, da
"Supermike" a "La montagna degli dei"). "Angoscia" si piazzò al
7° posto, pur come storia "fuori concorso": quindi è lecito supporre che, in caso di votazione libera da limiti temporali, si sarebbe classificata molto più in alto nelle preferenze dei lettori.
DISEGNISi può dire che proprio con "Angoscia" Ferri raggiunga il top della sua maturità artistica. Qui realizza un lavoro semplicemente SUBLIME, da gustarsi vignetta per vignetta. Il Maestro sfoggia tutto il suo campionario di tratti distintivi: la tridimensionalità del segno, l'equilibrio dei neri, i giochi di chiaroscuro sui volti dei personaggi, le atmosfere cupe (che raggiungono l'apice nella fantastica sequenza della cripta). Anche le 3 copertine sono dei pezzi di bravura; difficile scegliere quella più rappresentativa dell'episodio.
Storia:
9,5Disegni:
10QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:47
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