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  1. DOSSIER GRANDE AVVENTURA DI VALIANT - 5

    By joe 7 il 5 Feb. 2021
     
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    LA GRANDE AVVENTURA DEL PICCOLO PRINCIPE VALIANT/LA SPADA DEL SOLE - DOSSIER (QUINTA PARTE)
    (la prima parte si trova qui)

    UN FILM SPARTIACQUE

    Sotto la direzione di Isao Takahata, i disegnatori dettero il meglio di sé, conferendo ai personaggi delle espressioni coerenti, dei movimenti giustificati, dei comportamenti verosimili. Non c'era nessuno spazio per le esagerazioni e approssimazioni, tipiche degli anime umoristici di allora. Si cercò di curare molto l’animazione: senza raggiungere i livelli disneyani (che erano troppo costosi), ma superando di gran lunga gli standard imposti dalle strette tempistiche delle serie televisive. Con Valiant si trovò un livello intermedio: il design dei personaggi fu essenziale e il numero dei disegni relativamente limitato, ma si prestò molta attenzione ai movimenti e agli sfondi. Si usarono anche delle visioni multipiano per fornire l’illusione della profondità: sono molto suggestive, a questo proposito, le riprese del villaggio fantasma prima della comparsa di Hilda.

    Villaggio-fantasma
    Il miglior villaggio fantasma che abbia mai visto. ^_^


    Questo approccio cinematografico, applicato all’animazione, fu una novità assoluta. Altre scene elaborate furono quella della pesca al villaggio dopo l’uccisione del luccio gigante: una complessa serie di sequenze di gruppo, con uno scorrimento indipendente dei fondali rispetto ai primi piani e con dei movimenti differenziati e contemporanei dei singoli elementi (i personaggi, gli animali, eccetera).

    V3
    E' tempo di festa, ya-ya-ya!


    Non mancano poi sequenze visionarie e “particolari”, come quelle ambientate all’interno della Foresta Impenetrabile, che sembrano un volo nella follia. Il character design, tutto sommato essenziale, convive con scene di battaglia di massa sul ghiaccio che rimandano all'Aleksandr Nevskij di Ėjzenštejn (ricordiamoci che Takahata era anche appassionato del cinema russo).

    image-1
    Una coordinazione di massa che prima, semplicemente, non esisteva.


    La regia di Takahata si dimostra esperta e matura, poco affine all'animazione giapponese e assai radicata nel cinema occidentale, senza disdegnare il surrealismo europeo. La Foresta Incantata in cui si trova Valiant rimanda allo stile pittorico di Max Ernst (pittore surrealista), mentre altre trovate visuali molto ricercate rimandano alla Nouvelle Vague francese (il cinema realista). Sono numerosi i movimenti di telecamera presi in prestito dal western: la macchina da presa che scavalca un'abitazione e si pone al di sopra del tetto, abbracciando l'intero paesaggio, sembra proprio quella di Sergio Leone nel suo "C'era una volta il West". Delle sequenze così complesse ed elaborate applicate ai disegni in movimento richiedono un lavoro a dir poco mostruoso dal punto di vista della cura dei dettagli. Per questo fu utilizzata la fotocopiatrice Rank Xerox, che permise di fotocopiare i disegni direttamente sui fogli di celluloide, risparmiando il tempo del ricalco a mano. Come se non bastasse, tra le mille innovazioni di Valiant che permisero lo sviluppo dell'animazione giapponese definitiva, fu introdotto per la prima volta, nella storia dell'animazione, l'ekonte, cioè una sorta di storyboard molto dettagliato, in cui il regista fornisce delle indicazioni molto precise su movimenti di macchina, sugli effetti visivi, sugli sfondi, sulle caratteristiche e sulla dinamica delle scene.

    ekonte
    Un esempio di ekonte


    Si usarono anche degli spostamenti di camera complessi, con immagini suggestive, e l'utilizzo della frame rate modulation: una tecnica nuova, perfezionata dal character designer Otsuka, che consisteva nel riciclare fotogrammi in quantità variabili, in modo che un secondo di animazione possa contenere o 8 disegni, o 12, o 24, a seconda della complessità della scena da realizzare. Ad esempio, le sequenze del mammut di ghiaccio contro il gigante di roccia vengono messe in movimento con tre frame/disegni per volta, invece dei soliti uno o due previsti. Questo concetto verrà ulteriormente raffinato negli anni, realizzando opere come Lupin e il castello di Cagliostro.

    Anche il repertorio musicale era molto elaborato: esaltava gli stati d'animo dei personaggi. Per esempio, l'inno festoso che colora di nuova vita il villaggio dopo l'eliminazione del luccio; oppure, le canzoni malinconiche di Hilda; oppure, l'allegro sposalizio prima dell'assalto dei topi. A proposito degli animali, gli animaletti parlanti erano allora un elemento obbligatorio e umoristico, a causa dell'influenza disneyana: ma gli autori, invece, li resero funzionali alla storia. Non esprimevano umorismo, ma piuttosto i sentimenti dei personaggi. L'orsacchiotto Koro rappresentava l'animo serio e schietto di Valiant: lo scoiattolo Chiro rappresentava la parte buona di Hilda, mentre la civetta Toto la parte malvagia; l'aquila, il lupo, il mammut esprimevano la potenza e la malvagità di Grunwald. Anzi, Isao Takahata, il regista, forse per polemica, fece iniziare la storia proprio col protagonista che affronta dei lupi inferociti, mai visti prima in un anime. E nemmeno in un cartone animato. Decisamente poco disneyano, ma molto efficace dal punto di vista della narrazione e del disegno. Nella scena della rivolta finale, il tutto non si riduce a persone gesticolanti, ma si tratta di una folla unita che si muove di concerto, dando vita a personaggi veri, mediante movenze realistiche curate nei minimi dettagli. Si capisce quindi come mai il lavoro durò così tanto, e non si riuscì mai a realizzare tutto quello che si voleva fare: è emblematico, per esempio, il fatto che ci siano state delle scene inanimate, composte da fotogrammi fissi, che rappresentavano gli assalti dei lupi e dei topi. Questi fotogrammi fissi (kime, in giapponese), però, impreziosirono il film rendendolo drammatico: la storia diventò ancora più coinvolgente, osservando scena per scena gli attacchi. Quindi, la mancanza divenne un pregio.

    Lupi-1

    Lupi-3
    Alcuni "kime" (fotogrammi fissi) dell'attacco dei lupi.


    Inoltre, l'umorismo in Valiant è scarso: il contesto infatti è serio, drammatico. Anche questo lo differenzia molto dalle scene umoristiche frequenti nei lungometraggi di allora. Anzi, ad un certo punto gli animatori incominciarono ad investire tutto il loro tempo libero nella realizzazione del film, arrivando a lavorare anche senza essere pagati. Lo stesso Miyazaki continuò a disegnare pure in ospedale, dove venne ricoverato per appendicite. Nel 1978, a dieci anni esatti dalla disastrosa uscita nelle sale di Valiant, la nascente rivista di anime Animage dedicò al film un importante articolo di approfondimento, accrescendone così il già radicato culto e riconoscimento storico tra gli ormai adulti appassionati, che lo classificano come "il loro primo anime".

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SU VALIANT (TOEI)

    Edited by joe 7 - 6/2/2021, 14:56
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